Capitolo 6

Emma

Solo un ultimo respiro, per essere certa di non svenire di asfissia non appena quell'uscio sarà aperto. Fingo un'espressione rilassata e, finalmente, le mie gelide dita aprono ai miei occhi il mio vialetto oscurato da uno degli uomini più affascinanti che io abbia mai visto in vita mia.

Fortunatamente è girato di spalle quando, alla visione del suo fisico asciutto e muscoloso, faccio un sussulto stringendo il labbro inferiore in una morsa. Lo mangio con gli occhi in quei pochi secondi in cui cerco di riportare la grandezza delle mie pupille alla normalità e libero la bocca che allargo in un timido sorriso.

«Sergio...» Pronuncio con una sicurezza che non mi appartiene. Il suo capo completa il giro posizionando le sue iridi nere dritto nei miei occhi. Come potrebbe non essere lui quando vedo il mio riflesso in quel pozzo nero che potrebbe risucchiarmi. Ha un espressione divertita e le labbra carnose si aprono in un sorriso contagioso.

«Emma...» la sua mano corre ad accarezzare il ciuffo di capelli che torna, subito dopo, sulla sua fronte. Sono un po' più scuri di come li ricordavo e sicuramente più disordinati di come immaginavo. La mano finisce il percorso nei pantaloni grigi della tuta che indossa e che lo rendono molto più simile al ragazzo del mio passato che all'idea dell'avvocato rampante che mi ero fatta.

Un lieve suono alle mie spalle mi ridesta dall'analisi che stavo facendo al povero ragazzo che mi sta di fronte. «Ti vuoi accomodare? Magari ti offro un caffè prima di farti vedere la casa.» Mi sposto invitandolo con il braccio sinistro ad entrare.

«Sì, grazie.» Fa un passo avanti e il suo profumo speziato riempie l'aria intorno a me mandando in tilt tutti i miei sensi. Mi ritrovo a respirare quell'aroma e a ringraziare Luca per i jeans aderenti che spero mi rendano un po' di giustizia visto quanto il tempo è stato generoso con il mio ex.

Il tragitto verso la stanza piena dei miei amici è molto breve.

«Ciao.» Saluta amichevole Sergio avanzando imbarazzato nel mio salotto.

«Loro sono Luca e Rosi. Ragazzi, lui è Sergio.» Luca è rimasto a bocca aperta non appena il raggio di luce dalla finestra ha illuminato il nuovo arrivato, mentre, Rosi, comincia a tossire per via del biscotto che deve esserle andato di traverso.

«Piacere.» Fa in tempo a dire Sergio prima che l'attacco della mia amica mi faccia correre da lei per cercare di aiutarla a sopravvivere.

«Stai bene?» Le porgo un bicchiere d'acqua. Sergio se ne sta fermo sempre più imbarazzato per lo sguardo perverso del mio amico. Lo vedo riportare quel ciuffo scuro ancora una volta indietro prima che le sue dita tornino a nascondersi nella tuta.

«Accomodati pure.» Gli indico con il capo i divani mentre colpisco la schiena di Rosi che finalmente sembra respirare normalmente.

«Allora, faccio il caffè.» Giro la penisola mentre quegli occhi neri mi cercano preoccupati di rimanere soli con quell'idiota di Luca, che continua a fissarlo e a sbavare.

«Allora, Sergio, farai oggi stesso il trasloco?» Rosi si schiarisce la gola è inizia una conversazione, dopo che l'ho guardata con fare minaccioso non appena sapevo di essere celata alla vista del mio ex.

«Sì, il camion del trasloco dovrebbe arrivare a momenti. Come anche Enrico.» Sento il rumore di una sedia che striscia e penso che si sia finalmente seduto.

«Enrico?» ecco la curiosità di Luca prima che io stessa mi chieda chi possa essere. Non sarà davvero diventato gay come la speranza nella voce del mio amico fa credere.

«Enrico è il mio amico. Vivrà qui con me.» Mi scotto con la tazzina che stavo posizionando sul vassoio. Ho finito appena in tempo di preparare il caffè così da poter capire meglio questa sua affermazione.

«Non sapevo del tuo amico.» Mi lascio dire, non so se infastidita, mentre gli allungo una tazzina con il piattino sotto così come mi ha insegnato mia madre. Lo fisso indecisa se questa notizia sia legata all'ansia di avvenimenti sfortunati della settimana e rimango incantata dal suo nuovo sorriso di ringraziamento per l'ospitalità.

Sento un calore riempire il mio petto e le guance destabilizzare la mia mente e i pensieri che sfuggono al mio controllo. Il rosso di quelle labbra è tentazione pura e i miei occhi si tuffano a gustarsi il suo grazie mormorato appena. Incantata vorrei allungare le dita per assaggiarne la consistenza ancor prima di fare altro. Chissà se il loro sapore è sempre lo stesso? Un tempo sapevano di mare e sale. Il ricordo della loro morbidezza attaccata alla mia mi distrae al punto che sto per far cadere la tazzina. Le sue mani e le mie corrono a evitare il guaio finendo per intrecciarsi fra loro.

