3. Le bugie più crudeli sono quelle che hanno un pizzico di verità. [R]
"Le bugie più crudeli sono
quelle che hanno un pizzico di verità."
III
Il ritorno a casa fu silenzioso; si poteva udire soltanto il rumore delle macchine che svoltavano l'angolo. Si erano separate dalla comitiva da circa quindici minuti e ognuna era diretta alla propria abitazione. L'orribile sensazione allo stomaco si era placata e Tessa aveva iniziato a respirare normalmente nonostante non riuscisse a ragionare con lucidità.
Continuava a rivedere l'espressione di puro odio di quell'uomo e la strana metamorfosi di Heaven. Da quanto aveva potuto sentire la conoscevano da poco, quasi un mese e adesso erano meravigliati di non aver riconosciuto la sua vera forma. Il suo arrivo non aveva fatto altro che portare guai e inspiegabili sparizioni.
In quell'ultimo periodo erano scomparsi inspiegabilmente diversi componenti della comitiva, i cui cadaveri erano poi stati riesumati dalla sabbia, trucidati e squartati.
«Tu quanto la conoscevi?» Tessa si decise a rompere il ghiaccio mentre camminavano. «Da una settimana. Non avevo mai avuto modo di incontrarla.» e il suo viso si indurì. Sembrava visibilmente arrabbiata.
La ragazza continuò. «Mi era sembrata un po' strana fin dall'inizio. Pensare che dietro alle morti di quei poveri ragazzi potrebbe esserci lei mi fa imbestialire.»
«Non fartene una colpa, in fondo non avresti potuto fare nulla. Non era... umana.» ammise nonostante non riuscisse ancora a convincere se stessa. Cosa si poteva essere se non esseri umani? E perché avrebbe voluto quelle morti innocenti?
La ragazza scosse la testa portandosi le mani sul viso, esasperata. «Avrei potuto aiutarli, avrei potuto ucciderla in tempo.» Ucciderla?
Anne non avrebbe mai detto quelle parole, non le avrebbe mai neanche pensate. Che diavolo stava succedendo? «Non riesco a capire.» mormorò avviandosi verso lo stradone che l'avrebbe portata a casa.
Davanti all'ingresso si osservarono per quasi una decina di minuti prima che Tessa la invitasse ad entrare e, dopo un lungo momento di esitazione, Anne decise di accettare. In fondo era già abbastanza tardi e dopo quello che era successo andarsene in giro di notte sarebbe stato estremamente pericoloso. Entrarono e si sedettero davanti al camino riprendendosi grazie al calore del fuoco dal vento gelido e tagliente che avevano sopportato per tutta la strada di casa. Anne preparò due tazze di latte che sorseggiarono con calma.
Erano soltanto le undici di sera, troppo presto per andare a dormire. Rimasero a parlare sul grande letto di Tessa dove Anne le raccontò tutto in merito a quella grande festa. A poco a poco stava iniziando a dimenticarsi di Heaven e dell'uomo che voleva ucciderla.
«Anne?» la chiamò cercando di attirare la sua attenzione. Quando incominciava a parlare nessuno era in grado di fermarla. «Sì?»
«Grazie.»
Lei si limitò a sorridere, ma conosceva il significato di quella parola. Grazie per esserci sempre stata, grazie per non averla lasciata sola. Verso l'una decisero di stendersi sul letto e lentamente furono accolte tra le braccia di Morfeo.
Sembravano passati una quindicina di minuti quando Tessa sentì un rumore provenire all'esterno e si svegliò quasi di slancio. Si ritrovò nel suo letto, accaldata e sudata... sola. Dov'era finita Anne?
La chiamò a gran voce, ma non accennava a risponderle. Scese dal letto infilandosi le pantofole rosa e raccolse la vestaglia ripiegata sulla sedia accanto al letto.
Si coprì le spalle mentre partiva alla ricerca dell'amica, ma lei non si trovava in casa. Doveva essere uscita... alle tre di notte? Con la vestaglia e le pantofole addosso uscì fuori casa mentre tra le mani stringeva il suo telefono e componeva le prime cifre del numero di Anne. Partì una suoneria che proveniva all'interno della casa. Possibile che fosse ritornata a casa senza il telefono?
C'era qualcosa che non andava, ma non sapeva spiegarsi il motivo.
Un urlo squarciò il silenzio e una strana sensazione allo stomaco la colpì nuovamente. Era Anne e stava emettendo urla di dolore. Si trovava nel retro della casa, riusciva a sentire la sua voce sempre più nitida mentre correva verso di lei. Aveva il respiro spezzato, il cuore le martellava nel petto e le gambe erano stanche. Gli occhi, che prima erano socchiusi, si spalancarono per la paura.
