Cap. 5
"Che stronzo"
"Alice..."
"Che schifo"
"Alice...non è cambiato niente vero? Non tutti sono come lui, tu sei una persona fantastica e lo saresti anche come attrice"
"Ma hai sentito come ci ha trattate? Io non voglio diventare così"
"Ma alice, così non si diventa, si nasce."
"Che schifo" ripeté incrociando le braccia al petto, erano in treno per tornare a casa e quasi Alice rimpiangeva di essere partita
"Tuo padre..."
"Potrà anche aver ragione su di lui, ma non su tutto il resto." Disse facendo sorridere Eleonora che temeva che Alice avrebbe lasciato perdere tutto.
"Devo arrivare dov'è arrivato Johnny, devo dimostrare che essere un'attrice non significa essere una stupida ragazzina raccomandata, devo dimostrare che anche una come me può raggiungere dei traguardi e dopo quello che ho visto non è a mio padre che devo dimostrarlo, ma a me"
"Si" gridò felice Eleonora abbracciandola "io ho lasciato perdere da tanto ormai, tu invece sei ancora in tempo e non ho intenzione di farti finire come me dietro una scrivania"
Il giorno dopo, la risposta al dubbio "ragazze stupide o ragazze odiose?" che riguardava Debora e le sue amichette non tardò ad arrivare.
"Eccola" rise Debora vedendo Alice entrare in classe
"Com'è stato essere portata via con la forza?" rise mentre anche tutti gli altri ridevano sotto i baffi, tutti tranne la ragazza che qualche giorno prima le aveva parlato del mancato talento recitativo delle 3 gallinelle.
"Almeno lei ha parlato con il vostro amato Johnny" intervenne vedendo alice in difficoltà
"Ha visto anche noi" una delle 2 amiche di Debora si fece avanti
"Ma di lei si ricorderà sicuramente più che di voi" sogghignò invitando Alice a sedersi accanto a lei
"E comunque mi è giunta voce che ieri Johnny Depp non ha per niente partecipato alla lezione, o sbaglio?" chiese giusto in tempo prima dell'arrivo del professore.
"Potevi dirmelo che piace anche a te" sussurrò la ragazza ad Alice
"È una lunga storia..."
"Perfetto, le lezioni di fisica sono sempre così noiose" sorrise incrociando le mani al petto.
Attenta a non farsi scoprire, Alice spiegò tutto per filo e per segno ad Alessia, come le aveva detto di chiamarsi.
Non tralasciò nessun particolare, racconto l'intera storia partendo dai ricordi felici della bambina di 5 anni che era stata arrivando infine a quel giorno.
Aveva ripetuto più volte che il suo vero scopo era quello di assistere a quelle lezioni di teatro che aveva sempre desiderato ma che non aveva mai avuto, ma non aveva nascosto che comunque incontrare Johnny Depp era un pensiero elettrizzante anche per lei.
Naturalmente le confessò anche l'idea che si era fatta sul ragazzo e Alessia non ne sembrò per niente stupita.
"È solo un ragazzino che per chi sa quale fortuna ora si trova lì" e sentendo questa frase Alice si sentì letteralmente cadere le braccia.
Erano le stesse parole che le aveva detto suo padre, le stesse che l'avevano fatta infuriare che però adesso le sembravano così vere...
"Ho sbagliato tutto"
Alessia la sentì ma preferì restare in silenzio, proprio come Alce aveva sperato.
Durante la giornata fortunatamente l'argomento non fu più ripreso.
"Se ho capito bene abbiamo da fare un tratto di strada insieme per tornare a casa, io dovrò proseguire ma comunque la direzione e quella" spiego Alessia scendendo le scale della scuola
"Ah bene, devo solo passare dalla fermata del pullman qui difronte, c'è un'amica che mi aspetta"
E infatti Eleonora era già lì che la aspettava
"Eleonora, lei è Alessia...Alessia, lei è Eleonora" le presentò, si strinsero la mano e subito cominciarono a chiacchierare.
Di cosa? Di Johnny.
"Cosa hanno detto le tue care amichette bionde?" chiese Eleonora restando sul vago, ma fu subito avvisata che Alessia sapeva.
Guardò l'amica quasi stupita ma non diede molto peso alla cosa.
"...e ora tutti pensano che non posso permettermi di pagare un corso di teatro" sbuffò "o come minimo pensano che anche io sbavo dietro un attore 20enne"
"Perché non è vero?" chiese ridendo
"No" Gridò Alice portando le mani al cielo
Il sabato successivo però, la voglia di tornare sul luogo del delitto era forte, tanto da portare tutte e tre le ragazze a prendere il treno e correre ad aspettare l'inizio della lezione.
"Non posso credere che mi abbiate convinta" bisbigliò Alessia intenta a sbirciare nella stanza
"E io non posso credere di essere tornata qui"
"A chi lo dici" sospirò Alice imitando i gesti di Alessia affacciandosi alla finestra.
"In caso sentiate dei passi correte ok? L'ultima volta abbiamo dimenticato di farlo" Disse Alice facendo ridere Eleonora
"Tutta colpa di Johnny" rise, sapeva che ormai quel nome era in grado di far irritare Alice, quindi avrebbe usato la cosa a suo favore.
Ma dopotutto non era da biasimare... Alice vedeva in quel ragazzo se stessa, sperava giorno e notte di diventare come lui, ma ora aveva visto l'incubo di ogni fan: lui non è come lo fanno apparire.
"Bene, dove ci eravamo fermati sabato scorso?" chiese uno dei professori una volta che tutti erano presenti all'appello.
Di Johnny neanche l'ombra, ma era difficile intuire se era una buona o una brutta cosa
Questa volta la finestra era chiusa, bisognava essere nel silenzio più assoluto per riuscire ad ascoltare le cose che venivano dette, ma le minacce nei dintorni erano meno pericolose, dei passi avvicinarsi si sarebbero di certo sentiti.
Un altro lato positivo era che si poteva ridere e parlare liberamente. A bassa voce...ma si poteva.
Evidentemente però non si doveva.
"Vedo che avete portato ospiti questa volta" si, lui...ancora una volta.
Il fumo della sigaretta gli sfiorava le labbra mentre lo soffiava via.
Aveva una mano nella tasca dei pantaloni, mentre l'altra manteneva la sigaretta che, ancora una volta, si portò alle labbra senza dire nient'altro.
"Non parlate?" disse dipingendosi un ghigno sul viso, il sabato precedente a questo punto aveva già chiamato i due uomini robusti per spingere via Alice ed Eleonora, mentre ora era lì, divertito e ad aspettare una qualche reazione da parte delle tre ragazze.
Soffiò via l'ultima boccata di fumo prima di lanciare la sigaretta ai piedi delle ragazze.
"Sparite" disse restando immobile, nessuna si decideva a fare il primo passo e questo servì solo a far crescere la sua autostima.
"Ragazzine" sussurrò spegnendo con la scarpa la sigaretta ancora accesa, si voltò e se ne andò lasciandole lì ancora in silenzio e umiliate.
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