Capitolo 15

La cena è finita in pochissimo tempo, scelta mia dopotutto. Da quando ci siamo trasferiti papà si occupa di preparare da mangiare tutte le sere. E' bello poter gustarsi del buon cibo in famiglia, un'usanza che avevamo perso da tempo.

Ma stasera il mio unico interesse è chiudermi in camera e leggere.

Sul mio letto è posato un vecchio libriccino, la cui copertina, è dominata dall'immagine di una bionda bambina ed un bruco blu: Alice nel Paese delle Meraviglie... Che cosa sò di questo libro? Sinceramente non l'ho mai letto, ho visto solo il film animato: una bambina si perde in un mondo psichedelico chiamato Paese delle Meraviglie. E poi... non ricordo nemmeno come finisce.

Cosa ci trova Lauren in una favola del genere? E' adulta per questo tipo di lettura.

Inutile continuare a rimuginarci, leggi!

Apro il libro pensando che molto spesso i film differiscono dai libri. Basta pensare alla favola di Cappuccetto Rosso, nella storia originale la bambina viene mangiata dal lupo assieme alla nonna. Nessun cacciatore la salva!

Che strano... pensai mentre leggevo. Vi sono delle frasi sottolineate. Opera di Lauren? Poteva essere stato chiunque, d'altronde, il libro era in una biblioteca, sarà passato tra le mani di molte persone. Tuttavia, qualcosa, mi spingeva a credere che quelle dritte linee a matita fossero state tracciate proprio da Lauren.

La prima frase in rilievo è: "si sentì cader giù rotoloni in una specie di precipizio che rassomigliava a un pozzo profondissimo.". La seconda: "E giù, e giù, e giù! Non finiva mai quella caduta?".

Beh, la caduta è la metafora della depressione o della tristezza, ma Lauren non mi sembra nè triste nè depressa... Se non fosse per i suoi occhi, fin dal primo giorno ho notato che dietro a quel verde splendente si nascondeva qualcosa.

Sfoglio la prima pagina e continuo a leggere. Non è il racconto ad incuriosirmi quanto lo scoprire nuove parti sottolineate: "Aprì l'uscio e guardò in un piccolo corridoio, largo quanto una tana da topi: s'inginocchiò e scorse di là dal corridoio il più bel giardino del mondo. Oh! quanto desiderò di uscire da quella sala buia per correre su quei prati di fulgidi fiori". "Quindi Alice si arrischiò a berne un sorso. Era una bevanda deliziosa (aveva un sapore misto di torta di ciliegie, di crema, d'ananasso, di gallinaccio arrosto, di torrone, e di crostini imburrati) e la tracannò d'un fiato. - Che curiosa impressione! - disse Alice, - mi sembra di contrarmi come un cannocchiale! Proprio così. Ella non era più che d'una ventina di centimetri d'altezza, e il suo grazioso visino s'irradiò tutto pensando che finalmente ella era ridotta alla giusta statura per passar per quell'uscio, ed uscire in giardino."

Il capitolo termina e non so se continuare. Già queste poche pagine mi hanno dato tanto di cui pensare, di solito un libro del genere lo finisco in poche ore. Ma finché non capisco il significato che sta dietro ad ogni parte sottolineata, non posso proseguire.

Rileggo, rileggo, rileggo e rileggo un'altra volta il capitolo. Devo scoprire il significato che sta dietro a quelle frasi. Domani lo scoprirò. Parlerò con lei.

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Farsi dare il numero dell'armadietto di Lauren non è stato difficile. E' bastato chiedere ad uno studente a caso. Ovviamente tutti in quella scuola sanno quali siano gli armadietti dei ragazzi popolari; è un pò come quando vai ad Hollywood e compri la mappa delle case delle star famose.

Eccola lì! Intenta a trafficare non so cosa nel suo armadietto. Quando chiude lo sportello di metallo con forza, quasi, si impaurisce nel vedermi spuntare all'improvvismo. Devo migliorare le mie entrate in scena...

<<Ancora tu?>> sbotta. A quanto pare me la dovrò vedere con la Lauren acida, arrogante e aggressiva; in pratica quella che tutti conoscono. <<Ti ho detto di lasciarmi stare.>> si gira e fa per andarsene.

<<No, aspetta!>> dico appoggiandole una mano sulla spalla, a quel tocco sento un brivido salire su per la schiena, mentre lei si irrigidisce e si rigira.

<<Che vuoi?>> sbuffa.

<<B-beh, sai, ieri, quando te ne sei andata, ti è caduto...>> balbetto scoprendo il libro che tenevo nascosto sotto braccio. Quando lo vede rimane sconvolta.

Poi alza lo sguardo sul mio viso. <<Che cazzo ti passa per la testa?>> ringhia scattando verso di me. E' talmente furiosa che arretro di colpo sbattendo la schiena contro il muro di armadietti.

<<Io credevo te ne fossi dimenticata e...>>

<<E cosa? Chi ti credi di essere per spiarmi e curiosare tra le mie cose!>>

Cazzo! E' davvero furiosa, ma non c'è la faccio a farmi trattare così. <<E io che credevo che dopo lunedì fosse cambiato qualcosa.>> sbotto con ironia.

<<Cambiato cosa? Noi non siamo amici e mai lo saremo. Mi sono offerta di starti vicino in infermeria solo per paura che spifferassi a qualcuno della mia famiglia, e poi, mi facevi pena.>>

La sua bocca sputa veleno. Nelle sue parole c'è tanta cattiveria! Mi sento ferito, mi sento illuso, per cosa poi? Una cosa è certa: non intendo starmene dell'altro tempo qui a farmi mancare di rispetto.

<<Sai una cosa? Ho provato ad essere gentile con te, a capirti! Ma ora non me ne frega più un cazzo. Sei la solita bimbetta viziata abituata ad avere tutti ai suoi piedi. Con me non attacca, non mi faccio trattare così!>> dalla rabbia mi verrebbe da tirare un pugno contro il muro, sarebbe un'uscita di scena più enfatica, ma non voglio dare nell'occhio.

Me ne vado senza neanche permetterle di replicare. Non credo che qualcuno abbia assistito alla nostra lite... Lo spero.

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