Capitolo 49
Emma
Sono certa che mi stia ancora guardando, lo sento, e allora cerco di mantenere l'equilibrio e solo arrivata in auto mi lascio andare con un sospiro.
Mi affretto ad accendere e ad allontanarmi da là. Cerco il nome di Rosi e premo subito la chiamata.
«Mi scusi.» Si rivolge a qualcuno. «Emma, è successo qualcosa?» Mi ricordo ora che aspettava un cliente.
«No, però volevo dirti che saremo a cena da Sergio.» Avevo bisogno di dirglielo subito, come se in questo modo potessi rilassarmi.
«Davvero!» Credo l'abbiano sentita fino in Sicilia.
«Non gridare. Sì e quindi non azzardarti a darmi buca.» Le intimo minacciosa.
«Interessante...» perché non c'è un tasto vendetta sul telefono per le situazioni come questa in cui daresti un colpo in testa a qualcuno.
«Rosi, ferma la tua mente contorta e sii mia amica. Ti aspetto tra mezz'ora a casa mia.» Chiudo prima che si inventi qualcosa e cerco di ricordarmi come tornare a casa da questo posto.
Inevitabilmente ripenso alle parole della strana ragazza. Jessica mi ha praticamente detto che Enrico è veramente interessato a me, il che mi fa molto piacere, una conferma serve sempre, è inevitabile sentirsi indifesi nei rapporti. E poi su Sergio è stata tremendamente ambigua. Non ho capito cosa volesse dirmi con quel “è diverso”.
Il nome di Enrico lampeggia sul mio cruscotto. Mordicchio nervosa il mio labbro e alla fine decido di accettare la chiamata.
«Ciao.» La mia voce è un po' agitata, spero non se ne accorga.
«Ciao, siamo appena arrivati a casa e prima di scendere volevo sentirti.» Che dolce. Io, invece, sono una stronza.
«Tutto bene? Tua sorella?» Lui è così felice di sentirmi che come sempre mi attira nel suo mondo fatto di serenità.
«Ha parlato tutto il tempo e mi ha chiesto di te. Vuole conoscerti.» Oh cielo. «Pensavo di portarla con me domenica. Ti spiace?»
«Oh no, certo che no.» In realtà vorrei solo fuggire.
«Bene, stai tornando a casa?» In poco tempo gli racconto del mio pomeriggio e che stasera sarò a casa sua con Rosi. Mi sento in colpa anche solo a raccontargli quei dettagli perché, inevitabilmente, ripenso alle sensazioni che mi agitano dentro da quando lui mi ha salutata in ufficio.
«Mi spiace non poterci essere.» E a me? Non mi dà il tempo di riflettere su cosa vorrei io perché, fortunatamente, sua sorella lo chiama e siamo costretti a chiudere.
La musica della radio sostituisce la sua voce e io torno a concentrarmi sulla guida per quanto possibile, perché ho un terribile mal di testa.
Allungo il collo quando credo di riconoscere un incrocio e farei i salti di gioia quando scopro che è così, non vedo l'ora di essere a casa.
«Non capisco perché mi hai costretta a venire.» Rosi sbircia nel mio portagioie. «Potevate rimanere da soli.»
«E non credi che questo sarebbe un male?» Prova i miei orecchini a cuore con soddisfazione visto che se li lascia ai lobi.
«Tu perché credi che potrebbe esserlo?» Mi fermo dall'infilare la terza maglia nera per guardarla e non sembra scherzare.
«Ma che gioco è?» Finisco con il tirare giù a forza il girocollo. «Perché rigiri le mie parole?»
«Davvero non lo capisci?» E anche il mio bracciale con le pietre colorate è andato, e ora al suo polso destro, glielo indico e lei contenta mi sorride prima di sedersi sul mio letto.
«No, non capisco il tuo linguaggio psicologico.» Non troppo soddisfatta abbottono i jeans blu scuro e mi sbrigo a mettere anche le scarpe.
«Io credo che ci stai ricascando, okay?» La sua voce è apprensiva ma ancora non mi è chiaro il messaggio che vuole darmi.
«Ma in cosa?» Non riesco proprio a seguirla.
«Con Enrico e Sergio, secondo me stai sbagliando tutto.» A quel punto non posso fare altro che fermarmi davanti a lei per capire bene di cosa stia parlando. Poggio le mani sui fianchi e mi fermo in attesa. «Tu hai deciso di stare con Enrico che, per carità, è davvero un gran bel ragazzo, è davvero dolce, ma la tua motivazione è solo di testa e non di cuore.» Scuoto il capo.
«Ti sbagli.» Non esiste. Lui mi piace. «Eccome.»
«No, non credo affatto. Hai scelto lui perché è perfetto, tranquillo, sicuro ma non è la scelta per te amica mia.» Non sono d'accordo.
«Ti ripeto che sono interessata a lui.» Vorrei smettesse di insistere.
