8-Maschera (Parte 1)


"Maschera"

VIII


Il torace le faceva ancora male nonostante la benda fosse ormai stata tolta da tempo, e la ferita stava pian piano rimarginando. Tastò con le fredde dita la pelle calda procurandole un lieve brivido. La stanza, ormai da qualche giorno, era umida a causa delle temperature invernali. 

Raccolse una coperta lasciata ripiegata sulla sedia e se la passò sulle spalle provando a riscaldarsi, e ricavandone un po' di sollievo. Si sentiva... stordita. Sarà per la situazione o per tutte le nozioni acquisite nell'arco di due giornata dove la sua vita aveva preso una brutta piega. Aveva assistito ad una reale metamorfosi, una semplice ragazza tramutata in un animale feroce, aveva diffidato della propria amica, pendendosene amaramente giorni addietro. L'avevano quasi squarciato il petto e per poco non ci aveva rimesso la pellaccia, e se non fosse stato per Anne oggi non avrebbe potuto vivere sogni tranquilli.

Si sentiva un'imbecille nel realizzare alla quasi realtà della cosa, ovvero di essere stata quasi uccisa da una sirena. Un essere acquatico che non avrebbe mai dovuto esistere, tranne che nelle leggende e nelle favole.

Talvolta stendeva ancora ad accettarla come una possibile e sensata spiegazione, in fondo non aveva nulla di sensato. Sentiva di doversi appoggiare, almeno per il momento, a Anne che a quanto sembrava era l'unica in grado di proteggerla. E quest'ultima non nascondeva la sua ansia e la sua pressante preoccupazione nei suoi confronti. Al tempo in cui si trovava in ospedale riceveva le sue telefonate almeno cinque volte al giorno, e per cinque volte un semplice: sto bene non era sufficiente.

Era sempre a causa del suo amore che adesso si trovava a fare le valigie e abbandonare così il suo mortorio, o almeno così si limitava a chiamarlo l'amica. Un senso di malinconia le toccò l'animo. I cambiamenti non erano mai stati di suo più sentito gradimento e il cambiare casa era il sintomo di cambiamento per eccellenza. Si sentiva spaesata e impaurita.

Non avrebbe più potuto avere i suoi spazi, i suoi momenti di privacy e le sue intimità, come non avrebbe più potuto evitare Anne e così scampare dalle sue chiacchiere repentine. Avrebbe perso la sua indipendenza ciò a cui mirava e aspirava. In quel momento però dentro al suo animo avvertiva più di un milione di sensazione contrastanti.

Paura mischiata ad un pizzico di curiosità, amore mischiato ad un pizzico di sfiducia. Al tempo stesso sentiva rabbia, terrore, risentimento, felicità, noia, allegria. Non riusciva a dominare le sue emozioni perché ciò che la stava attendendo era ben più grosso di quanto lei stessa potesse immaginare. Si voltò verso la sua scrivania e lì intravide una piccola cornice dove all'interno era inserita la sua immagine, insieme ad un uomo. Accarezzò il viso di Francis con malinconia, e con un forte dolore al petto.

Aveva ormai abbandonato ogni speranza, lui non sarebbe più ritornato. In queste ultime settimane aveva avuto modo di pensare a ciò che avrebbe fatto della sua vita. Aveva ripreso regolarmente ad andare all'università, aveva ripreso gli studi e col tempo anche a sorridere con sincerità.

«Tessa sei pronta?» le chiese Anne richiamandola dietro l'uscio della porta aspettandola, tenendo stretta tra le mani altri borsoni. Tessa si voltò verso di lei e annuì raccogliendo gli ultimi bagagli. Prima però di uscire lanciò un'ultima occhiata alla sua casa e sentì nuovamente il brivido attraversarle il corpo.

«Non pensarci, ci divertiremo un sacco nella tua nuova casa. Che sarebbe la mia per la precisione!» esclamò evidentemente elettrizzata, ma l'amica non era del suo stesso entusiasmo. Ripiegò la copertina e la ripose in una busta. Si sentiva relativamente sconfitta dalla vita che la riportava sempre negli stessi suoi passi. Aveva perso la battaglia, ma la guerra era ancora in atto e presto avrebbe ripreso la sua indipendenza.

«Muoviamoci che sto morendo di fame.» affermò senza voltarsi indietro.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top