Noctiphobia (Hassan Shabazz & Padre Paul Hill)

11. Noctiphobia

 paura della notte, dell'oscurità

(Hassan Shabazz & Padre Paul Hill)

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Crockett Island è un buco di culo posizionato nel nulla, eppure Hassan non vorrebbe trovarsi in nessun altro posto che quello, ora come ora. Non è tanto il fatto che si trova a chilometri di distanza dal caos cittadino, ma la mancanza quasi totale di dita puntate contro di lui, che gli ricordano quanto è diversa la sua cultura, il colore della sua pelle e il suono delle sue parole – e della sua fede. Se solo le persone sapessero quanto hanno da imparare, tutti quanti, dalle diversità, probabilmente ora non sarebbe lì, ma non importa. L'unico nemico che si è fatto, probabilmente, è Beverly Keane ma, a dirla tutta, Hassan sa che lei è il nemico di tutti, persino del nuovo prete. Non l'ha mai visto perdere la calma con lei ma, un paio di volte, l'ha beccato ad alzare gli occhi al cielo.

Quella donna, dopotutto, è l'unica cosa che davvero unisce Crockett, paradossalmente. Nessuno la sopporta e su quello sono tutti d'accordo.

È una giornata di merda come sempre – dopotutto quell'isola non vanta un clima decente nemmeno per sbaglio e, forse, ha contato in tutto tre giorni di sole – uno di questi è quello in cui hanno trovato i gatti morti sulla spiaggia. Un giorno che sia lui, che Alì – e probabilmente tutta la popolazione, vorrebbero dimenticare il prima possibile.

Gli stivali si infilano nella fanghiglia delle vie umide e limaccioso di Crockett; una sensazione che continua a non piacergli ma, dopotutto, lo sceriffo deve vigilare, per quanto non accada praticamente un cazzo di niente da più o meno cinque o sei anni – esattamente da quando Joe Collie ha sparato per sbaglio contro la schiena di Leeza Scarborough mandandola su una sedia a rotelle. Povera ragazza e povero ubriacone di un Joe. Ha avuto la fortuna di conoscerlo dopo l'incidente e, forse, per questo non prova odio nei suoi confronti, solo una grande, gigantesca e forse immotivata compassione. A differenza della popolazione locale che, senza troppi complimenti, ha isolato quell'uomo e lo ha reso un emarginato. Non è di certo un santo ma, alla fine, non l'ha fatto nemmeno intenzionalmente. Ha sbagliato, quello sì, ma nessuno a parte Dio dovrebbe improvvisarsi giudice morale.

Ha sbagliato, è stato un incidente, la corte lo ha assolto, e questo a Hassan basta. Lui è un uomo di legge e la legge opera così.

Sospira. Sorpassa la scuola e Erin Greene, intenta a innaffiare alcune piante appena fuori la porta, alza una mano e sorride. Con la mano libera dall'innaffiatoio si regge la pancia che si vede leggermente e che, a quanto pare, contiene una nuova vita che attende, forse entusiasta, di affacciarsi alla vita.

In quell'isola? Nella noia più totale? Al solo pensiero gli viene da scuotere la testa, ma non lo fa, e ricambia semplicemente il sorriso, mentre la mente vola ad Alì che, anche se ha trovato un amico come Warren, con il quale pare inseparabile, Hassan è convinto lo odi per averlo portato fino laggiù, in mezzo all'oceano, a un'ora di traghetto dalla terraferma.
Una prigione.

Rabbrividisce, cerca di mettersi nei panni di un diciassettenne che vorrebbe solo vivere, ma non ci riesce. Il ricordo dell'11 settembre e di sua moglie tornano inesorabilmente a frenare quel piccolo frammento di ingenuità che gli è rimasta.

Sorpassa la casa del sindaco, dove la piccola Leeza occupa la veranda ed è troppo impegnata a leggere un libro per accorgersi di lui, così Hassan lascia stare, ma le rivolge comunque un sorriso perché, malgrado tutto, quella ragazzina trova sempre la maniera per sorridere, malgrado tutto.

Vorrebbe che Alì facesse lo stesso e trovasse la serenità nelle piccole cose, ma è impossibile. Lo sta solo infilando in una tomba sempre più profonda dal quale non uscirà mai la stessa persona che è adesso, in futuro. Quale futuro? Glielo sta privando.

