Il silenzio.
Ebbene sì signori, voi crederete che in un mondo così caotico non ci sia posto per il silenzio.
Io vivo in una casa grande: tre camere da letto, due bagni, una cucina, salotto, stanzino e ben tre balconi.
Siamo in quattro ovviamente, e io di solito sto rintanato nella mia stanza da letto.
Una stanza non molto grande, diciamo abbastanza grande per contenere un letto, un comò, una scrivania e al centro un po' di spazio per le flessioni.
Il pavimento in marmo, adorno con i disegni che la natura ha scolpito su pietra prima che un tizio li trasformasse in mattonelle.
Un muro bianco con dei disegni, giusto per renderlo meno vuoto. Non fu una scelta mia, vi sarebbe piaciuto lo fosse stato, ma fu la scelta dei miei genitori che mi convinsero ad accettare quei disegni. A me sarebbe andato bene anche il vuoto, ma si sa che oggi, tutti hanno la stessa futile mania di riempirsi la vita di dettagli.
C'è chi si fa i tatuaggi senza un preciso significato come se l'immagine senza il suo significato avesse un valore, chi prende la macchina super accessoriata con così tanti pulsanti che sembra uno shuttle e poi ne usa tre in croce, chi fa i disegni sui muri per il solo gusto di riempirli, chi si riempie la bocca di parole ampollose e ridondanti per non far sembrare vuote e scarne le proprie frasi.
Diciamo che tutti tengono alla forma, alla scorza, ma pochi al contenuto. A loro piace mangiare la scatola e gettare via le caramelle.
Forse l'esempio della parete vuota pensereste che non calza con la frase iniziale, pensereste che sto impazzendo, che non c'entra nulla la parete vuota o disegnata, con il silenzio o con la scorza.
Forse le parole non sono i disegni dei suoni?
Forse un suono non risulta vuoto, inespressivo, se non ha parole?
Voi mi starete sicuramente dicendo che è normale, perché noi siamo evoluti, siamo uomini e non animali, noi emettiamo parole e non versi. Siete davvero sicuri che le parole non siano versi sofisticati? Vi siete mai chiesti se parlare serva davvero nella vostra vita?
Come dicevo, voi tenete alla scorza, alla buccia, all'esterno, quindi per voi intingervi la pelle di inchiostro senza che questo abbia un senso è importante, avere mille gingilli accessoriati solo per poterlo dire in giro è importante, disegnare cazzi sulle pareti è importante, adornare i vostri suoni di parole ampollose è importante!
Vi sentite come quei borghesotti soddisfatti che nel barocco occupavano una portaerei e mezza con quei vestiti. Voi avete mezzi per comunicare, disegni sulla pelle per comunicare, avete pareti adorne per comunicare, vestiti variopinti e sgargianti per comunicare, ma cosa avete da dire? Voi signori, non avete nulla da dire.
Badate alla forma proprio perché non avete contenuto.
Come quei culturisti che tanto amate, che non hanno nulla e si gonfiano di steroidi per compensare il fatto che senza avrebbero la forza e il fisico di un mediocre, come chi bada troppo all'aspetto fisico, ma interiormente è un mostro.
Giammai che io abbia provato a riempirmi la scorza di qualcosa!
A che serve, la buccia non si mangia, oppure si?
Signori miei, guardatevi, guardateli, guardiamoci, guardiamo il mondo in cui viviamo, non è forse popolato da mangiatori di bucce?
Gente che si nutre di estetica, che mangia solo cibi belli esteticamente che poi non sono cibi. Gente che si nutre di forma, come quei tanto da voi amati burocrati, che vogliono documenti impeccabili, ma che poi hanno l'elasticità mentale di un babbuino sotto farmaci.
Gente che si nutre di esternazioni, parlano di quanto sia importante stare in superficie, senza pensare che senza il fondo, la superficie non esisterebbe.
E voi? Di che vi nutrite signori miei, di scorza? Di contenuto? Quale dei due? Io personalmente di entrambi, amo la scorza se riflette il contenuto, se crea armonia, un po' come quelle ragazze dei vecchi canoni medievali, bionde con gli occhi chiari e la pelle bianca, che quando passano sembrano angeli, e la loro voce è altrettanto soave e delicata.
