Capitolo 2
«Liv, tesoro, svegliati. Siamo arrivate.» Mi tiro su a sedere con ancora gli occhi chiusi; è stata una giornata lunga e sono davvero stanchissima, non vedo l'ora di buttarmi sul letto e continuare a dormire.
Scendo goffamente dal taxi e vedo mia mamma correre incontro a quello che penso sia il suo fidanzato, lui le sorride e la bacia dolcemente. Devo ammettere che sono davvero belli insieme. Chissà se un giorno avrò la fortuna di trovare anche io qualcuno che mi guardi nella stessa maniera in cui sta facendo lui, che mi ami tanto quanto si amano loro.
Si avvicinano mano nella mano e subito si presenta: «Ciao, io sono James, tu sei Olivia giusto? Sei bella come tua madre.»
Resto colpita. È pure gentile oltre che un bell'uomo, non avrà più di quarant'anni ed è davvero in forma: alto, magro, due occhioni verdi e capelli tenuti perfettamente in ordine. Sì, probabilmente il completo che indossa e il Rolex blu metallico che porta al polso, costano quasi quanto una villetta a schiera di Los Angeles, però non posso negare che già mi sta simpatico. Mi sorride facendo comparire delle sottili rughette all'angolo degli occhi, ed io ricambio il sorriso stringendogli la mano. «Ciao piacere, ti prego chiamami Liv. Hai una casa meravigliosa!»
Allargo gli occhi di fronte al paradiso. Dio, non ho mai visto un prato così curato, così verde.
Accarezzo con lo sguardo la piscina interrata, immaginando mille pomeriggi immersa, godendomi il caldo umido della California.
Delle palme altissime sembrano squarciare il cielo, che comincia a colorarsi di arancio: il tramonto. Quando la mia pancia brontola, mi ricordo di dover ancora mangiare.
Rimango in silenzio mentre James ci conduce dentro casa.
E che casa, signori. Potrebbe far concorrenza alla Casa Bianca. Salgo i due gradini in marmo bianco lucido, prima di varcare la soglia.
«Logan, stranamente, dovrebbe essere in casa» dice una volta che siamo entrate.
Mi scappa una risatina e James mi sorride. «È un bravo ragazzo... solo un po' complicato. Appena lo trovo te lo presento.»
Chissà com'è quel ragazzo. Quando ero piccola desideravo un fratello più grande. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato se i miei genitori avessero avuto l'occasione di avere un altro figlio. Magari sarei stata la sorella minore di un fratello iperprotettivo, o la sorella cattiva di un bambino molto rompi scatole. Non riesco ad immaginare Logan, un ragazzo ribelle che da anni ha alcuni problemi con il padre. Ovviamente questo è ciò che mia madre mi ha raccontato. Mentre cammino vado a sbattere proprio contro di lei, che mi lancia un'occhiataccia e poi torna a sorridere al suo uomo. Ormai mi perdo perennemente nei miei pensieri e mia madre non fa altro che rimproverarmi di ciò.
Sorrido a qualcosa che sta dicendo James, di cui ho perso metà del discorso ormai.
Cammino disorientata, osservando la scala in vetro e i quadri contemporanei che troneggiano su ogni muro.
Rimango sbigottita quando vedo la firma dell'autore: sono autentici.
Ti pareva che mia madre non decidesse di trovarsi un uomo ricco!
Guardo con curiosità ogni stanza: la cucina in marmo, il salone rosso con divani in pelle ed uno schermo piatto di sessanta pollici, il corridoio in stile vittoriano con tanto di archi verniciati d'oro, non mi stupirei se fosse davvero così!
Ogni soprammobile sembra terribilmente costoso, di quelli che hai paura solo a guardare per timore di scheggiarlo. Saliamo al piano superiore, dove passiamo di striscio la camera di Logan, ma non riesco ad intravedere niente.
«Per ora questa è la sistemazione, poi troverò il modo di aggiungere una stanza per darti più spazio Oli...Liv. Scusami, devo ancora abituarmi.» Si passa una mano nei capelli con aria imbarazzata e mi sorride. Mi immaginavo un uomo ricco e antipatico, e invece riesco a fare imbarazzare questo poveretto. Ricambio il sorriso, nessuno si era mai preoccupato così per me.
