Capitolo 6 - Chris

PASSATO

Mancava poco all'estate, le giornate iniziavano ad allungarsi e il sole si innalzava presto nel cielo. A differenza degli altri giorni, Chris era stata mattiniera, tanto che i suoi genitori ne erano rimasti sorpresi. Prima che potessero rivolgerle qualsiasi domanda, Chris li salutò sbrigativa, arraffò le chiavi dalla macchina dallo svuotatasche all'ingresso e si precipitò fuori. La sera prima era stata molto attenta nel preparare il necessario. Senza farsi notare, aveva riposto tutto nel bagaiaio posteriore, così che al mattino non dovesse preoccuparsi di poter essere scoperta.

L'orologio segnava le 7:30. Chris osservava le lenzuola scivolate a terra e Sam dormire scomposta nel suo lettone con la bocca leggermente aperta e le gambe che formavano un quattro. Chris non poté resistere dal farle una foto che subito salvò in un angolo nascosto del suo telefonino, in modo che nessuno potesse vederla. Era qualcosa che apparteneva solo a lei e a nessun altro; aveva fotografie anche di Bea e Vale, foto di tutte loro che Chris aveva scattato senza che nemmeno se ne accorgessero. Un giorno gliele avrebbe mostrate e avrebbero riso tutte insieme di quei ricordi.

Le aveva preparato già tutto: lo zaino, i vestiti e le scarpe che avrebbe dovuto indossare.

«Sam... Sam... sveglia.» la scosse, ma lei si voltò dall'altra parte.

Chris non le diede un'altra possibilità. Infilò il CD che aveva portato con sé nello stereo, girò la rotella del volume al massimo e, infine, premette "play".

Sam saltò giù dal letto in pochi secondi e per poco non cadde inciampando nelle pieghe delle lenzuola. Chris si piegò in due dalle risate.

«Cosa diavolo ti salta in mente!? Tu sei matta! E ascolti musica orribile...» esclamò Sam inorridita. Il metal le metteva i brividi e Chris lo sapeva bene. Stava ancora ridendo quando cercò di dirle di prepararsi in fretta. Sam si portò una mano all'orecchio e con l'altra cercava diperatamente di spegnere quella musica infernale; i capelli scompigliati le conferivano l'aspetto buffo di una bambina.

«Chi ti ha fatto entrare?» le chiese contrariata, mentre si lasciava trascinare in bagno da Chris.

«Tua madre. Lei è uscita e io sono entrata - rispose serrandole la porta sul naso - ti concedo solo cinque minuti per prepararti»

Pochi minuti e molte rimostranze dopo, le due uscirono dalla casa di Sam e salirono in auto.

Chris stava iniziando a preoccuparsi, ma non si scompose, le missioni impossibili le piacevano, erano un invito a dare sempre di più e l'adrenalina la invadeva completamente.

«Chris, non ho fatto colazione» si lamentò Sam.

«La farai, non preoccuparti» la tranquillizzò Chris.

«Ma mi dici dove andiamo? Ti ricordo che dovremmo essere a scuola e non mi pare tu abbia intenzione di andarci» aggiunse, quasi sbuffando.

«E cosa te lo fa pensare?» chiese Chris dubbiosa.

«Il fatto che tu sia qui e sia sveglia. Di solito a quest'ora sei ancora proiettata nel mondo dei sogni» rispose, prendendola in giro per il suo modo di fare.

«Perspicace...»

Chris accese lo stereo e alzò il volume così che Sam non avesse altre possibilità di fare domande.

Stava progettando quella giornata da settimane, aspettava solo il momento più opportuno per metterla in opera. Era passato troppo tempo dall'ultima volta che loro quattro avevano trascorso del tempo libero insieme. Tra scuola, famiglia e amori, nulla sembrava andare nel verso giusto, ora come ora avevano proprio bisogno di stare insieme e di stare bene, sperava solo di essere arrivata in tempo. Parcheggiò la macchina non molto lontano dall'entrata del liceo, così da poter essere vista. Prese il telefono, compose il numero e lo lasciò suonare. Uno squillo. Due.

«Chris?» rispose Bea, quasi felice.

«Dove sei?» le chiese, cercandola fra gruppi di persone ferme sulle scale della scuola nell'attesa che suonasse la campanella.