In quel caso la forma rispecchia il contenuto. Io amo queste cose, quando una persona, un oggetto, del cibo, qualsiasi cosa, sembrano in un modo e poi rispecchiano ciò che sono anche nel profondo.
Poi mi intrigano ancor più quelle cose che hanno una scorza differente da come dovrebbe apparire, ma un contenuto eccellente.
Un po' come me in fondo.
Signori, anche in amore a volte pecco, cerco spesso troppo e trovo troppo poco, spesso ho cercato in una ragazza quell'armonia tra scorza e contenuto, se non fosse che loro d'altro canto, in me cercano solo la scorza e cari miei, vale poco, se dovessi vendere la pellaccia salvando la mia integrità interiore, la darei via per due mele o poco più.
Non posso accontentare quelle tenere donzelle, che saranno pur soavi, ma di me non hanno capito un cazzo.
Veniamo quindi al silenzio, voi siete certi che il contenuto delle vostre parole sia il significato delle stesse? E se vi deludessi? E se vi dicessi che le parole sono scorza ancora dopo il suono? Se vi dicessi che anche il loro significato è scorza?
Non mi credereste vero? Beh, come biasimarvi.
Il contenuto delle parole, come tutti i suoni d'altro canto, è il silenzio. Ogni cosa in se presenta il proprio contrario. La vita in se ha già presente la morte, l'odio ha già presente in se l'amore (perciò il confine è così lieve), il moto ha già presente in se la statica e così via. Così come il suono, ha già presente in se il silenzio. Le parole sono scorze che contengono silenzio. Volete un esempio? Voi quando volete azzittire qualcuno cosa fate? Vi state zitti oppure urlate? Urlate signori miei, io vi conosco, urlereste ancora.
E quando invece volete che vi parlino, volete comprensione, cosa fate? Restate in silenzio.
Dunque tanto più forte è il suono che voi emettete e quanto più forte è il desiderio di silenzio.
Allora io voglio dirvi che dopo tutto sarebbe bello, sarebbe bello che anche voi iniziaste a stare zitti, a non parlare, perché le vostre ampollose parole, vogliono solo esprimere un concetto che alla fine è comprensibile anche stando in silenzio.
La parola è un'arma e voi sparate a salve signori miei. Io non voglio criticarvi, voglio soltanto dire che forse, il silenzio non è altro che un modo per comprendere quanto le parole siano inutili.
Signori, sapete cosa vi dico? Vi dico che esistono ben due alternative nell'esprimere un suono.
La prima è esprimersi, la seconda è comunicare ed entrambe non hanno necessariamente bisogno della parola.
Ci si può esprimere anche scrivedo senza parlare, con disegni, con la musica e si può comunicare negli stessi modi. Soltanto che l'espressione è finalizzata a se stessi, trasformare in concreto ciò che esiste di volatile dentro di noi.
Mentre comunicare è finalizzato agli altri, a far capire loro cosa vogliamo. Bene, il silenzio si esprime e comunica senza parlare, non fa rumore, non tange, passa quasi inosservato.
Proprio come me.
Io se potessi paragonarmi a lui, passerei inosservato. Nella mia vita sono sempre passato inosservato, anche verso chi amavo, perché gli altri sono abituati al rumore, rumore tecnologico, rumore di fotografie, rumore di oggetti, rumore di sentimenti.
Io sono sempre passato inosservato perché quando ho amato, ho amato in silenzio, cercando di parlare con i gesti, senza strumentalizzare il mio amore per ottenere un rumore che lo facesse ascoltare.
Le orecchie più sorde sono quelle che ascoltano solo rumori, senza ascoltare il silenzio.
Ho amato persone sorde che hanno sentito il rumore dell'amore degli altri, fatto di parole spesso volatili, senza sentire il mio, fatto di silenzi e gesti invisibili alle loro orecchie.
Ora non arrabbiatevi amici miei, ma secondo me dovreste imparare ad ascoltare il silenzio e il suo contenuto, e non a mangiare bucce con le orecchie aperte solo per rumori.
L'utilità della parola è proporzionale alla sua capacità di essere espressa senza parlare.
(La più espressiva, secondo me, è "ti amo", perché dirlo è veramente superfluo, dimostrarlo è strettamente necessario.)
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