Capitolo 3


Avete presente quel momento in cui siete così consapevoli che la fortuna non gira mai dalla vostra parte e poi, quando capita, non riuscite a crederci?

Logan ha deciso di arrivare alla cena con ben quarantacinque minuti di ritardo.

Correndo.
A torso nudo.

Osservo il mio futuro "fratellastro" entrare nella sala da pranzo con il fiatone e la pelle imperlata di sudore: sembra che abbia appena corso una maratona. Fisso il suo corpo scolpito, a bocca aperta. Ha muscoli da atleta e delle bellissime fossette che gli incorniciano la bocca quando sorride alla cameriera. Occhi grandi con delle ciglia alla Bambi e capelli cortissimi, quasi rasati. Mi rendo conto di essere rimasta con la forchetta a mezz'aria e mi affretto a ricompormi, prima che qualcuno se ne renda conto.

Ruoto la testa verso James in cerca di una risposta plausibile alla scena a cui abbiamo appena assistito, ma trovo solo un poveretto che per poco non cade giù dalla sedia, bianco come un lenzuolo. La faccia di mia madre, invece, è impagabile, lo giuro!
«Logan!» tuona suo padre, ora rosso in volto. «Va' subito a vestirti!»

Almeno ha ripreso colore. E, magicamente, ci troviamo catapultati in una scena di qualche film comico: mia madre si porta una mano sulla bocca e trattiene il fiato, mentre a James vedo uscire il fumo dalle orecchie ed io scoppio in una fragorosa risata, attirando l'attenzione del ragazzo scandalo.

«Non arrabbiarti papà: la mia sorellina sembra apprezzare.» Sottolinea la parola sorellina con troppa enfasi e mi indica con un cenno.

Ma che razza di idiota è?

«Comunque, sono solo venuto a dirti che non posso fermarmi qui con voi. Anche se...» e mi osserva, anzi, mi sorride per poi tornare a guardare il padre «potrei anche cambiare idea. Siete già al dolce?» chiede, riportandomi al presente. Prende posto vicino a me e mi ruba la forchetta addentando quello che rimane della torta al cioccolato.

Spalanco la bocca. Mai nessuno, e ripeto nessuno, si era permesso di rubarmi il cibo da sotto il naso. Tantomeno la torta al cioccolato, che è probabilmente il mio dolce preferito al mondo; mi ci potrei nutrire e vivere una lunga vita. Forse potrei anche uccidere per questo, lo ritengo veramente un reato federale. Quando però mi sorride, una piccola parte di me, che era già sulla difensiva, si scioglie. Sento una delle tante barriere che mi sono costruita lentamente scivolare via, e un po' mi prende il panico. Come può un sorriso riuscire a disarmarti in questo modo? Non avrei mai più immaginato che il nostro primo incontro sarebbe stato così.

Pensavo che questo ragazzo mi avrebbe odiata per essere entrata nella sua vita in quel modo. Pensavo che ci saremmo scannati, che non saremmo mai andati d'accordo. Pensavo che mi avrebbe insultata, o che avrebbe finto di non conoscermi, quando fossimo stati fuori casa. Avevo immaginato tutte le scene più surreali.

Tutto tranne questo.

«Ti dispiace prenderti un altro piatto, Mister Scandalo? Non vorrei prendermi qualche malattia.»

Non so da dove mi esca tutto questo coraggio, ma è assolutamente necessario. Ho costruito un muro enorme, ma che dico? Un'intera muraglia cinese che le persone non posso assolutamente valicare senza il mio permesso. Non posso consentire a questo ragazzo di trovarmi indifesa ed impreparata. Non lo conosco, e lui non conosce me. Mia madre ha ragione quando dice che faccio fatica a lasciare entrare le persone. Non permetterò a nessun'altro uomo di distruggermi. Non come ha fatto mio padre.

In un mondo parallelo probabilmente sarei rimasta zitta, incapace di proferire parola. Ma qui, forse perché non mi aspettavo questo tipo di incontro, mi sento più forte e meno vulnerabile.
Mia madre sbianca di nuovo alle mie parole. So che si aspettava altro da me, magari che fossi più cortese e simpatica. Non che io non lo sia. Da un lato mi dispiace vederla così in difficoltà, però dall'altro mi viene da ridere. Stasera è proprio la serata giusta per farle prendere un infarto, ma cerco di trattenermi.
«Olivia!» sbotta lei. «Chiedigli subito scusa!»

