Capitolo 3

"Quindi tu non sei di queste parti?"

"No..."

"Da dove vieni allora? Perché ti sei spostata? Non hai nessun....come dire....familiare?" chiese, titubante sull'ultima domanda, Oda-san.

"Hokkaido. Perché di sì. E no!" rispose svogliata e stressata Yuko.

Erano usciti dalla sua ex casa da poco più di 10 minuti; il suo obiettivo era andare all'ospedale, lasciare l'impiastro e cercarsi un nuovo posto dove abitare senza farsi trovare dalla polizia.

<Un piano geniale> pensò lei, tralasciando il fatto che da dove si trovavano, a piedi, si impiegava un'ora abbondante ad arrivare all'unica struttura decente nel raggio di 100km.

E il suo compagno di viaggio non stava zitto un attimo!

"Allora come hai fatto a-"

"Stoppati! Fermo! Basta! Taci! Mi stai facendo impazzire e siamo appena partiti!" scoppiò nervosa la ragazza.

Lui la guardò sorpreso, poi triste e infine imbarazzato per la scena appena svoltasi.

Ripresero a camminare in silenzio....un pesante e intenso silenzio per Oda..... un po' di tranquillità per Yuko.

Passarono varie case fatte grezzamente, con terracotta o argilla, ma anche legname e teli, dipendeva dalla ricchezza della persona.

Nonostante siano nel ventesimo secolo, ci sono molti luoghi ancora abbandonati a se stessi, come questi posti di periferia.

Allontanandosi sempre più da konbini, case decenti e strade pulite si arrivava a questo.... "gli scarti della società" potevano essere chiamati, coloro che non avendo lavoro, soldi, un tetto, cibo e spesso familiari o anche solo amici...si ritrovavano a vivere per strada e lontani da tutti.

Oda guardava ogni "casa", ogni percorso, ogni persona con disgusto e pietà, ma Yuko notò anche un altro particolare nella sua nera curiosità.

"Come mai sei così incredulo?" chiese lei, sorpresa di questo momento di chiacchiera quanto il poliziotto.

Lui continuò a fissarla stupito, per poi tornare sul 'paesaggio' del posto.
Era in conflitto con se stesso.

"Se non vuoi parlare va bene, basta che me lo dici apertamente. Prima non stavi zitto e adesso questo. Che tipo!" si divertiva stuzzicarlo.

"No, non è questo. È che stavo pensando a quanto è diverso qui, da casa mia. Dalla città in cui vivo da vent'anni..." continuò a parlare perso nei ricordi.

"Non avevi mai visto cose così?" chiede curiosa.

"No....e non riesco a capire se è un male o un bene...." risponde prima di inciampare su un sasso.

Lei lo aiuta ad alzarsi quasi in automatico e subito dopo controlla l'ora con l'orologio fregato a qualche negozio.

Stavano camminando oramai da mezz'ora. Mancava approssimativamente poco.

Guardò il poliziotto, sporco di terra, un ginocchio sbucciato, stremato e debole a causa della febbre avuta.

<Non ce la farà ancora per molto con questo ritmo....> lo guarda pulirsi il ginocchio con lentezza <Che scocciatura!>

Butta lo zaino a terra, sul bordo dello sterrato, e vi ci appoggia la schiena. Beve un po' d'acqua dalla bottiglia e dopo la lancia a Oda, confuso.

"Scusa ma sai fare solo quella faccia? No perché a me sembra che sono più le volte che mi guardi così o scioccato o altro, invece di essermi grato!"

"Scusa...." balbetta per poi bere dell'acqua dalla bottiglia.
Dopodiché si siede vicino a Yuko con le braccia che circondano le gambe attaccate al petto.

Passa qualche minuto di silenzio, interrotto soltanto dai grilli o dal ronzio delle api.

"Comunque non pensare che tu abbia sbagliato a credere che posti del genere non esistessero. Vuol dire solo che hai avuto un'infanzia felice e che sei pieno di positività." spiega guardando le nuvole coprire il sole...

"Non si può fare niente per queste persone?" chiede demoralizzato il ragazzo.

"Senti, se bastasse un'unica azione buona di una singola persona per far sì che tutto questo cambi, non pensi che saremmo tutti ricchi o felici?" continua lei.

"Già....che domanda stupida..."

Lei lo guarda di sottecchi.

