Capitolo 94
Emma
Decisa ad andare avanti continuo a fissarlo nonostante lui non voglia.
«Io vado. A dopo.» Luca ci saluta chiudendo la porta alle sue spalle.
Enrico si porta le mani ai capelli ravviandoli più volte. Resto in silenzio dopo le sue parole. Ha bisogno di rendersi conto e accettare che io non me ne andrò facilmente, sono stufa di questa situazione.
Tengo le mani strette fra loro sulle mie gambe mentre resto in attesa che i suoi occhi si poggino nuovamente sui miei.
Come a volere scandire il tempo la suoneria del mio telefono interrompe quel momento che sembrava durare da sempre.
Non mi alzo a vedere chi mi cerca. Ho lasciato la borsa sul divano, ma non posso lasciare la preda o sarà perduta ed ecco che, il suo sguardo, incrocia il mio.
«Non rispondi?» La sua voce sembra graffiare le mie sicurezze. Non cederà, è chiara la sua determinazione e la sua sofferenza.
«No, è più importante parlare con te.» Sorride tristemente.
«Forse avresti dovuto farlo prima.» So bene cosa intende e, nonostante, non fosse facile decidere cosa fosse giusto, ha ragione.
«Sì, avrei dovuto.» Tengo duro e lascio che le sue iridi verdi cerchino le risposte nelle mie.
«Perché Emma? Perché proprio lui?» Sapevo che lo avrebbe chiesto.
«Perché per me c'è sempre stato lui.» Semplicemente questa è la verità, nonostante faccia male e nonostante sia difficile da accettare.
«Sempre lui, eh? E allora io?» Il suo mento si alza leggermente mostrandomi quell'orgoglio che sente ferito.
«Tu sei il mio ragazzo ideale. Non te l'ho mai detto ma quando ti ho visto è stato come se i miei sogni fossero diventati realtà.» Dico tutto d'un fiato. Enrico tace e mi guarda, arreso ad accettare che questa discussione stia avvenendo. «Mi sono convinta a rimettermi in gioco con te dopo la mia ultima storia che, come sai, non è andata bene.» Lui annuisce dandomi conforto sul fatto che mi sta realmente ascoltando.
«Sì, ricordo.» Ne abbiamo parlato quando anche lui mi ha confessato i suoi timori.
«E ti giuro che ero davvero convinta di star facendo la cosa giusta. Anche Rosi e Luca mi incoraggiavano a uscire con te e ti sorprenderà ma anche Sergio.» Il solo pronunciare il suo nome fa irrigidire la sua mascella, mi sembra di sentire il rumore dei suoi denti che si serrano. «Tutti vedevano in te quello che vedevo anche io, eri e sei, il ragazzo perfetto. La tua dolcezza mi ha dato coraggio e il tempo passato insieme mi ha fatto apprezzare la tua personalità.»
«Ma?» ora sono io a portare le mani al mio viso. Porto indietro i capelli per poi raddrizzare la schiena pronta al momento della verità.
«C'era qualcosa, qualcosa che sentivo mancare nei nostri momenti.» Sorride sarcastico.
«Non ero abbastanza appassionato?» Arrossisco all'arroganza con cui lo dice.
«Non ero veramente me stessa.» Il suo sorriso si spegne e leggo il senso di colpa scurire i suoi occhi. «Non riuscivo a essere completamente me stessa, non riuscivo a parlarti senza pensare prima a cosa fosse giusto dire. Volevo andarti bene e allora cercavo di stare attenta.»
«Ma perché? Con me potevi essere tu, sono certo che mi saresti piaciuta ugualmente.» Appoggia i gomiti sul tavolo, quasi allungando le mani verso di me, forse a cercare di cogliere la vera me che gli ho celato.
«Non è colpa tua Enrico, è un mio stupido vizio. Compiacere le persone che mi mostrano amore.» Gli confesso tutto. «Lo faccio spontaneamente e non so bene quando ho iniziato ma so che con lui non l'ho mai fatto.» Stavolta non c'è nessuna reazione negativa da parte sua. «È sempre stato l'unico con cui ho sempre parlato e a cui non ho mai cercato di piacere, litigavamo spesso perché riuscivo a eliminare le mie maschere di accondiscendenza solo con lui.» La mente vola al passato, ai piccoli momenti vissuti insieme. Al nostro primo bacio. Alle nostre chiacchiere notturne.
Abbassa il capo e quando lo rialza sono certa che sia ora disposto ad ascoltare tutto.
«Tu sai che siamo stati insieme poco tempo e ora anche lui sa che l'ho lasciato perché faceva troppo male. Eravamo troppo giovani per stare legati in un rapporto con chilometri di distanza ma non sono mai riuscita a dirgli addio, ho solo evitato di rispondergli e di vederlo. Con il tempo, sentitosi ferito, anche lui ha fatto lo stesso.» Una vigliacca, lo so, ma ero piccola. «Poi avete bussato alla mia porta e, nonostante, di giorno nei miei pensieri ci fossi tu, il protagonista indiscusso di notte e nel mio subconscio era, nuovamente, Sergio.» Si appoggia alla spalliera della sedia. Le sue dita si allargano per poi stringersi fino a diventare bianche.
La maglia che gli fascia le spalle si tende quando alza le braccia afferrando fra le dita i capelli castani. È vivida la tristezza nei suoi occhi. Ho deluso anche i suoi pensieri, pensava gli fossi stata portata via e invece non gli sono mai appartenuta. Torna alla posizione precedente con i palmi sul tavolo
«Fa male, sai?» Annuisco e quasi riesco a respirare nuovamente quando è lui a farlo per primo. Con il suo sospiro cerca di alleggerire la tensione evidente nella sua mascella ancora rigida.
