Cap. 7

La giornata passò in fretta, tutto quello stress aveva stancato a morte Alice e non desiderava altro che mettersi sotto le coperte del nuovo letto.

Nonostante tutto il sonno non voleva arrivare e ormai da un'ora era ferma a fissare il soffitto bianco, era tutto così vuoto e freddo...stava per addormentarsi quando il telefono sul comodino squillò.

"Cazzo il fuso orario, sono le 2 "sbraitò al telefono

"Oddio scusa" rise Eleonora dall'altra parte del telefono "com'è lì? Ci sono dei bei ragazzi? Sei sola? Posso trasferirmi con te?"

"Ti ho chiesto mille volte di venire e tu me lo chiedi ora?"

"Ma no, voglio solo essere sicura che non tradirai Leonardo... o magari me. Non azzardarti a sostituirmi, hai capito?"

"Ma si" ridacchiò Alice, non aveva neanche le forze di ridere, finita la chiamata, infatti, crollò subito nel sonno.

Inutile dire che la mattina rimpianse il suo vecchio letto, le sue vecchie coperte, il caldo, il profumo di vaniglia che la svegliava, sua madre che la chiamava dolcemente, le orrende pantofole rosa, perfino le urla di suo padre erano meglio del caos che proveniva dalla strada.

Si coprì la faccia con le mani e dopo essersi fatta coraggio, provò ad affrontare il freddo gelido della Polonia in stato di congelamento primitivo.

"Come si accendono questi così?" disse colpendo l'interruttore per accendere i termosifoni "siamo in estate cosa diavolo facevano prima in questa stanza? Ibernavano la gente?"

Non molto sicura di aver acceso i riscaldamenti cominciò a preparare per la colazione, almeno fin quando non si accorse che in quella casa non c'era niente di commestibile.

Si maledì per essere rimasta chiusa in casa il pomeriggio precedente e nominando tutti i santi che ricordava, si andò a vestire. Aveva deciso di rifugiarsi in un bar caldo ma navigatore in mano, si accorse che non aveva la minima idea di dove andare.

Lasciò perdere la voce irritante della tizia che le indicava la strada e cominciò a camminare senza rischiare di allontanarsi troppo da casa.

Arrivata nel bar desiderò di non esserci arrivata. Cosa ci faceva Debora lì?

Ormai troppo in vista per scappare e attirare l'attenzione della gente, provò ad avvicinarsi discretamente al bancone, ma a quanto pare quello non era il suo giorno fortunato.

"Oh mio Dio Alice, anche tu qui" saltò dalla sedia "non posso crederci, come mai?"

Alice sorrise (forse era il sorriso più finto della sua vita), ma quando si accorse che l'uomo e la donna al tavolo con Debora erano i suoi genitori, sperò che avrebbe evitato di dare il meglio di se come al solito e che l'avrebbe subito lasciata in pace.

Si, troppo facile...

"Che brutto lavoro il tuo" rise "io per fortuna ho capito subito che la mia strada era quello di diventare una star di Hollywood" disse rivolgendo uno sguardo ai suoi genitori.

"È per questo che non ho preso quello stupido diploma di lingue"

"Diciamo che non è stata una cosa intelligente arrendersi gli ultimi mesi..." le parole le uscirono di bocca da sole, non era una gran mossa da fare d'avanti ai suoi genitori.

"Con i miei voti non sarei riuscita comunque a superare l'esame"

Almeno è sincera...

"Mi dica signorina" il barista apparve dietro al bancone con un sorriso smagliante che di sicuro avrebbe attirato in quel posto migliaia di clienti

Ordinò la colazione e con la sua pronuncia perfetta dell'inglese, il grande sorriso fiero della madre di Debora sparì.

"Debora, non racconti alla tua amica perché siamo qui?" intervenne portandosi un pezzo di brioche in bocca, evidentemente pensava che mangiarla come i comuni mortali fosse da ineducati.

"Sono riuscita ad avere il ruolo da protagonista in un film" disse fissando Alice negli occhi, forse aspettava di vedere la sua reazione

"Oh...ahm...wow...ok...bello" disse facendo qualche passo in dietro "ora devo andare" continuò prima di correre via senza aver neanche preso quello che aveva ordinato.

Senza riuscire a fermarla, una lacrima le rigò la guancia, camminava senza meta e solo quando provò a calmarsi si rese conto di non avere la minima idea di dove si trovava.

Già stanca della mattinata si andò a rifugiare nel parco verde che aveva di fronte.

Era così grande che avrebbe occupato la metà del suo paese

"Chi sa quanti bambini correvano tra quegli alberi tutti i pomeriggi" pensò Alice, le erano sempre piaciuti i bambini, erano così innocui, così puri, così fuori dai problemi del mondo.

Provò a sistemarsi prima di chiamare un taxi, cercò di trovare qualcosa che le suggerisse dove era finita e pronta chiamò il taxi, aveva quasi dimenticato che doveva procurarsi una macchina.

Una volta arrivata la macchina gialla, infatti, provò a chiedere un favore all'uomo che la guidava, infondo quello era il suo lavoro.

"Avrei bisogno di acquistare una macchina, sa dove potrei trovarne una?" chiese educatamente all'autista

"Sta scherzando?"

"Cosa? No...pensavo che un taxi potesse portarmi in una concessionaria" l'uomo annuì e partì senza chiedere la destinazione alla ragazza, doveva aver capito che Alice non aveva la minima idea di dove andare.

"Potrebbe aspettare un attimo?" chiese lei scendendo dalla macchina, l'uomo annuì insicuro vedendola scendere

Tutte le macchine presenti in quel posto erano stupende, una più bella dell'altra, sarebbe stato difficile scegliere...almeno fin quando Alice fu messa al corrente dei prezzi di ognuna.

"Ahm...non avete niente di usato?"

"Certo" rispose il commesso facendosi seguire, le altre macchine erano usate, si, ma erano comunque bellissime.

Ma il loro prezzo no.

"Come troppo? Qual è il suo budget allora? Questi sono i prezzi più bassi, non ci sono auto a costi minori"

"Ecco, io avevo intenzione di spendere al massimo 2000 £"

"Sta scherzando per caso?"

"Ecco io..."

"Se ne vada per favore, mi sta solo facendo perdere tempo" disse il signore andando via.

Alice uscì dal negozio a testa bassa e umiliata, non voleva far perdere tempo a nessuno, non era colpa sua se il suo lavoro non le avrebbe dato lo stipendio adatto.

"Alla buon ora" anche l'autista sembrava abbastanza stufo, ma a proposito di lavoro...

"Non è che per caso sa dove si trova l'Universal studios? Mi ci può portare? Domani ho il mio primo giorno di lavoro"

"Ad Hollywood? Sta scherzando? il mio lavoro non è quello di far fare giri in macchina alle ragazzine che non conoscono il paese"

Hollywood?

"Come Hollywood, ne è sicuro?"

"Mi dica cosa vuole fare per favore"

Messa alle strette indicò l'indirizzo di casa all'uomo.

SPAZIO AUTRICE

E già... Hollywood... sarà impazzito l'autista? O forse lo sono solo io? 😲

#Bluangel

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