Occhi diversi.

"Adélaïde siete pron..." Conan si zittì immediatamente, mentre la ragazza cercava di coprirsi il più possibile, dopo che aveva appena fatto il bagno.

"Conan! Uscite immediatamente!" Gridò la giovane in preda ad una crisi isterica. L'uomo sgattaiolò fuori, ma nulla potè impedire ad uno strano sorrisino di affiorargli alle labbra.

Quello stesso pomeriggio i due non si rivolsero parola, entrambi imbarazzati per l'accaduto. Adélaïde sapeva che era stato solo un piccolo incidente ma si sentiva ugualmente a disagio, era come se fosse cambiato qualcosa, come se il guerriero biondo fosse entrato nel suo spazio vitale; cominciò per la prima volta a vederlo come un uomo e non solo come il migliore amico di suo marito.

Il giorno dopo Conan fu molto cordiale ma non accennò minimamente alla mattinata prima, pertanto Adélaïde cercò di accantonare la cosa, in fondo era una sciocchezza.

***

"Siamo molto puntuali mio signore, arriveremo ai confini entro le prossime due lune."

Alexander annuì, ma una strana inquietudine gli impediva di stare tranquillo.

Si sentiva osservato, come se qualcuno cercasse di coglierlo in fallo.

Passarono la notte in un giaciglio di fortuna creato dai guerrieri, Alexander era stanco, ma non riusciva a chiudere gli occhi.

Sopra di lui un manto di stelle gli indicava il cammino e il signore di Zanon si sentì di nuovo bambino, quando giocava a fare l'eroe, ma non c'era niente di eroico nell'uccidere un uomo.

Sorrise ripensando a quei tempi, al suo modo di vedere il mondo allora, era solo un bambino ingenuo... si rigirò alla sua destra e si assopì.

All'alba un guerriero gli tastò la spalla, segno che era il momento di riprendere il cammino.

Lungo la strada incontrarono un'anziana coppia che ogni giorno percorreva molta strada per andare a prendere l'acqua nel fiume, Alexander diede loro qualche moneta, poi riprese il cammino, mentre il galoppare di Zora gli impedì di ascoltare i ringraziamenti degli anziani popolani.

***

Conan cercò Margot, senza però riuscire a trovarla, che avesse ascoltato il suo ordine? Sorrise, evidentemente non era così forte come voleva far credere.

Tornando verso la fortezza notò che Adélaïde era affacciata alla finestra della sua stanza, con gli occhi chiusi. La trovò incantevole, mentre il vento le alzava i capelli e le sue guance si imporporavano un po'. La giovane donna riaprì gli occhi un attimo prima che Conan sparisse tra gli alberi e per un breve istante il guerrieo ricomiciò a sperare, mentre Adélaïde gli sorrideva felice.

Alexander era ormai lontano da lei e Adélaïde non riusciva a chiudere il suo ricordo in un cassetto, almeno fino al suo ritorno. Affacciandosi alla grande finestra gotica guardò gli uccellini sugli alberi, poi chiuse gli occhi per sentirne meglio i fischiettii... Subito dopo li riaprì incrociando immediatamente lo sguardo di Conan, -è un bell'uomo- pensò, con lunghi capelli biondi che gli sfioravano le spalle, il viso spigoloso e gli occhi intensi, non potè fare a meno di sorridergli.

***

Un solo giorno e sarebbero arrivati ai confini.

Venticinque uomini per ogni lato del confine, lui era in quello più a nord.

Si sentiva stordito, come gli succedeva sempre prima di una battaglia, era come se il suo corpo cercasse di preparasi allo scontro.

Ancora una volta si sentì osservato ma non ci fece più molto caso, doveva stare molto attento, non poteva permettersi distrazioni.

Quella notte la passò ancora sotto le stelle, alcuni dei suoi uomini avevano preferito preparare una capanna con gli arbusti per stare al coperto ma ad Alexander piaceva gustare la natura, l'aria aperta.

Era stato così tanto tempo al chiuso...

***

Adélaïde si sentiva frustrata, erano passati pochi giorni dalla partenza di Alexander ma lei si sentiva inerme. Le venne in mente la partenza di Ares per combattere Hanibal ed immediatamente sorrise, era stata così audace a seguirlo.

Decise di uscire dalla fortezza, doveva muoversi, fare qualcosa.

Non accettava il fatto di stare ferma mentre suo marito rischiava la vita.

