Capitolo 3
Una cosa che mi piace delle scuole americane è questa del cambio di classe. Ogni ora tutti gli studenti hanno sei minuti di tempo per recarsi a lezione. Mentre in Italia si rimane per minimo cinque ore nello stesso banco ad aspettare i professori, che sfilano di aula in aula. Qui si ha l'opportunita di sgranchirsi le gambe, prendersi una piccola pausa e riorganizzare le idee in vista della nuova materia di studio.
E' divertente vedere così tanti studenti nei corridoi, tutti indaffarati, presi dai loro impegni: prendere i libri dall'armadietto, correre per non fare ritardo, fare una breve sosta al bagno e così via. Sembriamo tanti piccoli uomini d'affare in una caotica città.
Chissà magari così sarà più facile farsi nuovi amici.
Mi rattristo al pensiero. Dopo che papà ci ha detto del trasferimento, ho avuto giusto un giorno per salutare i miei amici. Erano più increduli di me che me ne andassi. E ora neanche tre giorni dopo penso a farmene di nuovi. Non mi sembra giusto... ho paura di "tradirli", non voglio che pensino che li voglio già dimenticare.
Ma dopotutto loro che ne sanno di ciò che faccio? Anche le loro vite staranno proseguendo senza di me.
E' inutile continuare a rimuginarci! Una volta a casa chiamerò Dario.
Aprò l'armadietto per consultare il foglio dove è segnato l'orario. "Seconda ora: Storia, Aula 3B". Meglio sbrigarsi, non ho idea di dove si trovi.
Arrivo nella classe di storia con qualche minuti di anticipo, fortunatamente l'ho trovata quasi subito, e senza bisogno di chiedere indicazioni!
E' semivuota e trovo la professoressa seduta dietro la cattedra intenta a consultare il libro di testo.
<<Buongiorno.>> dico riferendomi alla donna, che a quelle parola alza lo sguardo su di me.
<<Buongiorno.>> è rimasta spiazzata dalla mia presentazione.
E' una bella donna, ha dei bei capelli rossi e ricci che arrivano fino alle spalle e due luminosi occhi verdi.
Non belli come i suoi! Intima il mio subconscio. Cavolo! Ma che mi prende?
<<Sono il nuovo studente: Federico Russo.>>
<<Ah!>> si rianima. <<Non l'avevo riconosciuta!>>
Ovvio che no, è il mio primo giorno.
La professoressa, inizia a spiegare brevemente il programma e mi da un paio di dritte. Mi ha anche assicurato che farà un breve ripasso prima di iniziare la lezione di oggi, così, per facilitarmi le cose.
La ringrazio e prendo posto. Ho fatto bene ad arrivare prima e presentarmi, volevo evitare che si ripetesse la situazione di un'ora fa.
Passano pochi minuti e i banchi si riempiono. Mi guardo un pò intorno per vedere se individuo la figura di Ally, ma niente.
L'ora di storia è finita. Come anche quella di scienze e matematica. Tutti si stanno dirigendo a mensa ed io, come al solito, seguo la folla. Sono affamato! La mancata colazione si è iniziata a sentire a metà mattinata. Trovo divertente vederci andare tutti nella stessa direzione: se all'inizio sembravamo tanti piccoli uomini d'affari ora siamo una famelica orda di zombie.
La mensa è veramente grande, totalmente bianca con lunghi tavoli di legno e sedie in plastica colorata. Prendo un vassoio e inizio a servirmi: i piatti sono tutto fuorché invitanti, molti cibi fritti, hamburger ed una indecifrabile pasta dall'aspetto colloso. Oltre che poco sani sembrano anche strapieni di olio e burro. Decido di prendere un Hamburger, verdure in quantità e una piccola porzione di pasta. Sono troppo affamato per pensare alla qualità del cibo.
Non c'è posto al chiuso quindi mi dirigo nel cortile dove vedo andare molte persone con il vassoio. E' molto carino fuori: un ampio spazio circolare cementato, affiancato da alberi e aiuole verdeggianti, sparsi vi sono tanti tavoli rotondi. Mi siedo ad uno vuoto e inizio a mangiare.
