Capitolo 29
L'epinefrina le vorticò in corpo, mandandole scariche ah muscoli, che si contraevano per l'emozione; la digestione si era interrotta quasi subito, Evalin era adesso ricoperta di un velo di sudore.
Non capì nulla. Si ricordò vagamente di essere scivolata via dalle lenzuola.
Stephan la guidava in palestra con una presa ferrea sul suo polso. Scesero le scale poco illuminate, Evalin rischiò di inciampare ben due volte, aveva una vestaglia molto lunga fino ai piedi, dopo la seconda volta Stephan la prese, issandola con un braccio sotto alle ginocchia e l'altro sotto la schiena.
Il battito cardiaco di Evalin batteva alle stelle, sentiva il cuore in gola, la vena le pulsava intensamente.
Non avevano più parlato ed Evalin non aveva abbastanza lucidità da tempestare Stephan di domande.
Appena entrati in palestra, lui l'aveva lasciata nelle mani di Elena che le infilò la sua tuta grigia in un baleno. Elena non l'accusò di nulla né le fece alcuna domanda come lei se l'era immaginato. Le fece una treccia a cestino, le pulì il viso con l'acqua fredda per svegliarla, non che questo servisse a molto, visto che tutta la stanchezza le era scivolata via.
Guardò l'orologio e vide che erano le 6 di sera. Evalin notando i movimenti scattosi di Elena, si preoccupò.
- Siamo in ritardo? Chiese. La sua voce era roca dopo le forti urla e le prudeva terribilmente.
Elena scosse la testa, ma non lavorò con più calma.
- Avete altre 7 ore- le riferì mentre le infilava dei guanti- ma a quanto pare voi ed il vostro compagno dovrete andare via e prendere il veicolo. Lascerete il palazzo dei dominatori. Evalin non seppe se rimanere più stupita per il nome con cui aveva chiamato l'Accademia, nome utilizzato anche dai coetanei di sua nonna, o nell'apprendere che doveva andarsene. Paura e desiderio la travolsero togliendole il fiato.
-Chi è l'altro? fu l'unica domanda che le rivolse, ma Elena non fece in tempo a risponderle che una porta dietro di lei si riaprì, mostrando tre uomini: Stephan, Xenios e ovviamente Denny, che scivolava dietro i due uomini con un volto elettrico per la tanta ansia e felicità, era già pronto nella sua tuta blu notte immacolata. Eva distolse lo sguardo da loro prima che Denny potesse parlarle. Non era felice della sua presenza, lo trovava alquanto vanaglorioso. Peccato non potesse non sbriciare dalla sua parte, Evalin era da una parte attratta dalla sua grande forza che emanava come persona, e notò che nonostante lui fosse entusiasta, non interrompeva i due uomini né tremava come un foglia come del resto stava facendo Eva.
La ragazza da parte sua, smaltita tutta l'ansia, domandò subito ai due.- Dove andiamo? Xenios rise lievemente. Le pose una mano sulla spalla in un gesto paterno, estremamente breve, e le voltò le spalle senza aggiungere nulla. Le iridi di Eva che erano passate dal grigio totale prima al verde chiaro, di quando era arrivata in palestra, divennero subito neri.
-Wow! È stato molto veloce. Notò Denny molto colpito. -Il nero per cosa sta? Chiese incuriosito. Evalin che al momento non aveva nessun controllo sulle sue emozioni lo fulminò con lo sguardo.
-Non credo tu voglia saperlo. Stephan dimmi, cosa dobbiamo fare?
Denny rimase colpito dalla libertà con cui lei si rivolgeva al maestro, ma poco importò ad Evalin.
-Fra poco partiamo. Tenetevi pronti. Disse lanciandole uno sguardo d'ammonimento.
-Perché non farlo qui? Si chiese lei ad alta voce mentre Stephan stava uscendo di nuovo dalla palestra a passo svelto. Denny che era rimasto in silenzio poco dietro, rispose, pensando che lei si fosse rivolta a lui.
-È una questione di sacralità e perché poi i nostri poteri non posso essere richiamati qui, i danni potrebbero essere pericolosi e molti. Ovviamente aveva fatto i compiti, invidiava quante cose il suo maestro le diceva.
-Ecco perché ci hanno messo così tanto, hanno paura che succeda qualcosa come Erika. Cioè paura per te ovvio, io non ho la lontana possibilità di bruciarmi.
