Ritorni e omissioni.
Le porte di Zanon.
Mai gli erano mancate come in quel momento, il profumo degli alberi e della rugiada, il suono della vita che fischietta e vola via.
Alexander fece ingresso nel suo regno...
***
"Non ditegli nulla ve ne prego, lui ha fiducia in me non potete rovinare il nostro rapporto in questo modo!"
Conan era disperato ma Adélaïde sapeva che non la implorava per la lealtà al suo signore, ma solo perché aveva paura di morire.
"Non posso tacere, tu sei un essere abbietto, non puoi continuare a girare indisturbato per la fortezza!"
La giovane donna alzò il tono di voce, cercando conforto nelle proprie braccia.
Conan capì in quel momento di averla persa per sempre.
"Se non volete farlo per me, fatelo per lui." detto ciò il guerriero si allontanò, e con egli tutta l'aria della stanza.
***
Era a casa.
Adélaïde corse per la ripida scalinata, inciampando un paio di volte, fino ad arrivare alle porte di Zanon. Si tolse le scarpe e corse incontro a suo marito.
Lo abbracciò davanti alla servitù, ai guerrieri e a parte del popolo accorso ad accoglierlo.
Era un atteggiamento sconveniente anche per lei, ma non se ne curò, Alexander era vivo.
L'uomo in questione non si mosse, barcollò un po' per l'improvviso assalto ed Adélaïde capì che c'era qualcosa che non andava in lui.
Ben presto fu informata delle condizioni di suo marito; aveva una ferita profonda e mal curata nella coscia.
Il tempo non ebbe più importanza e nemmeno i modi gentili, doveva curarlo il prima possibile.
Suo marito non le aveva ancora rivolto parola ma la osservava continuamente, pareva non voler distogliere lo sguardo per nessuna ragione.
Ad Adélaïde bastò quel piccolo gesto per capire che gli era mancata, in quel momento decise di non dirgli nulla della violenza subita da Conan, era cagionevole e non voleva deluderlo o ferirlo ulteriormente, inoltre sapeva che Alexander avrebbe appeso la testa di Conan su una picca alle porte di Zanon e non poteva permetterlo.
Avrebbe dovuto essere più che mai una moglie devota, in quel momento i suoi problemi non avevano importanza.
***
Conan si stupì dell'atteggiamento di Adélaïde anche più del suo.
Non aveva ben capito perché non aveva detto ancora nulla ad Alexander, ma non dubitava che fossero motivi validi e non futili come quelli per cui egli l'aveva implorata poco prima.
Sentiva l'aria farsi pesante, si allontanò dopo un'incontro di sguardi con Alexander, cupo.
Il signore di Zanon sentiva che qualcosa non andava per il verso giusto ma la gamba gli doleva particolarmente, sopratutto dopo la lunga cavalcata e così decise di rimandare i problemi a più tardi.
Era stanco e aveva la mente intorpidita dal profumo di sua moglie, voleva solo dormire, dormire e morire in lei.
***
I sensi di colpa diventavano sempre più grandi, spaziavano dentro la stanza solitaria di Conan, mentre egli con gli occhi serrati cercava di dimenticare il volto rigato di lacrime di Adélaïde.
Come aveva potuto?
Non rammentava nemmeno bene come fosse andata, quanto tempo l'aveva torturata.
Gli si era offuscata la vista subito dopo aver sentito quelle parole pronunciate dalle sue labbra, non aveva più ascoltato nulla.
Ancora non si capacitava di quel gesto immondo, non aveva mai fatto volontariamente del male a nessuno.
Chi gli aveva offuscato davvero la mente, egli stesso, la frase di Adélaïde o qualcun'altro?
Le risposte non tardarono ad arrivare.
***
L'ombra uscì dall'oscurità perpetua.
Aveva seguito ogni passo di ognuno di loro, aveva sentito l'angoscia di Adélaïde e la voglia di Conan, la mancanza di Alexander e perfino l'impazienza di chi quest'ultimo aveva ucciso.
L'ombra era ovunque, impossibile sfuggirgli.
***
"Come vi sentite?"
Alexander sorrise all'ostinazione di sua moglie nel dargli del lei.