Non fa molto freddo. Abbastanza per permettermi di mangiare in solitudine, penso.
Mentre addento il mio hamburger la vedo! E' ad un tavolo distante una ventina di metri dal mio, ma la riconosco, è lei: la ragazza della seconda fila. Sta mangiando insieme ad altri, sorride e scherza con tutti, accanto a lei c'è quello stronzo con la giacca verde che mi ha fatto lo sgambetto. Devono essere intimi perché sono seduti molto vicini e si concedono gesti da molto più che semplici amici.
Credo sia il tavolo dei ragazzi popolari, oltre a lei vi sono altre tre ragazze: tutte molto carine. I ragazzi sono quattro e tre di loro,compreso lo stronzo, portano la giacca della squadra di football. Ridono e scherzano di gusto e la gente dei tavoli accanto li guarda con ammirazione. Tanti ragazzi che vorrebbero essere come loro. Che pena!
Eppure nonostante le grandi risate continuo a vedere qualcosa nei suoi occhi. E' come se fingesse, il suo sguardo tradisce ogni suo gesto, non è felice, ma nessuno pare accorgersene.
<<Lascia perdere amico!>> dice una voce alla mia destra.
<<No, io non stavo...>> mi interrompo.
Un momento! Chi sta parlando? Mi giro di scatto e vedo una sagoma davanti a me: è un ragazzo minuto con dei capelli castano chiaro piegati in un perfetto ciuffo, due occhi marrone chiaro e delle leggere lentiggini sparse un pò ovunque. Indossa una felpa rossa con il cappuccio, decisamente ampia per la sua statura, e dei jeans a sigaretta.
Vedendo la mia espressione a metà fra il sorpreso e il diffidente si presenta.
<<Io mi chiamo Kevin.>> afferma sedendosi davanti a me, coprendomi la visuale.
Lo guardo storto. <<Ciao, io mi chiamo Federico.>>
<<Si Federico Russo, lo sò.>> sghignaza <<C'ero anch'io quando ti sei presentato alla prima ora.>> non la smette di sghignazzare.
Cavolo! Allora è lui che mi spiava a lezione, ecco perché mi sentivo osservato! Ma che vuole? E' irritante, ho l'impressione che mi prenda in giro, ed il modo in cui ha pronunciato il mio cognome mi da sui nervi! Ma perché tutti lo trovano così divertente?
<<Quanti anni hai? 16 Vero? Sembri più vecchio sai?>> Chiede spavaldo. Non sono sicuro che siano delle domande.
Io ne dimostro di più? Casomai sei te che sembri un bimbetto! Penso irritato.
Se l'avessi visto al di fuori della scuola non gli avrei dato più di 13 anni. Ha un viso fanciullesco e quella felpa larga, di certo, non lo aiuta a sembrare più grande.
<<Ah... si ho 16 anni.>>
<<Quindi, ti sei preso uan cotta per Lauren?>> chiede sospettoso.
<<Cosa? No! Certo che no! Neanche la conosco.>> nego con un certo imbarazzo.
Questo ragazzo è un vero ficcanaso, ma se non altro ora conosco il nome di miss sguardo profondo:... Lauren! Non che mi importasse... vero?
Cerco di sembrare il più disinteressato possibile. <<Tu la conosci?>>
<<Si, cioè non di persona, ma tutti la conosco, è la ragazza più desiderata della scuola, ed è fidanzata con Derek Johnson... quel bastardo!>> termina sibilando le ultime due parole.
Se non altro abbiamo una cosa in comune, entrambi odiamo quel tizio, quel Derek. A maggior ragione ora che so che è fidanzato con miss sguardo profondo, Lauren! Volevo dire Lauren.
Non so perché ma non credo che debba stare con lui. Si merita di meglio.
