Capitolo 10

Come qualsiasi altra scuola che fosse lealtina, o coronica l'Accademia possedeva un ippodromo, all'esterno, dopo il giardino, così come uno stadion, vi era una palestra e due Gymnasium e perfino un campo lungo ben raccolto ai piedi della montagna rocciosa, riservato al tiro con l'arco o lancio del giavellotto all'aperto.
Come le aveva insegnato la maestra, un Gymnasium sarebbe stato a loro disposizione; le gare a differenza di altre scuole femminili, si sarebbero svolte ogni anno, fino all'arrivo dei Giochi di Gloria, successivi alle Olimpiadi estive, che, fortuna volle, si sarebbero svolte di lì a quattro anni; tempo sufficiente per insegnare agli allievi tutto il necessario.
Per quanto le regole cambiassero, era vietato assistere alle gare dei maschi, se non l'ultimo anno, per analizzare e monitorare tutti gli avversari anche maschili.
Ad Eva venne un brivido, sfidarsi con degli uomini nella stessa gara era pressoché impensabile, ma grazie a della emancipazione femminile e argomentazioni che vedevano l'eguaglianza fra gli dei, le dominatrici avevano ottenuto pieno titolo.
Nel Gymnasium venivano praticati la corsa e i giochi ginnici.
Nella palestra i loro compagni imparavano il pugilato e le altre discipline corpo a corpo, oppure tiro con l'arco.
L'aria tirava calda, e l'Astro brillava sul verde del l'erba.
Il giardino esterno era bellissimo, naturalmente comprendeva anche il monte e la foresta posta in cima, anche la piccola parete rocciosa dell'altura, posta ad est.
Sulle pendici del monte vi erano piccoli ma graziosi templi; fino alle costruzioni, protette da mura circolari potevano andare ma la stessa montagna per i discepoli era invarcabile, se non per visite guidate.
Il complesso non possedeva una necropoli, i dominatori erano persone illustre perciò si usava fare riti funebri a spese pubbliche e sotterrare i cadaveri nella Necropoli di Lealte, di Corona oppure di Mastea.
Entrarono nel Gymnasium femminile, un complesso posto vicino al lungo campo.
Eva si guardò a torno. L'aria era ferma e si sentiva un live odore di sudore.
Il Gymnasium era lungo uno stadio e mezzo, era una costruzione classica ed elegante.
La sala principale era delimitata da una parte dal colonnato ed era chiusa, sulla destra in fondo vi erano gli spogliatoi con asciugamani ed i bagni, costruiti grazie alla presenza di canali.
Vi era la pista chiusa detta xystòs per correre, poi affianco vi era la corsia per prendere la rincorsa, chiamata skàmma, del salto in lungo con la sabbia. Poi sulla sinistra vi era un area rettangolare dedicata al lancio del giavellotto.
Vi erano dieci schiave in giro, indaffarate nel pulire ogni angolo, come sempre tendevano a sparire.
- Cambiatevi. Inizieremo con la corsa. Disse la maestra alle discepole.
Queste subito andarono verso gli spogliatogli indicati.
Përseide guardò Evalin triste.
-Andrà bene. Disse lei mentre con leggera vergogna si cambiava davanti alle sue compagne.
Si vestì con un chitone con la spalla destra nuda fino al seno.
Erika affianco a loro si vestì in un lampo, per non farsi vedere completamente nuda.
Negli spogliatoi, due stanze con panche di legno davanti ai muri, unite da una soglia, si sentivano dei vocii di compagne che avevano già fatto amicizia.
Eva ingoiò agitata, doveva fare una bella figura.
Uscirono e come richiesto si sedettero per terra in mezzo al xystòs.
-Siamo nel xystòs, ovvero la struttura coperta di corsa. Vorrei che vi presentaste prima di iniziare la corsa, così da ricordare bene i nomi.
Inizia tu. Ordinò la maestra ad Eva.
Eva portò i capelli sciolti dietro le orecchie.