«Sto andando a casa di Vale. Oggi abbiamo la prima ora libera. Perchè?» chiese Bea, indispettita.

«Oh!» esclamò Chris.

«Cosa c'è?» chiese Sam sottovoce. Chris la zittì con un segno della mano.

«Nulla Bea, volevo solo chiederti se andava tutto bene.» mentì sperando che l'altra non se ne accorgesse.

«Si, tutto bene. È successo qualcosa? Hai parlato con qualcuno di ciò che ci siamo dette?» chiese Bea abbassando la voce sull'ultima domanda.

«No, nulla. Di questo non devi affatto preoccuparti.» disse Chris rivolgendo uno sguardo a Sam che se ne stava lì a fissarla confusa.

«Grazie. Senti adesso devo staccare. Vale ha bisogno di me. Ci vediamo dopo a scuola?»

«Certo. Vai da lei. Ci sentiamo più tardi» la salutò.

Chris riattaccò la chiamata, lanciò un' occhiata al cancello della scuola, poi si volto a guardare Sam che voleva disperatamente scoprire cosa si fossero dette.

«Sono a casa di Vale.» rispose, passando il cellulare a Sam; quest'ultima la osservava accigliata. Aveva incrociato le braccia e si era ammutolita.

Non era un buon segno per Chris.

Non intendeva mentire a Sam, significava infrangere delle promesse, quelle fatte a loro tre, a lei stessa. Ma c'erano cose che per Chris erano estremamente più importanti della sincerità: la fiducia e il rispetto; sempre e comunque. In questo caso non stava a lei dire la verità. Sperava, però, che Bea si decidesse a rivelare il suo segreto il prima possibile.

Quando si era presentata alla sua porta, giorni prima, con il volto sconvolto, Chris per un attimo aveva pensato al peggio e quando le aveva detto la verità era rimasta a bocca aperta.

"Sono lesbica Chris", aveva sbottato all'improvviso, "e quello che è successo a Vale è stata tutta colpa mia. Bart mi ha confessato che il bacio... quelle parole... era tutta una farsa, credeva di farmi un favore, ma Chris ti giuro che io non gli ho chiesto di baciarla, non l'avrei mai fatto, mai! Lui aveva un debito con me e credeva che mettendo a rischio la storia tra Luca e Vale saremmo stati pari. Non so come abbia potuto pensarlo! Io tengo davvero a Vale, ma sono sempre stata consepevole del suo amore per Luca. Ti prego credimi!"

Toccava a Bea confessare tutto a Vale e a Sam, eppure Chris si sentiva parte di un tremendo inganno; era stata coinvolta più di quanto volesse e questo non le faceva bene.

Erano ferme nel traffico da più di dieci minuti, Chris stava perdendo la pazienza e la mente andava avanti e indietro in cerca di una soluzione che apparentemente non c'era.

«Dai Chris, calmati» disse Sam, accarezzandole il braccio, incapace di tenerle il broncio per più di due minuti.

Fu allora che il telefono di Sam iniziò a squillare.

"Ciao", Sam salutò titubante, rivolgendo uno sguardo preoccupato a Chris, "Sì. Sì. Va tutto bene... ora però non posso parlare. Certo. A presto."

«Era qualcuno di importante?» la punzecchiò Chris, vedendo le guance rosse di Sam e i suoi occhi stranamente sfuggenti.

«Era Simona. Era preoccupata perchè non ci visto a scuola» rispose Sam, guardando fuori dal finestrino, irrigidita e stranamente seria. Un campanello suonò nella testa di Chris: Sam mentiva.

Quel giorno c'era l'interrogazione di Filosofia e Simona odiava quella materia per cui, come ogni lunedì, non sarebbe entrata alla prima ora. Chris cercò di essere positiva e credere a Sam, sperando che Simona, per una volta, si fosse sforzata di studiare.

«Ultimamente andate molto d'accordo, tu e lei. Inizio ad essere gelosa» si lamentò Chris.

Conosceva Sam da così tanto tempo che vederla con altre persone la infastidiva. Non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, però.

