Accade e basta!
- "Ciao, beviamo qualcosa?"
- "Ah guarda! si stanno spostando nell'altra sala, andiamo dai!"
- "...prima finisce e prima vado a casa!"
Era la solita festa a cui non puoi rifiutarti di partecipare ma che non vedi l'ora che finisca.
- "Anch'io vado a casa presto. Ci sediamo qui? Anzi lì, guarda! andiamo lì!"
- "Anche tu vai a casa presto, Se vuoi ti porto io?"
- "Uhm, non ti preoccupare vengono a prendermi e poi per te non è di strada."
- "Dai? Sono lì, non ci vuole nulla!"
"Dai chiama, dì che ti porto io!"
- "Ok va bene! Ah ah ah , che scemi! tu per chi tieni?"
Sono iniziati i soliti giochini stupidi, quelli che fai tra i 15 e i 20 anni con gli amici di scuola e la compagnia del mare, ti diverti ma mettono un pò malinconia a 40 anni.
"No, senti... mi faccio passare a prendere, tanto..."
- "Dai per me è uguale passare da lì"
- "grazie, ma sta già arrivando. un'altra volta ne approfitterò volentieri!"
- "Va bene , fa come vuoi" e poi nei suoi occhi che brillavano felici, all'improvviso vidi calare un velo di delusione.
Andò via quasi subito, molto prima di me, prima che la festa potesse iniziare davvero, prima che io potessi dire qualcosa.
Avrei voluto farmi accompagnare ma provavo una strana agitazione. Paura.
Quel senso di disagio non mi abbandonò e continuai a pensare alle sue parole, ai suoi occhi, a quello sguardo
Forse non avevo capito, aveva bisogno di parlare con qualcuno, mi sentii un pò in colpa e poi all' improvviso la solitudine mentre, con la musica "a palla", i quarantenni un pò brilli si dimenavano in pista.
E io?
Io mi sentivo soffocare dalla solitudine.
Poco dopo passarano a prendermi come era previsto e portai a casa con me delusione e solitudine.
Durante il viaggio rivedevo quello sguardo e quella musica assordante continuava a risuonare nella mia mente, non riuscii a dire nulla, il viaggio si svolse in silenzio.
Arrivati a casa cercai la normalità, non c'era più, provai a fingere che fosse tutto come prima ma non mi riuscì e in verità di questo non mi importava.
Si fece tardi e andai a dormire ma continuavo a pensare alla delusione nei suoi occhi e a quel senso di solitudine.
Delusione e solitudine mi accompagnarono per molti giorni da quel momento in poi, erano lì: l'immagine della delusione era ormai impressa nella mente come un vecchio ricordo, mentre la solitudine opprimeva e turbava la mia serenità. Sempre presente, in ogni mio pensiero. Quello sguardo mi era rimasto dentro, così l'ho cercato, l'ho cercato nei ricordi, nelle storie, per tutta la notte l'ho cercato, l'ho cercato per capire...
Arrivò la mattina e tutto riprese a "funzionare" normalmente come sempre, ma il mio bisogno di trovare quello sguardo non si placava, anzi.... così non smisi di cercarlo.
Poi una mattina come tante altre:
- "Ciao, prendi un caffè?"
Trovato! E questa volta si illuminò, quel velo di delusione scomparve così anche la solitudine che mi affligeva ormai da giorni.
- "No, grazie l'ho già preso ma ti accompagno volentieri"
I sorrisi furono tanti, da non riuscire a tratternerli, tanti come le parole. Forse tutti quei sorrisi erano anche ingiustificati, ma la felicità vera non la puoi controllare, esplode anche contro la tua volontà.
Un "ciao a domani" divenne l'unico pensiero almeno fino a quando andando alla macchina ci incontrammo nuovamente, fintamente per caso, nei giorni successivi ancora: al bar, nelle scale, al cinema come se tutte le convergenze astrali ci facessero incontrare.
Nei giorni successivi seguirono altri caffè, così come il precedente, con tanti sorrisi e tante parole. parole che però non ricordo perché rapita dalle emozioni. Alla fine, alcuni di quei caffè, si conclusero senza caffè.
Continuai a pensare a quei momenti, a quelle risate, alla felicità che era subentrata a quel senso di solitudine. Felicità che ora mi faceva sorridere, da sola per strada, all' improvviso senza una motivazione.
Poi un giorno iniziò ad essere sfuggente, in alcuni momenti ebbi la sensazione che volesse proprio evitarmi, così oramai gli incontri erano veramente fortuiti, ma quando accadeva il repertorio rimaneva sempre lo stesso con sguardi, sorrisi e quelle parole confuse mai ascoltate perchè immersi negli sguardi in una nuova dimensione.
Si passò dallo studiarsi per incontrarsi in modo casuale a fingere di non essersi visti nello stesso ascensore perchè distratti.
Non capivo perchè ma questo evitarsi mi faceva stare male, molto male. Quando però eravamo costretti dal fato ad incontrarci il rituale tornava lo stesso di sempre e questo mi feriva ancora di più perchè non aveva un senso, avrei voluto arrabbiarmi, chiedere perchè o urlare contro il mondo intero ma non riuscivo in quel momento a non essere felice.
Poi pensai che forse, tutto ciò, fosse dovuto al fatto che durante una passeggiata risposi con "oh scusa! non ho visto, ero distratta", e invece sì che avevo visto e lo sapeva. Ho sbagliato avrei dovuto rispondere alla sua domanda ma non ero pronta. Io non sono fatta così, non ora, non subito, ho bisogno dei miei tempi....
... forse ho deluso o.... e poi sono confusa, ho bisogno di capire, non mi era mai capitato e ora sto mettendo in discussione tutta la mia vita.
Ma ora ho deciso: basta! se non l' ha ancora capito... o forse l' ha capito e... e chissà cosa si aspetta o cosa pensa. Io ho sbagliato ma forse sarebbe meglio parlarne in fondo cosa c'è di male nel parlare?
non ci sono quasi più occasioni per farlo. passano settimane dopo settimane senza vedersi e quando ci si incontra è bello, bello come prima, come sempre e non si può rovinare tutto. Ma perchè fugge? Servirebbe davvero parlarne o ci allontanerebbe ancora di più?
Lo so che finora non si capisce nulla, vi sembrerà solo un giro di parole senza un senso ma le sensazioni di quei momenti e la loro intensità non sono facili da spiegare. Poi raccontare dei posti o del contesto o di altra gente non serve, e forse per questo non li ricordo nemmeno, tutto il resto che c'è intorno è inutile perchè si tratta di noi, solo di noi e basta: attimi vissuti in apnea, in un ambiente sommerso dalle emozioni, in una realtà surreale, in un'altra dimensione, troppo complicato da spiegare con le parole.
Così ora sono senza risposte, con la confusione in testa e il cuore in subbuglio ad aspettare cosa accadrà di una vita messa in discussione da pochi attimi.
Com'è potuto accadere? quando?
Non lo so, ripercorro i ricordi per capire e continuo a cercare ma tutto si ferma lì, in quel momento, quel giorno. Non l'avevo mai fatto e forse... forse non avrei dovuto farlo
Ma quel giorno... la guardai negli occhi e... è così che nasce l'amore!
Accade e basta!
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