-Il mio nome è Evalin Antea.
-Possiedi due nomi. Notò la maestra.
-Sì. Eva non sapeva come continuare, non era discendente di persone di spicco né aveva un padre, ecco perché le era stato affibbiato un altro nome dalla nonna; quella le aveva detto infatti che era un nome importante di una dominatrice antica.
-Sono di Mastea. Continuò dopo aver indugiato di poco.
-Perfetto ora tu. Passò a Përseide.
-Sono Përseide figlia di Agnone, arconte della città Pangea, nel settentrione.
-Una componente della Lega, per giunta della regione Tracia. Spruzzò veleno la maestra.
"Perfetto. È già morta" pensò Evalin della sua amica, che da parte sua era impallidita. Passò un lungo silenzio,  carico di sguardi intensi, soprattutto da parte della maestra.
Aveva già classificato la piccola discepola come inadatta.
La lega era stata formata dalla democratica città di Lealte, negli ultimi anni, concorrente della città Corona per l'egemonia mondiale.
Nessuno respirò.
La dominatrice dell'acqua si fece piccola, per un momento i suoi occhi celesti zaffiro, vacillarono sotto quelli verdi e cupi della maestra che però si rabbonì.
-Ti insegneremo com'è essere una perfetta ellena.
-A te. Ordinò la maestra, a Erika seduta affianco a Përseide.
La giovane strinse la mano ad Evalin, troppo indecisa se piangere o tirare un sospiro di sollievo.
In quel preciso istante ad Eva venne in mente una decisione sprezzante, di cui in seguito si vergognò molto.
"Dovrei allontanarmi da Pëi quando sono con Cloe." Poi abbassò lo sguardo da sola rimproverandosi. Non sarebbe stata leale.
Erika si presentò in un soffio, volendo non attirare l'attenzione su alcune parole in particolare.
Pëi si girò e guardò l'amica; il suo viso divenne un'espressione a metà fra lo scioccata e la sorpresa, Eva d'istinto mandò una mano sulla guancia.
-Il colore dei tuoi occhi. Spiegò l'altra in un sussurro.- Sono neri!
Eva cercò un vetro con cui specchiarsi, ma non vi era neanche uno in giro.
Continuò a chiudere gli occhi, cercando di tornare in sé, ma apparentemente il risultato non cambiava.
Una ragazza scura aveva preso a parlare; era alta, i capelli neri le cadevano dietro le spalle fini come una cascata.
Gli occhi erano neri come pozzi, aveva un naso pronunciato, aquilino, lineamenti alti e viso lungo.
Sembrava la più normale fisicamente, che non avesse occhi multicolori, oppure avesse la pelle quasi bagnata.
-Sono Atena, vengo dalle coste Minore.
-Minore. Ripeté la maestra.
-Esatto. Rispose indifferente la discepola.
Evalin conobbe i nomi delle due ragazze che aveva già intuito non le sarebbero piaciute: Pandora e Dafne.
La prima era discepola dell'umanità, con un corpo piuttosto morbido invece che muscoloso, spalle ossute, seno giusto e bacino ampio; il viso era rotondo ma aveva una larga fronte, occhi marroni scuri con ciglia lunghe, naso lungo con narici aperte. La bocca  era carnosa e rossa, il mento presentava una fossetta, ma il suo punto di forza erano i capelli, mossi, di un color cenere e voluminosi. Aveva del rossore sulle guance estremamente forte e le vene azzurre sulle braccia visibili.
Era splendente.
L'altra era Dafne discepola della flora, era una figura un po' tarchiata, aveva un portamento pesante; i capelli erano diventati fini, la pelle verdastra.
Aveva naso all'insù e ciglia attaccate agli occhi, però era graziosa a vedere.
Per ultima si presentò la ragazza timida con cui Erika aveva fatto coppia.
Finite le presentazioni corsero.
Kora le spiegò che non potevano uscire poiché vi erano i maschi fuori, perciò fecero sei giri di campo.