«Lo sai benissimo che tu sei più importante» disse Sam sorridendo. Chris ricambiò il sorriso. Forse aveva mentito, forse no, forse era Simona, forse qualcun altro, fatto sta che Sam aveva sempre la risposta giusta al momento giusto.

Sam non parlava molto dei suoi sentimenti, per lei non era facile nemmeno dire "ti voglio bene", ma Chris lo sapeva, era questione di cuore. Il cuore sentiva sempre tutto.

«Finalmente siamo arrivate» commentò Chris euforica.

«E la mia colazione? Vale non vorrà saltare la scuola e io morirò di fame...» le fece notare Sam.

«Smettila di essere così catastrofica. Vedrai che la convinceremo. Dai, scendi» la incitò Chris dopo aver parcheggiato.

«Se lo dici tu.»

Aspettarono qualche secondo dopo aver suonato al citofono, poi Cris afferrò Sam e la mise accanto a sé di fronte alla videocamera da cui Vale o Bea le avrebbero viste.

«Chi è?» chiese Bea.

«Hello Darling.» dissero Sam e Chris all'unisono.

«Cosa ci fate voi due qui?» chiese Bea. Dal tono di voce traspariva tutto il suo stupore.

«Tu apri e lo scoprirai... forse» rispose Chris.

Vale abitava al penultimo piano di una palazzina di dieci piani che negli ultimi mesi aveva avuto non pochi problemi, tra cui un incendio al quarto, l'ascensore rotto e un allagamento al primo piano. Chris e Sam furono costrette a salire a piedi. Sam si lamentò fin dal primo gradino, invece per Chris era una sorta di allenamento. Quando arrivarono a destinazione, Bea e Vale le aspettavano sull'uscio della porta, sorprese e felici.

«Che ci fate qui?» chiese Vale col sorriso sulle labbra. Chris l'abbracciò forte, contenta di vederla serena e tranquilla.

«Eravamo qui di passaggio» rispose Chris.

«Niente scuola?» chiese Vale a Sam.

«Mi ha rapita.» rispose in sua difesa Sam puntando un dito accusatore nei confronti di Chris, che la ignorò bellamente e, senza dire niente, entrò in casa.

L'appartamento di Vale era sobrio, con poche decorazioni, qualche ritratto qui e là, una grande libreria e un camino. Era semplice, ma accogliente. La parte preferita di Chris era la cucina, la stanza più grande e bella. Il padre Vale era uno chef, uno dei migliori, e ogni qualvolta che veniva invitata per il pranzo a casa di Vale, Chris non rifiutava mai; sarebbe stata pura follia.

«Ehi, Persico!»

Lui le si avvicinò lentamente e le si strusciò contro la gamba, fino a che Sam non lo afferrò per stringerlo fra le braccia e coccolarlo un po', innamorata persa, come Vale, degli animali.

«Siete pronte per uscire?» chiese Chris, notando gli zaini già pronti per la scuola.

«Sì. Stavamo appunto per andare a fare colazione, venite con noi?» chiese Bea, osservandole perplessa.

«In realtà sarete voi a venire con noi» le informò Chris con aria compiaciuta.

«Io non ho intenzione di marinare la scuola!» asserì Vale all'istante. L'atmosfera si fece di colpo pesante. Sam e Bea si rivolsero uno sguardo di preoccupazione.

Chris sbuffò, annoiata dall'atteggiamento di Vale.

«Ma non lo facciamo quasi mai e poi è da un po' che non passiamo una giornata insieme. L'ultima volta che è successo tu piangevi a dirotto e noi eravamo preoccupate per te...» si lamentò Chris.

«Se tu non avessi organizzato quell'uscita, forse io non avrei pianto e tu non ti saresti dovuta preoccupare. E, soprattutto, io e Luca staremmo ancora insieme!» sbottò Vale.

Chris rimase ammutolita di fronte a quelle affermazioni. Si voltò da Sam, che scosse la testa stupita; Bea, invece, abbassò lo sguardo all'istante perchè si sentiva tremendamente in colpa, ma non abbastanza da intervenire. Chris non era il tipo da tenere per se le cose che pensava; difatti, dopo pochi secondi di silenzio imbarazzante, eruppe:

«Non ti ho costretta venire, non ti ho costretta a bere e non ti ho costretta a baciare nessuno. Sono state tutte scelte tue, quindi non prendertela con me.»