"Diciamo che ho avuto giorni migliori."
Ella sorrise e gli tastò la fronte, era febbricitante.
"Dobbiamo chiamare il curatore."
Alexander la scostò con un gesto spazientito della mano.
"Quei fetidi ciarlatani e i loro intrugli."
Adélaïde scosse il capo, per fortuna poteva ancora riversare la collera, era vivo.
Suo marito la osservò a lungo, poi riprese a parlare.
"E sia, chiama il curatore, ma deciderò io se e quando prendere i suoi intrugli." La giovane donna cercò di replicare, ma Alexander glielo impedì con un bacio.
"Mi sei mancata moglie mia." sussurrò nel suo collo.
"Anche voi Alex, non sapete quanto." lo sguardo della ragazza si perse nel vuoto.
***
Alexander dormiva profondamente.
Alla fine qualche intruglio del curatore aveva deciso di prenderlo ed ora dormiva pago.
Adélaïde non l'aveva lasciato nemmeno per un secondo, adesso era lei che doveva proteggerlo, Conan avrebbe potuto fargli del male ora che era cagionevole, era un vile, Adélaïde se lo aspettava.
Restò a crucciarsi per lungo tempo sul da farsi, su cosa dire e cosa omettere a suo marito, il tempo delle domande sarebbe arrivato prima o poi e la ragazza non era sicura delle risposte che gli avrebbe dato.
Si alzò dalla sedia accanto al loro letto e si affacciò alla grande finestra, il curatore aveva detto di tenere le imposte bene aperte così che la febbre si potesse abbassare ma Adélaïde non era tanto sicura che fosse un bene farlo stare al freddo.
Pensò al passato e al futuro, omettendo alla sua mente il presente.
Vide un passato pieno di luce che man mano andava oscurandosi ed un futuro altamente incerto.
Sarebbe sopravvissuta a tutto questo, certo che sì, lei era la signora di Montepovere ed anche di Zanon, ma che persona sarebbe stata alla fine di tutto?
Già vedeva la sua determinazione andare in frantumi, la sua audacia era andata chissà dove nel momento in cui aveva conosciuto Alexander. Era come se ogni persona che amasse si prendesse un pezzo di lei; sospirò tornando al capezzale di suo marito.
"Come vi sentite marito mio?" disse la giovane donna quando notò che Alexander si era ridestato da un sogno particolarmente funesto.
"Bene, credo. Non saprei descrivere il dolore perché dolore non è, torpore? Tormento? Non so Adélaïde."
Sembrava sinceramente confuso.
Ella sorrise scostandogli una ciocca dai capelli corvini, anche in quello stato incuteva timore.
Improvisamente Alexander interruppe il filo dei pensieri di sua moglie con una frase che la ragazza non si aspettava così presto.
"Com'è andata con Conan?" la guardò dritta negli occhi.
"B-bene. Sì, proprio bene."
Alexander si crucciò.
"Non ne sembri molto convinta, è successo qualcosa? L'ho visto molto strano."
Adélaïde disse la prima cosa che gli passò per la testa.
"Sta frequentando una donna."
Sperò che suo marito non le facesse altre domande, non le piaceva mentirgli, non le piaceva mentire in generale ma era un male necessario per la pace e la salute di suo marito.
***
L'uomo ombra spiava ogni mossa fuori dalla stanza dei due signori di Zanon. Aveva cambiato sembianze per passare inosservato.
Alexander stava morendo, le cure erano efficaci e lui un uomo forte ma solo l'indomani avrebbero capito quanto il signore di Zanon avesse voglia di sopravvivere.
Aveva preso l'anima del curatore prima che abbandonasse la fortezza, con nessuno a curare i feriti avrebbe potuto prendere molte più anime,ben presto li avrebbe presi tutti.
"Signorina Margot, state bene?"
La donna si girò verso la domestica.
"Certo mia cara, avrei solo bisogno di un aiuto nella mia camera, sai certe cose non riesco proprio a farle, potresti aiutarmi?"
"Certo signorina." rispose diligentemente la serva.
"Seguimi." Margot sorrise soddisfatta e la portò con sé.
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