Scoperta.
"Uscite di lì con le buone o devo caricarvi di forza sulle spalle, Adélaïde?" disse Ares, al contempo infuriato e divertito.
Gliel'aveva fatta sotto al naso per l'ennesima volta.
"Oh." si sentì un mugolio e di nuovo il telone si mosse, scoprendo dapprima una cascata di capelli, e infine lo sguardo da cane bastonato di Adélaïde.
Guardandosi intorno la ragazza non vide altro che verde, gli alberi erano così alti da schermare perfino il cielo.
Guardò Ares e sorrise, era crucciato.
Quel giorno notò che aveva protetto il suo corpo con il cuoio e si chiese quanto grande fosse il pericolo cui stavano andando incontro.
Sul fianco destro teneva appuntata la spada, foderata sempre nel cuoio, con decori tipici della sua terra natia.
L'insieme era tenuto fermo da una cintura e una catena.
"Mi avete scoperta!" non cercava nemmeno di celare il suo disappunto, notò Ares.
"Ebbene sì. Ma che diamine vi passa per la testa, avete completamente perso il senno?" gridò questa volta l'uomo.
Pensava davvero di averla convinta, ma quella stupida viziata l'avrebbe mandato all'altro mondo, con questo atteggiamento.
"Il mio udito funziona benissimo, non mi sembra il caso di far scappare tutte le bestie nei dintorni." Adélaïde arricciò il naso, mentre scendeva dal carro e si parava dinanzi ad Ares con le mani sui fianchi.
L'uomo notò che non si era ben preparata per il viaggio, almeno per quanto riguardava il vestiario.
Indossava un mezzo mantello con cappuccio per mascherare la sua identità, per il resto era sempre la stessa.
Quel giorno in particolare, indossava un vestito di velluto verde, lungo fino ai piedi, che si stava già sporcando nel fango sulla quale la ragazza era atterrata.
Sospirò afflitto, i suoi guai si erano appena triplicati.
"Voi, piccola bambina viziata che non siete altro..."
"Vi consiglio di non continuare signore." asserì Adélaïde.
Lo amava certo, ma non intendeva farsi mettere i piedi in testa solo perché era un uomo.
Non era proprio capace a star zitta.
"Altrimenti?" alzò il sopracciglio Ares.
Si chiese se provocarla l'avrebbe irretita o spronata a continuare quel viaggio.
"Chiamerete il vostro caro paparino?" Ares cominciò a ridere.
Quella era una scena tragicomica, se Frederic l'avesse visto in quel momento l'avrebbe sicuramente giudicato isterico.
"Non prendete in giro la mia intelligenza, ve ne prego."
La ragazza, dal canto suo, cercò di calmare gli animi. Del resto il viaggio era lungo e sperava tanto che non divenisse un battibecco continuo.
"Qui non esistono le vostre leggi Adélaïde. Qui siamo solo io e voi, soli." Ares ritornò serio, mentre rifletteva sul vero significato di quelle parole.
La rivide distesa sotto di sé, con i capelli sparpagliati sul candore di un lino bianchissimo...
"Ebbene, ormai siamo in ballo e dobbiam danzare, questo viaggio lo faremo assieme."
Insistette lei, riportando l'uomo con i piedi per terra.
Si guardarono lungamente, la determinazione di lei era tanta quanto la stanchezza emotiva di lui, che si chiese come avrebbe fatto a mantenere il controllo.
"E io potrei esprimere un opinione in merito? Un pensiero... proprio nulla?" Cominciava a irritarsi, quella ragazzina avrebbe compreso molto presto cosa significasse stare al mondo.
Adélaïde scosse la testa in segno di diniego, preferendo evitare il dialogo.
Aveva notato la rabbia negli occhi di Ares e anche qualcosa d'altro, così aveva preferito tacere.
"Bene." rispose Ares, le si avvicinò e la caricò sulla spalla con un braccio solo, mentre lei era divertita e scioccata allo stesso tempo.
"Siete uno sfrontato! Se mio padre vi vedesse ora..." Cominciò.
Era così bello e spaventoso sentire la sua forza e averlo così vicino da sentire il suo profumo.
"Se vostro padre mi vedesse ora mi direbbe di darvi una sonora sculacciata!" Esclamò, corrucciando subito dopo la fronte, mentre una piccola perla di sudore gli scivolava in mezzo agli occhi. La poggiò a terra, sentendo una strana sensazione allo stomaco, la vecchia di sempre.
"Oh, suvvia, non siate cinico. Ormai siamo partiti e non avrebbe senso tornare indietro, perdereste giorni preziosi di viaggio per me." disse sicura.
Avrebbe tentato il tutto e per tutto, non poteva perderlo per sempre.
"Non per voi, ma per la vostra stupidità. Ebbene, partiremo insieme, ormai avete deciso e malgrado tutto non sono mai stato capace di negarvi qualcosa." disse Ares, vinto.
Tremava al sol pensiero di dividere quel viaggio con lei, pregando Dei nei quali non credeva che sarebbe riuscito a starle alla larga, per quanto possibile.
Adélaïde finalmente sorrise, con quel suo modo di fare sicuro e angelico, come se non avesse appena imposto la sua presenza.
