Capitolo 8
Nessuno sta più mangiando il buonissimo arrosto che Abbey ha preparato con tanto impegno. E' un vero peccato: a causa della situazione non riesco a gustarmi l'unica pietanza, degna di essere chiamata tale, da quando sono in America.
I miei occhi stanno giocando una partita di ping pong: saettano da destra a sinistra. Sono nel panico e mi esce un ghigno sorridente carico di nervosismo.
<<No, ecco...>> Tento di dire.
<<Io stavo...>>
Lauren scoppia in una sgraziata risata che mi lascia senza parole, non che ne avessi. Ma che problemi ha? Come me anche i suoi genitori e papà la guardano increduli.
<<Stavo scherzando!>> Afferma tra una risata e l'altra, <<dovresti vedere la tua faccia!>> singhiozza. Mi ha messo in imbarazzo solo per divertirsi?
Edward si unisce alla risata della figlia e dice: <<Mia figlia ha un gran senso dell'umorismo!>>
Anche papà ed Abbey ridono: non credo trovino divertente la situazione, lo fanno per evitare l'imbarazzo generale che si è creato.
Io non rido! Cosa c'è di divertente?
Passa un'altra manciata di secondi e gli adulti si ricompongono, Lauren aveva terminato di sghignazzare non appena ha visto che suo padre si univa a lei. Come se non volesse condividere con lui quel momento, o forse perché ha visto che il suo giochetto non era più... suo.
Questa ragazza non mi sta affatto simpatica! Prova piacere nel mettermi in imbarazzo, e ci conosciamo da nemmeno un paio d'ore.
La cena prosegue e tra una portata e l'altra non possono mancare le battute e gli aneddoti di Edward Rosh! Quest'uomo è un tantinello pieno di se, tuttavia devo ammettere che è carismatico: ogni suo racconto è divertente ed avvicente al tempo stesso, pendiamo tutti dalle sue labbra. Beh... quasi tutti, ovviamente Lauren non sembra prestare attenzione alle sue parole, tutt'altro continua a guardare il piatto mantenendo un'aria di sufficienza, ogni tanto alza gli occhi al cielo. E quando lo fa, coglie l'occasione per guardarsi intorno, come per accertarsi di qualcosa, non so cosa.
Noto che la signora Rosh è incuriosità dal mio pendente. Apre la bocca per parlare: <<Che bel ciondolo! Sembra avere una lunga storia alle spalle>>. In effetti deve avere molti anni, la superficie è scheggiata in più parti mentre gli angoli sono leggermente smussati, in netto contrasto con la catena che ho cambiato tre anni fa: dopo essere rimasto incastrato al ramo di un albero.
<<Si, apparteneva a mia madre>>
<<Oh...>> si zittisce, come se avesse violato un tabù. Lauren invece sembra interessata, sembra volerne sapere di più.
<<Si me lo ricordo!>> interviene il signor Rosh, <<Francine lo portava sempre con se, diceva portasse fortuna: era molto superstiziosa!>>
Sentire il nome della mamma è un colpo al cuore. Mi sono fatto una ragione della sua assenza, oramai non è che un ricordo. Un ricordo doloroso! Che quando ritorna ti lascia senza fiato.
Gli occhi di Lauren mi scrutano, mi attraversano, sembra riesca a leggermi nel pensiero. Mi giro verso papà. Ha l'aria molto tesa.
La conversazione cambia binario, fortunatamente, e dopo una mezz'oretta arriviamo al dolce. Giunge sulla tavola una favolosa Carrots Cake, non amo questo genere di dolci (voglio dire: le carote in una torta?), ma dall'aspetto sembra buonissima!
<<Io devo andare, Derek sta per arrivare.>> dice Lauren alzandosi da tavola.
<<Ma tesoro non hai neanche assaggiato il dolce>>
<<Non ho tempo mamma, e poi non ho più fame.>> posa un bacio sulla guancia dei genitore e fa per andarsene.
<<Perche non ti fai accompagnare da Federico?>> dice Edward facendo arrestare il passo della figlia, <<a quest'ora di notte, non si sa mai chi si può incontrare!>>. Sorride.
Di cosa ha paura? Sono le 10 di sera, non credo che fuori dal cancello di questa mega villa ci siano loschi individui, pronti ad assaltare una sedicenne. Una sedicenne antipatica poi, preicisiamo!
Tutti si aspettano che creda a quella patetica scusa e l'accompagni. D'altronde sono un ospite, cos'altro potrei fare?
Lei mi fissa in attesa: non sembra piacergli dover aspettare gli altri. Bella com'è non gli deve capitare spesso, di sicuro i ragazzi si gettano ai suoi piedi ed accontentano ogni suo capriccio.
<<Certo.>> Rispondo.
