Capitolo 15

Dopo una dura mattinata finalmente era ritornata nella sua camera.
Netea svolazzava per il salotto cinguettando, mentre Eva era sdraiata sul letto, a guardare il soffitto e pensare.
Vi era stata la prima ora con Melissa, chiamata anche Fiocco di Neve, lei aveva raccontato loro delle diverse epoche e le aveva pregate di prendere un libro.
Poi vi era stata una lezione pesante di corsa a ristretta distanza, dovevano scattare come frecce per poi fermarsi a venti braccia di distanza.
Dopo quello sforzo invece vi era stata un ora di lezione con sua madre Agave.
Era stata così attenta, voleva far bella figura; le altre l'avevano notato e l'avevano derisa leggermente.
Ma Eva non ci aveva badato affatto.
Così mentre il sole era poco dopo il mezzodì e tutti sarebbero andati a mangiare, Evalin fantasticava sulla madre.
Era stata molto presa quei due giorni, questo sì, ma non aveva dimenticato di sua madre.
Agave non sapeva chi fosse ed Eva non sapeva come dirglielo.
E se dirglielo.
Aveva pensato più volte di avvicinarsi ma ogni volta ci aveva ripensato ed era andata via.
Poi c'era la domanda che più la tormentava: perché non aveva ereditato il suo potere?
Solitamente una figlia di una dominatrice dell'acqua, non è che eredita un potere qualsiasi.
Ecco perché dopo averla vista non aveva voluto scendere a pranzare.
Qualcuno entrò nella stanza, trascinando i piedi.
-Padrona? Chiamò Elena.
Evalin sospirò.
-Entra.
Dal salotto la serva si fece avanti.
-Non volevo disturbarla.
-L'hai fatto. Quindi vai avanti. Disse alzandosi dal letto.
- Signora il dominatore Led la cerca.
-Arrivo. Si limitò a dire.
Con un passo lento la superò e salutò Netea con una carezza sulle penne, poi uscì e si diresse verso la mensa.
-Sono tutti lì? Chiese
-Si.
Rimasero in silenzio, scendendo con più fretta le scale.
-Voglio andare in biblioteca stasera. Ho degli impegni? Chiese come se fosse un'agenda.
-No. Ha lezione e dopo è libera.
-Perfetto.
Con forza aprì la porta della mensa, senza abbassare lo sguardo e non dando peso al silenzio emerso appena era entrata, si sedette al suo posto accennando un sorriso.
-Scusate il ritardo, il mio volatile era uscito dalla finestra.
Disse sorridendo a tutti i discepoli che la stavamo osservando.
I maestri d'altra parte avevano quasi tutti un tono più severo in volto eccetto Led, Melissa, Lucin ed Agave.
-Non ti preoccupare. Stavamo parlando delle lezioni. Parlò subito Denis con quasi gentilezza, seduto alla sua destra affiancato da Pluto il dominatore della terra.
Per un attimo Evalin gli sorrise quasi riconoscente, poi si girò verso Dafne che le stava giusto facendo una domanda.
-Com'è avere un uccellino come animale da compagnia.
-Bello. Disse mentre con un po' di malinconia girava la forchetta nel piatto vegetariano a base di verdure e avena.
-Inmagino sia difficile. Continuò.
-Non più tanto.
Quel giorno non aveva molta voglia di dialogare.
Dafne probabilmente lo notò e non andò più avanti.
-Bei occhi. Si complimentò Denis a un certo punto con il busto rivolto al cibo e la testa leggermente incrinata.
Evalin si bloccò un istante appena, interdetta.
-Grazie. Sibilò.
-Come mai cambiano? Se mi è permesso saperlo.
Evalin con il bicchiere d'acqua in mano ripeté le parole di Led in un sussurro.
-Intrigante. A me non è ancora capitato nulla del genere. Non prendo fuoco.
-Grazie. Stavolta lei fece un sorriso finto mal celato sbattendogli in faccia il suo menefreghismo.
Subito quello si girò dall'altra, consentendo alla povera ragazza di finire il pranzo.

