Capitolo 89
Sergio
Stiamo facendo colazione quando sentiamo la porta aprirsi e qualcuno salire di fretta le scale. Sappiamo bene che quei passi sono del mio migliore amico e per non mettergli pressione me ne sto seduto continuando a sorseggiare il caffè che mi sembra più amaro ora.
Rachele, invece, scosta la sedia dal tavolo e velocemente sale al piano di sopra. Abbiamo chiarito e deciso di far finta che non sia successo niente anche se, ovviamente, mi ha chiesto di Emma. Le ho spiegato brevemente che i miei sentimenti sono veri e lei, nonostante fosse dispiaciuta per se e anche per suo fratello alla fine ha ammesso che se è per amore quello che è accaduto non ci sono dei colpevoli. Ha promesso di aiutarmi con suo fratello e io di questo le sono grato, ha molta influenza su di lui e magari riuscirà a farlo ragionare.
Quando Rachele esce dalla stanza Emma mi si fa più vicina e posa la mano sulla mia coscia. Mi basta quel gesto per sentirmi più forte e cerco di avere pazienza, solo il tempo mi aiuterà con Enrico.
Dopo diversi vai e vieni da casa all'auto, i due fratelli si affacciano alla cucina. Ovviamente, il mio amico è in pessime condizioni ma quello che mi intristisce è lo sguardo freddo che comunque, non si posa mai su di me.
«Beh, noi andiamo.» È ovviamente la sorella a parlare. Luca e Rosi li salutano mentre Emma rimane in silenzio al mio fianco.
«La casa è pagata per tutto il giorno potete restare.» La voce dura di Enrico colpisce la mia ragazza che alza il viso verso di lui dispiaciuta.
«Non penso che resteremo.» Intervengo io ma come mi aspettavo vengo completamente ignorato.
«Ciao, allora.» Enrico si volta e in pochi passi svelti è già alla sua auto.
«Enrico.» Lo sento premere il telecomando per l'apertura. «Dai, Enrico.» Vorrei solo avere modo di parlare in modo civile.
Apre lo sportello continuando a fare finta che io non esisto. «Non puoi ignorarmi così, viviamo insieme.» Lui sale in auto. «È so che sono stato uno stronzo, ma ti chiedo scusa.» Scuote la testa e sorride sarcastico.
«Ci vuole coraggio a insistere ma per me resti un vigliacco.» Incasso senza scompormi. «Vorrei che ti scordassi di me. Troverò un posto dove stare il prima possibile. Fino a quel momento puoi trasferirti dalla tua ragazza.» Pronuncia quell'ultimo termine con disgusto e anche se provo subito un moto di rabbia per come ci manchi di rispetto continuo a trattenermi.
«Mi trasferirò da Luca, ne abbiamo già parlato. Ti chiedo solo di darmi modo di parlare seriamente con te, senza pregiudizi o altro. Da amico a amico.» Mi avvicino allo sportello.
«Tu non sei mio amico.» Chiude con forza lo sportello e di conseguenza anche il discorso.
Quando la sera arriviamo a casa con Emma, le luci di sopra sono spente. Come se fossi un ladro in casa mia entro nel nostro appartamento e prendo ciò che mi serve per stare da Luca non so bene quanto tempo.
«Credi che gli passerà?» Scuoto la testa.
«Al momento sta reagendo come mi aspettavo, ma non so se riusciremo a chiarire. Tu stai bene?» Le accarezzo il capo e poi il viso, i fili marroni sono soffici fra la mia mano e la sua pelle.
«Nonostante tutto sì e quasi mi sento in colpa.» Alza il viso verso l'alto e vedo la lotta di cui parla nei suoi lineamenti.
«Non devi preoccuparti.» Mi abbasso ad assaporare le sue labbra, sento il labbro dolorante pizzicarmi ma resto comunque desideroso di avere qualcosa in più e con lentezza passo la mia lingua sulla sua bocca fino a ottenere l'ingresso che desideravo. Sospiro poco prima di cercare la sua lingua e con soddisfazione ottengo la reazione che speravo.
Le mani di Emma corrono al mio collo e il suo corpo si poggia sul mio facendomi battere talmente forte il cuore che mi sembra impossibile non lo senta anche lei.
Stringo il palmo sul suo viso cercando di farmela più vicina, il suo sapore è una droga e il suo bacino che spinge sul mio mi fanno girare la testa. Con la mano libera arrivo alla curva del suo sedere facendola ansimare.
Non potrò mai pentirmi della mia scelta quando averla così, fra le mie braccia, mi sembra la cosa più giusta della mia vita. Rallento il bacio, gustando ogni lieve sfioramento, la pressione della sua bocca, il suono del suo respiro fino a staccarmi. Apro e chiudo gli occhi come se non riuscissi a credere che possa essere reale l'emozione che sento, ma invece è così ed è lei a suscitarla. Le accarezzo la guancia e poso la fronte sulla sua.
«E ora che vada.» Anche se non vorrei.
«Okay.» Si arrende battendo le ciglia.
