Ritorno alle origini.

"Paoline, vorrei scusarmi ancora con voi per avervi fatta spaventare nel cuore della notte, se vorrete, ho già predisposto di farvi spostare il più lontano possibile da me." Disse Adélaïde rassegnata. Erano sole nella sala ristoro, facendo colazione in silenzio prima che quest'ultima interrompesse il silenzio.
"Non ci penso proprio!" Irruppe la donna.
"Per quale motivo?" Chiese la giovane.
"Io posso aiutarvi."
"Di cosa state parlando?" Domandò frastornata.
"Dei vostri incubi, dell'uomo senza volto che vi tormenta, credo da mesi ormai."
La ragazza non credeva alle sue orecchie.
"Voi sapete..."
L'anziana annuì sorridendo.
"Non lasciatelo vincere, voi siete più forte di lui, voi siete luce, l'ho notato dalla prima volta che vi ho vista; non lasciatevi spegnere da lui.
La donna asciugò dal volto di Adélaïde delle lacrime che nemmeno quest'ultima si era accorta di versare.
Si abbracciarono istintivamente, entrambe con il cuore pieno di speranza.

***

Erano passate ormai tre lune da quando Paoline era arrivata a Zanon. In così poco tempo l'anziana era venuta a conoscenza di molte cose.
Nel silenzio della sua stanza solo lei riuscì ad udire le suppliche di un cavaliere biondo.
Bernice lr aveva raccontato che era un valoroso combattente, ma lei seniva che c'era dell'altro. Chiedendo tra il popolo era riuscita a scoprire le origini di Zanon e con esso la consapevolezza che a nessuno piaceva parlare del passato dei guerrieri.
Il sonno prese il sopravvento su di lei,con la promessa che il nuovo giorno le avrebbe fornito maggiori risposte.

***

"Ho avuto un nuovo incubo."
C'era rassegnazione nel tono di Adélaïde e Paoline se ne dispiacque molto.
Guardò in lontananza, pensierosa, mentre camminavano entrambe a braccetto per i giardini di Zanon.
"Vi va di raccontarmelo Adélaïde?"
La ragazza la guardò.
Le sembrava così familiare eppure la conosceva da soli quattro giorni.
Era bassina, ma non tanto da essere sottovalutata.
I suoi vestiti erano logori e le sue mani raggrinzite e piene di calli, segno che aveva lavorato molto nella vita.
I capelli completamente bianchi e le rughe attorno agli occhi la rendevano docile d'aspetto, ma bastava parlarle per capire che aveva tutt'altro temperamento.
"ho sognato Alexander."
Sorrise prima di continuare.
"Chissà perché non sogno mai Ares." Storse la bocca poi.
"Chi è questo Ares, Adélaïde?"
La giovane si diede una pacca sulla fronte.
"Giusto! Scusami, tu non conosci la mia storia, del resto non vedo molte persone nuove qui. Ebbene, Ares era l'uomo di cui ero innamorata. Partimmo insieme per la folle impresa di combattere quel maledetto drago e..."
"Quello che ha ucciso Alexander?" La interruppe Paoline istintivamente.
"Sì. " sussurrò Adélaïde.
L'anziana, vedendola rabbuiarsi disse:"Scusatemi, sono inopportuna, prego, continuate."
Si guardarono mentre Adélaïde le indicava una panca di pietra.
Non appena si furono sedute la ragazza continuò.
"Entrammo nelle terre di Zanon, era necessario passare di lì per arrivare in Grecia, Alexander possiede tutto il confine, era una barriera per noi.
Fu lui ad ucciderlo, o meglio, uno dei suoi uomini, ma che differenza c'era?" Prese una pausa prima di continuare.
"Ares mi chiese perdono prima di morire, oh Paoline, non l'ho mai dimenticato, se adesso sono qui ed ho amato Alexander è solo grazie a quella folle impresa." L'anziana annuì, prendendo le mani di Adélaïde tra le proprie.
"Poi cosa accadde?"
Adélaïde riprese fiato ed insieme ripercorsero tutta la vita della giovane fanciulla.

***

Le luci dell'alba conferivano a Zanon un aspetto quasi etereo.
Enrique scese dalla carrozza e si incamminò verso il suo regno.