«Certo, ma tu stai sempre lì a convincermi con belle parole. Mi giudichi e dici che non faccio mai niente di divertente... solo perchè non condivido il tuo modo di "divertirti"» disse, virgolettando virtualmente con le dita l'ultima parola.

«Oh, adesso sarei io quella che giudica; e poi quale sarebbe il mio modo di divertirmi? Forza su, illuminami!» rispose Chris spazientita. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Vale la stava davvero accusando in quel modo ingiusto? Cosa poteva mai esserci di tanto sbagliato nel fatto che a lei piaceva divertirsi e fare tutte quelle stupide cose che fanno gli adolescenti?

Sam e Bea, notando come le cose stavano degenerando, si intromisero tra le due per cercare di calmarle.

«Dai Chris lascia stare. Lei e Luca hanno di nuovo litigato» la informò Bea, allontanandola.

Sam afferrò Vale per un braccio e cercò di farla indietreggiare.

«Davvero? - chiese ironicamente Chris - Finalmente dopo due anni di astinenza il nostro caro Luca potrà divertirsi, senza perdere tempo dietro a false santarelle che al primo problema si buttano tra le braccia di un altro. Di certo non posso biasimarlo...»

Da lì la situazione precipitò rapidamente. Vale si svincolò dalla presa di Sam, avanzando furiosa coma non l'avevano mai vista; si parò dinanzi a Chris e le gridò contro:

«Preferisco essere una santarella piuttosto che una sgualdrina che va a letto con chiunque, che usa le persone a suo piacimento e che fuma le canne solo per sentirsi più importante agli occhi dei ragazzi! Preferisco essere cento volte me stessa piuttosto che una poco di buono come te.»

Fu un attimo, la mano aperta di Chris si bloccò a pochi millimetri dal viso di Vale.

Chris la fissava sconvolta, ripiegò le dita a pugno, mentre mandava giù il groppo che le si era fermato in gola.

Anche se all'apparenza poteva risultare forte e sicura di sè, quelle parole l'avevano colpita nell'orgoglio. Era consapevole che quella di "sgualdrina" era la considerazione che molte persone avevano di lei, ma non poteva di certo credere che le sue migliori amiche potessero pensare lo stesso; proprio loro che conoscevano - in parte - il suo passato e ciò che l'aveva portata a diventare la cinica stronza menefreghista che era.

«Finalmente ti sei rivelata per quella che sei in realtà. Non pensavo servisse un litigio per conoscere la tua opinione su di me, ma adesso che lo so, mi sento sollevata. Sono riuscita nel mio intento. Lascia che ti dica, però, qual è la differenza tra me e te...» Abbassò il braccio lentamente, avanzando ancora di un passo. Bea si interpose fra le due, terrorizzata da ciò che sarebbe potuto accadere.

«Basta, ragazze! Adesso state esagerando!»

«Nella rabbia potreste dire delle cose che non pensate davvero, smettetela, vi prego!» aggiunse Sam supplicante.

«Ormai è fatta ragazze. Lasciamola parlare» disse Vale, coraggiosa come non lo era mai stata. Una scintilla di meschinità le aleggiava nello sguardo.

Chris sorrise.

«La differenza tra noi due è che io faccio del male solo a me stessa, gioco solo con i miei sentimenti non con quelli degli altri, di Luca o delle mie amiche. Io per loro sono disposta a tutto. Tu invece sei egoista, pensi solo a te stessa, ai tuoi problemi, credi sempre che il mondo ruoti tutto intorno a te. Ti sei resa conto che Bea si è allontanata da te, da noi? Hai mai cercato di capire perché faccio quello che faccio? Te n'è mai fregato qualcosa, almeno? Dentro di te sai che la risposta a tutte queste domande è solo una, ed è no!» Chris ormai fremeva dalla rabbia, era cosciente di aver detto più del dovuto, come Sam aveva previsto, ma non se ne pentiva.

"Patti chiari, amicizia lunga".

Adesso entrambe sapevano come la pensavano l'una dell'altra, erano state sincere come non mai, anche se voleva dire essersi fatte del male.