Salì al suo fianco sul carro, con aria soddisfatta, mentre lui cominciò a spronare i due cavalli al comando del carro.
"Adélaïde." Cominciò l'uomo, cercando di trovare le parole adatte al momento.
"Ares?" Chiese lei, curiosa di sapere se finalmente avesse deciso di parlare d'altro.
"Questo viaggio avrà lunga durata, pertanto dovremmo sostare dove ci capiterà. Quei due con cui mi avrete sicuramente visto conversare sono miei uomini, uomini fidati, che ci precederanno in ogni passo. Questo non è un gioco Adélaïde. Ci sono in ballo interessi molto grandi, di rivoltosi." disse serio.
Non avrebbe mai voluto parlarle di questo, ma prima o poi avrebbe intuito qualcosa.
Era una ragazza viziata, ma certamente non stupida.
"Cosa volete intendere?" Adélaïde era confusa. Che c'entrava Ares con tutto quello?
"Quando avevo poco meno della vostra età, prima di arrivare a Montepovere, ma assolutamente dopo essere stato cacciato da Sebastian, un gruppo di rivoltosi mi raccolse dalla strada, per addestrarmi, per insegnarmi la vita. Non ero che un ragazzo."
Ripensò alla generosità di tutta la sua squadra, di tutto il percorso fatto, della sofferenza atroce.
Guardando Adélaïde si rese conto che non avrebbe mai davvero capito cosa significasse per lui quel viaggio.
"Ebbene?" Cominciava seriamente a preoccuparsi, quella storia non le piaceva per niente.
"Ebbene... non ho mai smesso di frequentarli, sono stati loro a darmi notizie della mia terra, e insieme abbiamo convenuto che avremmo dovuto fare qualcosa. Ed è quello che stiamo facendo." replicò in modo spazientito.
"Quindi voi state andando dall'altra parte del cielo per un pettegolezzo di quattro malfattori?" sputò d'un fiato la fanciulla, subito dopo pentendosi di aver parlato a sproposito.
"Come osate?" Ares sgranò le palpebre.
Non sapeva cosa dire, nessuno mai aveva osato tanto, ma forse non doveva stupirsi di lei.
Era furia quella che Adélaïde scorse negli occhi di Ares? Si morse la lingua, comprendendo che aveva esagerato.
"Siete una piccola impertinente."
Per non dire altro, pensò lui.
"Oh, adesso basta! Io non ho bisogno di voi, posso seguirvi senza farvelo sapere, come avete notato!" arricciò il naso la ragazza.
Ares credeva di essere indispensabile mentre lei era convinta di poter fare tutto da sola.
"Oh, certo. Siete proprio brava a non farvi scorgere. Come sulla balconata, vero ragazza?"
Pensava davvero che non l'avesse vista, quella mattina?
Avrebbe dovuto essere cieco per non notare quella bellezza eterea appena sveglia che lo sorvegliava con un binocolo.
Interamente vestita di bianco pareva una sposa il giorno dopo il matrimonio.
Ancora? Redarguì se stesso.
"Oh vi consiglio di non chiamarmi mai più in quel modo."
Cominciò a minacciare.
Era stufa marcia di essere trattata come una bambina. Le altre ragazze alla sua età venivano chiamate mia signora, mentre lei era solo bambina, ragazzina o mocciosa viziata.
"Altrimenti?" si ritrovò a ripetere Ares, in modo divertito.
Era irritante tanto quanto dolce, intanto che provava a farsi valere con lui, minacciandolo per giunta.
"Altrimenti...altrimenti continuerò a piedi! Non sono disposta a sopportare i vostri continui malumori o i vostri insulti!" Ares s'accorse che era molto adirata, forse come non l'aveva mai vista prima. Eppure era stata lei a seguirlo, lei a rovinare parte dei suoi piani.
"Suvvia, non vi ho insultato in alcun modo e se dite il contrario mentite!" stavolta Ares sorrise.
Con lei era così, l'attimo prima era pronto a strangolarla per la sua infinita sfacciataggine, mentre l'attimo dopo l'avrebbe stretta contro il petto senza lasciarla più andare.
"Non prendetevi gioco di me!"
Adélaïde scese dal carro ancora in movimento, atterrando inevitabilmente con le ginocchia, che si sbucciarono sul terreno sconnesso.
"Ragazzina viziata!" sbottò l'uomo.
Se quello era il principio, non osava immaginare il finale di quel benedetto viaggio.
Immediatamente lui arrestò i cavalli e saltò agilmente giù dal carro, cercando di soccorrerla, ma lei ignorò prontamente la mano che Ares le porse.
"No grazie, sto benissimo. Prendete le vostre misere cose, vi seguo a ruota."
Stavolta Ares s'arrabbiò.
Era incredibile quella piccola sfacciata. Riusciva a farlo infuriare, lo divertiva e lo infuriava ancora, nel giro di pochi istanti. Doveva essere punita.
"Bene, continuate pure a piedi se volete, rallenterò il passo per voi." disse senza espressione.
"Non importa, so cavarmela da sola." Piccola orgogliosa.
Stavolta gli fece tenerezza, ma non cedette.
Spronò dolcemente i cavalli, che andarono a passo controllato verso l'orizzonte.
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