Sorpassa l'edicola e poi la macelleria e, infine, si ritrova a costeggiare la chiesa. St. Patrick sembra un posto a sé, qualcosa che non appartiene a Crockett, ma ad un posto diverso, o forse nessun posto in particolare.

Padre Paul Hill è tutto intento a pulire con una vecchia scopa di palma la pedana di legno che serve a Leeza per salire e raggiungere la chiesa. Il rumore dei fili contro la superficie è rassicurante, in qualche modo, e echeggia in quello spiazzo aperto; al lato della costruzione un paio di ragazzini giocano a calcio, mentre una bambina bionda fa da arbitro. Sono felici e spensierati. Hassan vorrebbe che lo fosse tutta Crockett, ma soprattutto Alì, che gli sembra ogni giorno che passa la copia di lui e l'ombra di sé stesso.

Si appoggia le mani sui fianchi e sposta il peso del corpo sulla gamba destra. Alza lo sguardo e sospira amareggiato.

Pensa troppo all'infelicità di Alì e non fa niente per alleviarla. Si detesta.

«Sceriffo!»

È la voce squillante e pacata di padre Paul, che lo chiama. Lo sta guardando da sopra la pedana. Si copre gli occhi con una mano, anche se il sole non è esattamente dell'umore giusto per baciare Crockett.

Hassan stringe le labbra. «Padre. Tutto okay da queste parti?»

«Per ora», scherza padre Paul, alzando le spalle. «Qual buon vento la porta qui?»

«Una semplice ronda pomeridiana, prima che cominci a piovere.»

«Bene, molto bene! Qualche novità?»

«No, la solita calma piatta. L'ultima notizia elettrizzante dell'isola è stata quella del suo arrivo che, se me lo concede, è stata spiazzante.»

Padre Paul non sembra per nulla scosso da quella specie di accusa; sorride con quel suo solito modo enigmatico che sa, leggermente, di goffaggine. Poggia la scopa contro il muro della chiesa e scende le scale per avvicinarsi.

«Come ho spiegato anche al sindaco, credevo che la curia vi avesse avvisati. Sono costernato, so che inizialmente avrei potuto essere chiunque.»

Potrebbe esserlo tutt'ora, pensa Hassan, ma non lo dice ad alta voce, si limita ad alzare un sopracciglio e a lisciare la barba pensieroso. No, non crede che padre Paul sia un impostore, e il motivo è che sarebbe assurdo, se non ridicolo, credere che a qualcuno possa davvero interessare l'idea di infiltrarsi a Crockett per rubare i poveri abitanti. Non ne trarrebbe vantaggio, scappare con i traghetti sarebbe troppo complicato e pericoloso e... Ecco, sta di nuovo pensando come un poliziotto vero, quando è lì perché si vuole liberare da quel ruolo.

Si passa una mano tra i capelli. «No, non si preoccupi. Come le dicevo è stato solo spiazzante. È pronto per la messa?»

«Quella delle sette, ma non viene quasi mai nessuno a parte Leeza e la signora Flynn. E Bev, naturalmente.»

«Naturalmente», ripete Hassan, e quasi percepisce una sorta di legame mentale con il prete, come se la frustrazione nei riguardi di quella donna fosse l'unica fede che li accomuna, solo che lo sa che padre Hill non si azzarderebbe mai a parlar male di nessuno. Forse è meglio così.

«Suo figlio? Ho visto che ha fatto amicizia con il figlio più piccolo dei Flynn, Warren. Si sta trovando bene?»

«Oh, diciamo di sì. È ancora presto per dirlo, siamo qui da poco ma, per ora, sta cercando di ambientarsi.»

Padre Paul sembra squadrarlo da capo a piedi, e l'idea che lo stia giudicando gli fa trattenere un'imprecazione tra i denti. Hassan si morde le labbra.

«Deve essere difficile, per un ragazzo che viene dalla città, trasferirsi qui. Dopotutto Warren e gli altri non sono mai stati al di là di Crockett, a meno di gite fuori porta e qualche occasione straordinaria. Per Alì non è la stessa cosa.»