Mi alzo. Insieme ce ne andiamo dalla sala da pranzo e usciamo dal portone.
Non appena sento l'aria della notte riempirmi le narici e rinfrescare i miei muscoli intorpiditi, Lauren mi si para davanti di scatto.
<<Senti Novellino!>> dice con prepotenza.
Novellino? Ma come si permette? Aspetta, forse è così che mi chiama tutta la scuola? Certo che si! Sono quello nuovo dopotutto.
<<Vedi di non fare parola a nessuno di dove abito, ne tantomeno chi sono i miei genitori.>> la sua violenza mi irrita, non mi piace che mi vengano dati ordini, <<Sono affari miei e non voglio che tu vada a spieffararli a tutta la scuola.>>
Perché non lo vuole far sapere? Essere figlia del fondatore della Rosh Technology non farebbe altro che giovare la sua popolarità.
<<Sai che me ne importa di parlare alla gente di te.>> rispondo con tutta la strafottenza possibile.
Ride. <<Oh, certo! Tu non sei come gli altri.>> fa una smorfia, o continua a ridere? Sta ridendo di me?
<<Non dico questo. Ma non me ne frega di parlare di te e del tuo gruppetto di amici.>> dico sincero.
<<Bene.>> replica infastidita. <<Meglio così!>>
Ci incamminiamo verso il cancello senza dire una parola, nessuno dei dure vuole infrangere il muro del silenzio che si è creato. Io di certo non voglio!
Arrivati al marciapiede aspettiamo, Derek, il suo ragazzo, dovrebbe arrivare a breve ha detto. L'idea di vedere quello stronzo non mi piace per niente, non mi sono scordato del suo "caloroso" gesto di benvenuto, purtroppo non sono una persona che dimentica facilmente.
Tira un pò di vento e Lauren incrocia le braccia per ripararsi dal freddo. Se non sapessi che rifiuterebbe gli offrirei la mia giacca. I suoi capelli si scostano dal viso e ondeggiano lievemente, una ciocca si posa sulle sue labbra. Vorrei tanto spostargliela, magari toccando le sue belle labbra carnose...
Cavolo, la sto fissando? Meglio fare finta di essermi incantato a guardare il vuoto. Per fortuna è girata verso la strada.
<<Allora, che ci fa un come te, qui?>> chiede in tono incolore.
Uno come me? La dovrei prendere come un'offesa? <<Ah...>> sospiro, <<lo vorrei sapere anch'io.>>
Mi fissa divertita.
<<Tu invece? Che ci fai qui?>>
<<Io? Niente. Rimango ferma, in balia degli eventi, mi lascio trascinare ovunque voglia il destino.>> Sento un velo di tristezza nella sua voce. Come se si fosse arresa a qualcosa di inevitabile.
<<Come mai non vuoi far sapere chi sono i tuoi genitori?>>
Non si aspettava glielo chiedessi, è leggermente stupida e mi guarda accigliata.
<<Cosa ti fa credere di potermi fare delle domande?>>
<<Tu me ne hai fatta una.>>
<<Esatto, io!>> Ribatte calcando sull'ultima parola.
Ah è così? Si sente talmente superiore a me da credere di poter decidere cosa posso o non posso domandargli?
<<Oh beh! Scusi!>> rispondo come se mi rivolgessi ad una reale.
Continua a guardarmi male e si avvicina a me. Siamo faccia a faccia ed un brivido mi sale lungo la schiena. E' incredibile come in pochi secondi riesca a mettermi a disagio.
<<Giudichi sempre con tanta facilità le persone?>> Mi domanda.
Io non giudico... beh, forse si. Ma solo perché lei è così, così... arrogante? Fastidiosa?
<<Io non...>>
<<Tu cosa?>> si avvicina ancora di più. Le nostre facce distano pochi centrimentri l'una dall'altra. Sento il mio respiro farsi più pesante, le mani mi sudano ed il cuore batte forte. Cosa vuole fare? Baciarmi? Ma figurati! Una come lei con uno come me!
Schiude le labbra per dire qualcosa, almeno credo.
Un paio di fari ci illumina e Lauren si scosta subito da me. Una macchina nera si ferma davanti a noi e la portiera dal lato del passeggero si apre. Derek è arrivato.
Mi squadra da capo a piedi, vestito in giacca e cravatta devo sembrargli ridicolo, in effetti mi sento un pò ridicolo. Lauren sale subito in macchina.
<<Chi è quello?>> Chiede Derek in tono aspro.
<<Oh, nessuno.>> Risponde Lauren senza degnarmi di uno sguardo.
La portiera si richiude e la macchina sgomma via a gran velocità.
Nessuno... quella parola, uscita dalle sue labbra, mi lascia inquieto e... triste?
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