La soluzione nel problema.
"Ho bisogno di parlarvi."
"Bambina, vieni, siediti."
Nel rudere sporco e senza luce Bernice si sentì a casa.
"Ho bisogno di..."
"Non essere ripetitiva figlia, dì ciò che devi senza esitare."
Bernice si mosse sulla sedia, guardò sua madre e le sorrise.
"La mia signora ha degli incubi, dice che l'ombra la troverà..." Paoline lasciò immediatamente le mani di sua figlia, che aveva preso tra le sue per incoraggiarla a parlare.
"Non ne voglio sapere alcunché!"
Gridò scattando dalla sedia posta di fronte a Bernice.
"Madre, che vi succede?"
Avete aiutato tanta gente a guarire dai loro incubi, perché non la mia signora?"
Pauline chiuse gli occhi, mentre le tornava tutto alla mente...
"Paoline aiutami!"
La sua padrona sospirò sconfitta.
"Farò tutto ciò che è in mio potere per salvarvi dall'ombra signorina, ma dovete essere forte, non c'è salvezza per i timorosi."
La piccola Edwige la guardò tra le lacrime, come avrebbe fatto a non avere paura?
"Madre, madre!"
Bernice scosse sua madre, riportandola alla realtà.
L'anziana riflettè velocemente, cercando una scusa per il suo silenzio prolungato, ma sua figlia la precedette.
"Venite alla fortezza, dirò alla mia signora che siete venuta a farmi visita, così almeno la vedrete."
Paoline aveva paura, era da tanto che non vedeva l'ombra.
Si era rinchiusa in quel rudere dimenticato da tutti per non doverlo incontrare mai più, per dimenticare Edwige, ma i ricordi te li porti dietro per tutta la vita, ovunque ti venga in mente di scappare.
"Va bene figlia, ma non ti assicuro che l'aiuterò."
Disse la donna, rassegnata.
Bernice abbracciò l'unica famiglia che aveva al mondo, sapeva che non avrebbe mai abbandonato qualcuno al suo destino.
***
"Ci sarà mai qualcuno che ti amerà più di me Adélaïde?"
Le disse toccandole una coscia.
Adélaïde tremava visibilmente, era terrorizzata.
"Non aver paura amor mio, questo figlio è solo nostro." Aggiunse il guerriero.
"Conan, non toccarmi." Fu un accenno appena sussurrato.
Le mani dell'uomo proseguirono la loro corsa, mentre Adélaïde piangeva senza riuscire a muoversi. D'un tratto le distese verdi dietro la fortezza divennero una stanza buia.
Conan era sparito, al suo posto c'erano due fessure rosse; due occhi iniettati di sangue.
Si rese conto vagamente di trovarsi nelle segrete di Zanon.
Qualcuno aprì la cella e un fascio di luce l'accecò, mentre la sagoma di Alexander le si faceva sempre più nitida davanti agli occhi.
"Alex..." disse in un sussurro, mentre quest'ultimo ghignava e le gettava addosso un secchio pieno di topi.
"La colazione..." disse ridendo sguaiatamente e Adélaïde non capì se si riferisse ai topi o a lei: chi era la colazione di chi?
Lo squittire era incessante, Adélaïde chiuse gli occhi, sperando.
Si svegliò di soprassalto, con il fiato corto e il cuore che le martellava nel petto.
Alex...
Sospirò toccandosi le tempie.
Non riusciva a capacitarsi, era stanca di vederlo solo nei suoi incubi. Voleva vedere i suoi occhi, le sue labbra imbronciate, voleva sentire il calore e la forza delle sue mani.
Si era stancata di vedere l'Alexander cinico e malvagio, sempre pronto a far del male al prossimo.
Desiderava così tanto la protezione delle sue braccia; perfino le sue cicatrici le mancavano.
***
"Non siate nervosa, la mia signora è una brava persona, sta solo attraversando un brutto periodo."
"Non ho paura di lei, figlia, ma non voglio dare un aiuto non richiesto." Mentì la donna, non poteva raccontarle di Edwige.
Bernice si morse il labbro, forse sua madre aveva ragione, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro ed ella desiderava ardentemente aiutare la sua signora, che era sempre stata una donna giusta.
"Non vi angustiate madre mia, tutto andrà per il meglio."
***
Le porte di Zanon impressionavano chiunque, Paoline si chiese se era il caso di varcarle.
Tutti i ricordi di Edwige raffiorarono alla memoria, quella piccola fanciulla era stata strappata alla vita troppo presto.
Aveva appena undici anni quando l'ombra riuscì ad averla.
Poteva ancora sentire le grida d'aiuto della povera piccola mentre la vista l'abbandonava e la notte scendeva su di lei.
Un'anima così debole era davvero facile da manipolare e quel maledetto ci era riuscito a meraviglia.
Paoline sentì l'immancabile senso di colpa accompagnato ai ricordi della piccola, ormai ne era abituata.
