Capitolo 2
Un'ondata di silenzio ha travolto l'intera classe 1D della Norfolk High School. Vi sono una ventina di persone che mi stanno guardando, cercando di capire chi sia il ragazzo che è appena entrato. Cazzo! Avrei dovuto bussare, se il mio intento era quello di passare inosservato, non ci sono proprio riuscito.
Gli sguardi degli studenti mi mettono i brividi, mi osservano come se fossi un pezzo di carne appena esposto nella vetrina del macellaio. In questo momento stanno decidendo se sono un pregiato filetto o dell'insulsa carne di scarto.
Dal nervoso inizio a balbettare cercando di presentarmi, ma dalla mia bocca esce solo qualche parola confusa.
<<Sei il nuovo studente?>> chiede un uomo con una camicia azzura ed un curato taglio di capelli. Ha tutta l'aria di essere il professore.
Per fortuna ci ha pensato lui a spezzare il silenzio, sono troppo imbarazzato per parlare.
<<S-si!>>
<<Vediamo, Federico...>>, il professore scorre il dito sul registro per trovare il mio nome, <<mmm... il cognome non è segnato.>>
Oh! Fantastico! Penso.
<<Quale miglior modo di presentarsi se non scrivendo il proprio nome e cognome alla lavagna!>>, ironizza porgendomi un gessetto, <<Forza!>>
Cosa, ma dove siamo alle elementari? Ci mancava anche questa, non ne posso più di essere al centro dell'attenzione.
Mi avvicino alla lavagna e con la mano tremante scrivo il mio nome. Quindi mi giro verso la classe: non è molto grande, i muri sono di un color giallo pastello, mentre il pavimento è un insieme di mattonelle bianche, i banchi sono molto piccoli e distano pochi centimetri l'uno dall'altro.
Rimango immobile, ma poi mi rendo conto che sto coprendo la lavagna. Faccio un passo di lato per far leggere a tutti. Neanche il tempo di spostarmi che sento scatenarsi una risata di gruppo. Mi rigiro verso la lavagna per capire il come mai delle risate. Niente, non ci sono errori, probabilmente il mio cognome ha un qualche significato divertente per loro.
La mano del professore si alza ed in pochi attimi le risate cessano.
<<Bene Federico Russo, prendi posto a sedere.>>
Individuo l'unico banco libero, che ovviamente si trova in fondo alla classe: costringendomi a passare davanti a tutti gli studenti. Così mentre mi avvio al mio posto noto una ragazza seduta in seconda fila: ha dei lunghi capelli neri, ma che dico nerissimi, e mossi, un viso dolce e freddo al tempo stesso, delle labbra carnose, due guancie rosee e gli occhi... gli occhi sono... Mai visti due occhi così! Sono di un color verde scuro penetrante e allo stesso tempo accecante, il tutto abbellito da un leggero tocco di eyeliner nero. C'è qualcosa che mi affascina in lei, sembra una normalissima ragazza, ma non riesco a smettere di fissarla. Forse è per via del suo sguardo: nonostante il viso trasmetta sicurezza e determinazione i suoi occhi sono tristi, celano qualcosa. Qualcosa di oscuro.
Mi riscuoto e mi accorgo che ora è lei a guardarmi, ma non come facevo io, è accigliata e la sua bocca è piegata in una leggera smorfia. Cavolo! Mi avrà preso per uno stalker! Distolgo subito lo sguardo.
A pochi passi dal banco inciampo su qualcosa e ci manca poco che mi sdraio sul pavimento. Mi giro e vedo un ragazzo con un ciuffetto biondo ed una giacca da football verde che ritrae il piede.
<<Scusa amico.>> sghignazza.
Brutto stronzo! Penso. Sento la rabbia salire, ma decido di calmarmi, magari non l'ha davvero fatto apposta. Anche se il mio subconscio afferma il contrario.
<<Fa niente. Amico.>> ribatto calcando sull'ultima parola.
Se avevo riconosciuto in Ally la figura di un'amica, riconosco subito che questo tizio non mi starà mai simpatico. E' il perfetto stereotipo dello sportivo bello e arrogante, che al solo schiocco delle dita, ottiene file di ragazze ai suoi piedi. Dio! Che orrendo cliché. Meglio stargli alla larga.
Mi siedo al mio banco, ma continuo a fissarlo, il ghigno non accenna ad andarsene fino a quando si gira verso la lavagna, e non vedo più il suo volto.
<<So che l'istruzione in Italia è molto diversa da quella che abbiamo qui.>> commenta il professore a voce alta, riferendosi a me.
Annuisco debolmente.
<<Ma sono sicuro che con un pò di buona volontà e tanto impegno riuscirà ad abituarsi ed a ottenere ottimi risultati!>>
<<Se dovesse avere problemi di apprendimento non esiti a chiedere, sia durante la lezione che al termine.>> conclude con un sorriso formale.
Annuisco nuovamente e la lezione riparte da dove l'avevo interrotta. Ovviamente non ho intenzione di fare domande, non oggi almeno.
Finalmente hanno smesso di scrutarmi. Sospiro sollevato e tiro fuori dallo zaino un bloc-notes per prendere appunti.
Presto la massima attenzione e segno la maggior parte delle parole che escono dalla bocca dell'insegnante. La lezione non è difficile come temevo. Riesco a capire facilmente, e le due pagine di appunti che ho sotto braccio, al termine dell'ora, ne sono la prova.
Dopo aver timidamente ringraziato il professore attraverso la porta inquieto. Durante tutta l'ora ho avuto come la sensazione che qualcuno mi osservasse.
E' il colmo! Esclamo nella mia testa.
Lo stalker che ha il sospetto di essere spiato a sua volta.
Nonostante avessi tanti pensieri per la testa, ripensavo a quando poco fa, ogni tanto, mi riscoprivo a sbirciare la lunga chioma nera che abitava la seconda fila dell'aula 1D.
Continuo a camminare mentre sulle mia labra si disegna un sorriso.
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