Capitolo 23

La domenica... non ho mai inteso a pieno il senso di questa giornata. Inutile a mio parere. Gli adulti la acclamano a gloria in quanto giorno dedicato al riposo, e si concedono così ad una lenta ed inesorabile apatia. E così ho sempre fatto anch'io. L'ho sempre passata dedicandomi ad attività inutili, noiose o entrambe le cose.

Oggi è diverso, la domenica ha acquistato un nuovo significato, non è più il giorno del riposo, bensì, dei ripensamenti e dei pentimenti. Potrò sembrare un tantinello tragico ma dopo ieri sera mi sembra la cosa più ovvia.

Perché si, da quando mi sono svegliato la mia mente non fa altro che tartassarmi con i ricordi della serata. Ovviamente non sono l'unica cosa a darmi il tormento, per la prima volta in vita mia sto facendo i conti con il dopo sbornia. Non che non abbia mai bevuto, ma credo di aver esagerato a quella dannata festa, e la mia forte emicrania ne è un amaro promemoria.

Mi avvio in cucina per fare una rigenerante colazione, anche se vista l'ora si tratterebbe più di un pranzo. Trovo Miche intento a mangiare un'abbondante tazza di latte e cereali, probabilmente anche lui deve aver fatto le ore piccole ed essersi appena svegliato. Lo seguo e mi munisco di tazza e cucchiaio.

Mentre verso il latte freddo osservo Miche. Ha uno sguardo così assente, sembra non essersi ancora abituato alla sua nuova vita. E' strano vederlo così, è sempre stato un ragazzo attivo, energico, sempre allegro, pieno di amici e di vitalità; stargli accanto metteva tutti di buon umore. Esattamente come la mamma. Ho sempre ricollegato Miche alla mamma, non solo per il suo ribelle ciuffo biondo ed i suoi occhi azzurri, ma anche per il carattere. Ma ora, entrambi, sono un ricordo lontano...

Quando finisco di mangiare papà entra in cucina. Sembra felice ed appagato, ultimamente lo è sempre. Il suo nuovo lavoro deve piacergli davvero tanto.

<<Siete pronti?>> chiede mentre mi avvicino al lavandino.

Io e Miche ci lanciamo un'occhiata perplessa ed in coro rispondiamo: <<Pronti per cosa?>>

<<Andiamo alla motorizzazione!>>

E per la prima volta dopo settimane vedo spuntare un sorriso sulle labbra di mio fratello.

Gli uffici della motorizzazione si trovano in un edificio dall'aspetto scarno ed impersonale. Non che mi aspettasi niente di più. Papà dice che abbiamo già la possibilità di fare l'immatricolazione.

Dopo una mezz'ora di fila composta da persone di età compresa dai sedici ai settant'anni arriva finalmente il nostro turno. Sia io che Miche portiamo i documenti allo sportello cappeggiato da un grosso omone con indosso una maglietta raffigurante un personaggio di Star Wars... Inquietante, penso tra me e me.

Una volta firmato qualche foglio siamo ufficialmente immatricolati. Ci viene subito chiesto se vogliamo provare a dare l'esame teorico. Io mi rifiuto, non mi sento affatto pronto, mentre Miche accetta. Per l'ennesima volta ho la dimostrazione di quanto io e mio fratello siamo diversi: io sempre a rimuginare sulle conseguenze, lui impulsivo come un toro davanti ad un mantello rosso che sventola avanti e indietro.

Miche tenta di superare l'esame digitando risposte a casaccio sul monitor di un computer. Io nel frattempo ho modo di pensare. Nonostante tutti i casini successi alla festa di Dinah continuano a tornarmi in mente i pochi attimi che ho vissuto assieme a Lauren, i baci che ci siamo dati, i silenzi che valevano più di mille parole, i sospriri con cui comunicavamo ed i suoi occhi dove mi perdevo cadendo vittima di ogni mia più intima debolezza. Era tutto così semplice ed emozionante che al solo pensarci mi vengono i brividi, tremo al ricordo di quelle sensazioni. Anche per lei sarà così? Anche per lei ciò che è successo in quella stanza ha significato qualcosa? Mi viene da pensare che un ragazza bella come lei avrà certamente già vissuto esperienze del genere con molti altri ragazzi. Cazzo! Sono proprio un illuso.

<<Idoneo!>> Un urlo concitato mi riscuote dalla mia autocommiserazione.

Miche sventola sotto il naso mio e di papà un foglio con su scritto: "Test Passed".

Cioè in meno di venti minuti mio fratello è riuscito ad ottenere la patente per guidare il motorino? Io per ottenerla ci ho messo mesi... in Italia. Dovrei essere felice per lui, ma lo trovo ingiusto, in più il mio lato competitivo mi ricorda che attualmente sono l'unico membro della famiglia che non può guidare alcun mezzo motorizzato. Dannazione!

<<Grande figliolo!>> commenta fiero papà. E anch'io gli faccio i miei complimenti, cercando di nascondere quel pò di gelosia che sto provando in questo momento.

Ci avviamo all'uscita. Poco prima di arrivare alla porta Miche va a sbattere contro una ragazza carica di fogli. A causa dell'impatto cade a terra spargendo in aria la moltitudine di fogli che teneva in mano.

<<Ahia! Guarda dove metti i piedi!>> dice con astio la ragazza.

Un momento! Lunghi capelli neri lucenti, occhi marroni e quell'indecifrabile sorriso malevolo... Camila!

<<Scusa>> risponde mortificato mio fratello mentre cerca di aiutarla a tornare in piedi. Ci impiega una vita quindi decido di intervenire.

Scosto mio fratello, raccolgo i fogli caduti e porgo la mano a Camila. <<Perdonami, mio fratello è un pò sbadato.>> dico infine.

Mi guarda incredula, con le guancia leggermente arrossante. <<Certo! Essere impediti deve essere un difetto di famiglia.>> sentenzia velenosa. Quindi allontana la mia mano in malomodo, torna su due piedi e se ne va.

<<Non si smentisce mai.>> commento a bassa voce.

La giornata prosegue tranquillamente e prima che me ne accorga è già l'ora di dormire.

Mi distendo sul letto tentando di prendere sono, ma non ci riesco. Non sento minimamente la stanchezza, dovrei, ma i miei pensieri tornano sempre su di lei, su Lauren.

Mi rigiro più e più volte quando sento un improvviso tonfo provenire dalla finestra. Mi volto verso la fonte del rumore. Non vedo niente di sospetto. Forse me lo sono immaginato o magari un uccello è andato a sbattere contro il...

Prima che finisca di formulare le mie ipotesi sento un secondo tonfo provenire dalla finestra. E, stavolta, capisco quale sia la causa: un piccolo sassolino vi è stato lanciato contro.

Ma chi diavolo è? mi domando mentre raggiungo la finestra la quale viene colpita da un terzo sassolino.

La apro e mi affaccio. La mia prima reazione quando guardo in basso, dall'alto della mia camera, è sollievo. Anzi no, non sono sollevato.

Dopo una giornata a tormentarmi per aver baciato Lauren, temendo che per lei non significasse nulla. Vederla nel cortile di casa mia con dei sassolini in mano è... non so cosa sia, non so cosa sto provando. Sono solo felice di vederla nuovamente.

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