Adélaïde era tesa, in verità non aveva idea di come approcciare con il suo futuro sposo, forse perché non desiderava affatto sposarsi!
Si adirò oltremodo, anche se in tutta franchezza, Adélaïde era consapevole che Enrique era vittima degli eventi tanto quanto lei.
Qualcuno lo annunciò, ma la goovane era così concentrata che non seppe dire chi fosse stato a farlo. Non appena lo vide sorrise.
Enrique Delacrois era il tipico damerino che aveva sempre disprezzato.
Alto, dalla figura sottile, vestito elegantemente, in due parole il classico figlio di papà.
Rammentò tutte le volte in cui suo padre le presentava tali soggetti e la delusione nel suo sguardo quando ella li mandava via tutti.
Che beffa il destino, era come tornare alle origini.
Salendo con lo sguardo i loro occhi si incrociarono, - Non è un uomo brutto - pensò Adélaïde, ma per niente paragonabile ad Alexander.
L'uomo fu molto sorpreso dalla donna che aveva di fronte.
Era bella nella sua semplicità, completamente diversa dalla donna scontata che pensava di dover affrontare.
"Mia signora, sono onorato di fare la vostra conoscenza. Vi è arrivata la mia lettera?" Adélaïde annuì, pareva effemminato.
"State bene?" Aggiunse Enrique.
In che guaio si era cacciata?
"Certo. Volete accomodarvi? Abbiamo tanto di cui discutere."
'Come il fatto che aspetto un bambino' aggiunse mentalmente Adélaïde.
L'uomo le sorrise e disse: "Certo mia signora, ogni vostro desiderio è un'ordine per me."
La ragazza alzò gli occhi al cielo, che castigo divino!

***

Enrique lasciò Zanon a serata inoltrata, rammentando ad Adélaïde il buon costume: non erano ancora sposati, di conseguenza non potevano dormire nello stesso luogo.
Ad Adélaïde sembrò un po' eccessivo visto che lei era la prima a non voler dividere il letto con lui; la fortezza era talmente grande che era improbabile anche solo incrociarsi.
Sorrise e scosse la testa, ne sarebbe uscita con i nervi a pezzi di sicuro.
"Adélaïde, come vi è sembrato il signor Enrique?"
La ragazza si voltò verso Paoline.
"Un damerino!" Gridò alzando le braccia esasperata.
Paoline rise di gusto, ormai aveva imparato a conoscere Adélaïde.
"Suvvia, non giudicate il lobro dalla copertina."
'Paoline ha ragione' riflettè la più giovane.
"Come va la notte?" Aggiunse l'anziana cambiando discorso.
"Gli incubi ci sono sempre, solo che non li rammento."
Paoline sbiancò, quel maledetto ci stava riuscendo, stava entrando nel suo subconscio.
"Stai bene Paoline?"
"Certo piccolina." Rispose la donma, carezzandole una guancia.
Adélaïde chiuse gli occhi, gustandosi quella dolce carezza sul viso. Ormai Paoline sapeva tutto di lei, perfino della sua gravidanza.
"Secondo te devo parlargli chiaramente?" Chiese.
"Di cosa, esattamente?"
"Di mio figlio, damerino com'è probabilmente lo rinnegherà e mio figlio diverrà un bastardo." Disse disperata.
"Solo perché la copertina non vi piace non vuol dire che il libro sia frivolo."
Sorrisero.
"Ad ogni modo dovrete dirglielo prima o poi."Aggiunse Paoline.
La ragazza annuì.

***

"Figlio, sei sicuro di quello che stai per fare? "
Angeline guardò suo figlio rammaricata.
"Ho un'altra scelta, madre?"
"Suppongo di no Enrique caro, ma è una vedova!" Finì con la voce strozzata la donna.
"E con ciò?" Chiese suo figlio.
"Non è nubile! Figlio, stai ben attento, anche se tuo padre ha assicurato alla regina che avresti sposato quella schiava, possiamo sempre trovare un modo..."
Enrique serrò la mascella.
"Conosco il vostro modo, e l ha conosciuto anche l'amante di mio padre, ma non vi lascerò uccidere la mia promessa sposa."
"È la tua ultima parola?"
"Assolutamente madre."
La donna in sovrappeso si allontanò silenziosa e sconfitta dalla stanza di suo figlio.
Quest'ultimo, rimasto solo, ripensò all'incontro con Adélaïde e sorrise.
Non era male, anzi.