Vale, naturalmente, non rispose a nessuna delle sue domande; troppo concentrata a ferire Chris, non si era resa conto che anche lei aveva un bel po' di colpe da espiare. Indietreggiò. Il suo volto si contrasse in una smorfia, dopodichè si sedette sul divano e scoppiò a piangere. Sam sospirò e, con un'occhiata rivolta a Chris, le manifestò tutta la sua disaprovazione.

Bea, invece, si precipitò da Vale e le si inginocchiò ai piedi; dolcemente le accarezzava i capelli e cercava di tranquillizzarla.

«Ehi... non piangere, andrà tutto bene. Chris non pensa tutte quelle cose... è solo arrabbiata. Tra te e Luca si sistemerà tutto. E poi non devi preoccuparti per me, sto bene.»

«Mi dispiace», disse Vale tra i singhiozzi, «Mi dispiace così tanto...» ripeté, scuotendo la testa afflitta.

Chris, colpita dal pianto di Vale e trafitta dall'espressione corrugata di Sam, abbassò lo sguardo. Aveva vinto anche questa battaglia, ma ne era uscita scalfita e dolorante.

L'unica cosa che voleva era solo passare del tempo con le sue amiche, tutto qui. Non aveva alcuna intenzione di litigare, gridare e vomitare parole orribili, nonostante pensasse quelle cose già da mesi. Voleva riavere il tempo con loro tre, ritornare alle risate, agli scherzi, riprendersi i bei momenti di spensieratezza. Si sentiva sola, incompresa, ma solo trovandosi di fronte al caos che aveva generato con la sua superficialità, realizzò che non poteva ottenere nulla di ciò che desiderava comportandosi in quel modo.

Osservava Sam e Bea ricucire le ferite di Vale, legate da un filo sottile a cui lei sentiva di sta perdendo la presa, ancora una volta e sempre per colpa sua e dei suoi discorsi troppo amari. Si avviò silenziosamente alla porta d'ingresso e, una volta uscita, la richiuse pian piano dietro di sè. Ridiscese i piani, gradino dopo gradino, sperando con tutta sè stessa di sentire la voce delle sue amiche chiamare il suo nome. Quando raggiunse la macchina, aprì il cofano e tirò fuori il cestino da picnic dove aveva riposto tutti in ncessario per fare colazione e che adesso non serviva più a nulla, almeno non a lei.

Si trovava ormai a metà strada da casa sua, quando le squillò il telefono. Accettò la chiamata e attivò il vivavoce.

«Pronto?» rispose, senza leggere il nome sul display.

«Chris, perchè te ne sei andata? Prima metti su un casino e poi scappi? So che Vale non è stata da meno, ma lei sta soffrendo tanto a causa di Luca, potevi anche evitare di fare la "prima donna"» l'ammonì Sam e Chris scosse la testa; era senza parole.

Da quando conosceva Vale, da quando loro quattro erano diventate un gruppo era andata sempre a finire in quel modo: "Vale è così sensibile... Vale sta piangendo... Vale sta male perchè il compito non è andato bene... A Vale fa male la testa non se la sente di venire... Vale non è forte per affrontare le persone..."

A Chris questo non andava giù. Si rifiutava di credere che fosse tanto fragile e la discussione di pochi minuti prima lo aveva dimostrato.

«Ho semplicemente lasciato voi tre fare ciò che sapete fre meglio: Lei che si deprime anche per un'unghia rotta e voi che siete sempre là a leccarle le ferite. Continuiamo a farle perdere tempo, tanto Luca, anche di fronte ad un tradimento, la perdonerà lo stesso» disse ironica Chris.

Rimasero in silenzio per un po'; nel frattempo Chris aveva accostato, giusto il tempo di calmare i nervi e ritornare lucida.

La voce di Sam la riscosse.

«Forse hai ragione - sospirò - ma adesso è troppo confusa e non sa che fare. Vorrebbe solo parlare con te.»

«Scendi le scale. Davanti al portone trovrai una cesta di vimini, tutto il resto si trova nella tua borsa. Fatene buon uso» asserì Chris, riagganciando senza permettere a Sam di aggiungere altro.

Le verità non possono essere cancellate, non si può far finta di niente, non si può annullare ciò che è stato, si può solo cercare di migliorare; e Chris aveva tutta l'intenzione di farlo.

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