PARTE 13.
La nostra mente è complicata, e se la si comprende poi si azzecca strada.
Lasciati andare. Staccati da tutto quello che hai intorno, il mondo è solo il contorno. Serve per capire le tue esperienze, ma se non conosci te stesso, non conosci l'universo. Per comprendere il mondo, bisogna prima comprendere di essere essenza dell'universo. Io mi rendo conto di quanto strani e isolati siano i tuoi passi rispetto a quelli degli altri. Di quanto più sani che malati siano i tuoi sogni rispetto a quelli degli altri, ma non smettere mai di camminare, perché nel momento in cui ti fermi potresti capire che non esiste destinazione. Potresti capire che non esiste nazione che ti faccia essere sicuro, che ti garantisca un futuro. Potresti capire che l'unica sicurezza che devi cercare, l'unico posto è dentro di te. Nella tua testa. Quello che c'è fuori è soltanto la punta dell'iceberg. Vagare per gli altri vuol dire spostarsi di luogo in luogo senza una meta. Per te vagare significa spostarti di luogo in luogo nel tuo inconscio, vagare dentro di te, non avere una meta dentro di te. Non è facile spiegare cosa significhi vagare internamente. Più che altro è uno spostamento di personalità pensanti che parlano e generano i tuoi pensieri e tu vaghi di strato in strato, volendo però restare in un solo luogo fisico, perché l'idea di non avere una meta dentro di te, a volte, ti porta a non volere una meta fuori di te. Saper leggere i cerchi nel grano dei tuoi pensieri presuppone che tu sia un alienato, perché come i cerchi nel grano reali sono fatti e compresi dagli alieni, così i cerchi nel grano nella tua testa posso essere compresi solo se tu sei l'alieno di te stesso. Se sai di alienarti dalla tua identità, se non sei più Davide, ma sai di non essere ciò che sei. Solo se comprendi di non essere umano, di essere una coscienza, di essere incorporeo e che questo corpo, questa voce, questo viso e questa vita non ti appartengono, non sono te. Allora capisci di essere un alieno, uno spirito che guida una macchina in una pista chiamata mondo, nella quale però non riuscirà mai a incidentarsi. Arriverà a fine gara, ma tu non morirai, la tua macchina morirà, Davide morirà, tu sei la coscienza, la consapevolezza. Tu non sei te, non sei la tua vita. Una volta che annulli la tua identità e che ti alieni da te stesso, che capisci che tutto quello che pensavi facesse parte di te, ora non ne fa più parte, quando capisci che non sei te, allora capirai che questa è una recita e che tutti siamo attori di un ruolo che noi chiamiamo vita. Siamo così bravi a impersonarci che ce ne dimentichiamo. Tu non sei Davide, tu non hai voce, non hai volto, non hai corpo. Tu hai bisogno di essere espresso, di urtare, scontrare, collidere con la vita sensoriale perché in essa tu trovi piena conferma di te stesso e la tua essenza è già la tua apparenza, prima ancora di scindersi. Prima di scindersi lo spirito col corpo, tutto contiene tutto. La tua vita contiene già la tua morte. Il tuo presente è il tuo futuro che diventa il tuo passato, in questo ciclo, tu non esisti ed esisti contemporaneamente. Nel momento in cui la tua mente è nuda, inizi a esistere realmente, quando ti alieni da te stesso, sai che i tuoi cerchi nel grano sono la mappa del tuo universo.
Nonostante ciò troverai conforto nella tua vita, ti arrabbierai, odierai, amerai, soffrirai per un mondo che non esiste, che non ti appartiene solo perché il tuo ruolo lo interpreti troppo bene. La tua consapevolezza, il vuoto che sei, non può provare dolore, può solo guardare e riempirsi di tutto. Tu però puoi soffrire. Sei un Dio mortale, sei una divinità di carne. Un semidio che soffre come un animale, ma che in realtà, levata la maschera può soltanto guardare illeso la tua sofferenza. Quando esci fuori dai canoni della sopravvivenza e smetti di guardarti con animo parziale capirai di essere pazzo e che la tua sofferenza è esattamente uguale a quella degli altri. Non c'è condizione mentale migliore di chi per guardare il mondo dall'esterno, guarda dall'esterno anche se stesso.
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