Aveva paura per Anne e per se stessa.
«Anne!» la trovò in una posizione non proprio piacevole. Heaven, che inspiegabilmente era ancora viva, sovrastava il corpo di Anne cercando di graffiarla con i suoi artigli. Questa si voltò verso di lei, il volto ridotto ad una maschera di terrore.
Iniziò a dimenarsi scrollandosela di dosso con un pugno sul viso; Heaven ringhiò nella direzione della ragazza.
Era pronta a partire all'attacco e Anne era pronta a rispondere. Anne? La sua amica sempre gentile che non avrebbe fatto del male a una mosca impugnava un sottile pugnale tra le mani, con la punta affilata macchiata di rosso. Sangue? Heaven si voltò verso Tessa, come se solo in quel momento si fosse resa conto della sua presenza.
«Tessa! Corri!» le ordinò Anne con voce ansiosa, ma ormai era troppo tardi. Heaven si stava muovendo verso di lei, e l'avrebbe squartata viva. Sollevò il viso verso il cielo. «Francis.» chiamò il nome del suo amato, consapevole che di lì a poco si sarebbe congiunta con lui... sempre che non fosse ancora vivo. Purtroppo lei non sarebbe stata lì per appurarlo.
Chiuse gli occhi, aspettando la morte, desiderando la morte. Una fine veloce e indolore, che invece non arrivò mai. Sentì un gemito di dolore e, con la coda dell'occhio, notò un corpo che si accasciava sul pavimento. «Muori, bestia.»
Heaven era morta e Anne era stata la sua assassina. Ora sentiva la paura crescere... crescere verso Anne.
*
«Dove mi stai portando?» domandò Tessa cercando di assumere un tono neutro. Non riusciva a smettere di tremare all'orribile visione del cadavere di Heaven che non voleva abbandonare la sua mente. "Stava per ucciderti," si ripeteva. "l'ha fatto per difenderti."
Ma la paura le gelava il sangue nelle vene e la stringeva in una morsa di ghiaccio.
«Ti porto dove avrai delle risposte alle tue domande.» spiegò Anne fermandosi davanti a una casa... la sua casa.
«Non capisco che tipo di risposte possa trovare a casa tua.» pronunciò titubante. Non riusciva a fidarsi, che l'avesse attirata lì per un altro motivo?
Anne sospirò voltandosi stizzita verso di lei e afferrandola per il gomito: «Potresti fidarti di me una buona volta? Ti ho salvato la vita, ricordi? Non voglio farti del male.»
La trascinò dentro l'abitazione e iniziarono a camminare al buio, o meglio, Anne cominciò ad avanzare trascinandosi dietro Tessa. Svoltarono a destra superando la sala da pranzo e camminando lungo il corridoio arrivarono davanti a un'immensa porta. La ragazza conosceva ciò che c'era al suo interno: la biblioteca.
I libri si trovavano nella solita posizione di perfetto ordine, come se non fossero mai stati letti, anche se gli scaffali privi di polvere e muffa testimoniavano il contrario. «Perché mi hai portata qui?»
La giovane ignorò la domanda, raccogliendo dallo scaffale un enorme libro verde. Sulla copertina erano raffigurati un tridente giallo e una grande scritta. «Mitologia - La maledizione di Poseidone.» lesse Tessa sfiorando la copertina con le sue esili dita.
«Prima di leggerlo devi venire a conoscenza di alcuni fatti accaduti prima di quel fausto giorno. Devo spiegarti come sono nate le sirene.» iniziò Anne. Sirene? Tessa strabuzzò gli occhi e per un pelo non le rise in faccia, ma lo sguardo duro e fin troppo serio di Anne la costrinse a trattenere la risata. «Secondo alcune leggende le sirene nascono dalla schiuma del mare e soltanto alla loro morte tornano a questa forma, però questo non spiega come riescano a moltiplicarsi così velocemente. La loro stirpe iniziò con la regina Selina, originariamente un semplice pesce del mare, che chiese a Poseidone, dio del mare, di poter diventare umana.»
«Perché un pesce vorrebbe diventare umano?» si chiese quasi fra sé. Una favola per far addormentare i bambini?
