Nelle sue mani.

Non poteva restare con le mani in mano.

Presto Alexander sarebbe tornato e lui non avrebbe più saputo se quella con Adélaïde avrebbe potuto essere una vera relazione...

Dopo il fatidico bacio ella era stata sempre cortese, ma distante.
Conan sospettava che non volesse dare nell'occhio, ma che in fondo anche lei desiderava stare con lui.

Doveva agire, non poteva continuare a crucciarsi per il resto della vita con degli stupidi 'se' e 'ma'.

***

Alexander sapeva che nel regno tutti erano venuti a conoscenza delle sue gesta, non l'aveva fatto per la gloria, ma certo non la disdegnava.

La maschera di cavaliere senza macchia non gli era mai calzata bene, lui amava il rischio e amava vincerlo.

Aveva avuto notizie dagli altri confini, molti dei suoi guerrieri erano morti, ma erano riusciti a tenere fermi i confini del regno, a proteggerli.

Ben presto Alexander avrebbe dovuto fare il conteggio dei vivi, seppellendo i morti.

***

Mancava poco, Alexander sarebbe tornato e tutto sarebbe tornato al suo posto.

Le notizie giunte alla fortezza erano incoraggianti, il signore di Zanon aveva vinto!

Adélaïde sorrise e si accovacciò nel giardino della fortezza, accarezzando l'erba.

Le mancava, sentiva la pelle pizzicarle al solo pensiero di lui. I nervi erano tesi e non vedeva l'ora di riabbracciarlo, di saperlo in salvo.

Si sedette sull'erba fine e bagnata di rugiada, cosa non proprio consona ad una signora, ma lei non lo era mai stata veramente.

Da lontano vide Conan che la osservava cupo, di recente era stata fredda con lui, avrebbe dovuto scusarsi.

Lo chiamò con un cenno della mano, in quel luogo nessuno li avrebbe mai intravisti, i giardini erano coperti da folti alberi e avrebbero potuto parlare in tranquillità.

***

Conan si avvicinò alla signora di Zanon, sorridendole.

Era la donna più meravigliosa che avesse mai visto in vita sua, con i lunghi capelli castani che ora cadevano dolcemente sull'erba.

Amava il suo essere audace e sempre spontanea, il non essere una signorina per bene ma una donna con dei desideri, come ne aveva lui, sopratutto in quel momento.

"Cosa ci fate lì per terra mia signora?"

Adélaïde sorrise scuotendo la testa.

"Sono caduta per sbaglio! O Conan, siediti accanto a me per un momento, vorrei conversare con te."

Il guerriero biondo non se lo fece ripetere due volte e si sedette accanto ad Adélaïde, la donna sembrava tesa.

"Ecco... Conan, io credo di doverti delle scuse."

Il giovane increspò la fronte, in segno di stupore.

"Voi? Non mi risulta che mi abbiate fatto qualche torto." Adélaïde scorse per un attimo lo smarrimento nei suoi occhi.

"Sono stata fredda e scostante con voi, in pieno comportamento Callistico!" la donna citò la cortigiana di suo marito.

Conan non capì.

"Mia signora voi non mi dovete affatto delle scuse, ma gradirei delle risposte."

Adélaïde si preparò al peggio.

"Voi provate qualcosa per me? Quel bacio per voi era un semplice intermezzo mentre Alexander era via?"

Lo schiaffo che la ragazza gli diede si senti forte e chiaro, riecheggiando tra gli alberi e sparendo nel vento.

Conan non si mosse nemmeno,non gli aveva torto un capello.

"Non concedo a tutti di baciarmi."

Detto ciò cercò di alzarsi ma Conan le impedì di farlo, prendendola per il polso.

"Allora questo mi basta amor mio."

In un attimo Conan perse il lume della ragione, gli si offuscò la vista e non vide più nulla, era puro istinto.

Si adagiò su di lei e la baciò ancora, ma stavolta Adélaïde si sentì in trappola. Cercò invano di scollarsi di dosso quel bestione mentre quest'ultimo cercava di alzarle le vesti, Adélaïde non aveva mai visto quello sguardo in lui.

Aveva sempre pensato che Conan non fosse un'animale come lo era suo marito, in realtà i ruoli si erano invertiti.

Si era fidata di lui.

