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La guardo con gli occhi spalancati. Ho sentito bene? Jess vuole chiedere a Nick di andare al ballo? Sono finita in un universo parallelo e nessuno mi ha avvisata?

Non che non siano mai andati ad un ballo assieme, ma di solito eravamo noi tre. Ci andavamo come trio di amici e lei finiva puntualmente per abbandonarci dopo un quarto d'ora perché tutti cominciavano a chiederle di ballare.

Mi accorgo di essere ferma a fissarla da troppo tempo e mi schiarisce la gola, tornando a sedermi dritta e con le spalle rilassate.

"Ah."

"Che... Che significa quel 'ah'? Non sei d'accordo? Credi sia patetico? È patetico, vero?" comincia a farfugliare, passandosi le mani tra i capelli e stringendo alcune ciocche tra le dita. Le metto una mano sulla spalla e le sorrido.

"No. Sono solo sorpresa. Non credevo ti piacesse... Non in quel modo, almeno," le dico in tono calmo. Lei prende un grosso respiro.

"Neanche io. Ma ultimamente sto pensando molto a lui e... Insomma, l'anno prossimo andremo al college," si gira a guardarmi, "e so che lui vuole andare a Berkeley, in California. È dall'altra parte del continente e, insomma... Non voglio rimanere col dubbio di come sarebbe andata."

Annuisco, pensandoci su. In effetti li ho sempre visti bene assieme e ogni tanto, quando l'altro è distratto, li ho visti guardarsi con aria sognante. So che Nick non farebbe mai il primo passo, è troppo timido e impacciato se si tratta di qualcuno che gli interessa davvero, quindi è naturale sia Jessika a volerlo fare.

"Ti va di parlarne di sopra, in camera mia?" le chiedo. Lei annuisce e quindi usciamo dall'auto.

Citofono a mia madre, che ci apre subito e in pochi minuti siamo al piano di casa mia. Appena apro la porta la voce di mia madre ci raggiunge dalla cucina.

"Ciao ragazza! Come è andata al centro commerciale?"

La raggiungiamo in cucina e la vedo trafficare con il bollitore elettrico. Quell'affare ha l'indicatore dell'acqua talmente piccolo e nascosto sotto la maniglia che riuscire a vedere se è abbastanza - o troppo - pieno è un'impresa. Funziona bene ed è elegante, ma diamine se è scomodo.

"Bene, appena hai finito lì ti facciamo vedere i vestiti! Ah, mamma, Jess può rimanere a cena?"

"Certo, nessun problema. Ha già avvisato i suoi?" sorride, regalandoci una veloce occhiata. Annuiamo come risposta alla sua domanda, "Per caso volete del the anche voi?"

Annuiamo entrambe e poggiamo le buste su una delle sedie. Prendo poi tre tazze mentre mamma si occupa di scegliere i filtri - the verde per lei, che cerca di scegliere alimenti sempre più salutari, mela e cannella per Jess e the nero alle rose per me. L'aroma della rosa da una personalità unica al the, secondo me, e dalla prima volta che l'ho assaggiato me ne sono innamorata. Lo addolcisco con una punta di miele, sempre di rose, e il risultato è capace di mandarmi in paradiso in una frazione di secondo.

"Come mai Becca non è con voi?" chiede mentre versa l'acqua calda in tutte e tre le tazze. Io e Jess ci scambiamo un'occhiata complice e ci concediamo un leggero sorriso.

"Ha incontrato Brandon al centro, lo ha accompagnato a scegliere i vestiti per il ballo," le dico senza girarci attorno. Nostra madre sa della sua cotta, non puoi vivere sotto lo stesso tetto senza che salti fuori in sette anni, ma fortunatamente quando c'è Becca fa sempre finta di non sapere niente. Al contrario è papà che la prende sempre in giro e la stuzzica, dicendole che potrebbe chiedergli lui di uscire con lei e facendo alcuni commenti che Becca trova fastidiosi quelle rare volte che Brandon è stato a casa nostra.

"Anche se, non per prendermi tutti i meriti, è solo grazie a me che quei due sono assieme ora," interviene Jessika, "Credimi, Felicia, le tue figlie sono un disastro quando si tratta di uscire con un ragazzo."

Jess da del tu ai miei genitori da tempo ormai, come anche Nick e gli amici di mia sorella. Ci conosciamo tutti da quando eravamo piccoli, e i genitori di tutti noi non apprezzano sentirsi dare del lei dagli amici dei figli, li fa sentire vecchi.

"Ehi, non dire cavolate, con Daniel non sono un disastro!" esclamo un po' punta sul vivo. Mia madre ride.

"Ma se mi ricordo di quando sentivo Jessika organizzare piani su piani perché tu gli parlassi!"

