Capitolo 6 - La luna nel pozzo - Parte 2

Cosa stava facendo quel moccioso? Aveva intenzione di mettersi a piangere? Chef allungò il collo per vederlo più da vicino e fermò il suo volto a pochi centimetri da quello del ragazzino.

Due grosse lacrime gli scesero sulle guance, portando con se la fuliggine che le ricopriva e disegnando due righe bianche in quello che sembrava il viso di un quindicenne.

«Ho fame» disse, mentre le lacrime gli entravano in bocca e lui non faceva nulla per fermarle.

Tremava stringendo i pugni determinato ad ottenere la sua comprensione. Era rabbia quella che leggeva nei suoi occhi?

«Da quanto tempo va avanti questa storia?» chiese, anche se conosceva già la risposta.

«Da un po'» rispose lui asciugandosi con il dorso della mano e ottenendo l'unico effetto di sporcarsi ancora di più.

Chef scosse la testa, incredulo, e rimase a fissare l'anomalia che si trovava davanti. Rabbia, fame, disperazione erano tutti sentimenti proibiti. Si chiese se quell'idiota ne era consapevole.

«Se devi denunciarmi, lo capisco» lo sorprese con le sue parole. Improvvisamente era diventato serio e aveva smesso di piangere, «ma ti prego, non mettere in mezzo gli altri. È stata una mia idea.»

I suoi occhi lo fissavano imploranti.

Lo sguardo del cuoco cadde sulla bisaccia che il ragazzino portava a tracolla e che doveva essere piena di ogni ben di Dio. Si era rifornito a dovere per la settimana! Chef allungò la mano. «Restituisci quello che hai rubato» disse, impietoso.

Il giovane trasalì e si mise sulla difensiva, determinato a proteggere il suo piccolo tesoro. «Tu non capisci!» Il suo tono era salito di un'ottava. «Noi abbiamo bisogno di mangiare per poter lavorare! Quello che ci danno non ci basta.»

«Protesta con il comandante Price, non mi interessa!» Il vecchio si pentì subito delle sue parole. Sapeva bene che Price quasi ignorava l'esistenza degli abitanti del Settimo Livello, quello era compito di Perry e quel sadico immondo lo faceva apposta. Affamare i cyborg li rendeva ricattabili. Ognuno di loro non era altro che una pedina nella scacchiera dei suoi interessi. Scosse ancora la testa e tese nuovamente la mano. «Non permetto a nessuno di rubare dalla mia dispensa» disse, anche se con minor forza. «Se lo facessi sarei tuo complice e non voglio guai!»

Abel lo fissò a lungo, come se stesse pensando ad una soluzione, prima di rispondere. «E allora fai finta di non avermi visto.»

Chef fece un sospiro. Doveva pretendere la restituzione della refurtiva o anche lui sarebbe diventato un'anomalia. Ma il vecchio aveva già superato da anni quello stadio. Sollevò la sua visiera togliendo ogni barriera tra loro e la figura del ragazzino fu sostituita immediatamente da una nebbia lattiginosa. Latte e oro, quelli erano i suoi colori. In fondo poteva dare la colpa alla sua vista difettosa o alla sua tarda età e gli abitanti del Settimo Livello quel giorno avrebbero consumato un pranzo dignitoso. Si voltò e gli diede le spalle.

«Vai via» gli disse, sperando che non vederlo mentre scappava con le sue provviste lo rendesse meno complice. 

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