Capitolo 8 - John Sparta - Parte 8
Owens. Il vice comandante in carica. A Omega così come a New Haven. L'uomo non era mai riuscito a fare il grande passo e ad avere un comando tutto suo. Ora era lì davanti a lui, chiaramente seccato, nonostante il portamento militare ed il suo tentativo di apparire distaccato.
Sparta non era noto per la sua diplomazia così andò dritto al punto. «L'ho fatta chiamare perché c'è qualcosa su cui vorrei mi relazionasse.»
Il militare alzò un sopracciglio e attese di sentire il resto. Certamente non si aspettava la piega che avrebbe preso quella conversazione.
«So che lei era a New Haven durante la rivolta dei cyborg ... » disse, facendo una pausa per consentire all'uomo di riflettere sulle implicazioni di quelle parole. «Anche Abel era lì. Lei l'ha fatto ripristinare.»
Un guizzo di qualcosa di simile al terrore sembrò attraversare gli occhi di Owens, ma durò solo un istante. Sparta non poteva dire se lo aveva immaginato ma attese, paziente. Aveva fatto la sua mossa, ora doveva attendere di raccoglierne i frutti.
Il militare aprì la bocca come per parlare ma non emise alcun suono. Era fin troppo consapevole di trovarsi in una situazione pericolosa. «Si» disse infine, «Quindi? Qual'è la domanda?»
Sparta gli perdonò l'impertinenza. «Bene...» si alzò e prese a camminare lungo il tavolo della sala riunioni mentre fissava i suoi piedi. «Lei ha fatto terminare tutti i cyborg della base, tranne Abel. Perché?» chiese, accontentandolo.
Owens sollevò lo sguardo dai suoi piedi e lo fissò dritto negli occhi. Sicuramente aveva valutato tutte le opzioni e compreso che un "non ricordo" dopo poco più di un anno dagli eventi non sarebbe stato accettabile.
«È semplice» rispose con una scrollata di spalle, «lui si è distinto aiutando a mettere in salvo il personale civile della base e ho deciso di essere clemente. Quanto agli altri hanno avuto quello che meritavano.»
Così il capitano aveva deciso di parlare! Sparta prese una sedia e si mise a sedere ma non invitò il suo interlocutore a fare altrettanto. Poteva continuare a cuocersi ancora un po' nel suo brodo.
«Una ribellione di così vasta scala da dover essere repressa nel sangue ... deve essere stato difficile da giustificare al Ministero» disse, come parlando tra sé. «Quello che mi chiedo è che cosa mai la abbia scatenata. Gli scienziati del Darwin e il nostro governo ci hanno sempre fatto credere che la popolazione cyborg fosse innocua.»
«C'è stata una falla nel sistema di sicurezza.» L'uomo si schiarì la voce come per nascondere l'imbarazzo che provava nel dare quella risposta.
L'assurdità dell'affermazione gli strappò un sorriso. «Più che di una falla parlerei di una voragine, capitano!» l'altro si passò una mano sul cranio rasato a disagio. Stava facendo breccia in quella corazza e non doveva lasciargli il tempo di riflettere sulle sue risposte.
«Deve esserci una spiegazione logica» proseguì, «una violazione delle procedure di sicurezza, un sabotaggio. Certe cose non accadono senza un motivo Owens.»
I loro occhi si incontrarono e per un attimo intravide un lampo di odio accendere quelli del suo sottoposto. Era certo che se avesse potuto il capitano gliele avrebbe date di santa ragione. Se solo le loro parti fossero state invertite, ma purtroppo per lui non era così.
«Penso che non sia necessario dirle che sto conducendo un'inchiesta su incarico del Ministero e che ogni tentativo di nascondere informazioni utili per la mia indagine sarà considerato come un atto di insubordinazione?» lo minacciò.
L'uomo alzò un sopracciglio sorpreso, ma l'avvertimento sortì l'effetto desiderato, rimuovendo ogni traccia di indecisione.
«Il comando di New Haven non è stato mai un esempio di eccellenza, signore» sibilò. «Il capitano Foster non brillava di certo per la sua leadership. Così i suoi sotto ufficiali ne approfittavano per ottenere dei ... vantaggi, se possiamo chiamarli così.»