Tra le lacrime vide gli occhi iniettati di sangue di Conan mentre entrava dentro di lei.

Non disse nulla, nessuno li avrebbe uditi, nessuno l'avrebbe salvata.

Mentre Conan continuava il suo assalto inferocito Adélaïde cercò di vagare con la mente, conficcando le unghia nella carne di lui, cercando di ferirlo, ma Conan apparentemente non se ne accorse nemmeno.

Era perso nel suo folle mondo, mentre la ragazza sotto di lui pregava in tutto quello che conosceva che Alexander comparisse in quel momento, ma non successe.

Pensò a suo marito, alla fiducia che aveva riposto in quest'uomo bellissimo e senz'anima, un uomo capace di mentire, manipolare e prendere senza permesso.

Gli sputò addosso, cercando di scostargli almeno la faccia dal seno nudo ma non vi riuscì, l'uomo sorrise e la prese più inferocito, più affamato.

A cosa sarebbe servito combattere?

Se non avesse protestato presto quel supplizio avrebbe avuto fine, presto si sarebbe stancato di prendere una donna senza vita, immobile come un'animale che si finge morto pur di sopravvivere.

***

Alexander sentì un'improvvisa oppressione al petto, la ferita alla coscia gli doleva, malgrado le prime cure, nessuno nel villaggio a nord poteva curarlo nel modo giusto.

Ad un certo punto gli mancò il fiato, si accasciò su Zora che sbuffò spazientito, mentre uno dei pochi uomini che gli erano rimasti gli si accostò.

"Mio signore state bene?" sembrava sinceramente preoccupato.

"Sto bene Jaro, torna al tuo posto, è stata solo una fitta, prima arriveremo a Zanon, meglio sarà per tutti."

E in quel momento nemmeno Alexander capì quanto fossero vere le sue parole.

***

Adélaïde era chiusa nella sua stanza da un giorno e mezzo. Non aveva avuto il coraggio di affrontare nessuno, nemmeno Romana che ogni ora bussava alla porta della sua camera chiedendole se stesse bene...

Stava bene?

Dopo la violenza di Conan aveva il terrore di mettere il piede fuori dalla porta, non aveva intenzione di uscire da quella stanza fino a che Alexander non fosse tornato.

Mancava poco, presto suo marito l'avrebbe protetta, l'avrebbe salvata.

***

Mancava solo un giorno.

Alexander finalmente riusciva a pensare in modo lucido e il primo pensiero davvero coerente fu rivolto ad Adélaïde. Era in pensiero per lui? Aveva saputo che stava bene? E lei, come stava?

Presto l'avrebbe scoperto da solo.

***

Conan era disperato.

Aveva buttato tutti i dispiaceri nel vino, cercando di dimenticare l'atrocità che aveva commesso.

Era solo nella grande sala lettura, mentre tutti gli altri gustavano la cena tra gioia e schiamazzi.

Qualcuno entrò nella sala mentre lui guardava il fuoco del camino senza realmente vederlo.

"Cosa ti afflligge guerriero?" Margot gli si accostò, senza però toccarlo.

"Penso che tu lo sappia, strega." Conan non la guardò nemmeno, mentre la donna rideva di gusto.

"Non ti mentirò, sapevo quello che avresti fatto ancor prima di te, diciamo che l'ho sognato."

Stavolta il guerriero la guardò.

"Era questo il prezzo da pagare? Morire per mano di Alexander? Dimmi strega, è questo il prezzo?" Conan finì il suo sproloquio urlando, mentre Margot si sedeva al suo fianco.

"Per te averla è tutto, è la vita. Come per Alexander è importante la tua amicizia."

"Cosa intendi dire?" Margot lo guardò negli occhi e vide riflessa sé stessa, l'ombra.

"Intendo dire che Adélaïde è una ragazza fragile e che tu ora sei troppo ubriaco per capire cosa voglio dirti davvero. Tempo al tempo mio guerriero, anche se è un po' difficile aspettare."

Detto ciò la donna si alzò e si allontanò, ma non prima che Conan le ponesse un'ultima domanda.

"Che cosa devo fare?"

La donna si voltò.

"Il nuovo dì ti darà le risposte che cerchi, buonanotte guerriero." disse, sparendo nell'ombra.

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