Naufragio

Era ormai passata una settimana dall'inizio della crociera che stavi facendo assieme ai tuoi genitori.
Eri in piedi, con le braccia sistemate sul parapetto della nave, ad osservare il mare.
Ti rilassava osservare le onde e i movimenti che l'oceano offriva alla tua vista.
Era come se non ci fosse nessun'altro accanto a te, nonostante il ponte pullulasse di bambini che correvano e di adulti che parlavano tra loro.

Guardasti mestamente verso tutte quelle persone.
Sembravano così...superficiali.
Si trovano a fare una crociera, ad attraversare un oceano bellissimo ed erano presi solo tra di loro, senza nemmeno ammirare il panorama.

Ormai però ti eri arresa alla società, dopotutto tu non ci potevi fare granché.

Sorridesti vedendo un grande banco di pesci tropicali nuotare vicino alla nave, come se la stessero accompagnando durante il suo viaggio.

"(T/n)" ti sentisti chiamare da una voce familiare e, girandoti, vedesti tua madre in costume da bagno, con un cappello in testa, che agitava un braccio, chiamandoti.

"(T/n) sbrigati a rientrare in cabina, è ora di pranzo!"

"Arrivo mamma" dicesti sorridendole e andando verso di lei.

"Coraggio cara, tuo padre ha preso nello shop una buonissima insalata di polpo e l'ha fatta apposta per te!"

Affrettasti il passo, non potevi assolutamente perderti un pasto così!

Tu e tua madre attraversaste vari corridoi, perdendovi più volte, ma alla fine trovaste la vostra cabina, dal quale si poteva sentire un profumino invitante.

Aperta la porta, tuo padre vi si avvicinò, salutandovi

"Era ora che arrivaste, il polpo è già pronto da un po'"

"Scusa papà, non riusciamo a ricordarci la strada per la stanza"
dicesti ridacchiando

"Le solite sbadate. Su, a tavola"

In men che non si dica eri seduta, con l'insalata di polpo nel piatto, a gustartela.

"È buonissima papà, grazie"

"Di niente, sirenetta"

Sirenetta...odiavi quel soprannome.
Ti era stato dato quando eri piccola, perché il tuo sogno infantile era quello di essere una sirena.
Ti venivano ancora le guance rosse ripensandoci.

Finito il pranzo andasti verso la tua branda, per toglierti il costume da bagno e metterti vestiti più comodi.

Optasti per una semplice maglietta bianca a maniche lunghe e un paio di pantaloni neri.
Bisognava rimanere comodi dopotutto e in ogni caso la moda non era importante, o almeno per te.

Per tutto il pomeriggio leggesti i libri che ti era portata, comodamente sdraiata sul tuo letto.
Il libro era bellissimo, parlava di una sirena che era costretta a vivere segregata nel suo regno marino, amica di un umano con cui parlava nelle rare volte in cui poteva raggiungere la spiaggia.

Nonostante tu non fossi per niente una tipa romantica, quel libro era veramente bello!

Arrivata la sera i tuoi occhi erano stanchi, perciò posasti nella tua sacca il libro e ti mettesti un comodo pigiama.

Ti alzasti e augurasti la buona notte ai tuoi genitori, per poi tornare in camera e abbandonarti ad un lungo sonno ristoratore.

Una sirena d'allarme ti svegliò all'improvviso.

Le luci della stanza erano rosse e lampeggiavano.
Sentivi qualcuno urlare, altri piangere o supplicare.
Non capivi cosa stava succedendo, forse era solo un sogno.

I tuoi genitori entrarono nella tua stanza come due furie, chiamandoti a gran voce e facendoti alzare.

"Mamma, papà, che sta succedendo"
Chiedesti tremante

"Tesoro, il capitano ha lanciato un allarme, ci sono delle avarie ai motori, dobbiamo abbandonare la nave!"
Ti rispose tua madre quasi urlando

"Qualcuno ha manomesso i motori, se non ci sbrighiamo, affonderemo!"

Eri nel panico, il tuo cuore batteva a mille e sentivi delle lacrime scendere sulle tue guance, ma bisognava rimanere lucidi.

Preparaste un borsone a testa con le vostre cose più preziose, o semplicemente utili, per poi correte sul ponte.

C'erano centinaia di persone.
I bambini piangevano, gli adulti tremavano e urlavano, mentre la nave cominciava lentamente a sprofondare verso l'abisso.

I membri dell'equipaggio facevano il più in fretta possibile, facendo accomodare i passeggeri sulle numerose scialuppe di salvataggio.

Il mare, che fino a poche ore fa era calmo, ora mostrava tutta la sua furia, in preda ad una tempesta.

"Coraggio (t/n) è il tuo turno"
Tuo padre ti aiutò a salire sulla scialuppa.
Stavano per fare la stessa cosa ma, un ufficiale lì fermo.

"Siamo spiacenti signori, ma questa scialuppa è piena, prendete la prossima"

I tuoi genitori ti guardarono, per poi sussurrarti un "ti vogliamo bene".
Mentre la scialuppa veniva calata tu stringevi il tuo borsone, tremando.

Sarebbe andato tutto bene, ti ripetevi.
Sareste stati soccorsi e tu e i tuoi genitori sareste tornati presto a casa, al sicuro.

Cercasti involontariamente un viso famigliare, ma accanto a te c'erano solo sconosciuti tremanti.

Quando anche l'ultima scialuppa venne calata, sospirasti di sollievo.

Eri salva.
Eravate tutti salvi.
O almeno era quello che credevi.

Alzando lo sguardo vedesti una figura bianca, ancora sulla barca.
Ti guardava, ma non riuscivi a vederlo bene.
Scomparve.

Era finita, pensasti, ma il destino sembrava avere altri piani.

Il mare sembrava essere contro tutti voi, perché un onda fortissima investì un paio di scialuppe, tra cui la tua.

Cadesti in acqua, cercando disperatamente di tornare in superficie.
L'acqua ormai era ovunque, aveva invaso le tue orecchie, il tuo naso, i tuoi occhi e la tua bocca.
La corrente non ti faceva salire in superficie, e nella tua mente sentivi solo un grido: "ossigeno" "ho bisogno di ossigeno!"

Continuasti a combattere contro la corrente, che inesorabilmente ti trascinava verso il fondo.

Ormai era inutile, sentivi di non potercela fare.

Chiudesti gli occhi, lasciandoti trasportare.

"Addio"

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