Capitolo 22
Ripeto nuovamente il suo nome mentre corro verso di lui. Questa serata sembra non voler terminare più, è una continua escalation di emozioni. Se sono questi i fantastici sabati sera che offre Norfolk, credo che la prossima settimana passerò.
Kevin è stravaccato sull'erba in un posa del tutto singolare: come se si fosse disteso per fare un angelo di neve... in crisi epilettica. Se non altro non sembra versare in gravi condizioni. I capelli sono tutti scompigliati, i vestiti spiegazzati e le scarpe macchiate di quello che ha tutta l'aria di essere vomito. Diciamo che è leggermente devastato.
Scuoto il mio amico per le spalle pronunciando il suo nome a voce sostenuta. Sta dormendo o ha perso i sensi, non sò, fatto sta che non accenna a riprendersi. Un filo di bava parte dall'estremita destra del suo labro e comincia a scendere giù.
Lo scuoto con più forza. La sua testa barcolla in avanti ed indietro come un giocattolo a molla ma continua a tenere gli occhi serrati.
<<A mali estremi...>> commento ad alta voce.
Distendo il braccio sopra la testa e dilato le dita della mano. Quindi assesto un ceffone sulla fanciullesca guancia di Kevin.
Un indistinto mugugnio arriva in risposta. Continuo così con una seconda e poi una terza sberla.
<<Ahia!>> piagnucola. Finalmente! Non sono mai stato così felice nel sentire la voce di Kevin. Di solito è così irritante... Beh, lo è anche ora, ma è un sollievo sapere che sta bene. <<Kevin! Grazie a Dio. Tutto apposto?>>
<<No, mamma! Non voglio fare il fattorino a natale...>> continua in tono lamentoso. Come non detto, sta proprio fuori cazzo!
<<Kevin, sù! Riprenditi! Dobbiamo andare!>>
<<Quella stronza di Becca T. mi ha rubato nuovamente il pranzo. Come fa una ragazza ad essere così grassa ed avere le basette?>>
<<Non è il momento di pensare a queste stronzate! Dobbiamo tornare a casa!>> Lo esorto mentre alzo gli occhi al cielo. Ma niente. Stavolta neanche mi risponde: il suo respiro si è fatto pesante e ha chiuso gli occhi. Si è addormentato, di nuovo...
<<Stupendo!>> commento ad alta voce.
Eccomi qui, non so dove, in un cortile assieme ad un ragazzo ubriaco che si è appena vomitato addosso e, al momento, incosciente. L'unico modo per tornare a casa è il motorino di Kevin, ma io non posso guidarlo, e il suo proprietario men che meno. Come se non bastasse non ricordo la strada che abbiamo fatto per venire qui. Il mio senso dell'orientamento è pari a zero.
Potrei chiedere a Dinah se ci ospita per la notte, così domani quando Kevin si sarà ripreso potremo andarcene e non fare mai più ritorno in questa dannata casa... No! Non se ne parla, quella gente ci ha portato solo guai.
Se ci incamminiamo ora prima o poi arriveremo... in motorino non ci abbiamo messo più di un quarto d'ora! Cosa sarà mai farsela a piedi!
A piedi con un ragazzo nel mondo dei sogni e senza conoscere minimamente le strade, ti voglio ricordare!
Maledizione! E' inutile che ci giri intorno, la soluzione è solo una, la mia unica speranza in questo momento è solo una persona: una ragazza, per la precisione. Il mio orgoglio tenta di dissuadermi di chiedere aiuto proprio a lei. Ma la situazione è critica e so di poterci contare.
Prendo il telefono e la chiamo. Il telefono squilla e subito penso che è molto tardi e potrebbe non rispondere. Secondo dopo secondo l'angoscia si impadronisce sempre più di me.
Quando sto per perdere la speranza sento un lamento distorto: <<Pronto?>> dice una vocetta stanca e infastidita.