La guardo sconcertata. Chiedergli scusa? Sbaglio o è stato lui ad iniziare?

A ridere al posto mio è Logan, e io mi ritrovo a fissare un po' troppo quei suoi denti perfetti. Faccio un veloce calcolo mentale: non è infastidito e nemmeno permaloso, anzi, sembra molto divertito da questo breve battibecco: abbiamo lo stesso senso dell'umorismo e ad entrambi piace molto mandare in crisi i nostri genitori.

Sono già molti i punti a tuo favore, Logan Miller. Forse, in fin dei conti, potremmo quasi quasi starci simpatici e andare d'accordo.

«Già mi piaci, piccoletta. Sono Logan, piacere, e da oggi renderò la tua vita meravigliosa.» Lo dice sporgendosi verso di me e con una convinzione tale da procurarmi un brivido lungo la schiena. Gli porgo la mano, allontanandomi un po' da lui. «Liv» rispondo. Mi fa l'occhiolino stringendo la sua mano alla mia; poi, sporgendosi di nuovo, ma questa volta verso il mio orecchio: «Dai, vieni con me. Ti porto via da questi due vecchietti.» Si alza e, afferrandomi di nuovo la mano, saluta suo padre e mia madre che ancora ci guardano senza dire una sola parola. Osservo un po' titubante le nostre mani incrociate e sento un leggero formicolio sotto pelle. Passando lungo il corridoio rimane zitto ed io mi ritrovo a staccarmi dalla sua presa così salda. Che cosa credo di fare? Va bene che mi ha fatto una fantastica impressione, però lo conosco da meno di dieci minuti e già gli sto offrendo la mano? Olivia, svegliati e ricordati del discorsetto che ti sei fatta prima, non farti abbindolare. Non lo conosci, e lui non conosce te. Me lo ripeto mentalmente due o tre volte, quasi come fosse un mantra. Lui si ferma immediatamente quando sente il nostro distacco e si gira a guardarmi.

«Giuro che non mordo» dice, passandosi un dito sulla fronte ancora sudata. Osservo la fossetta che si forma quando accenna un sorriso. Non ho mai prestato attenzione ai particolari delle altre persone, non ne ho mai avuto bisogno, però c'è qualcosa in questo ragazzo che mi sta facendo cambiare rotta. La sua presenza mi manda in tilt, e non era mai successo prima. Ne ho conosciuti un sacco di ragazzi e nemmeno con il mio ex, con cui sono stata un anno, mi sentivo così strana ed elettrizzata allo stesso tempo. Respira, Olivia! Non posso negarlo, è proprio bello. Lo so perché è il tipico ragazzo che piace: alto, muscoloso, sicuramente un atleta. A me però sono sempre piaciuti altri generi di ragazzi, forse quelli che non si preoccupavano di piacere agli altri. Quelli a cui non importa nulla di essere il più popolare, il più nerd o il più sfigato.

Quelli un po' come me, a cui non interessa un bel niente di quello che gli altri pensano di te.

Questo ragazzo è esattamente tutto quello a cui io sono sempre stata alla larga. È strano come vadano le cose, stamattina avrei preferito andare a vivere con il mio vecchio zio Joe (il fratello di mia madre, un tipo strano che dorme con un'anatra), piuttosto che venire a vivere qui. Ed ora mi ritrovo a osservare il mio futuro fratellastro sapendo benissimo che avrei dovuto scegliere la prima opzione. Forse andare a vivere nel Texas sarebbe stata la decisione migliore per la mia salute mentale.

Olivia, hai dei seri problemi.

«Non ti conosco neanche, Logan. Potresti essere un pazzo, uno squilibrato o chissà che cosa, e magari io mi ritroverò morta nel sonno prima ancora di trovare la mia nuova stanza.» Sì, sono un po' melodrammatica, lo so.

Infatti lui mi guarda sbalordito, poi scoppia a ridere e alza le mani in aria, scuotendo la testa. Hai ragione, è davvero complicato starmi dietro.

Ridacchia. «Te l'ho già detto che mi piaci? Dai vieni, ti mostro la mia camera.»

Okay, non ha ascoltato una sola parola di ciò che gli ho detto. Sbuffo e lo seguo come un'idiota.