Chinò il capo e insieme a Bernice varcarono la soglia di quel nuovo mondo, quasi completamente avvolto nell'ombra.
***
"Mia signora, avete un attimo da dedicarmi?"
Adélaïde si volse verso Bernice, nel corridoio delle colonne, dove restava sempre un po' in allerta dopo l'aggressione da parte di Callisto.
"È successo qualcosa?" Chiese la donna vedendo la domestica nervosa.
"Oh no mia signora, non quello che pensate almeno, se rammentate vi parlai di mia madre, ecco..."
Bernice cominciò ad esitare, era in evidente imbarazzo.
"Suvvia Bernice, non ho tutto il giorno!" La incentivò Adélaïde mettendo le mani sui fianchi.
"Vorrei che la conosceste ecco, per me sarebbe importante."
Sputò fuori la ragazza.
La signora di Zanon sorrise e le carezzò il viso.
"Andiamo!" Disse, cercando di sorridere ed entusiasmarsi per qualcosa.
***
La vide.
Lei non s'accorse di nulla, nessuno riusciva a vederlo di giorno, tranne lei.
L'ombra la sovrastava, minacciando di schiacchiarla.
Notò anche la luce dentro di lei e sorrise, ma quando incrociò il suo sguardo restò molto sorpresa dalla rassegnazione e dall'amarezza che intravide; era così giovane per essere rassegnata.
In quel momento Pauline capì che non avrebbe mai potuto abbandonarla al suo destino.
Bernice le si avvicinò sorridente.
"Madre, vi presento la signora di questa terra benedetta, Adélaïde di Zanon."
Quest'ultima sussultò a quell'appellativo.
Era di Zanon, letteralmente.
"È un'onore mia s..." cominciò Pauline con il capo chino, come consono per una donna di basso ceto sociale, ma fu interrotta dal solo gesto della mano di Adélaïde.
Quest'ultima prese le mani dell'anziana tra le proprie e le chiese: "Benvenuta. Cosa posso offrirvi?"
Pauline restò sinceramente sorpresa.
"Io... non so, non mi sembra opportuno accettare."
Rispose schietta.
"Opportuno? Bernice!" Disse Adélaïde a mo' d'ammonimento, la domestica sussultò, mentre la donna continuava.
"Non hai parlato di me a tua madre?"
"Certo che me ne ha parlato mia signora, solo elogi!" Si introdusse Pauline al posto della figlia, Adélaïde sorrise.
"Non ne dubito, ma ho anche i miei difetti, ed uno di questi è l'essere assolutamente inopportuna!" Sorrisero tutte, mentre Adélaïde le invitava a seguirla nella sala ristoro.
***
Erano anni che i loro cammini non si incrociavano.
Sapeva perché Pauline era a Zanon, ma non ce l'avrebbe fatta, non stavolta.
Rammentava ancora la disperazione di quella donna quando non riuscì a salvare una sua protetta.
Un ghigno nella notte, era il momento di regolare i conti anche con lei.
***
Adélaïde le aveva assegnato la stanza del guerriero più fidato, venuto a mancare da poco.
Da quel punto avrebbe di certo sentito Adélaïde, ma chissà se fosse riuscita ad arrivare in tempo qualora ne avesse avuto bisogno. A stanza era preda dell'ombra, ma a primo acchitto non ci fece molto caso; gran parte di Zanon lo era.
Non era questione di salvare una sola persona, l'ombra non si sarebbe fermata fino a che non avesse preso tutte le anime presenti, compresa quella di sua figlia probabilmente.
Solo la notte le avrebbe fornito più risposte, così si apprestò a coricarsi.
Uno strillo atroce spezzò il silenzio di quella notte apparentemente serena.
Pauline si svegliò di soprassalto, quanto tempo aveva dormito?
Guardò la luna e capì che non era passato molto tempo da quando si era appisolata.
Corse a rotta di collo verso la stanza di Adélaïde. Aprì la porta senza chiedere permesso, l'uomo senza volto né ombelico era a cavalcioni su di lei, con le mani ai lati della sua testa, dominandola in un incubo.
L'ombra le bavava addosso, compiaciuto del male che le stava infliggendo.
"Ombra, ti ordino di andare via!"
Un volto senza occhi si puntò su di lei.
"Tu non ordini un bel niente!" Rise forte, come una iena.
Improvvisamente Adélaïde si ridestò, era riuscita a distrarlo quel tanto che aveva permesso alla ragazza di rinvenire.
"Lasciami stare!" Gridò Adélaïde.
Non riusciva a vederlo, ma lo percepiva.
Paoline era molto sorpresa; trovò la soluzione nel problema stesso.
Adélaïde era pura luce!
Ecco perché l'ombra era così accanita, così vogliosa di averla.
Probabilmente era arrivata a Zanon solo per averla.
Adélaïde si alzò accorgendosi di Paoline e all'uomo senza volto non restò che indietreggiare, per poi sparire nel nulla.
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