Qualsiasi fermezza Denny mostrava prima, svanì dopo le parole di Evalin, la quale non aveva mai pensato che potesse fargli del male. Ovviamente lui ci aveva dovuto pensare più volte, si disse la ragazza. Si sentì profondamente in colpa. Gli prese una mano esitante e si scusò. Denny però parve su un altro mondo, Evalin non fu in grado di decifrare la sua espressione.
-Ti ringrazio per aver detto ciò che pensi. Nella sua voce non c'era né rabbia né dolcezza, era una voce piatta, registrata. Si sarebbe aspettata un rimprovero, gli uomini non esitavano mai rimproverarlo per la sua eccessiva libertà, ma lui invece aveva ben altre cose di cui preoccuparsi. Senza aggiungere altro e guardarla minimamente, si avviò verso l'uscita e scomparve. Evalin sentì una stretta allo stomaco che non seppe come interpretare. "Ti devi calmare" si ordinò. Non seguì i tre uomini, bensì si sedette per terra in posizione base ed iniziò a respirare per calmare i pensieri.
Inspira. 1.2.3.4.5. Espira.
Inspira. Trattieni. Espira con la bocca.
Quando la testa iniziò a girarle un po' per i respiri lenti e profondi, la porta si aprì nuovamente ed uscì Stephan, con degli occhi ambrati.
-Brava ti stai concentrando. Disse compiaciuto. -Sono felice che non perdi tempo,
Evalin sorrise e nel scrutarla Stephan vide che un occhio di Evalin era grigio come un cielo nuvoloso e l'altro era azzurro chiarissimo. Sorrise meravigliato.
-Dobbiamo andare? Chiese Evalin vedendo che lui non parlava ancora.
L'uomo annuì, l'aiutò ad alzarsi e l'accompagnò fuori nel cortile.
A pochi metri dallo stadio, Evalin, che sentiva le gambe molli dall'aspettativa, vide un grande aviogetto, con linee morbide e sottili come lame.
Si fermò poco prima di entrare, per ammirarlo meglio. Denny non si vedeva da nessuna parte, Evalin immaginò fosse già all'interno.
Un portellone era aperto, diventando una passerella per i passeggeri, mentre Evalin lo risaliva, lo sentì scricchiolare sotto i piedi. Ebbe un moto di paura.
Solo quando si sedette e strinse la cinta, si rilassò un pochino.
Stephan le si sedette affianco e le prese una mano per rassicurarla, Evalin se ne compiacque, ma non fece in tempo a godersi quell'emozione che sentì il jet scuotere ed un rumore assordante. Chiuse gli occhi dallo spavento. "E se si rompesse in aria? E se cadessimo nel vuoto?" Non riusciva a reprimere i suoi pensieri. Le si formò un nodo allo stomaco e sentì la cena risalirle nell'esofago.
-Andrà tutto bene. La rassicurava Stephan, mentre lei gli stringeva la mano così fortemente che le nocche era diventate di un bianco pallido.
L'aviogetto finalmente si stabilì e il pavimento cessò di tremare, Evalin aprì un occhio e guardò fuori dal finestrino. Il cuore le si fermò. Non si accorse di avere la bocca spalancata, ma la visione notturna del mondo la colse totalmente impreparata. Le gambe erano ancora molli, e lo stomaco stava ancora soffrendo per l'alta quota, ma non si sentì sfinita né spaventata, altroché, si sentì euforica: stava volando per la prima volta nella sua vita. Respirava forte per l'emozione.
-Senza questa scatola di metallo è anche meglio. Le rivelò Stephan.
Xenios, seduto nella fila opposta a loro, sbuffò. -Io credo che quello che tu intendi per volare sia in realtà morire.
Stephan scrollò le spalle.
-Punti di vista. Solo perché non hai una protezione, non significa che devi morire. Puntualizzò. Evalin che li osservava rimase affascinata dall'idea di volare. Notò Denny, seduto con la testa china, Evalin pensò con molta stizza che avesse già volato prima, nulla in lui rivelava il minimo fremito, che aveva mostrato poco prima.
Il viaggio fu estremamente breve, tanto che non si parlò molto. Né Stephan, né Xenios avrebbero risposto alle sue domande, perciò tutto quello che Evalin fece fu guardare la curva della terra e il mare salato dal finestrino.