<<O Dio! Grazie al cielo Ally!>> affermo con sollievo, e un pò di disperazione. Mi pare ovvio dopo quante ne ho passate stasera.
<<Fede? Ma hai idea di che ore siano?>> chiede preoccupata.
<<Si, sono le tre e tredici, è notte fonda, mi dispiace averti svegliato e di chiedere aiuto proprio a te. Kevin è ubriaco e non si sveglia più, e io sono stanco e disperato, ne ho passate di tutti i colori stasera, quindi scusami, ma ho proprio bisogno che tu ci venga a prendere.>> Parlo il più velocemente possibile e senza riprendere fiato perché ho una gran paura che mi riattacchi in faccia.
<<Arrivo subito! Dove siete?>> afferma in tono incolore.
<<Casa Davis...>> rispondo secco.
<<Ok, faccio il prima possibile.>>
<<Grazie Ally!>>
Tiro finalmente un sospiro di sollievo. Non vedo l'ora di tornare a casa e dimenticarmi questa notte. Non proprio tutta, ma buona parte.
Ally arriva in pochissimo tempo. In situazioni normali inorridirei davanti alla sua orripilante Smart. Ma sono talmente sfinito che sono felice di rientrarci. Senza dire una parola scende e mi chiede se sto bene. E' molto fredda, sembra arrabbiata. E come darle torto?
Insieme prendiamo Kevin e lo trasciniamo a forza dentro, date le dimensioni della macchina lo dovrò tenere in collo per tutto il tragitto.
Il viaggio procede silenzioso. Sinceramente non so cosa fare o dire... Che novità!
Ally ci aveva avvertito riguardo a questo genere di feste e alle persone che ci vanno. Ma non l'abbiamo ascoltata. Personalmente credevo esagerasse, che fosse troppo drammatica. Ma aimè, aveva proprio ragione.
<<Se ti può far star tranquilla, giuro che non tornerò mai più ad una festa di questo tipo...>> cerco di sollevarla di farle sapere che ho capito su cosa ci stesse mettendo in guardia.
<<Insomma è stato proprio come dicevi te. Lauren, Derek, Camila e tutto il resto della loro combriccola di stronzi mi ha tartassato tutta la sera. Con giochetti infantili, alcol e una quasi rissa. Non posso credere che...>>
<<Fede, non voglio che tu mi dica che ho ragione. Una parte di me sapeva benissimo che non sarebbe andata a finire bene. Mi dispiace dirtelo ma sono felice che abbiate fatto i conti con la realtà. Ci tengo a voi due e spero che finalmente abbiate capito...>>
<<Capito che cosa?>> ho come l'impressione che la stia facendo più tragica di quanto non sia. Ok sia io che Kevin non siamo nelle migliori condizioni, ma hey! Abbiamo sedici anni. Credo sia normale qualche stronzata a questa età.
<<Che queste persone: Camila, Lauren e tutti gli altri; sono dei mostri pronti a distruggerti solo per divertirsi.>> Ally ha la voce spezzata, mi sta parlando del suo passato... Cosa che fino ad ora aveva sempre evitato di fare. <<Ci sono già passata, e non voglio che succeda anche a voi.>>
<<Mi dispiace Ally...>> sussurro mentre si ferma davanti casa mia.
<<Non ti preoccupare Fede...>> mi rassicura. <<Ci penso io a Kevin, conosco i suoi genitori da una vita ed è meglio se lo riporto io date le condizioni.>>
Le sue parole mi fanno sentire in colpa...
<<Grazie...>> le dico cercando di dimostrarle tutta la mia gratitudine. Se non dovessi reggere Kevin l'abbraccerei.
Scendo dalla macchina e saluto un'altra volta l'amica che mi ha salvato da una situazione disastrosa. Mi sento veramente in colpa: non riesco a pentirmi del tutto di essere andato al compleanno di Dinah Davis. Perché se non ci fossi andato ora non starei qui a pensare con nostalgia a quegli importanti attimi che ho vissuto in quella camera.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top