«Che tipo di vantaggi?» Sparta cercò di non mostrarsi colpito.
«Di vario tipo: soldi, scambi di favori, donne. Quando chi è al comando non vede cosa gli accade intorno gli uomini si rammolliscono, perdono di vista il motivo per cui hanno indossato la divisa» disse con disprezzo.
«Non vedo cosa c'entri questo con quello che è accaduto.»
«Scommesse» continuò, «su combattimenti clandestini tra cyborg.»
Questa si che era una rivelazione!
«È un'attrazione che attira scommesse pesanti. Gli ibridi sono degli ottimi combattenti e se motivati nel modo giusto non si fanno scrupoli a versare del sangue.»
Sparta rabbrividì. Quell'uomo era un cinico e lui non era certo di voler sentire il resto.
«I cyborg venivano manomessi, privati del chip che gestisce la loro personalità. Il giro di affari era così redditizio che in poco tempo tutta la popolazione di ibridi di New Haven era ormai fuori controllo.» Rise.
«Capire che erano più forti e potevano sottometterci senza sforzo è stato il passo successivo.»
«Anche Abel è finito nel giro dei combattimenti clandestini?» Se era così le cose iniziavano ad avere un senso.
«Abel? Era uno dei migliori! Un vero gladiatore. Lui e Kane. Abel e Caino, i campioni imbattuti dell'arena. Ironico, vero?»
Sparta desiderò di potersi accendere una sigaretta. Erano anni che aveva smesso di fumare, ma mai come in quel momento aveva sentito forte la tentazione di ricominciare.
«Owens, non glielo chiederò un'altra volta. Che cosa è successo a New Haven?»
L'uomo si voltò verso la finestra e raccolse le idee prima di parlare. «Kane ha fomentato la ribellione. Noi non ci siamo accorti di quello che stava accadendo e quando ci hanno attaccati è stata una strage. La base era sotto il loro totale controllo. Porte blindate che si chiudevano impedendoci la fuga, impianti di areazione improvvisamente non funzionanti. Chi non è morto per le mutilazioni che i cyborg ci hanno inflitto è morto asfissiato o nei modi peggiori. Quei bastardi non sono capaci di alcuna pietà. Sono mostri e noi abbiamo la responsabilità di averli creati. Ne sono stati costruiti migliaia ormai e sono in mezzo a noi!» Gli occhi arrossati, Owens era un fiume in piena.
«Abel, voglio sapere perché lui non si è unito alla rivolta.» Doveva prendere una decisione e la vita o la morte del ragazzo dipendevano da quella storia.
Il volto dell'uomo si contrasse in una smorfia di disprezzo.
«Non lo so» rispose, scrollando le spalle, come se la cosa lo lasciasse indifferente.
«Lei mi sta dicendo che Abel vi ha salvato la vita ma che non vi siete chiesti il perché?»
«Non sono un maledetto psicologo. Il cyborg ha scelto di stare dalla parte giusta e per questo il comandante ha deciso di mandarlo al Darwin per il ripristino piuttosto che terminarlo. In fondo questi giocattoli hanno un costo di svariati milioni di dollari e non si butta via senza motivo qualcosa che ha un valore così alto, giusto?»
Sparta sentì il calore del sangue che gli accendeva il volto ma restò calmo.
«Va bene Owens» proseguì lentamente, scandendo bene le parole come se di fronte a lui non ci fosse un ufficiale di alto livello ma una matricola inesperta e un po' idiota, «poniamo che tutto quello che mi ha detto sia vero. C'è una cosa però che non capisco: perché lei ha appena cercato di uccidere il suo salvatore? In fondo il ragazzo ha solo seguito il suo istinto e ha salvato delle vite.»
Questa volta fu il turno di Owens di arrossire.
«Non dica stronzate!» ringhiò, improvvisamente indifferente a tutte le regole della disciplina militare, «a New Haven ha salvato delle vite umane, qui ha fatto un massacro per salvare dei cyborg!»
Aveva la sua risposta.
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