«Non lo è nemmeno per me, o per lei, eppure non siamo nati e cresciuti qui.»

Il prete sorride leggermente, e a Hassan sembra di percepire una leggera nota amara in quel gesto, che svanisce poi lasciando spazio ad uno dei suoi fastidiosissimi sorrisi da prete.

Quelli che sanno di fede e bugie.

«Siamo abbastanza adulti per ricercare una vita tranquilla in un'isola lontana dal caos e dalle responsabilità cittadine.»

«Lei da dove viene, padre? Parla come se fosse cresciuto nella metropoli», lo stuzzica, ma ride, cercando di sembrare solo coinvolto in una conversazione che sa esattamente dove andrà a parare.

«Non è importante da dove veniamo», dice, e Hassan spera che quella frase non finisca come ha appena immaginato. «Ma dove andiamo.»

Lo sapeva e lo sentiva, perché i cattolici ce l'hanno sempre, questo vizio squallido di sorvolare su tutto attraverso frasi fatte e qualunquismo becero. Padre Paul gli sta simpatico, non può non ammetterlo, ma è esattamente come tutti gli altri preti. Finto. Pieno di perle di saggezza scontate come un libro di barzellette sui matrimoni, ma vuoto di sincerità.

Padre Paul è la caricatura di se stesso e questo, in un certo senso, gli sembra un insulto alla sua intelligenza.

«Dunque direi di aspettare che Alì vada da qualche parte.»

«Immagino di sì.» Padre Paul non sembra intenzionato a dire altro, ma ha raccolto la provocazione e ha sospirato, senza mai cancellare quel sorriso sempre più artificiale dal suo volto fresco di barba appena fatta e cicatrici. «Se ogni tanto vorrete venire a trovarci a messa, la domenica...» eccolo qui, l'invito verso la casa di Dio. Hassan non sa perché, ma se lo aspettava da un po'.

Padre Paul ha alzato una mano e ha indicato quasi teatralmente l'entrata della chiesa. Gli è venuto naturale alzare lo sguardo e guardarla, ma dentro non c'è il suo Dio, solo una croce attaccata al muro che ricorda, a tutti colore che entrano, su cosa è basata la vita di un cristiano. Dolore, paura, tenebre.

E Hassan, delle tenebre, ha sempre avuto una paura fottuta. Come quel giorno in cui sono cadute le torri; c'era così tanta polvere, nell'aria, che il cielo si era oscurato e la via era smarrita. Ha avuto così paura che, per dormire, ha bisogno di una luce che lo guidi verso il sonno; per non perdersi nel male e, lo sa bene, il buio non ha fede.

«No, padre. Non... non lo prenda come un attacco personale ma, io e Alì, non apparteniamo a questa casa. Siamo musulmani, lo sa tutto il paese, e non ce ne vergognamo.»

«Non importa. La messa è un momento di comunione, di incontro! Un modo per stare insieme. Non c'è bisogno di condividere lo stesso padre, per essere fratelli, no?»

«No, non credo che funzioni così», sbotta, e ha serrato la mascella. È l'ennesima volta che qualcuno prova a spostarlo da quello che è il suo credo – di quello che era il credo della donna che ha amato e che continua ad amare – ma lui resta fermo come una roccia, immobile, e nessuno – nemmeno la bontà e le buone intenzioni di un prete simpatico, gli faranno cambiare quell'ideale per il quale sta combattendo da anni, ormai. «Se le chiedessi di venire a pregare con me, stasera, al tramonto, con un tappeto e la testa rivolta verso nord, lo farebbe?»

L'uomo con la divisa nera, quella che è ancora un segno di oscurità, non parla. Lo guarda, incrocia le braccia la petto e, muovendo la testa in quello che non è né un sì, né un no, boccheggia.

«Glielo dico io: è un no! Non è bello, vero? Non è inclusivo, o sbaglio? Non si sente a suo agio, e lo so cosa prova, perché è la stessa cosa che provo io quando voi mi chiedete di mettere da parte la mia fede e abbracciare la vostra. Anche solo per una volta. Anche solo per stare insieme. No, padre. La fede è qualcosa che abbiamo dentro, è troppo personale per condividerla con qualcuno e la realtà dei fatti è che voi siete tanti, avete la fortuna di poterla condividere – anche se, da quello che mi dice, a parte la domenica nessuno si presenta. Allora... posso affermare che la mia fede, chiusa in una casa al tramonto, praticata ogni giorno, vale più di quella dei suoi discepoli che si ricordano di dio solo nel giorno in cui riposano?»

