Capitolo 4 - La Nemesi - Parte 3

Kyle rimase a guardarlo per alcuni istanti. Cosa aveva in mente suo fratello?
«Perché lo stai facendo?» chiese, incapace di capire le sue motivazioni.
«Perché non dovrei?»
«Io ho fatto le mie scelte, ho cercato una via di uscita per il nostro mondo, tu cosa hai fatto invece? Hai preso una scorciatoia, come sempre... » il calcio di una pistola gli fece rimangiare il resto delle parole.
«Risparmiami le tue balle fratello! Non sei nella posizione di farmi la morale, le tue azioni parlano da sole» Cicero rimase a guardarlo mentre si lasciava scivolare lungo la parete proteggendosi il volto con le braccia. Doveva sembrargli un gran vigliacco.
«Io ho scelto la strada che tu hai tracciato per me. Non mi hai lasciato nessuna scelta Kyle Laszlo»
«Io non ho fatto niente. Ti ho cercato, ti ho mandato dei soldi ... »
Ora il giovane sembrava una bestia ferita rinchiusa in una gabbia. Si allontanava per poi riavvicinarsi agitando la pistola, cercando di tenere a bada i propri sentimenti.
«Non voglio i tuoi soldi!» gli gridò contro. La pistola continuò a muoversi seguendo i suoi scatti nervosi. Cicero tornò a puntargliela contro. «Sono sporchi del sangue di nostro padre!»
William doveva essere uscito fuori di testa se continuava a rinfacciargli la morte di Peter dopo tutto quel tempo.
«Non so perché continui a pensare che io ...» Il calcio che seguì gli tolse il fiato.
«Perché tu hai ucciso nostro padre Claudio» gli ringhiò contro, «e questo non bastava a placare la tua sete di vendetta, lo hai anche trasformato in uno di quei mostri senza anima!»
«Io ... »
«L'ho incontrato!» lo zittì impedendogli di continuare. «Non ti dare la pena di negare, non serve. Ho continuato a cercarlo per anni dopo quella notte, volevo sapere che fine avesse fatto, volevo la verità.» Brandì ancora la pistola agitandola davanti al proprio volto come se quel gesto potesse dare più forza alle sue parole.
«Non ti dico la mia sorpresa quando ho scoperto che, come tanti altri poveracci, era finito in un posto che la polizia chiamava la "Dispensa"!»
Laszlo deglutì, sentendosi in trappola.
«Uno dei centri di smistamento delle cavie destinate ad alimentare gli studi del Darwin. Praticamente sotto il tuo controllo.»
«Non sapevo che nostro padre fosse lì!» Lo scienziato alzò la voce per interrompere il flusso di parole del suo accusatore, ma quello gli fece cenno di rimanere zitto.
«Bene signori, avete ascoltato l'accusa nei confronti di quest'uomo, ora nel nome del popolo libero di Empyrios, pronunciate la vostra sentenza» disse ad alta voce, tornando improvvisamente impassibile.
«Colpevole!»  Gli uomini intorno a lui non sembrarono esitare nemmeno un istante. Avevano già deciso, nel momento stesso in cui avevano assaltato il Darwin, o forse anche prima. Si guardò intorno confuso cercando di tirare le fila di tutta quella messinscena e di prevedere quale ne sarebbe stato l'epilogo.
«Mi rimetto al giudizio di questo tribunale» riprese Cicero, incrociando le braccia al petto e lanciandogli uno sguardo risoluto. «Ora, prima che sia eseguita la condanna, te lo chiedo un ultima volta, fai un favore alla tua anima Claudio e apri quella fottutissima porta!»
Kyle rimase a bocca aperta. Lo avevano appena condannato. Suo fratello aveva deciso che sarebbe morto, quel giorno e per sua mano. Il terrore spazzò via tutti i suoi pensieri, come uno tsunami, facendo tabula rasa nella sua mente, rendendolo incapace di concepire e rielaborare qualsiasi idea.
In quella landa deserta che era ora la sua testa, un solo proposito continuava a roderlo come un tarlo, l'unico che la paura non era stata in grado di spazzare via: doveva salvare il suo lavoro, impedire a quegli assassini di mettere piede nel suo laboratorio. Si guardò intorno. Poteva ancora farcela si disse.
In preda ad un'ultima scintilla di orgoglio infilò la mano nella tasca destra del camice e ne estrasse il telecomando che avrebbe bloccato l'accesso. Lo aprì infilando l'unghia del pollice sotto il bordo e schiacciò il pulsante rosso al centro. Era quanto bastava per attivare il massimo livello di sicurezza possibile.
Il rumore dell'acciaio che si muoveva contro l'acciaio squarciò il silenzio e fece sobbalzare Cicero.
«Cosa cazzo hai fatto?» gli ringhiò contro mentre le porte blindate sigillavano l'accesso al laboratorio.
In meno di un secondo l'uomo gli fu addosso e lo colpì con un pesante pugno allo stomaco.
«Apri quella porta, maledetto bastardo!» gridò.
Laszlo sorrise. «Mi dispiace» disse, sputando un grumo di sangue, «ma non potrei neanche volendo.»
Cicero lo guardò negli occhi aspettando una spiegazione.
«Ho attivato il protocollo di sicurezza. Solo il Ministro della Difesa può aprire quella stanza ora, e non credo che ne abbia alcuna intenzione, William!» Il nome di suo fratello risuonò come un insulto, come se in quella parola avesse voluto racchiudere tutto l'odio che nutriva per lui, per la sua famiglia, per la loro miseria che stava ancora cercando di reclamarlo dopo tutto quel tempo.
Suo fratello lo guardò di sottecchi. Sembrava stesse valutando la prossima mossa.
Un rapace che studia la sua preda per colpirla nel momento migliore. Questo gli fece tornare in mente. Avevano avuto poco in comune durante la loro infanzia e quel poco aveva contribuito a dividerli creando una frattura insanabile. Kyle ne era consapevole e sapeva che non lo avrebbe graziato.
«Non fa niente» disse l'altro dopo un po', restando immobile a braccia conserte e continuando ad osservarlo da lontano. «Non è importante quello che hai chiuso là dentro. L'unica cosa che conta è che tu» puntò il dito contro di lui, come per inchiodarlo alle sue responsabilità, «che tu, sia messo nelle condizioni di non fare mai più del male», dopodiché si voltò verso i suoi uomini e fare un cenno con una mano. Uno dei mercenari gli passò uno zaino nero che Cicero aprì.
Lo sentì pronunciare delle parole, come se stesse recitando una litania mentre frugava nel sacco e appoggiava in modo ordinato il suo contenuto sul pavimento: «quel profeta o quel sognatore sarà messo a morte, perché avrà predicato l'apostasia dal Signore Dio vostro che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, per spingerti fuori dalla via per la quale il Signore, il tuo Dio, ti ha ordinato di camminare.»

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