Xenios e Denny invece si scambiarono qualche parola, ma il pallore sul viso del discepolo non scomparì.
Atterrarono con gentilezza sul suolo e come frecce uscirono verso il buio totale della notte. Le stelle brillavano in cielo, illuminando le cime degli alberi. Erano su uno spazio piano di un monte, strizzando gli occhi Evalin riuscì a vedere la cima e le nubi nere che vorticavano lì intorno.
-Cosa ci facciamo qui? Chiese.
Stephan, il quale le aveva fatto indossare un cappotto di peli di alce, molto pesante, e un paio di stivali con l'interno coperto da soffice lana, le rivolse un sorriso dietro ad un pesante cappuccio, che gli ricadeva sul viso, nascondendolo. -Ora scaliamo la montagna.
Denny lo guardò stupito. - Perché non volare fin in cima? Il suo maestro gli batté una mano sulla spalla.
-Perché il jet non può arrivarci e poi fa parte della vostra prova. -Guardò Evalin e Denis con trasporto- da adesso innanzi sarete sottoposti all'iniziazione, saranno 3 prove per testare la vostra fede, la vostra forza e la vostra abilità magica. Ora scalerete la montagna, non vi farete piegare dal vento né dalla pioggia perché saranno parti del vostro potere. Una volta finito dovrete testare la vostra fede e compiere il rituale per cui siete qui, separatamente ed insieme. Infine l'ultima prova è individuale, vedremo quanto potere avrete.
Le parole sovrastarono il vento che soffiava. Evalin tremò ma non per il freddo.
-Sarà rischiosissimo! Fece notare lei.
Stephan le si avvicinò, la prese sulle spalle e la strinse a sé.
-Andrà bene. Ricorda di non dare troppo peso sui talloni. Ci vediamo sopra.
Denis strabuzzò gli occhi e aprì la bocca come un pesce.
-Non verrete con noi?
Il cuore di Evalin divenne freddo per la paura. Xenios scosse la testa.
-Noi non possiamo intralciare una prova.
-Ma avevate detto che sarebbe stato sicuro! Gli urlò contro la ragazza.
-È una donna, non ce la farà mai. Disse Denny, pensando erroneamente di aiutarla, ma Evalin si accese di rosso e lo guardò famelica.
-Non credo tu farai di meglio, maschio! Sputo l'ultima parola con così tanto veleno che Denny trasalì.
-Come osi, cercavo di aiutarti!
Ma prima che i due cadessero in un litigio, Xenios alzò una mano richiamando subito il silenzio.
-Stephan di alla tua discepola di moderare i termini!- lui fulminò il maestro con lo sguardo, che però sembrava totalmente impassibile- vi stiamo chiedendo di scalare, non di abbracciare la morte. Potrete metterci tutto il tempo che vorrete, in più vi ho concesso la possibilità di portare con voi due zaini con coperte, acqua e cibo. Noi vi aspetteremo in cima.
Denny scosse la testa come un bambino piccolo.
-È una follia.
-Il discepolo della terra ha dovuto scavare un tunnel lungo uno stadio per poi sotterrarsi per tutta la notte. - Evalin si rammentò mentalmente di non prendere più in giro il ragazzo di colore, sapendo la prova che aveva affrontato- Le iniziazioni non tollerano rammolliti ma sacrifici. Se non vi sentite in grado di farlo, prego tornate nell'aereo. Disse lui allungando una mano verso l'aereo. Ci fu un breve silenzio, dove Denny pregava con lo sguardo un imperturbabile Xenios, alla fine cedette e sospirò.
-Va bene. Tutti si voltarono a guardare Evalin. La ragazza era troppo spaventata per parlare, le lezioni con Kora l'avevano aiutata ma non si sentiva in grado di scalare una montagna intera. Eppure era quello il punto: testare i limiti. Se fosse tornata indietro sarebbe vissuta nella vergogna, non poteva farlo. Sapeva che Denny non desiderava null'altro che il potere, e sebbene lei non lo volesse ammettere, ne era molto attratta anche lei. Poter volare e dominare l'aria, la avrebbe resa libera come null'altro sulla Terra. Guardò un ultima volta la cima, poi sospirando disse: -D'accordo.