Nei giardini notò una strana figura che non riuscì a mettere a fuoco, cominciò a seguirla senza neppure capirne il motivo, la figura cominciò a correre mentre ad Adélaïde pareva percorrere sempre lo stesso percorso, sempre in circolo.

Ad un certo punto la figura si fermò, mentre la giovane cercava di riprendere fiato. Nel mettere a fuoco l'essere lanciò un urlo: Quello era l'uomo senza ombelico, ma lei era sveglia.

Si ridestò tra le braccia di Conan, intuendo di essere svenuta cominciò a tremare.

Rivide la scena della corsa e quel volto arcigno e malvagio che non la lasciava tranquilla.

"Mia signora, state bene? Ho sentito un urlo straziato e pensavo vi fosse successo qualcosa ma siete solo svenuta. Ricordate come è potuto succedere?"

Certo che ricordava, ma come avrebbe potuto confessargli tutto? Come avrebbe potuto parlare della faccenda senza che il guerriero la prendesse per malata mentale?

"No Conan, non rammento nulla." gli disse, cercando di non incrociare il suo sguardo.

Poco dopo si rialzarono ma un nuovo capogiro impedì alla giovane di stare in piedi così Conan la sorresse fino alla fortezza. In quei pochi passi che li distanziavano dalla dimora Adélaïde non potè fare a meno di sentire una strana connessione con il giovane combattente. Lo fissò per qualche istante mentre anch'egli posava lo sguardo su di lei, gli vide la confusione negli occhi, poi una piccola scintilla di lucidità, o pazzia.

La baciò, mentre Adélaïde non batté ciglio.

Conan la lasciò libera di andare ma lei non si mosse, era confusa, quel bacio le era piaciuto davvero.

Ma sapeva che era un'errore, un piccolo passo falso che non avrebbe più commesso. Si allontanò da sola mentre Conan si tastava le labbra, il sapore di Adélaïde ancora impresso sulle labbra.

***

Era stata una vera sorpresa.

Il suo viso si era mosso involontariamente, lei era così bella e così spaventata e Conan non aveva resistito, ma lei non aveva protestato.

Non riusciva nemmeno a sentirsi in colpa verso Alexander, sentiva che anche Adélaïde aveva voluto quel bacio, sentiva che una piccola luce stava affiorando.

Una piccola speranza, per lui e per Adélaïde.

***

Era il momento.

Sentiva la nuca pizzicare, il sudore gli imperlava la fronte e la spada brillava sotto la luce solare piena della sua gloria.

Degli uomini stavano saccheggiando un piccolo villaggio sui confini di Zanon, era il momento di proteggere il suo popolo, lanciò un urlo di guerra e tutti i ventisei uomini partirono al galoppo.

I briganti non si aspettavano certo l'arrivo del signore di quelle terre in un angolo così remoto.

Avevano un piano infallibile: entrare a Zanon tra i villaggi, così la cittadina principale si sarebbe accorta di loro solo quando sarebbe stato troppo tardi per reagire e invece... Augusto, il capo dei briganti, vide i suoi uomini cadere come mosche, sotto la spada affilata di quello schiavo ripulito.

Odiava gli esseri come Alexander, odiava tutto quello che quell'uomo rappresentava, e non c'entrava nulla con Hanibal, anche se la cosa contribuiva all'entusiasmo dei suoi uomini nel derubare gli altri ma per lui era diverso, per lui esisteva solo la vendetta verso il sistema.

Un sistema governato da una regina stupida e senza valori, che andava giocando a carte con gli uomini e liberava gli schiavi dandogli dei possedimenti. Non lo accettava, non lo avrebbe mai accettato e non avrebbe di certo giocato in modo pulito.

Decise di agire, ormai erano solo in dieci e non poteva permettersi di perdere altri uomini.

Arrivò alle spalle di Alexander in modo silenzioso e furtivo mentre due suoi uomini lo combattevano di fronte. Fece l'occhiolino ad entrambi mentre due uomini di Alexander cadevano morti ai suoi piedi.

Prese il coltellaccio appuntato alla coscia e lo ficcò nel bicipite femorale di Alexander.

Egli barcollò ma non cedette, con ancora il coltellaccio conficcato nella coscia si girò e tagliò la testa di Augusto in un colpo solo, l'uomo aveva ancora gli occhi aperti, sul viso del sano sbigottimento.

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