Capitolo 17
Il giorno dopo Evalin entrò nell'oikos, la mensa, con la solita flemma mattutina, ma l'agitazione fra i compagni era così tanta che dovette fare mente locale e parlare.
-Cos'è successo? Chiese ad alta voce ancora sulla porta.
Erika, che era stata l'unica ad averla sentita, saltellando la guardò euforica.
-Che c'è ? Eva stava ridendo.
"Questi sono pazzi" Pensò, prendendo per le mani l'amica, che intanto ancora non rispondeva.
-Hanno iniziato, ieri sera. Dafne ha fatto l'iniziazione!
La voce le si era alzata di un'ottava.
Evalin la guardò stupita.
Avevano iniziato, quindi avrebbe potuto trascorrere i pomeriggi concentrata sul potere e non vagando per la scuola.
-Davvero?
Erika si era finalmente fermata, e adesso scuoteva la testa con forza; avevano un modo di esprimere la felicità totalmente diverso.
Erika si muoveva come se non pensasse alle conseguenze, come una bambina; Evalin d'altra parte oltre a d essere felice per loro, si era già fatta qualche domanda a proposito.
-Perché loro? Lo fanno ogni notte?
Ma la sua sfilza di domande fu interrotta da Xenios, che alzatosi dalla sedia aveva chiesto il silenzio per mangiare, poiché le lezioni si sarebbero trascorse ugualmente.
Tutti si sedettero e come ciliegina sulla torta la sedia di Evalin era fa quella del dominatore degli Astri e dell'Umanità, quando lo notò si fermò scettica.
Non amava per niente Pandora e il ragazzo affianco a lei avrebbe ignorato Evalin per l'altra.
Non capiva perché tendessero a cambiargli i posti.
La colazione si svolse di fretta, fatta soprattutto con mense, ovvero dischi di grano bianco, con sopra verdure.
Nicolas che sedeva alla sua sinistra, continuava a parlare del suo potere sbattendolo in faccia agli altri.
-È stato fenomenale, peccato io non possa parlarne.
-E da questa mattina cosa stai facendo? Aveva chiesto ironicamente Pluto, discepolo della terra; naturalmente tutti avevano riso, cercando però di non farsi vedere dal dominatore degli Astri.
Nicolas l'aveva guardato con uno sguardo truce e lui aveva abbassato la testa.
Poi si era girato verso Evalin, la ragazza ammaliata dalla sua bellezza e modi di fare mutò involontariamente il colore degli occhi da grigio a marrone.
-Wow! È stato bellissimo!
Lei divenne rossa.
-Da quanto lo sai fare? Le chiese appoggiandosi sullo schienale con grazia, guardandola meglio.
-Dal primo giorno. Disse sorridente.
Era caduta nella trappola del ragno.
-Come mai succede? La sua voce era musicale, grave ma tanto orecchiabile.
Lei aveva pensato in un primo momento che lui fosse un'illusione, invece come tutti i dominatori degli Astri era davvero incantevole.
-Chissà magari sono magica.
Evalin si stupì delle sue stesse parole, puntavano a cosa?...la sensualità.
Beh naturalmente Nicolas era un bel ragazzo, ma non voleva fare brutta figura. Lui sorrise.
Era diventato abbagliante.
Poi la salutò e la lasciò sola con Pandora.
-È diventato attraente, non è così?
Eva la guardò intimorita quasi.
-Sarà per l'iniziazione. Capì alla fine, era certa che se il giorno prima avesse cercato di parlargli, non si sarebbe sentita così agitata e ammaliata.
-Forse. Ma se è così dovrai stare attenta, non credi? Insomma vieni dopo di me.
Evalin assunse un espressione di sfida, fermandosi e guardandola con il mento alzato.
-E perché mai?
Pandora che si stava alzando come tutte le altre ragazze a tavola, si chinò per guardarla.
-Perché vorrebbe stare con la dea del matrimonio, ovvero tu, invece che con me, la dea della bellezza?
Chiese in modo così naturale, senza cattiveria che Eva ingoiò un nodo in gola dolorosamente.
Dea del matrimonio... era ingiusto essere conosciuta solo per quello, ma pensandoci bene era ciò che una donna in quegli anni poteva aspirare per diventare qualcuno.
Arrabbiata si alzò con gli occhi freddi chiari e la guardò minacciosa.
-Attenta cara, non direi ad alta voce di nuovo quello che hai detto, perché ti faresti male.
Pandora si mise a ridere, ridicolizzandola.
-Andiamo. Come se potessi farmi davvero male. Non voglio essere cattiva ma sono la più attraente qui.
E tu sei carina davvero, ma rimarrai comunque seconda.
Evalin strinse gli occhi.
Aveva intuito che la compagna fosse semplicemente spaventata da lei, d'altronde il ragazzo a cui cinguettava affianco non le aveva prestato minimamente attenzione e si era interessato a cosa? Un particolare?
Ma definire Evalin seconda a lei era qualcosa che non poteva tollerare, Evalin non voleva sempre eccellere in tutto, ma era determinata, sapeva che volere era potere.
Non le era mai piaciuta Pandora, perché la sua bellezza era accecante; ed Evalin voleva sempre apparire migliore.
-Visto che ti sei auto eletta, immagino tu non ne sia affatto sicura, giusto?
Scandì le parole una per una, avvicinandosi sempre di più alla compagna che nel frattempo indietreggiava.
Un colpo di tosse attirò loro l'attenzione: era Areia, la dominatrice della mente che le guardava divertita.
-Dobbiamo andare.
Eva senza prestare la minima attenzione a Pandora superò entrambe, con la testa alta e il suo sguardo da reale.
Stephan ad una lezione le aveva detto che il loro punto di forza erano gli occhi e che tendevano ad avere uno sguardo regale, Evalin non faceva eccezione.Infatti anche in quel momento i suoi occhi erano svelti e sicuri.
Camminò fino al giardino da sola toccando con i tacchi il marmo.
Non amava particolarmente le sue compagne, a eccezione di Pëi e ( a volte) Erika, si sentiva costantemente partecipe di una sfida. Non sapeva né quale né perché, ma era certa che le amicizie sarebbero state secondarie, dopotutto avrebbero finito per sfidarsi tutti, fra femmine e maschi nei giochi di Fama.
Ma forse stava correndo, non sapeva che negli anni le cose sarebbero cambiate. Non conosceva il suo destino, perciò le mere illusioni erano giustificate.
Con grandi falcate uscì fuori all'aperto verso la palestra.
Stranamente voleva sfogarsi, non voleva subire tutto.
Non capì perché se la fosse presa così tanto, ma poco importava: era arrabbiata.
Stephan le aveva detto che tendevano ad ampliare le emozioni, l'aveva anche letto sul libro che sfogliava ogni notte: gli archetipi di Aria erano buoni fin da bambini, ma poi crescendo sviluppavano una certa anaffettività che giocava loro contro, il risultato quindi era una figura caotica, ora arrabbiata, ora calma.
Il pregiudizio la uccideva, veniva ricordata per gli atti ostili agli umani da parte della dea Aria oppure per l'ingenuità di voler un matrimonio.
Entrò nella classe e vi trovò Cassandra l'insegnante di strumento.
Si sarebbero spostate in un altra stanza a momenti.
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