<Non mi piacciono le persone che si comportano così. Ti fanno salire la gentilezza anche quando non lo sei. È una sensazione sgradevole....l'ho già provata....>

"Comunque sei uno sbirro! Tu di queste cose dovresti viverci! Pane quotidiano giusto? E poi quando tornerai avrai motivo di vanto con i tuoi colleghi!" ribatte lei.

"Ah sì? E di che mi vanto? Che dopo essere stato licenziato da una voce in una ricetrasmittente ed essere crollato a terra come una pera cotta in un vicolo, prendendo anche la febbre, mi sono ritrovato a viaggiare per cunicoli, strade sudicie e melomose, passare in mezzo a tende e case di argilla mezze distrutte con una ragazza bella ma così tosta che al solo sguardo scapperresti, e tutto per raggiungere un ospedale lontanissimo così da tornare a casa?" espone la storia lui abbastanza scosso.

"Beh....non è mica una roba di tutti i giorni!" scherza lei, quanto basta per far tornare un po' di buon umore anche al compagno.

"Bene! Ed ora che ci siamo riposati, direi che possiamo ripartire, manca poco ormai." decide Yuko mentre si alza, mettendosi in spalla lo zaino.

"Ah Nagisa-san!"

"Siiii...." risponde alzando gli occhi al cielo.

"Grazie! Sei stata gentile!"

"Bleuhh! Così mi insulti sbirro! Inizia a camminare prima che ti abbandoni qui!"

Lui si alza velocemente e prima di partire la osserva attentamente da capo a piedi in modo meticoloso e affascinato....

[....]
Intanto in ospedale, nell'ufficio del primario, era in atto la ricerca di Oda e Yuko.

"Mi ascolti, Hyuga-san, ne sono addolorato, ma non posso aiutarla. Ho ben altro a cui pensare."

Il primario di chirurgia amministrava non solo il suo reparto, ma pensava anche a tutto il resto dell'ospedale. Per quanto più tecnologico fosse l'edificio, restava pur sempre molto piccolo in confronto a quelli di Tokyo o altri paesi.

"Me ne rendo conto Mado-san, tuttavia...." provò a ribattere il poliziotto.

"Tuttavia un accidente!" urlò di rimando. "Ora voi e la sua squadra ve ne andrete dal MIO ospedale!" continuò calmo di punto in bianco, andando anche ad aprire la porta all'uomo.

"Mado-san....se lei si rifiuta di collaborare nelle indagini di una pericolosa criminale e di un ex agente probabilmente ferito, impedendo così alla legge di fare il suo lavoro.... subirà delle conseguenze....ne è proprio sicuro?"

"Beh, lo sa poliziotto dei miei stivali??" disse avvicinandosi in modo minaccioso "Noi qui non navighiamo nell'oro, nella pulizia o nell'amore. Qui la maggior parte di noi sopravvive a stento, compiendo azioni come rubare, distruggere abitazioni, ferire....o peggio uccidere....e tutto pur di vivere per UN SOLO ALTRO GIORNO! E la vostra legge cosa ha mai fatto per noi??" Gli domandò urlandogli contro, avvicinandosi sempre di più.

"Ecco...." spaventato Hyuga-san provò a dire qualcosa ma riusciva solo ad indietreggiare...

"Glielo dico io..." continuò"NIENTE! CI LASCIANO QUI A MARCIRE FINO A QUANDO NON TORNIAMO UTILI! E POI GUARDA CASO CI BUTTANO VIA COME GIOCATTOLI ROTTI QUANDO TUTTO È FINITO!" Urla arrabbiato.

All'improvviso si placa e rivolge il suo sguardo, fino ad esso puntato dritto negli occhi del ragazzo, lontano, verso pensieri suoi e ricordi inviolabili....

"Lei non sa....voi tutti non sapete....non avete la minima idea di quello che io ho visto entrare da quelle porte...." continua ormai con la mente rivolta al passato.

"Mado-san...."

Risvegliatosi dal suo 'coma' torna a puntare il suo obiettivo.

"Ora. Andatevene."

Lo prese per un braccio e lo buttò fuori, quasi cadde a terra, e con un freddo e stizzito "Addio" chiuse la discussione.

Hyuga-san si guardò intorno in preda alla disperazione.

"E ora cosa dico al capo! Quello è capace di farmi fuori in qualsiasi momento!"

Sarà il destino, karma o semplicemente sfortuna, ma la ricetrasmittente cominciò a emettere dei rumori, suoni di parole....una voce....quella...voce....

"Allora, Hyuga-san, come sta andando la ricerca della ragazza?"

<Merda...> pensò lui...
<Sono morto...>

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