Pëi che aveva mostrato svogliatezza era risultata una delle migliori, come Erika che era molto attiva; Eva invece si ritrovò fra quelle meno brave.
Dopo due giri di corsa leggera, avrebbe voluto buttarsi per terra e morire lì, asfissiata. Non che non fosse atletica, ma mentalmente maledisse le compagne e l'adorabile maestra.
Poco prima  dell'ora di pranzo si fermarono.
-Andate a cambiarvi e lavarvi poi rientrate ed andate a mangiare, non fate tardi. Dopo vi saranno le lezioni private.
Con flemma arrivarono ai bagni e si sdraiarono, non più vergognose di essere nude. Parlarono per metà del tempo di guerra l'altra metà erano rimaste in silenzio a riprendere fiato dentro la grande pozza d'acqua calda.
-Così tu vieni dall'Oriente? La voce di Dafne era nasale.
-Si. Si limitò a dire Atena, con una scrollata di spalle.
La ragazza verde era indecisa se iniziare una rissa o meno.
"Detesto le ragazze." Fu tutto quello che Eva riuscì a pensare.
Erika invece aveva trovato subito intesa con Pandora, fatta per lo più di sorrisi.
Eva si guardava bene dal parlare e rimaneva in disparte spensierata.
-Avete parlato con i ragazzi? Io so esattamente due. Mi sono parsi così simpatici. Disse Pandora con un sorriso che trasudava egoismo e felicità.
Era intrigante come persona, se diveniva attiva diventava amabile ed invidiata solo per il fascino, se iniziava a sentire problemi di attenzione si buttava a capo fitto in uno dosi egli argomenti tipici. Era abbastanza curiosa, ma non come Pëi che appagava la sua rigidità e la sua lieve ironia con la ricerca di risposte scientifiche, le piaceva cambiare come un serpente cambia pelle; e poi fra le due la prima dimostrava più anni, l'altra era la più ben fatta.
-Chi? I nomi? Chiese Erika che era l'unica che le prestava attenzione.
-Uno si chiama Dennis, ma si fa chiamare Denny. È così carino! L'altro si chiama Nicolas. È così carino, anche nei modi. Tu invece? Con grazia appoggiò l'avambraccio fuori la vasca per sorreggere la testa, sul suo viso c'era solo serenità.
-Iael. Il ragazzo più vecchio. Bisbigliò la ragazza.
-Ho saputo della sua storia, alquanto traumatica, no? Com'è? Purtroppo è casto ora.
-Non ci ho parlato molto ma Eva, sì.
Erika chiamò la compagna, distraendola dai suoi pensieri, ovvero il colore dei suoi occhi che mutava.
Evalin girò la testa di scatto.
-Come? Guardò le compagne accanto a sé, sorpresa.
-Ti distrai spesso, lo sai?
-Non era voluto. Si giustificò.
Nessuno le ascoltava. La ragazza silenziosa non parlava, Pëi si stava rallegrando a mollo nell'acqua, perfino Dafne non le ascoltava troppo occupata ha spalmarsi un unguento dal l'odore forte.
-Parlavamo  dei ragazzi.
-Stephan mi ha detto che gli farà da demagogo.
-Davvero? Com'è quel dominatore? Leandro, il mio maestro, mi ha riferito che è sempre ubriaco.
"Civetta. Ma come osi?"
-No affatto. È ambiguo semmai.
Anche se avevo sentito odore di vino, non lo credeva. Comunque nonostante le divergenze, non voleva che le sue compagne avessero pregiudizi verso di lui.
-Comunque parlavo con loro della guerra che ci sarà, se ci sarà.
Continuò quella evitando di entrare nell'argomento  indelicato con Eva.
A quel punto era subentrata Atena, che si era meticolosamente pulita, seguita da Pëi che ancora rossa per le parole di Kora aveva pregato di non parlare di guerra.
Si sciacquarono e insieme ma sempre in silenzio andarono verso l'Accademia.

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