"Ecco, grazie!" dice la mia amica, alzando le braccia al cielo per poi ridere anche lei.

Sorrido al ricordo. In effetti è vero, è solo grazie a Jess se ora sto con Dan, se ho avuto il coraggio di parlargli. Certo, alla fine si era scoperto che anche lui era cotto di me e aveva paura che gli dicessi di no, al che eravamo scoppiati a ridere entrambi, ma in fin dei conti se non ci fosse stata la mia migliore amica probabilmente non saremmo arrivati a questo punto.

"Okay, fatemi vedere i vestiti, su!" cambia discorso mia madre, appoggiandosi al tavolo.

Tiriamo fuori uno alla volta gli abiti che abbiamo comprato, descrivendole poi quelli di Francis e Gayle - ci fa promettere di fare una foto tutte assieme, perché vuole tenerla come ricordo. Jess ripiega il suo e lo rimette nel sacchetto, mentre io tolgo le etichette al mio e a quello di Becca e li lascio a mia madre che li porterà a lavare.

Prendiamo le nostre tazze di the e andiamo in camera mia. Chiudo la porta ma non a chiave e mi siedo a gambe incrociate sul letto.

"Allora. Dobbiamo parlare," le comunico, soffiando sulla superficie del mio the per raffreddarlo. Lei si siede alla scrivania, sulla quale appoggia la sua tazza.

"Ehm, già..." si schiarisce la gola. Si guarda intorno, è arrossita... Jess è in imbarazzo! Non credevo l'avrei mai vista così, soprattutto non per colpa di un ragazzo! Ma in fin dei conti Nick non è un ragazzo qualsiasi. Lui è... Nicholas. E Nicholas è sempre stato speciale.

Nick è mio amico da quando ho memoria, probabilmente andavamo al nido assieme. Fin da bambino si è sempre distinto dagli altri, con quella passione esagerata che mette in tutte le cose che gli piacciono e i suoi gusti particolari, diversi dalla massa. Per fare un esempio, lui adora matematica. È vero, a tanta gente piace come materia, ma lui ne fa proprio una malattia. Crea espressioni a casa e le propone al professore come esercizio per gli altri alunni, usa i numeri anche quando deve allestire le sale per i balli scolastici o solo per camera sua. Gioca a football e nella sua squadra, nonostante non sia lui il capitano, è lui che si occupa degli schemi di gioco che decide secondo calcoli precisi che probabilmente solo lui è in grado di comprendere. Vuole infatti andare alla Berkeley a studiare architettura, un ottimo compromesso tra le sue due passioni.

Una volta ha fatto un test del quoziente intellettivo, richiesto in particolare dal professore di matematica, ed è risultato più alto della media. Non credo avesse bisogno di questa conferma per saperlo, il suo cervello ha sempre funzionato più velocemente del resto del suo corpo, infatti spesso si incasina a parlare perché con la mente è già oltre. Ogni tanto ha anche delle difficoltà a relazionarsi con le persone, perché gli altri tendono ad innervosirsi quando si rendono conto di non riuscire a stargli dietro. All'inizio si rattristava per questo, ma con gli anni ha imparato a conviverci. È un genio, non deve scusarsi con nessuno. Avrebbe potuto saltare degli anni di scuola, ma ha preferito rimanere accanto a me e Jess anche se spesso si annoia durante le lezioni perché lui è già oltre.

"Da quanto ti piace Nick? Non che non me ne sia mai accorta, eh. Vi stuzzicate sempre che è un piacere," comincio. Forse facendole qualche domanda riuscirà ad aprirsi un po'. Si sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Beh, da... Da circa un anno. Ma non volevo dire niente perché non volevo rischiare di rovinare la nostra amicizia... Insomma, è una cosa da film, e di solito se le cose non vanno si rovina tutto."

"Non per forza. Guarda in Friends quante volte si sono presi e lasciati Ross e Rachel, eppure sono sempre stati amici nel frattempo," bevo un sorso del mio the mentre la vedo annuire piano, "e poi potrebbe anche andarti bene. Non essere disfattista. Magari siete destinati ad essere come Monica e Chandler!" ridacchio e lei mi segue a ruota.

"Adesso non esageriamo, non so se potrebbe essere così seria. Però mi piacerebbe provarci. Ma tu... Tu ci vedi bene assieme?"

"Vuoi scherzare? Fareste scintille insieme. Vi sentireste a vostro agio e poi siete amici prima di tutto. Vi conoscete bene e poi so che sapresti prenderti cura di lui. E lui di te," sorrido, "e sono sicura che lui farebbe di tutto per renderti felice."

"Lo pensi davvero?" mi guarda, gli occhi le brillano. Io annuisco.