«Oh!» Riesco a dire prima della scossa che mi attraversa il corpo.

«Scusa.» Si giustifica lui dopo qualche secondo in cui mi sembra di scorgere un luccichio nei suoi occhi. È un attimo, un flash in cui mi sembra che la sorpresa per quel contatto lo abbia stupito almeno come a fatto sussultare me. Non appena la ceramica è in sicurezza mi ritraggo come un cane in fuga.

Con mani tremanti prendo il vassoio e mi volto verso Luca prima, il quale mi strizza l'occhio facendomi notare come io sia stata un libro aperto. Non riesco mai a nascondere le mie emozioni e ora ne sono più dispiaciuta che mai. Mi volto poi verso Rosi che mi sorride facendomi capire che dopo mi farà mille domande per quell'attimo di complicità con il ragazzo moro che inizia a sorseggiare il suo caffè. Non ricordo neanche di cosa stava parlando mi sento ferma a quell'attimo di contatto che mi ha davvero sorpresa.

«Pensavo che i tuoi te lo avessero detto. Enrico e io abbiamo fatto l'università insieme e da allora conviviamo qui a Milano. Stiamo cercando insieme anche il nuovo appartamento.» Torno a guardarlo speranzosa di aver recuperato un contegno. Mi siedo accanto a Rosi nello sgabello della penisola e ascolto la sua intensa voce raccontare quei dettagli dell'altro inquilino che mi troverò ad avere al piano di sopra.

«Spero non sia un problema, tua madre mi diceva che c'era spazio a sufficienza.» Annuisco guardando le sue mani con le vene in rilievo, che come il resto del corpo esprimono forza. Con delicatezza posano la tazzina sul piattino e io mi sorprendo a pensare come potrebbero accarezzare un corpo desiderato. Mi sento colpire al fianco da una gomitata. Guardo Rosi perplessa e poi Sergio che sembra divertito da me e dai miei amici.

«No, cioè sì. C'è spazio per entrambi.» Mi massaggio la parte dolorante e mi rilasso un attimo quando Luca sembra essere tornato normale e lo sento parlare del più e del meno con Sergio che appoggia la caviglia della gamba destra sul ginocchio sinistro mostrando a me e Rosi la sua coscia muscolosa.

«Non fissarlo.» Batto le ciglia cercando di darle retta. «Cielo ma è un figo da paura!» Non si contiene dal commentare.

«Fai silenzio Rò, ci manca solo che senta questi commenti.» Bisbiglio sperando di parlare abbastanza piano.

«Da che pulpito, hai già mostrato tutto il tuo apprezzamento, lasciami dire il mio.» Incrocia le gambe e io vorrei sbattere la testa sul tavolo.

«Si è visto tutto, vero?» Mi volto verso di lei, ormai troppo disperata per la mia figura di merda. Il suo profilo elegante contornato dai fili d'oro è la speranza di un po' di conforto.

«Se intendi la bava: sì.» Rosi invece non mi guarda affatto, non toglie i suoi occhi sul miracolo della naturale che è Sergio. È anche più alto, credo di arrivargli appena alle spalle.

Sergio scoppia in una risata e mi guarda per poi tornare a rivolgere la sua attenzione al mio amico che a sua volta se la ride gustandosi compiaciuto la reazione del mio ex alla sua battuta. Io, intanto, vorrei capire cosa gli stia raccontando, perché dalle occhiate di Sergio sono certa di essere io l'argomento del suo racconto.

«Hanno pure chiamato l'ambulanza.» Lo fulmino a bocca aperta incredula che gli stia raccontando di ieri quando ho fatto le pulizie.

«E ora come ti senti?» Il tono preoccupato di Sergio mi fa dimenticare di voler strozzare quel verme del mio amico.

«Bene, solo qualche livido.» Cerco di sdrammatizzare mentre il mio volto è in fiamme come il mio ventre.

Sconvolta capisco che i guai della mia settimana sono solo stati il preludio a quello che sarà per me avere lui qui.

Il campanello suona ancora e io salto in aria come una molla.

«Sarà Enrico.» Anche Sergio si alza pronto a salutare per raggiungermi. Mentre lui viene trattenuto da Luca, io mi aggiusto i capelli e il maglione pronta ad aprire la porta con un sorriso forzato che dimostri, ancora, quanto sono carina.

Il legno si apre ed è come un abbaglio. Mi rendo conto, in quel momento, che il guaio è più grande di quanto pensassi.

«Ciao. Tu devi essere Emma. Io sono Enrico.»

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