A pasto concluso tutti se ne andarono con i propri maestri, ma a tutti fu riferito che non avrebbero fatto ancora pressione sul proprio uso dei poteri perché prima dovevano diventare iniziati.
-Oh ma davvero? Si lamentò Evalin, appena Led glielo disse.
-Eva! La riprese.
-Seriamente. Noi non facciamo quasi niente.
-La nostra preparazione influisce anche sulla fluidità del corpo. Sei fluida? No. Non si discute.
A volte il suo maestro sapeva diventare una persona davvero cinica. Evalin immediatamente mise su il broncio, guardando per terra.
Led notò l'atteggiamento ma non volle discutere quindi le ordinò di alzarsi e respirare.
" Monotono" pensò Eva.
Respirò ed espirò, sempre lo stesso esercizio.
-Focalizzati sull'aria, aprì l'addome. Questo è un metodo efficace per concentrarsi.
Continuava a ripeterle Led.
Le iridi di Eva erano diventate bianche, rendendola ancora più pallida.
Quando dopo molti respiri Led fu soddisfatto, Evalin tornò all'attacco.
-Non possiamo fare altro? Mi annoio.
-Siamo persone pigre Evalin, lo sai vero?
- Grazie, lo prenderò come un complimento.- Rispose acida sistemandosi una ciocca di capelli lunghi dietro l'orecchio.- Mi aspettavo qualcosa di divertente bello, quando sono venuta; insomma ho il potere dell'aria.
Lo guardò quasi supplicante.
-Il nostro allenamento sarà basato sul genere fisico prima di iniziare a usare i poteri. Spiegò.
Eva ci rifletté sopra un attimo, ripeté il gesto di prima e poi lo guardò convinta.
-Sono pronta a farlo.
Led sorrise.
"Non sa quello che le aspetta" pensò lui.
-C'è un altro problema però, partirò a breve quindi rimarresti per molto senza protezione e insegnamenti.
Evalin lo guardò in silenzio confusa.
-Per andare dove? Si può fare nel corso dell'anno?
-Si è urgente. Stephan si mise a braccia conserte, i bicipiti gli si gonfiarono.
-Ma ci sono le Olimpiadi! Notò Eva ancora più confusa.
-Dovrei sparire per quel periodo.
-Con una guerra alle porte, scherzi spero?
-Eva, solo perché concedo una certa libertà di linguaggio ad un discepolo non vuol dire che tu debba prenderti tutto il braccio. Sembrava innervosito, gli occhi si erano stretti e per un secondo Evalin riuscì a vedere i suoi occhi oscurarsi.
-Ho pienamente ragione. Disse quella.
Led restò sorpreso, inerme; lasciò cadere le braccia e si girò senza degnarla.
-Insomma potresti sparire dopo, non credi che sarebbe meglio. Tutti ti vedranno in giro, sapranno da che parte stai e sorridiamo alle telecamere come sempre.
Gli corse appresso Evalin.
-Non voglio sentire una parola. Led alzò l'indice minaccioso.
-Aspetta. Un mese cambierebbe davvero le cose? Continuò quella ignorandolo.
-Si forse.
-Cosa hai da fare di così importante? Ora erano all'entrata della palestra.
-Una cosa.
Disse lui vago, accompagnato da un gesto enfatico delle braccia.
-La lezione è finita. Decise uscendo.
-Non ci vuoi neanche pensare sopra?
Chiese lei urlando per farsi sentire, mentre il maestro si dirigeva senza voltarsi indietro da quella parte della scuola accessibile solo agli uomini.
Evalin sospirò.

Dopo una doccia ed essersi rifocillata nella camera decise di andare nella biblioteca.
Scese al secondo piano ed andò diretta verso il custode, la biblioteca era così grande ai suoi occhi.
Sapeva di cera vecchia e vi era un silenzio piacevole.
-Salve vorrei vedere dei libri. Disse rivolta al custode Licaone, un uomo alquanto anziano con gli occhi rotondi nascosti da una spessa montatura degli occhiali, naso aquilino e labbra strette.
-Certo, la teogonia? Azzardò ad indovinare.
-Non solo. L'uomo annuì, chinandosi su un catalogo.
-La teogonia come la preferisce cartacea o digitale?
-Digitale. Rispose di getto.
-Perfetto, ora le do subito la tavola.
Allungò un piccolo tablet perlaceo con le curve dolci.
-Lo sa usare? Chiese senza togliere gli occhi da un foglio su cui trascriveva qualcosa con una piuma.
- Si. Vorrei poi  leggere un libro, si chiama «I semidei e la loro psiche». Aggiunse dopo poco.
-Quello purtroppo è solo cartaceo. Disse leggendo su una pagina del catalogo.
- Mi basterà.
- Un semidio in particolare? Chiese il custode.
Eva non rispose per un attimo.
-Aria.
-Perfetto, mi segua.
L'uomo si allontanò dal tavolo dove vi era appoggiato il catalogo ed altri fogli, spostò una sedia e la condusse verso un corridoio.
Evalin osservò le statue, posizionate 10 pollici prima di un lungo scaffale di legno.
Si fermarono davanti alla statua della dea Aria ed entrarono nello stretto corridoio.
-Numero 2.056. Ripeteva quello sotto voce.
-Eccolo qui. Con estrema agilità prese un libro ad due braccia più in alto con un semplice balzo.
Dopo essersi sistemata la giacca gli consegnò il libro.
-Lo dovrà riportare allo scadere del mese. Si raccomandò lui.
-Grazie. Una volta preso si diresse verso la camera.

«Ogni semidio possiede un archetipo, per risanare l'equilibrio mentale di tale individuo, bisogna dapprima analizzare l'archetipo e i suoi disturbi.
L'archetipo Aria è d'origine complesso.»
Così iniziavano le prime frasi del libro.
Dopo aver letto l'introduzione, andò a cercare l'argomento da lei interessato.
«Gli occhi, specchio dell'anima.
Per un archetipo Aria l'iride può variare a seconda delle sue emozioni e del tipo di pacchetti di energia che egli o ella espongono con il contatto della luce.
I colori variano a seconda dello stato emotivo quindi, per evitarlo l'Archetipo Aria deve concentrarsi sull'essere meno impulsivo possibile, evitando così di essere in continuo mutamento, poiché l'aria è un potere maschile e caldo non vi saranno problemi se non nelle prime settimane di vita»
" Perfetto. Sono intollerante alla luce!" pensò Evalin.
Con calma si lesse tutte le graduazioni.
«I colori degli occhi di un archetipo:
- Bianco = noia
- Grigio = stupore
- Verde chiaro= concentrazione
- Verde scuro= ipocondria/infelicità
- Azzurro chiaro= felicità
- Blu= forza dispotica
- Ambra = dominio con la mente
- Marrone scuro= desiderio sessuale
-Nero= amore
- Nero brillante = ira
È capitato in due individui che emergessero altri due tipologie di colore:
- Rosso= rancore
- Viola = malinconia
Non vi sono stati verificati altri casi»

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