Padre Paul annuisce, poi slega le braccia dal petto, le fa cadere lungo i fianchi e per Hassan è una vittoria – amara, ma è pur sempre una vittoria. Il prete è sconfitto, e lui ha dimostrato ancora una volta quanta solitudine c'è nella logica.

Quanta solitudine c'è nei pochi come lui. Come Alì. Come sua moglie.

«Lo può affermare», commenta solo il prete e Hassan annuisce, le mani ancora più strette ai fianchi, poi si preme le dita contro la radice del naso e, sospirando, cerca di dimenticare l'ennesimo dibattito teologico a senso unico.

Guarda la chiesa, l'entrata di quella grotta, e il buio sembra più fitto, più intenso, al suo interno, ora che il sole sta calando e il tramonto non è arancione come al solito, ma coperto di nuvole nere.

Deglutisce e distoglie lo sguardo.

«Comunque mi è capitato di pregare verso il santuario Kaaba, con un amico. Eravamo a Gerusalemme e lui aveva costruito una meridiana tutta storta», ride padre Paul, e alza le mani; quasi sembra reggere quell'oggetto di cui sta parlando, ma tra le dita non ha nient'altro che ricordi. «Mi ha insegnato a cercare il nord, anche se sapeva che non mi sarebbe mai servito a nulla. Perché, dopotutto, se avessi mai deciso di pregare ancora Allah, lo avrei fatto con lui.»

Hassan si blocca. Lo scruta da capo a piedi, e avverte, solo per un attimo, una nota di nostalgia e sincerità in quell'uomo che, dal primo giorno, gli è parso tutt'altro che onesto.

«Poteva farlo?»

«Non c'è niente che vieta un cristiano di pregare insieme ad altri credenti che non siano di un'altra religione. Nessuno dice di no, soprattutto Dio. Il mio è questo e il suo sta da un'altra parte ma, dopotutto, la fede viene dallo stesso organo vitale.»

«L'anima?», chiede Hassan, sbuffando via una risata amara.

Padre Paul risponde con lo stesso gesto, ma non c'è niente di amaro in lui. Solo qualcosa che sembra più tenerezza.

«Il cuore.» Lo spiazza; lo tiene lì in piedi, di fronte alla chiesa, una casa che gli è sconosciuta, e gli parla del cuore, qualcosa che, nel bene e nel male, tutti hanno.

Non può dargli torto.

«Buona giornata, sceriffo. Io rientro, o mi prenderò un gran bel acquazzone. Dovrebbe rientrare anche lei», lo congeda padre Paul e, senza aspettare una risposta, quasi saltellando come un bambino, sale le scale della chiesa e, dopo avergli dato un'ultima occhiata sorridente, chiude le porte con un tonfo sordo.

Hassan resta lì, e sente il vento che gli accarezza il viso: è gelido, pungente. Il cielo è sempre più scuro, sempre più minaccioso e, il buio, presto si abbatterà su Crockett.

Si gira su se stesso, gli stivali sempre più sporchi di fango e, incamminandosi verso casa, si posa una mano sul cuore.

Il buio incombe, le tenebre sono vicine, ma c'è una luce, nel petto, che resta sempre accesa. Che sia la fede in un Dio – qualunque esso sia, o un ricordo lontano di una donna amata incondizionatamente, quella luce resterà sempre accesa.

Anche per lui, che ha così paura del buio e, in futuro, spera di essere per Alì quella candela pronta a guidarlo.

Lo vuole più di ogni altra cosa al mondo. 

Fine

Questa shot ha vinto il premio "Genio della Grammatica" al Volturi AWARD 2022 indetto da thevolturisteam

Note Autore:

Avrei tanto voluto vedere un dibattito religioso tra loro due ** Spero di non aver sfociato nel OOC con Hassan ♥

La vostra amichevole Miryel di quartiere

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