Entrando, la prima cosa che noto è l'assenza di personalità di quella stanza. I muri sono bianchi e le pareti immacolate, il letto è perfettamente rifatto e non c'è niente che faccia pensare alla presenza di un ragazzo scalmanato come lui lì dentro. È così diversa da come la immaginavo, come se avesse paura di mostrare al mondo la sua vera personalità. In effetti, ricordo vagamente mia madre dirmi «Logan e suo padre non vanno tanto d'accordo», ma ero molto distratta quando mi ha raccontato un po' di cose su questa famiglia, quindi forse dovrei poi ricordarmi di informarmi, prima o poi. «Pianeta terra chiama Olivia.» Logan mi schiocca due dita davanti alla faccia e poi, ridendo, apre l'armadio e si infila una maglietta blu. Non mi ero nemmeno resa conto che mi stesse parlando. Arrossisco un po' per l'imbarazzo perché non so se dovrei chiedergli di suo padre o no. Ovviamente no, ma che cavolo di impicciona sono? Mi mordicchio l'interno della guancia per evitare di dire cose di cui poi sicuramente mi pentirei.

«Scusa, non ti stavo ascoltando» ammetto.

Lui mi guarda divertito e poi si butta sul letto. «Ti ho chiesto se ti va di venire ad una festa con me stasera» ripete.

Mentre si allunga sul letto la sua maglietta si alza ed io intravedo quelle che sembrano delle piccole cicatrici sul ventre e che prima non avevo notato. Come dicevo, sono proprio una grande osservatrice. Chissà come se le è procurate. Magari ha subito qualche operazione oppure è caduto dalla bici quando era piccolo. Con lo sguardo risalgo sui suoi bicipiti e mi trovo a fissargli le braccia più del dovuto.

«Smettila di fissarmi» borbotta sottovoce.

Alzo di scatto lo sguardo su di lui e lo scopro a sorridermi sornione. Divento rossa all'istante e spalancando gli occhi sbuffo, tentando di mascherare la figuraccia che mi sono appena fatta.

«Non ti stavo fissando! Stavo solo pensando a quanto sei egocentrico. E comunque no, non vengo a nessuna festa con te» gli rispondo, stizzita. Poi mi rendo conto di essere stata troppo brusca e sospirando aggiungo: «Scusa, è che sono molto stanca. Vorrei solo andare a dormire.»

Lui si appoggia sui gomiti e mi fissa in silenzio. Un silenzio che mi sembra lunghissimo. Scocciata, faccio un giro per la camera osservando la grande libreria stracolma di libri; accarezzo con lo sguardo i grandi classici della letteratura e alcune foto sue e di altri ragazzi. Non sono sicuramente suoi questi libri. Sento che mi sta fissando anche se gli dò le spalle e, dopo qualche minuto, mi piomba addosso un cuscino.

Mi giro di scatto nella sua direzione. «Ehi! Ma che ti prende?» strillo.
Scoppia in una fragorosa risata e me ne lancia un altro, che mi finisce direttamente sulla faccia. Non ho affatto i riflessi pronti.
«E dai, non fare la noiosa, sorellina! Voglio solo conoscerti meglio dato che da stasera faremo ufficialmente parte della stessa famiglia.» Si alza e, prendendomi dalle mani un libro che avevo appena preso, lo rimette al suo posto. E pensa di conoscermi così? Lanciandomi cuscini?

«Quale concezione hai di "conoscere qualcuno"?» gli chiedo, inarcando un sopracciglio. So che sembro davvero una persona noiosa, ma sono stanca. Non ho la forza di fare questi giochetti ora e, soprattutto, non con uno che ho appena conosciuto. E poi chi è lui per darmi della noiosa? Lo guardo irritata e faccio per uscire dalla sua camera.

«Ehi, dove vai? Scusami, non volevo offenderti» dice, addolcendo la voce.

Mi ritrovo a fermarmi e girarmi nella sua direzione. Logan intanto si è alzato e noto che ha veramente uno sguardo dispiaciuto.
«Non voglio partire con il piede sbagliato. Ricominciamo, ti va?»
Mi sorride timidamente. Dio, quanto è bello.

Smettila, Olivia!

Sospiro.
«Sono Logan, piacere.»
Guardo prima la sua mano e poi lui. «Sono Liv.»

E anche - suggerisce il mio inconscio - ufficialmente fregata.

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