Bullo

Aspetta, che ora inizia la festa,
devo solo farti un buco in testa.
Maltratti e sbrani
come i cani vigliacchi
gli ossi che non riescono a difendersi,
costretti ad abbassarsi
tra brandelli e stracci.
Poi ci sono quelli che
ti vogliono parlare,
come io, che
volevo rimediare
alle tue sofferenze,
a quelle sentenze
dettate dalle violenze
che ti deridono
e dalle differenze
che ci dividono.
Ma non ascolti e non lasci altra scelta,
sei una cazzo di ferita aperta.
Chi violenza subisce
con la violenza ti finisce,
e io sono un osso duro,
se mi mordi
ti spezzi i denti;
non troverai più dolcezza,
ma solo un muro.
Questa è la rivincita dei perdenti.
Per colpa tua
ho indossato la camicia nera
e bruciato i fiori di primavera;
trattato i pezzenti come te
alla nostra maniera.
Non piaccio né a te
né alla tua ragazza,
ma non fare il gaggio
che la troia s’è fatta 
mezza piazza.
Non ho pietà,
colpisco i tuoi cari.
È inutile che ti ripari,
vengo a prenderti nelle fogne
dove ti nascondi;
ti do pochi secondi
per salutare la tua vita amara.
Io perdono.
La mia poesia spara!
Non avrò più pena
per la tua merdosa vita, 
perché tu mai l’hai fatto 
con la mia.
Sarai solo
ad aspettare al molo
una nave per vagili anime.
E pagherai i tuoi soprusi
con le tue fragili lacrime.

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