***

"Cara, sei più forte di lui, te lo rammento in continuazione ma pare che tu abbia la memoria corta." Adélaïde sorrise all'affermazione della donna.
Era felice che avesse abbandonato le formalità.
Vagò con lo sguardo, erano sedute entrambe sulla panca di pietra dietro la fortezza, dove i guerrieri erano soliti allenarsi; adesso pareva una landa desolata.
Rivide Alexander combattere.
Se si concentrava poteva ancora udire il frastuono delle spade che collidevano, il profumo della primavera e il sorriso appena accennato di suo marito.
Era stata così ferma nella decisione di imparare ad usare la spada e Alexander che si faceva beffe di lei.
Sorrise, così Paoline capì che erano stati bei ricordi ad averla zittita di colpo.
"Paoline, perché l'ombra mi mostra solo Conan e Alex?" La donna soppesò le sue parole per un momento.
"Adélaïde, l'ombra prende ingannando, se non gli dai il permesso di entrare nella tua anima egli non potrà mai accedervi.I due guerrieri avevano un conto in sospeso con l'uomo senza volto. Non dimenticare che entrambi hanno passato anni molto duri nelle celle del deserto, me ne hai parlato tu stessa. " Paoline prese una pausa prim di continuare.
"Anche se credo che con Conan ci sia dell'altro."
Adélaïde si voltò per guardarla e corrugò la fronte.
"È solo una sensazione cara, non crucciarti."
La giovane annuì, con un nuovo tarlo nella testa.

***

Passarono due lune dalla conversazione prima che gli incubi ricominciassero.
Adélaïde era sfinita e Paoline se ne accorse immediatamente.
Come se ciò non bastasse, Romana annunciò l'arrivo del suo futuro sposo.
La ragazza decise di essere franca con l'uomo, doveva dirgli tutto.

Enrique venne scortato dalla domestica fino alla sala lettura, dove trovò Adélaïde davanti al camino acceso, sembrava stanca.
"Buongiorno mia signora."
Le disse avvicinandosi e baciandole la mano.
Adélaïde sorrise svogliatamente e lo invitò ad accomodarsi accanto a lei.
La stanza era piuttosto cupa per essere mattina inoltrata.
Le imposte erano coperte da teloni di stoffa e solo il camino dava luce alla stanza.
"State bene Adélaïde?"
La ragazza annuì.
"Ho solo un terribile mal di testa, per questo preferisco poca luce." Rispose notando il suo sguardo verso le finestre.
Enrique annuì e dopo un lungo silenzio di Adélaïde l'uomo si spazientì.
"Dovremmo provare a conoscerci almeno un po' prima di sposarci, non credete?"
"Questo fa parte del vostro bon ton?" Disse la ragazza sorridendo appena.
"Ovviame..."
"Aspetto un bambino Enrique."
Lo interruppe lei.
L'uomo strabuzzò gli occhi, questa sì che si chiamava franchezza.
Adélaïde continuò: "Sono innamorata del mio defunto sposo, credo che lo sarò per sempre. Voi siete libero di scegliere quante cortigiane vorrete, io non batterò ciglio, mi basta la vostra discrezione.
Inoltre mi farebbe piacere se accettaste mio figlio, potremmo anche dire che è vostro, perché suo padre giace in una tomba ormai, chiunque esso sia." Disse con ghigno ironico, leggendo lo smarrimento negli occhi del suo futuro sposo.
"Ogni cosa a suo tempo Adélaïde, pensiamo a sposarci." Si sentì rispondere.
Se poteva esistere una remota possibilità che l'avesse rinnegata, questa fu spazzata via dalle parole dell'uomo, chesuperato l'attimo di smarrimento, pareva ancora più sicuro di volerla sposare.
"Vi ringrazio per avermelo detto prima del matrimonio, dandomi la possibilità di scegliere. Davvero Adélaïde, l'apprezzo, ma non possiamo più tornare indietro."
"Per quale motivo?" Chiese lei.
"Una promessa è una promessa." Rispose.
"Certo." Annuì Adélaïde.
"Inoltre la regina mi ha mandato una lettera, eccola qui."
Adélaïde prese la missiva, curiosa.

