Roberto

Caro Babbo Natale,

mi chiamo Roberto e ho quindici anni. Sono incazzato, tanto incazzato. E non so nemmeno il motivo per cui ti stia scrivendo. Anzi, forse lo so: perché ho proprio bisogno di riuscire a perdonare mio padre e anche perché vorrei che mi perdonasse mia sorella Sofia. Parto da lei e ti spiego perché ho fatto quello che ho fatto. Ho sempre saputo che aveva una cotta per il mio amico Marco, come ho sempre saputo che a lui piacesse un'altra, con cui si è anche baciato. È per questo che li ho allontanati, per non far soffrire Sofia, perché a Marco piacciono un po' tutte, è il più bello dell'istituto e ne approfitta. È vero, forse ho esagerato dicendogli che Sofia dorme ancora tra mamma e papà nel lettone, ma farla passare come una mocciosa infantile mi pareva l'unico modo per fare in modo che a Marco non passasse proprio per la testa di avvicinarsi a lei. Io, a differenza di Marco, devo stare attento anche all'aria che respiro per non ingrassare. Ho lo stesso fisico di mio padre, purtroppo: siamo robusti, ci piace mangiare, ma spero di non diventare come lui da grande. E non parlo del fisico. Ieri pomeriggio, mentre eravamo in macchina, mi ha confessato di aver tradito la mamma. L'ho odiato. E l'ho odiato anche la sera, quando ha confessato tutto alla mamma e lei ci ha preso e portato dai nonni. Guidava e piangeva, Sofia e Gabriele erano tristi e non parlavano. Li vedevo dallo specchietto retrovisore, Gabriele abbracciato a Sofia, lei che lo accarezzava assorta a guardare fuori dal finestrino. Quando ci siamo fermati al semaforo ho preso la mano della mamma e l'ho tenuta tra le mie, l'ho accarezzata e le ho sorriso, o almeno ci ho provato. Lei si è avvicinata e mi ha dato un bacio sulla fronte, per poi ripartire. Quando siamo arrivati a casa della nonna il nonno ci ha portati a prendere un bignè nel bar sotto casa, in modo da lasciare che la mamma e la nonna parlassero da sole. Che faccio se la mamma e il papà si lasciano, Babbo Natale? A chi verremo affidati, alla mamma, per poi vedere il papà due giorni al mese? E io che ho quindici anni posso decidere da solo, o sarà sempre un giudice ad indicarmi con chi dei due genitori stare? E Sofia e Gabriele verranno smistati, uno con mamma e l'altra con papà? Non ho fame, nessuno di noi tre ne ha per cui lasciamo i bignè quasi intonsi nel piattino.

"Perché papà è rimasto a casa?" chiede Gabriele.

"Perché la mamma e il papà hanno litigato, ma vedrai che domani fanno la pace e torniamo tutti a casa!" lo rassicura Sofia.

Vorrei avere la certezza che ha mia sorella, o almeno un po' del suo ottimismo. La verità è che mi fa pena anche papà. E con questo non voglio dire che lo giustifico, proprio no. Per questo lo odio e non voglio diventare come lui. Ma gli voglio bene, so che non è cattivo e saperlo a casa da solo non mi fa stare bene. Scoppio a piangere e corro nel bagno del bar. Il nonno mi raggiunge pochi minuti dopo, mi appoggia delicatamente una mano sulla spalla e io lo abbraccio forte, stringendomi contro il suo petto.

"Che succederà adesso, nonno?"

"Vedrai che tornerà tutto come prima, Roberto. Il tempo aggiusta tutto, devi stare tranquillo. E poi ci sono io, lo sai. Per te e per i tuoi fratelli. Affidati alla magia del Natale, Roberto: i miracoli esistono."

Ed è quello che voglio fare, Babbo: affidarmi a te. Aiuta la mia famiglia a riunirsi, perché io ho ancora bisogno di mia madre, mio padre e i miei fratelli. Insieme. Un ragazzo come tanti.          

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