"Non lo penso, lo so! Lo conosco da una vita, so che non permetterebbe mai alla sua ragazza di essere triste. Una volta," mi mordo il labbro inferiore per non scoppiare a ridere al ricordo, "una volta, all'asilo, era cotto di una bambina. L'aveva vista piangere perché la sua bambola era caduta nel fango e quindi era tutta sporca. Lui l'ha presa, l'ha pulita sul suo grembiule e gliel'ha ridata. Peccato che poi si era dimenticato di essere lui sporco, quindi quando l'ha abbracciata ha insozzato anche lei!" scoppiò a ridere, non riesco più a trattenermi nel ricordare l'espressione di quella bambina e poi quella di Nick. Anche Jess ride e scuote la testa.

"Non è cambiato di una virgola!" commenta, poi torna seria, "ma come faccio ad invitarlo? Insomma... Vado lì e glielo chiedo? Devo fare qualcosa di particolare? Oddio, Ash, non lo so!"

"Secondo me deve essere una cosa semplice. Lo conosci, sai che non gli piacciono le cose grandiose. Potresti magari mettergli un biglietto nel libro di matematica, se ti imbarazzi a dirlo a voce," mi stringo nelle spalle, appoggiando la tazza vuota sul comodino, "comunque è il ballo d'inverno, non quello di fine anno, direi che non c'è bisogno di fare cose gigantesche."

Lei annuisce, pensandoci un po' su. Credo che in fin dei conti farà come le ho suggerito, mi sembra abbastanza impanicata di suo per cercare altri modi per invitarlo. Spero tanto che lui non si imbarazzi troppo per dirle di sì, voglio che entrambi siano felici.

"Voi due!" ci urla contro Becca aprendo la porta di camera mia. Non l'avevo sentita entrare in casa, probabilmente stavamo parlando o ha fatto veramente in silenzio, "se non vi uccido adesso, è solo perché non ho voglia di sporcarmi di sangue!"

Sia io che Jess ridiamo di gusto.

"È andata così male?" domanda la mia migliore amica.

"No, è andata benissimo, ma non è questo il punto!" continua, lanciandomi i vestiti che avevo lasciato sulla poltroncina vicino alla finestra, su cui poi si siede, "perché ve la siete filata?! Ah, ma anche Fran e Gayle le sentiranno!" borbotta.

"Perché tu non avresti mai avuto il coraggio di parlargli. Ti abbiamo fatto un favore, in fin dei conti hai passato un bel pomeriggio, o no?"

Lei fa un cenno con la testa per dire di sì e ai nostri continui 'racconta!' abbassa la testa, nascondendo il viso tra i capelli. Poi però la alza e un gran sorriso le occupa il volto.

"Mi ha chiesto di andare al ballo con lui!" dice velocemente e a volume più alto. Io e Jess rimaniamo immobili per una frazione di secondo, protese verso di lei, per poi battere le mani e lasciarci andare a urletti eccitati, "e in più, mi ha riaccompagnata a casa in macchina e prima di farmi scendere mi ha dato un bacio."

Ancora una volta io e Jessika rimaniamo bloccate, ma poi, come se fossimo una persona sola, ci lanciamo verso Rebecca e la tiriamo in piedi, cominciando a saltellare ed esultare insieme a lei.

"Sulla guancia, eh! Non cominciate a farvi strane idee!" cerca di frenarci in questo modo, ma a noi non importa niente. È comunque un avvenimento importante! E non riesce a smettere di sorridere, quindi vuol dire che è importante anche per lei.

"Non importa! È comunque da festeggiare!" esclama Jess, facendola saltellare ancora un po'.

Ci rimettiamo poi tutte sedute e ci facciamo raccontare tutti i dettagli finché mamma non ci chiama a tavola per la cena. Mangiamo in allegria, ci sono risate e battute durante tutto il pasto, soprattutto da parte di papà che si diverte a prendere in giro Becca. Lei però è troppo felice per prendersela, rispondendo anche in maniera gioviale, cosa che stupisce papà non poco.

Dopo cena Jess, Becca e io ci mettiamo sul divano davanti alla televisione.

"Che film guardiamo?" chiedo, osservando i vari dvd e blu-ray che possediamo ma pensando anche al catalogo di Netflix, Prime e HBO, "o preferite una serie tv?"

"Ah, no! È sabato sera, e c'è una sola cosa che si può guardare!" dice solenne Becca, guardandoci. Jess sorride.

"In diretta da New York..." dice.

"È Saturday Night!" esclamiamo poi tutte e tre, ridendo.

"Chi c'è come host?" chiedo, prendendo il telecomando.

"David Harbor, il solo e unico!" risponde Becca. Sorrido e giro sulla NBC.

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