'Caro Enrique,
Ti comunico che ho mandato un nuovo esercito per il tuo regno, del quale disporrai a tuo piacimento.
A presto.'

Non si era firmata, ma il timbro reale bastava e avanzava.
"Zanon sarà sempre e solo sua, noi siamo solo i custodi del castello Enrique."
"Perché dici queste cose Adélaïde?" L'uomo pareva sinceramente sorpreso.
Adélaïde si voltò e nell'incrociare il suo sguardo provò compassione per lui, per la sua ingenuità.
"Anche Alexander credeva che Zanon fosse sua, tutto il popolo credeva di essere di Alexander di Zanon, in verità è tutto di Isabella; la capricciosa Isabella." Disse sprezzante, arricciando il naso.
Era così furiosa che strappò la lettera e la gettò nel fuoco del camino.
La regina aveva mandato una missiva ad Enrique, non a lei che era l'attuale padrona. Gli aveva detto che quel regno era suo, non di Adélaïde.
In un mondo di uomini anche le regine venivano surclassate dai doveri, patetico.

***

"Io voglio sentirmi libera, ovunque mi trovi. Voglio vedere il Sole sorgere al mattino e tramontare la sera con la consapevolezza di aver fatto tutto quello che potevo per essere felice."
Adélaïde prese fiato prima di continuare.
"Ma non potrò farlo se l'ombra nella mia vita non indietreggia."
Paoline annuì.
Erano sole, come la maggior parte delle volte del resto; Adélaïde preferiva così.
"Dovrai combatterlo, combatterlo per una vita intera e forse anche oltre.
Se il tuo animo sarà debole stai pur certa che ti colpirà.
La donna più giovane sospirò, porgendo il volto al vento.
"C'è un modo per salvare l'anima di Alexander?"
Paoline la fissò intensamente.
"No bambina, altrimenti avrei salvato Edwige." Disse più a sé stessa che alla ragazza.
"Chi è Edwige, Paoline?"
"Era la bambina più dolce e buona che avessi mai visto.
Un po' ti assomigliava; era così piccola quando l'ombra riuscì ad averla.
La convinse che avrebbe smesso di soffrire se l'avesse seguito."
Prese una pausa perché un nodo angoscioso le chiuse la gola.
"Era come una figlia per me."
Sussurrò infine la donna, mentre una lacrima le scendeva sul viso stanco.
Adélaïde le prese le mani.
"Non posso dire che sia in un posto migliore, perché con l'ombra non c'è salvezza, ma sono sicura che hai fatto tutto ciò che potevi."
Le disse sincera.
"Può anche darsi, ma non è bastato."
Rispose l'anziana, piena si rimorsi.
Adélaïde cercò di cambiare il soggetto della conversazione.
"Quindi tu conosci già l'ombra."
"Certo cara. Bernice è venuta da me con il proposito di aiutarti. Sa che in passato ho aiutato tanta gente a guarire dai propri incubi, ma non ha idea del resto."
Adélaïde sorrise e benedisse mentalmente Bernice.
"Adélaïde." Chiamò Paoline.
"Stavolta l'ombra non vuole solo te. Tutta Zanon è sua succube, credo per via della storia degli schiavi, diciamo che nessuno qui ha la coscienza pulita, tutti hanno un tormento e l'ombra li vuole, tutti. Ecco perché non puoi lasciarti sopraffare dallo sconforto. Gli incubi faranno parte sempre di te, ogni notte, che tu lo ricordi o meno."
"Lo lascerò nella mia testa, non farà più male a nessuno, te lo giuro." Paoline annuì.
"Ormai è entrato nella tua testa e fino a che non avrà avuto la tua anima non potrà prenderne altre."
"Non temere, sono più forte di quello che sembra."
"Il giorno della tua morte l'ombra sarà nuovamente libera, stai attenta, vorrei poterti risparmiare questo tormento, ma sono arrivata tardi."
Disse l'anziana piena di rammarico.

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