E poi, come diavolo è possibile che in questa reggia non ci sia una camera in più? Mi sporgo di lato per contare le altre porte che mi circondano: almeno sette!
«Ti dispiace dormire per qualche sera nella camera degli ospiti?» mi chiede James ancora con un lieve rossore sulle guance, ma che riesce a mascherare bene a mia mamma con un colpo di tosse.
Che cosa? Mi sta veramente chiedendo scusa? Lo guardo sbigottita e non riesco a trattenere una risata.
«Andrà benissimo, grazie James.» Visibilmente più rilassato, mi apre la porta e poi mi fa spazio per lasciarmi entrare.
Non credo di aver mai visto una camera da letto così grande. Un enorme letto bianco a baldacchino è posizionato proprio al centro della stanza. Le pareti sono grigio chiaro, qualche quadro raffigurante i diversi paesaggi caratteristici di Los Angeles sono appesi qua e là per la stanza. Cammino a bocca aperta attorno al letto e vado ad aprire l'anta del mio nuovo guardaroba, restando affascinata dall'immensità di vestiti che può contenere. Butto un occhio alla mia valigia, che è stata accuratamente posizionata vicino al letto, e penso che con quello che mi sono portata ci sarà spazio anche per tutti gli abiti di mia madre. Osservo l'immensa televisione appesa al muro e noto con piacere uno stereo vecchio modello (di quelli che piacciono a me) sopra un tavolino vicino all'ingresso. Sorrido, notando anche che una grandissima cassapanca è stata sistemata sotto la finestra, proprio come quella che avevo a casa mia. Sicuramente l'intenzione di James era proprio quello di farmi sentire a casa e, finora, ci è riuscito. Ho anche un bagno personale, grande probabilmente come la mia vecchia camera da letto, munito di un box doccia e vasca idromassaggio. Come potrebbe dispiacermi tutto ciò? Sto continuando a ridacchiare da sola quando mia madre all'improvviso mi tira un pizzicotto al braccio. Ahi!
«Scusa la sua maleducazione, tesoro» dice, accarezzando la mano di James. Poi si gira a guardarmi con occhi torvi. «Abbiamo fatto un lungo viaggio e Olivia sarà sicuramente un po' stanca. Vero tesoro?» Sorrido educatamente senza far trapelare alcuna emozione e, quando si girano, mi massaggio il braccio dolente.
Che strega!
Mia mamma si gira verso di me e mi lancia uno di quegli sguardi da "comportati bene o ti chiudo a chiave nello sgabuzzino", anche se non credo ne abbiano uno.
Usciamo dalla mia nuova camera e ripercorriamo le scale in silenzio seguendo James giù in salotto. «Prego, sedetevi pure sul divano: la signora Jons, la nostra cameriera, sta preparando la cena. Starete sicuramente morendo di fame.»
Cibo? Chi ha detto cibo? Sto morendo di fame eccome! L'ultima volta che ho buttato qualcosa nello stomaco è stato a colazione e poi, a causa di quel sogno di prima, mi era completamente passata la fame.
Ogni volta che chiudo gli occhi rivedo mio padre.
È pazzesco come ricordo ancora ogni minimo dettaglio di lui. Amavo la sua barba folta che lo faceva sembrare un vero uomo, e mi piaceva quando per farmi il solletico me la sfregava sul viso.
Adoravo anche le sue mani, erano davvero grandi. Le mie invece erano così piccole che, quando me le prendeva tra le sue, scomparivano.
Julian era un uomo fantastico, un vero padre di famiglia. Amava me e mia madre, ci ha sempre trattate come regine, non ci ha mai fatto mancare niente. Finché una mattina uscì di casa, dandomi un bacio sulla guancia, e non tornò più.
«Vado a cercare Logan. Benvenute a casa vostra» ci dice James, allargando le braccia e sorridendo. Poi se ne va, lasciandoci sole.
«Tesoro, allora? Come ti sembra James?» Non mi ero nemmeno accorta che mia madre si fosse avvicinata così tanto a me da praticamente abbracciarmi. Ha gli occhi lucidi e un sorriso a trentadue denti e questo fa sorridere anche me.
«Mi sembra un uomo fantastico, mamma. Per non parlare della casa: è meravigliosa!»
Stringendoci forte, iniziamo a ridere come non succedeva più da tanto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top