«Perché la Terra ha molto da offrire e Selina era una sirena molto pretenziosa. Il dio Poseidone però non poté realizzare la sua richiesta, o almeno ci riuscì solo per metà. Riuscì a trasformarla in un ibrido tra un pesce e un umano; soltanto dopo tre anni la sua coda avrebbe potuto trasformarsi in un paio di gambe umane. Pertanto la sirena aspettò per tre anni interi, notte dopo notte, sulla riva del mare. Il giorno tanto atteso finalmente arrivò e Selina divenne umana a tutti gli effetti. Fu trovata da una giovane cameriera che le diede dei vestiti e un posto dove dormire; fu in quella casa che provò la vera passione, il desiderio nei confronti di un uomo e sperimentò le sue abilità da manipolatrice. Scoprì che con il solo utilizzo della propria voce avrebbe potuto soggiogare centinaia di uomini e formare così la sua razza: esseri per metà umani e per metà pesci.» terminò Anne, che per tutto il racconto aveva camminato avanti e indietro nella stanza senza mai fermarsi.
«Quindi vuoi dirmi che le sirene nascono da un'unione tra umani e sirene? Ammesso che quest'ultime esistano.» mormorò Tessa, riluttante a credere a tutte quelle informazioni.
«Puoi non credermi, ma anche tu sai che l'essere che hai visto non era umano.» detto questo, Anne continuò con la sua storia come se nulla fosse. «All'epoca le sirene non costituivano una vera e propria minaccia, fino al giorno della maledizione.»
«E questa parte della storia è scritta nel libro, giusto?» disse Tessa osservando il volume in questione con un'espressione dubbiosa.
Non riusciva a credere a tutte quelle informazioni, ma ascoltando la voce seria dell'amica non voleva ribattere. Sembrava così assurdo, possibile che potessero esistere esseri di quel genere? E allora perché nessuno ne aveva ancora fatto la scoperta?
«Poi cosa successe a Selina?» chiese Tessa.
«Ritornò nel suo mondo aspettando che passassero altri tre anni per poter ritornare sulla terra ferma. Sai, una volta che le sirene toccano l'acqua del mare si ritrasformano immediatamente in sirene ed è per questo che quando sono sulla Terra non possono accostarsi al mare. Verrebbero scoperte subito. Ritornando a Selina, non si sa più niente di lei. Può essere viva come può essere morta... è scomparsa nel nulla.» rivelò Anne.
Tessa ritornò ad osservare il libro, incerta.
«La principessa infelice.» Tessa iniziò a leggere.
La storia narrava le vicende della sirena Ariel, futura principessa di Atlantide, vissuta mille anni dopo la nascita di Selina.
Il giorno del suo sedicesimo compleanno salì verso la superficie, mentre una nave di marinai si trovava lì per pescare. Bastò un attimo, un semplice sguardo, perché la giovane principessa si invaghisse di un giovane marinaio. Disperata a causa della loro enorme diversità decise di chiedere aiuto alla strega del mare - considerata quasi alla pari di una dea se non fosse stato per i suoi pensieri malvagi e le sue stregonerie - affinché le concedesse un giorno da passare con il suo amato. La strega acconsentì offrendole un massimo di tre giorni. Se non fosse riuscita a conquistare il cuore del giovane marinaio sarebbe diventata schiuma nel mare.
Ariel acconsentì, pienamente sicura del suo successo, però le cose non andarono come la ragazza sperava.
Il giovane marinaio - che si scoprì essere il principe della Terra - era promesso ad una giovane principessa di cui era già innamorato.
Ariel era distrutta e l'unica sua consolazione era che presto il suo dolore sarebbe svanito per sempre.
Però il re Tritone, padre di Ariel, consapevole della sconsideratezza della figlia, chiese aiuto al dio Poseidone chiedendogli di donargli i piedi solo per un giorno.
Il dio acconsentì, ignaro delle vere intenzioni del re, che quella stessa notte, per salvare la figlia da morte certa, uccise il principe. La relazione tra Terra e Mare fu compromessa per sempre.
Questo aizzò l'ira di Poseidone che maledì il re e tutta la sua razza. Sarebbero diventati esseri privi di bellezza, emozione e gentilezza. La loro anima avrebbe vagato per un buio infinito senza mai trovare pace. Creò così le creature più ripugnati e crudeli dei sette mari.
«È da quel giorno che le sirene invadono la nostra tranquillità. Con la loro voce sono capaci di incantare gli uomini affinché possano trasformarsi nel loro nutrimento. È per questo motivo che è nata l'organizzazione C.D.S., ossia i Cacciatori Di Sirene.» disse Anne.
La testa della povera Tessa stava ufficialmente scoppiando.
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