Stephan buttò fuori l'aria rumorosamente, l'aveva trattenuta tutto quel tempo senza rendersene conto. I due maestri si guardaroba ed annuirono. Salutarono velocemente i due allievi e gli fecero gli auguri. Poi Stephan, lentamente scomparve sotto gli occhi di tutti e Xenios con un rumore sordo e un'esplosione di luce lo seguì. Si sentì un tuono in lontananza, poi ci fu solo silenzio.
-Prendiamo gli zaini. Denny le allungò il suo zaino, e si buttò il proprio dietro le spalle. Stava imprecando silenziosamente.
-Ho un orologio. Sono le 6:15. Le riferì lui, svogliato.
Evalin rimase stupita di sapere che fossero passati solo 15 minuti.
-Andiamo allora.
Entrambi esitarono, poi Denny si addentrò nel buio ed Evalin con l'orgoglio ferito lo seguì.
Camminarono in silenzio per un bel tratto inclinato.
Evalin si concentrò sul respiro e sul consiglio di Stephan. Avevano trovato due bastoni in ciascuno zaino e dei guanti. Li avevano indossati senza esitare ed avevano riniziato la salita.
Ogni tanto Evalin chiedeva che ore fossero e Denny le rispondeva, ma non parlarono d'altro.
Denny le camminava avanti, con rabbia affondava i bastoncini di metallo nel suolo freddo.
-Dove siamo? Gli chiese Evalin dopo quella che le parve una vita, aveva la voce roca dallo sforzo.
-Non fa bene parlare. Le rispose Denny dopo un po' senza voltarsi.
Evalin si fermò un secondo poi riprese la camminata sempre più velocemente.
-Mi dispiace se ti sto affaticando. Lui si voltò di scatto con il volto contratto dalla rabbia.
-Tu sei solo un intralcio. Per Evalin fu come una porta sbattuta in viso.
-Come scusa? Stava urlando, sapeva che parlare non le sarebbe servito ma non poteva trattenersi. Erano bloccati su un monte, con gli alberi fittissimi e alti più di 10 passi, nel freddo e con la stanchezza che li piegava in due.
-Mi rallenti! Si lamentò il ragazzo. Evalin allora iniziò una marcia veloce alimentata dalla rabbia.
-Io non sto facendo nulla! Gli urlò dietro.- anzi sei tu quello che perde tempo!
-Vedremo.
Camminarono guadagnando terreno, entrambi troppo orgogliosi per rivelare all'altro quanto fossero stanchi. Non avevano toccato cibo, limitandosi a bere l'acqua, nascondendosi dall'altro. Non facevano altro se non salire. Arrabbiati.
Evalin sussultava ad ogni urlo e rumore. Denny le rideva in faccia ma lei vedeva come lui si scrutasse attorno, vedeva come lui si lamentasse con lei se spezzava un ramo. Ogni volta sfociavano in liti sempre più fioche, che però li carburava entrambi.
Quando gli arbusti iniziarono ad essere sempre più piccoli, dopo mezz'ora Evalin piegò un ramoscello davanti a sé, lo sorpassò e lo lasciò andare, mentre questo fendeva l'aria, colpì il mento di Denny che lanciò un imprecazione.
-Stai attenta! Evalin si vergognò sussurrò delle scuse e scappò via, su per il tragitto.
Dopo un oretta buona Evalin iniziò a strascicare i piedi, aveva la mente offuscata dal dolore da non far più caso ai rumori notturni della foresta, che poco prima l'avevano spaventata a morte.
-Basta. Disse Denny ad alta voce ad un certo punto. Aveva il mento ancora sanguinante, le labbra spaccate ed era bagnato dal sudore.
-Basta! ripeté. Evalin si fermò per guardarlo. Se voleva arrabbiarsi di nuovo, lei non avrebbe retto, se lo sentiva.
-Non possiamo continuare così. Disse lui aprendo le mani e posandole sui fianchi. Aveva il fiatone, il petto s'alzava e abbassava velocemente.
-Riposiamoci. Visto che il suo sembrava un ordine Evalin si oppose a quell'idea e si raddrizzò con sguardo di sfida.
-Io sto benissimo. Ma mentre si allontanava da lui, capì che non avrebbe retto affatto. Alzare i piedi le procurava un forte dolore alle gambe ed ai polpacci, in più il sudore sulla schiena si era gelato e la stava facendo rabbrividire sempre più. Fece due passi e si sedette stanchissima su un tronco caduto.
-Va bene. -Cedette.- solo per un po'.