<<Ti ho beccato a fissarla ben due volte. Sicuro di non esserti preso una cotta?>> chiede quasi preoccupato.
<<Certo che no!>> rispondo convinto. Cavolo! Quindi se ne è accorto anche in classe.
<<Meglio così, quelle come loro non ci guardano neanche, non abbiamo speranza.>> sospira sconsolato.
<<Loro?>> sposto la testa per vedere le ragazze del tavolo.
<<Si, Loro. Anche se a me interessa solo Camila.>>
<<E chi è?>>
E' eccitato. <<La ragazza mora con i capelli lunghi.>> sta aspettando che la guardi e gli dia il mio parere.
La individuo, è accanto a Lauren, è una bella ragazza: i capelli sono portati in avanti e arrivano fino al seno, il viso è molto fine, ha due occhietti marroni e delle labbra perfette - sembrano disegnate. E' molto magra e minuta, assomiglia a Kevin da questo punto di vista.
<<Carina.>> gli concedo.
Sgrana gli occhi incredulo e appena scocciato. <<Carina? E' bellissima!>> per lui deve essere come una dea.
<<Lei e Lauren sono migliori amiche, anche se...>> si ferma.
<<Anche se, cosa?>> non sono il tipo che segue i pettegolezzi, ma oramai mi ha incuriositò. Quelle persone al tavolo sembrano il fulcro di questa scuola, e ora capisco il perché: ne parlano tutti come se si trattasse di star hollywoodiane e questo un pò ti coinvolge.
<<Beh, davanti a tutti si comportano da perfette amiche, ma sono sempre in competizione, voglio rivalere l'una sull'altra per il titolo di ragazza più popolare della scuola.>> Kevin parla a bassa voce, come se si trattasse di un segreto militare.
<<Di cosa state parlando?>>
Riconosco questa voce: Ally! Mi giro ed è davvero lei. Sono felice di vederla.
<<Ciao Ally.>> l'accolgo con un sorriso mentre Kevin alza gli occhi al cielo. Si conoscono?
<<Ciao Federico.>> risponde con il suo solito sorriso cordiale.
<<Chiamatemi Fede!>> mi riferisco ad entrambi. Sono un pò stupito dalla velocità con la quale sto concedendo il nome che usano amici e parenti.
<<Chiamatemi? Quindi voi due vi conoscete?>> Chiede Ally mentre si siede accanto a Kevin.
<<Si!>> affermo << Da qualche minuto.>> lascio trapelare un sorrisetto.
Ally scocca un'occhiata a Kevin. Come se avesse capito come ci siamo conosciuti.
<<Gli stavo spiegando come vanno le cose in questa scuola.>>
<<Ah si?>> la sua faccia assume un'espressione ironica.
<<Si!>> ribatte Kevin imbronciato.
<<E di che parlavate?>>
Kevin è titubante quindi rispondo io.
<<Del gruppo di ragazzi a quel tavolo.>> indico, senza farmi vedere, l'argomento della nostra chiaccherata.
<<Ah...>> balbetta Ally. Un velo d'ombra si posa sui suoi occhi.
<<C'è qualcosa che non va?>>
<<No... Ma ti ricordi quando stamattina ti ho consigliato di frequentare le compagnie giuste?>> la sua voce trema un pò, <<Beh loro non lo sono. Fidati!>> la convinzione con la quale parla mi intimorisce.
Deve essere un argomento molto delicato per lei perché, in un attimo, è totalmente cambiata.
<<E saresti tu una giusta compagnia?>> ironizza Kevin con un gesto.
Ally prende un profondo respiro e di tutta risposta gli carica una gomitata sul fianco facendolo gemere di dolore.
<<Ahi! Strega!>> ansima.
Scoppiamo tutti e tre a ridere di gusto.
Questi due sono molto simpatici dopotutto, non posso ancora definirli amici, ma sono contento di averli conosciuti.
Mentre finiamo il pranzo penso ad Ally e a quando poco si è intrista solo al sentir nominare quei ragazzi. Chissa perché.
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