Pt. 3

A volte spero di toccarti, di riuscire a scorgerti tra le nuvole, senza essere patetica. Ti ritrovo nell'ideale di una persona mai conosciuta, perché sei nel mio cuore, sei in ogni parte di me. Creare un rapporto sano con un'immagine è difficile. Ogni giorno si parla con i "se", con i "ma", ho la voglia di smettere di farlo. Perché non ho una madre, anche se c'è, se la sento nei miei sogni, nei suoni, nelle mie parole. Nella mia scrittura io spero di essere solamente fortuna, non scultura di egoismo, di fama, gloria personale. Nasco da una donna bellissima, con lunghi capelli marroni, occhi verdi come i miei, come quelli di mio nonno. Nasco da una persona e non solo da una madre, nasco da una sconosciuta. Una spada luccicante che mi ha dato alla luce.
E spero di essere speciale per te, come tu lo sei per me, di essere un piccolo gioiellino terreno, che tu sei stata felice di concepire.
Non ho mai avuto la madre all'uscita da scuola. Solo quando sono diventata grande l'ho conosciuta, prima non lo avevo mai fatto.
È difficile nutrirsi di un'idea, di un immaginarsi continuo, di una ricerca che non diventi ossessiva, ai limiti della pazzia.
Sei stata tu a darmi delle belle gambe per correre, dei capelli scuri castani, questi occhi bellissimi.
E io ti posso vedere, mamma. Ti posso sentire che mi abbracci la sera e mi dai un bacio, anche se sono grande.
A volte non ti penso, non sei la prima persona a cui rivolgo la mente la mattina o la sera, ma nella giornata mi ritorni, ti sento.
Ti sento nella montagna, nella libertà che pervade il mio corpo quando guardo il cielo più vicino o un lago ghiacciato, quando scendo le piste e la neve bianca candida mi scorre sotto.
Significhi anche vita, perché le persone non sempre se ne vanno.
La mia amata mamma di plastica, che per me significa radici, significa astratto e sentimento.
A volte mi interrogo; non so se voglio che tu legga queste parole, d'altronde sarebbe come una violazione di un taciturno rapporto, che so che esiste, che spero esista. Perché è impossibile che ciò rimanga così poco reale, perché per me lo è. Non posso pensare ad un film che scorre nella mia testa, a pensieri che formulo unicamente io, a sensazioni che mi scorrono sottopelle, a quella grazia e raffinatezza che mi avvolge, mi copre come un mantello. Parte dei dolori li ho partoriti per te, come tu hai partorito me, ma dall'idea di mia madre nasce speranza, nasce emozione, nasce luce. Luce che io vivo continuamente, riesco a provarla, a sperimentarla. È difficile dire:"Non ti voglio perdere, ho paura di perderti" perché ti ho trovata quando già non c'eri, quando già eri altrove, non potevo toccarti, guardarti, avere un dialogo con te. Privata di parole confortanti, del nome 'mamma', solo dopo camminando per caso la sera ti ho sentita nella musica. Arrivi spesso inaspettata, accarezzandomi le orecchie e non sei mai indiscreta, malvoluta, rigettata.

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