Denny annuì e prese l'acqua bevve un avido sorso. Evalin si tolse lo zaino e lo imitò, inumidendosi le labbra.
-Non la sprecare, ti servirà. Evalin si sdraiò sull'albero, respirando sommessamente. Aveva il cuore in gola e un sapore amaro sulla lingua, continuava ad annaspare nella sua stessa saliva.
-Quanto manca? Chiese.
Denny si sedette vicino a lei e le porse una coperta.
-Non lo so. Sono le 7:15. La foresta inizia a finire, ma mancherà ancora un po'.
Evalin si strinse la coperta e guardò gli alberi.
-Elena ha detto che dobbiamo impiegarci meno di 7 ore. Sussurrò, sperava che i muscoli si rilassassero ma erano così indolenziti che le facevano solo male.
-Chi è?
-La mia serva. Stava chiudendo gli occhi per la stanchezza.
-Mangia così rimani sveglia. Lei controvoglia mastico un pezzo di carne secca, non riusciva a non lamentarsi per il dolore alla mascella.
-Abbiamo sbagliato. Ammise Denny guardandola.
Visto che lei lo guardò interrogativa, si spiegò meglio.
-Non avremmo mai dovuto correre così, non fa affatto bene.
Non poté che non dargli ragione.
-Come ti senti? Le chiese.
-Stanca. Si mise seduta sull'erba bagnata, appoggiata con la schiena sul tronco. Adesso erano spalla contro spalla, entrambi stremati.
-Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti che eri un peso, né una donna incapace. Ammise lui, lei sorrise compiaciuta, ma a causa della stanchezza le sfuggì un sorriso sghembo e una risata nervosa.
-Anche a me dispiace. Per il ramo. Gli passò un dito sopra al graffio che iniziava già a cicatrizzarsi, aveva le mani così fredde da far trasalire Denny.
-Non ti preoccupare.
Guardarono il cielo stellato in silenzio, uniti sotto alle coperte.
-Facciamo così: riposiamoci per un oretta, se dici che abbiamo un massimo di 7 ore, possiamo anche dormire per un ora e riprendere la camminata con più calma.
Evalin annuì affranta.
-E per le altre prove? Chiese spaventata. Se avevano rovinato tutto solo per farsi la guerra a vicenda, non se lo sarebbe mai perdonato.
-Xenios mi ha detto che la seconda prova è solitamente breve, si recita un inno e basta. La terza prova immagino sia un test per veder se sappiamo comandare gli elementi.
Fu mentre lui parlò che Evalin notò un piccolo triangolo sulla clavicola. Lui si stava togliendo il cappotto zuppo di sudore per gettarselo sulle gambe.
Lui interdetto seguì il suo sguardo e ammirò il suo piccolo triangolo.
-Il mio simbolo. Lei abbastanza goffamente si scostò la coda, che si era fatta, e gli fece vedere il suo. L'unica differenza era la linea che sormontava il triangolo di Evalin. Lui lo toccò esitante.
Le sorrise gentilmente, mentre lei si rigirava per guardarlo.
-Metti la sveglia. Gli ordinò lei, intuendo che entro poco si sarebbero già addormentati. Lui obbedì in silenzio, poi si riappoggiò al tronco e sprofondò nel sonno. Evalin appoggiata con la testa al suo braccio, lo seguì subito dopo.
Xenios stava scrutando verso il basso con preoccupazione.
-Stai tranquillo, ce la faranno. Se il ragazzo è lontanamente simile a te, arriverà nel giro di un'ora.
Stephan strappò un sorriso al compagno.
-La ragazza ha un bel caratterino! Notò l'uomo con lo sguardo fisso.
Stephan che era avvolto in due cappotti pesanti e continuamente tremava, bevve un lungo sorso di vino.
-Come se non ti piacesse. Gli rispose. Il torpore gli risali sulle guance riscaldandole.
-Hai ricominciato a bere. Notò l'altro. Xenios non pareva gelare, forse grazie al suo peso e strato di grasso.
-Fa freddo. Mentì. Entrambi sapevano che non era la verità, ma il discorso cadde e un lampo improvviso fece allontanare Xenios verso il limite di un piccolo strapiombo.
-Non avranno problemi. Non faranno mai una iniziazione come la mia. Nella sua voce c'era rammarico. Xenios finalmente si girò a guardare Stephan con malinconia.
-Non ne sappiamo nulla, potrebbero essere pure più deboli.