«Ti chiamo domani mattina.» Lei si stringe al mio petto.
«Stai attento da Luca, chiuditi in camera.» Sorrido.
«Lo farò.» Bisbiglio. «È stato gentile a ospitarmi.»
«Sì, ma ricorda che ha sempre secondi fini.» Sospira per poi lasciarmi andare.
«Lo ricorderò.» Ridiamo insieme e poi con un ultimo bacio a stampo vado via.
Arrivato dall'amico di Emma e ormai anche mio, mi sistemo nella stanza degli ospiti. Per poi ritornare in salotto dove lui sta guardando la tv.
«Vuoi che ordiniamo una pizza?» Annuisco e tiro fuori il telefono dai jeans.
«Qual'è la pizzeria più vicina?» Compongo il numero che mi dice Luca e poco dopo stiamo già mangiando e insieme a noi c'è anche Alberto.
«Quindi era vero, stavate insieme.» Annuisco.
«Mi dispiace averti mentito ma dovevamo proteggere la situazione.» Bevo un sorso di coca.
«E ora non ti parla più. Lo capisco e ti capisco, sono stato al tuo posto.» Anche lui ha tradito la sua ragazza. «Ha le sue ragioni.» Come dargli torto.
«Sì, lo so.» Poso il bicchiere davanti a me.
«E ne è valsa la pena?» Alzo lo sguardo e non ho neanche bisogno di rispondere sono molto chiari i miei sentimenti. «Vedo di sì. A volte le cose belle devono necessariamente avere un retrogusto amaro. E io lo so bene.» Posa una mano sul braccio di Luca e anche per lui i suoi sentimenti sono palesemente scritti sul suo viso.
«Ma non per questo sono meno belle.» Luca interviene dandogli un leggere bacio.
«Già.» Sono felice che abbiamo superato i loro dissapori, sono davvero perfetti insieme come perfetto sembra il loro amore.
Poco tempo dopo sul letto penso ad Emma e a come anche lei mi faccia sembrare perfetto. Mi fa soffrire non avere più il mio migliore amico al mio fianco e mi sento, nuovamente, in un punto di svolta della mia vita ma come per l'apertura della mia palestra sento una forza e un desiderio che mi fanno mancare l'aria. Anche allora, è stata giusta la mia decisione, mi sentivo soffocare in quei vestiti e in quell'ufficio.
Ora la vita ha un sapore diverso, è più buona, più intensa, più felice e niente che ti fa sentire così può essere sbagliato.
Il desiderio di condividere la gioia che sento mi fa chiamare mia madre. Sono in momenti come questo che vorrei anche io un fratello.
Ovviamente, mia madre, non riesce a credere che l'unico amore che avevo provato nella mia vita abbia ribbussato nuovamente alla mia porta, o meglio io alla sua. È più maturo. È quello che, se giochi bene le tue carte, dura per tutta la vita.
Mia madre mi ha sempre compreso veramente e come quando le ho detto dell'intenzione di cambiare lavoro e lei è stata subito al mio fianco, anche ora, capisce subito che sono convinto di questo sentimento e a fine chiamata è praticamente in lacrime.
«Vorrei passare tutti insieme il Natale, e in quell'occasione vorrei dirlo a papà. Non parlargliene ora, okay?»
«Va bene, sono così felice.» Quando chiudo la chiamata e Emma che cerco.
«Glielo hai detto davvero?» Sembra incredula, come se ancora avesse qualche dubbio sui miei sentimenti.
«Non ho resistito. Ti ho detto che faccio sul serio.» La stuzzico.
«Anche mia madre lo sa.» Non me lo aspettavo. «In realtà lo sa praticamente da subito.»
«Non lo credevo.» Non credo di resistere a lungo lontano da lei.
«Era felice anche lei e ora sarà entusiasta se scenderemo assieme per Natale.» La voce sembra tremare. «Mi sembra tutto un sogno.»
«Anche a me.» Porto una mano ai capelli con cui gioco.
«Sai, ricordo perfettamente il bacio che ci siamo scambiati la prima volta davanti il mio cancello. Ne sento ancora la magia.» Sento una leggera fitta alle sue parole.
«Mi hai fatto stare davvero male sai. Ti ho cercata per tanto tempo, non potevo credere che mi avessi cancellato così.» Faceva male il cuore a quel tempo, anche se eravamo giovani.
«Ho fatto così perché non riuscivo a sopportare che non ti avrei più rivisto.» Trattiene le lacrime lo sento. «Sei stato il mio primo amore.»
«Anche tu. E sarai l'ultimo a questo punto.» E sembra una follia, una di quelle meravigliose.
«Non riesco a credere che sia tu a dirlo.» Quasi mi offendo. «Ma desidero che lo sia anche tu.» Così va molto meglio.
Alla fine chiudiamo più sereni. Nel cuore conservo il ricordo di quei momenti insieme, in cui inesperti non avremmo mai avuto la capacità di far crescere quel sentimento. Era troppo grande per noi e forse, a volte, è giusto così, bisogna lasciarsi per ritrovarsi al momento giusto.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top