«Sì, lo so.» Ed eccoci arrivati al momento peggiore. Poggio anche io i gomiti sul tavolo avvicinandomi a lui involontariamente ma ho bisogno che percepisca la verità. «Quando sei partito, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il mio vaso.» Lui fa una smorfia. «Erano giorni che mi giustificavo con Rosi, Luca e con me stessa per ciò che non riuscivo più a trattenere.» Sento la mia voce tremare. «Fino a quando tu eri al mio fianco, riuscivo a mettere a tacere ciò che mi scuoteva dentro. Volevo credere in noi, lo volevo davvero.» Le sue sopracciglia si uniscono mentre mi guarda maliconico. «Non mentivo a te ma a me stessa e quando sei andato via, la mia maschera è crollata.» Abbasso il viso per un attimo e torno a guardarlo perché voglio che veda la verità in me, prima che nelle mie parole. «Lo amo.» Le sue iridi tremano. «E non potevo continuare e non potevo non dirglielo.» So che queste parole fanno ancora più male.
«Stavamo praticamente insieme.» Annuisco contrita.
«Non ho potuto impedirlo. Per la prima volta nella mia vita ho scelto di mettere la mia felicità davanti a quella degli altri, mi spiace.» Stringo le dita fra loro intrecciandole proprio davanti a lui.
«Non avreste dovuto.» Torna a chiudersi e a guardarmi con sofferenza.
«Lui ha cercato in ogni modo di allontanarmi. È stato anche cattivo, se così possiamo dire.» Solo al ricordo della sua freddezza ritorna l'angoscia di quella sera. «Ma alla fine, dimmi Enrico, come si può non dare ascolto al proprio cuore.» Scuoto la testa. «Non si può. So che il mio egoismo vi ha fatto male a entrambi ma mi ha regalato il vero amore e non mi pento, non mi pento di avere avuto il coraggio di prenderlo.» I suoi occhi tornano a me. «Mi dispiaccio solo di non essere stata brava ad accorgermene prima e di averti illuso.»
«Mi hai fatto perdere la testa, è diverso.» Annuisco.
«Sì, ma se ci pensi, credi davvero che io fossi quella giusta per te? I tuoi sentimenti mi lusingano ma devi essere sincero con te stesso. Tu vuoi, davvero me, al tuo fianco?» Alza gli occhi al cielo.
«Emma, che domanda è. Certo che sì.» Si avvicina al tavolo.
«E ora pensami con Sergio. Pensa a come era cambiato lui. Credi che sia lo stesso tipo di amore?» Spero che capisca cosa voglio dirgli.
«Perché non dirmelo? Perché mi avete preso in giro?» Poso le mie mani sulle sue proprio al centro del tavolo.
«Non volevamo, ma il viaggio, tua sorella hanno reso tutto così complicato.» Praticamente tremo mentre tocco quelle dita calde. È talmente forte il desiderio di riuscire a dare una possibilità alla loro amicizia. «Voleva dirtelo con tutto se stesso, ci ha provato piu volte ma la situazione ci è sfuggita di mano.» Spero solo mi creda. «Ti giuro Enrico, come ti ho detto, potessi tornerei indietro. Potessi te lo direi subito appena ci siamo visti ma non c'è un modo che renda questa storia meno complicata e triste, se non tu.» Sono rincuorata che non si sia ritratto indietro. «Dagli una possibilità, ti prego. Sei il suo più caro amico e io credo che tu debba riflettere se io valgo davvero un'amicizia.» Ora è lui a stringere le mie mani.
«Pensavo di aver trovato la donna della mia vita, non è facile ritrovarsi con il cuore rotto e per colpa del tuo migliore amico.» È dolce e sofferta la sua confessione.
«Ma lui...»
«Ho capito, Emma. Ho capito che non è stato lui a cercarti e non posso negare di sapere che tu sei stata l'unica di cui lui mi abbia mai parlato in questi anni.» Alzo la testa incuriosita e stupita. «Eravate bambini è vero, ma per entrambi non era finita.» Arrossisco perché quella confessione mi fa piacere. Lui scuote la testa è sorride amaramente. «Non ho mai visto sul tuo visto questa espressione quando ero io a farti i complimenti o a confessarti qualcosa.» Abbasso lo sguardo colpevole.
Il mio telefono riprende a suonare forse per la quarta volta e entrambi giriamo lo sguardo verso la mia borsa.
«È lui vero?» Annuisco.
«Credo di sì.» Mi giro e incrocio i suoi occhi.
«Sa che saresti venuta?» Torno a guardare il tavolo. «Ovviamente, no.» Scioglie le nostre mani e si alza.
È stata una lunga chiacchierata a volte la voce faticava a uscire, altre volte il silenzio era importante per dare a entrambi il coraggio a me di parlare a lui di ascoltarmi.
Si dirige in cucina e io porto le mani al viso cercando di rinfrescare le guance che vanno a fuoco con le dita gelide.
«Ti va di mangiare qualcosa? L'ora di pranzo è passata da un pezzo?» Un lieve sorriso sulle sue labbra. È la sua proposta di pace e questo mi riempie di gioia, come potrei rifiutare. Il suono si interrompe e io sono tentata di vedere se è lui, ma se così fosse dovrei richiamarlo e non è il momento. Capirà.
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