Pt. 1 (Dialogo Dolorante)

"Mento perché so di mentire e l'unica persona a cui strappo la carne e mangio e mi nutro sono io. Vorrei cibarmi della tua anima appassita perché sono un'egoista, mamma. Non sono un parassita, non voglio inoltrarmi dentro la tua collana e la tua bolla e oziare nel tuo corpo."

"Un tempo avrei straziato le tue parole, le avrei martoriate e schiacciate con un pestello, come i morti fanno. Non riesco a non provar pena per la mia bambina, è una cosa che non auguro a nessuno. Sono plasmata a tuo piacimento, mi giri come meglio credi e strazi la mia immagine per alimentare la consapevolezza di essere viva. Mi faccio addentare e mangiare da mia figlia perché la amo e i miei arti sono riversi in un legno. Non ho possibilità di ribattere, né di ribellarmi a questo ingegnoso, macchinoso e allo stesso tempo naturale, spontaneo gioco."

"Io parlo con me stessa, non amo il mio viso e le mie ginocchia, creo l'impossibile per scovare il reale. Convinzione di un'idea che diventa invece progetto, futuro di una madre ormai sconosciuta, baluginosa, evanescente, di plastica. Plasmo quindi il mio pensiero e lo piego sotto la forza della credenza, dell'immagine, di un segmento infinito."

"Dovresti mangiare dalla gola di tuo Padre, nutrirti del suo egoismo e non lasciarti addentare dopo che ti prende per il braccio e ti chiede di andare via. Resti dove sei perché non sai fare altro, hai paura. E tu non ne devi avere."

"Lo so, mamma. Ti chiedo scusa. Non voglio ingurgitare ancora carne dalla quale vengo, sono stufa di dover (auto) impiantare sangue non mio. Anche se lo ami (forse), io lo odio con tutta me stessa."

"Vuoi forse estrarmi dal vaso e baciarmi le guance? Vuoi forse abbracciare il mio corpo? O vuoi mangiarlo, vuoi che il tempo passi in un attimo e vuoi saziarti? Ora e subito."

"Voglio solo piangere, a volte. Restare una circonferenza che confina con un quadrato, cercare di adattarmi agli spigoli anche se sono tonda. Inconsciamente devi diventare aerobica, accarezzare i miei bordi, senza straziarli."

"Gira questa conta e sempre più ti accorgi che il vetro del bicchiere è sporco, ma io cercherò di parlarti e tu non mi capirai. Se chiudi gli occhi e ti tappi le orecchie diventi sordomuta?"

"Da dove devo bere, mamma? Non capisco, sono troppo confusa."

"Se ti chiedono di descrivermi, tu racconta loro che scrivevo bene e che mi piacevano le ciliegie."

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