PARTE 8.

Effettivamente io sono una persona mentalmente instabile. Ho la testa che mi gioca butti tiri. Cari miei, senza troppi preamboli, ho sempre trovato più utile parlare con me stesso che con voi, ho sempre trovato utile distaccarmi dalle vostre inutili prassi, avvolte in sudici panni.
Ho mosso passi piccoli, in confronto ai vostri, o semplicemente l'ho fatto ad occhi chiusi, non badando effettivamente a quanto realmente siano grandi i miei.
Sapete, amici, non posso nascondere ciò che si cela sotto la mia maschera da fallito. Io sono una persona mentalmente instabile, cambio umore ogni tre secondi, con la stessa facilità con cui cambiano le puttane gli altri.
La causa è il mio pensare, il mio deteriorante riflettere, il comprendere come le cose realmente siano. La vita che viviamo di per se non è triste, è triste il mondo che ci ospita.
Cari miei, certamente voi amate le quisquiglie, ma si, quelle cose così effimere che a me non interessano.
Voi le adorate, i pigmenti per le vostre bucce. Uno nudo come me, non saprebbe che farsene dei vostri vestiti costosi, uno sordo come me non saprebbe che farsene della vostra musica motivetto estivo stile "Musicpanettone". Non saprei che farmene delle vostre preoccupazioni, delle vostre paranoie. Io soffro perché ciò che nel mio presente accade, accade di merda, non ho tempo di "incriccarmi" la testa con le vostre supposizioni frivole.
Amici, voi amate le confezioni, io penso che siano importanti, ma se tutti mangiano la buccia, il contenuto qualcuno deve pur mangiarlo! Magari si potesse scegliere, avere quest'illusione, questa trasparenza, di spogli rami secchi su cui appigliare la mia negligenza coi rapporti umani.
Sono sempre stato "angherizzato" dalla vita. Quando ero un bambino ed ero troppo magro e mi dicevano:"Mangia di più! Così non sarai mai forte come Braccio di Ferro!".
Ed io che pensavo a loro come stolti sapevo che si sbagliavano. Mi sentivo piccolo, fragile, anche adesso lo sono. Quando gli altri seguivano il calcio e a me non importava più di tanto, mi sfottevano perché la mia squadra perdeva, e io non avevo un appiglio, non sapevo cosa dire, perché sfottevano la mia squadra e non me, e loro pensavano di ferirmi. Quando le ragazze sceglievano sempre gli altri e non me, e io pensavo di essere sbagliato, ma loro stesse dicevano che ero una bella persona.
Quando poi, al mio compleanno non avevo nulla da festeggiare, perché se quel giorno non fossi nato, avrei potuto avere una scusa per giustificare con me stesso i miei fallimenti.
Amici, non è questione di percezione, io stesso mi distacco da questo modo di essere e vado a sorridere per altre cazzate. Poi ho capito che le persone credono di ferirti, ma feriscono solo ciò che tu hai addosso, le tue maschere, i tuoi vestiti. Ho capito che chi ti sceglie non ti sceglie per le tue nudità, ma per quello che indossi. Forse avrei dovuto capirlo prima, avrei dovuto indossare vestiti migliori, e non far vedere stracci sperando che notino al di là di quegli stracci, un corpo fatto di essenziale.
Ancora oggi ho problemi con voi amici, perché mi ritrovo a odiare tutti voi che mi volete bene e ad amare l'unica persona che non mi ama. Non scelgo io tutto questo, ho sempre pensato di essere il dolore fatto persona, di assorbire il negativo per provare a non soffrire.
Io sono il negativo, io sono il pessimismo, vorrei essere diverso, ma come una calamita per generare un mio campo magnetico ho bisogno di energia positiva.
Allora non ditemi idiozie del tipo che le persone arrivano quando meno te lo aspetti, piuttosto ditemi che sarò io a migliorare me stesso, a essere anche positivo e a generare il mio mondo senza dover morire di stenti al freddo.
Ci stacchiamo da noi stessi per cercare una mano che ci sostenga e finiamo per essere fiori appassiti nelle mani di qualcun altro.

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