Stephan si alzò, facendo scrocchiate le gambe, cosa che lo spavento un poco, poi si avvicinò a Xenios.
-Stai facendo tutto egregiamente.
-Non è vero, non so quello che sto facendo, prego solo che funzioni.
Stephan alzò le spalle e gli rivolse un sorriso sghembo.
-Allora prega ancora perché funziona.
-Il dominatore della fauna è molto debole ed Erika! È stata colpa mia.
-Non è vero. Erika è stata un incidente già curati. Lo sai anche tu quanto la tradizione sia importante per loro.
-Lo è anche per me. La voce di Xenios era molto collerica.
-Lo so. Sussurrò Stephan, amareggiato.
L'uomo si passò una mano fra i capelli con rabbia.
-Non sono arrabbiato con te.
-Lo so.
Si guardarono attorno entrambi persi nei propri pensieri. E se Evalin non ce la facesse come era successo a lui anni fa?, scacciò quel pensiero spaventato.
-Non sto facendo abbastanza.
-Non è vero Xenios, hai chiesto di rivedere le iniziazioni. Cerchi di diminuire gli errori e questo ti fa onore, non sacrifichi tutti come faceva Dionigi. Il nome del vecchio maestro d'Energia riportò ad entrambi brutti ricordi.
-Lui non ti ha mai sopportato.
Stephan rise. -No mai.
-Invece sei molto talentoso Stephan, meriteresti di prendere decisioni allo stesso mio livello.
-Non esagerare, sappiamo entrambi che non è vero.
-Invece si. Xenios lo scrutò negli occhi con fare spiritato. Azzardò un passo verso di lui ed iniziò a parlare con trasporto, che spaventò Stephan.
-Sai parlare con le persone e giudicare bene le situazioni.
-Non sono degno di nulla Xenios, smettila. Sembrava quasi implorarlo.
-Se solo credessi in te.
-Io lo faccio abbastanza.
-Non abbastanza.
Stephan indietreggiò scuotendo la testa.
-Non sai nulla.
-Ne hai il diritto.
-No, affatto.
-Invece si, se non fosse stato per te non avrei capito la parte brutale del governale. Gli rivelò Xenios.
Stephan si strinse nel cappotto ma non per il freddo, vedeva il viso di Xenios dipingersi di rosso. C'erano stati dei tempi in cui entrambi si dicevano di tutto, adesso quei tempi erano un lontano ricordo.
-Lo sapevi già. Farsi amico un rinnegato ti ha fatto onore.
Xenios si sentì ferito nel cuore. Stephan alzò la fiala per bere un'altra sorsata, non voleva fare quella conversazione.
-Non l'ho mai fatto per l'onore. La sua voce si incrinò, nessuno dei due riuscì ad aggiungere altro.
Il vento soffiò più forte, Stephan si scolò l'intera bottiglia.
-È tua figlia? Gli chiese alla fine Xenios.
L'amico so strozzò, tossì forte e cercò di ringoiare giù l'amaro. Guardò Xenios, che aspettava la risposta.
-Chi? Stephan non era sicuro di aver capito bene.
-Come chi? La bambina dell'acqua, Perseide?
Stephan sentì il cuore in gola. Gli faceva male solo pensarlo. In verità non lo sapeva. Aveva scrutato la ragazza durante i pasti, di solito si sedeva vicino a Evalin rendendo la cosa più facile. Ma cedeva ben poco di sé stesso in lei.
Scosse la testa in silenzio.
-Hai scelto la donna da amare sbagliata. Gli disse l'altro con cattiveria.
-E dirlo ti fa sentire meglio? Chiese Stephan mentre gli occhi gli divennero di un azzurro scuro come le profondità dell'oceano. Xenios aveva visto quella sfumatura di colore per anni interi. Si sentì in colpa fino alle ossa, per averlo solo pensato.
-Mi fa sentire vuoto. Esalò in fine.
-Vuoto. -Gli fece eco l'altro, tutto il calore e la gentilezza che caratterizzavano Stephan svanì. -So esattamente cosa significa.- un gufo volò sopra di loro, catturando la loro attenzione.- ti saresti dovuto sposare. Sibilò alla fine Stephan. Xenios dondolò sul posto.
Il significato delle parole di Stephan colpirono Xenios duramente, ma rimase in silenzio con lo sguardo verso il basso, pregando che i ragazzi ci riuscissero.
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