«Piantala Emma. Perché non devi guardare la realtà. Perché non ti lasci trasportare...» Esasperata cerca di farmi ragionare.
«Io mi faccio trasportare. Mi sembra di essermi fatta coinvolgere.» Scuote la testa prima di sbuffare. Tira via il bracciale che aveva indossato e lo rimette sul comò.
«Io non so come fare con te.» Quando mi guarda i suoi occhi sono tristi. «Io voglio solo il meglio. Io voglio vederti come nei nostri libri d'amore.» Ora sono io a scuotere la testa.
«Questa è la realtà, ricordi.» La cito per ricordarle che quelle sono solo fantasie.
«Ma io lo vedo in te ma con un'altra persona. Non dico che è il per sempre, anche se lo penso.» Mi blocco incredula.
«Addirittura.» Mormoro fra me e me e lei mi fulmina con uno sguardo da: proprio così.
«Perché non provi? Con Enrico non troverai di certo quello che senti quando in stanza c'è Sergio.» Torna a sedersi sul letto e io a guardare i miei piedi.
«È passato poco tempo...» Non mi fa finire mi tira per le mani sul letto accanto a lei.
«Non dovrebbe essere ancora più passionale all'inizio.» Sembra così sicura.
«Io non cerco quello Rosi, io voglio un amico oltre che amante. Voglio una persona con cui costruire un futuro, qualcuno che sappia cosa vuole.» Cerco di farle capire cosa cerco in un uomo e in un rapporto.
«Chi ti dice che Sergio non possa darti anche questo.» Quando siamo arrivate a considerare Sergio un pretendente.
«Perché dovrei cercarlo in Sergio.» Torno in piedi e mi avvicino alla cassettiera per prendere il mio elastico. «Visto che ho già Enrico.»
«Perché lui ti fa vibrare. Basta che entri nella tua stessa stanza e vai in tilt e anche lui non riesce a nascondere bene il suo interesse per te.» Come si sbaglia. «Non guardarmi così. Io c'ero in diverse occasioni in cui ti avrebbe volentieri spogliata e sdraiata su di un letto e anche quando l'avresti fatto tu.» Il suo indice accompagna le sue parole a suo parere insindacabili.
«Mi ha già detto lui stesso che non può offrirmi quello che cerco.» Tiro su i capelli e incrocio gli occhi della mia amica stupiti.
«Quindi voi due ne avete parlato?» Sembrano ancora più azzurri ora che luccicano di curiosità.
«Diciamo, forse appena. Rosi, ammetto che non mi è indifferente.» È in quel momento che mi rendo conto quanto Rosi abbia ragione. Mento. Mento a lei e mento a me stessa. Mi giro sconvolta.
«Hai capito vero.» Annuisco. «Non ti è indifferente. Che stronzata. Tu ne sei cotta.»
«Io, io...» Stanca non riesco più a trovare nuove scuse. Sento la testa girarmi, inclino il capo verso giù e infine mi arrendo. Basta, io non ce la faccio più. Alzo gli occhi verso Rosi. «Io non avevo capito quello che volevi dirmi, ma ora sì. Ora mi è chiaro il come io torni sempre a lui, nonostante quello che di bello mi sta accadendo.» A quel punto la mia amica si alza. Le sue scarpe con il tacco emettono il classico ticchettio mentre si avvicina al mio corpo stanco.
«Ma non è un male.» Come può dirlo.
«No, Rosi, lo è. Sto incasinando tutto. Io quando è lontano ho un equilibrio ma quando so di poterlo incontrare tutto cambia, ho anche provato a baciarlo.» Mi copro il viso con le mani. Come mi vergogno.
«Non fare così, certo questo stupisce anche me.» Cerca di farmi riemergere da dove mi sono nascosta.
«Cosa devo fare Rosi? Lui vuole presentarmi pure sua sorella.» Ora si che la guardo in viso. Sono prossima alle lacrime e sarebbe un disastro con il mascara che ho messo, non è waterprof.
«Io non sono esperta di queste cose, lo sai.» Si allontana tornando al centro della mia stanza. Entrambe siamo pensierose. «Però una cosa penso dovresti farla. I due sono amici e non puoi permetterti di farli litigare. Dovresti mettere in pausa Enrico.» Annuisco un po' contro voglia. Una parte di me protesta per le mie conclusioni di questa sera.
«Me lo ha anche detto Jessica.» Ora la capisco.
«Chi?» Racconto brevemente alla mia amica del discorso con l'amica di Sergio. «Certo che è una tipa strana.» Alzo le spalle.
«Un po', ma vuole loro bene.» Penso sia più che sufficiente come giustificazione.
«Sarà.» Rosi guarda l'orologio al suo polso e trasalisce. «Siamo in ritardo. Sicura che io debba venire?» Annuisco decisa.
«Ora anche di più.» Comincio a agitarmi.
«Okay.» Mi guarda dalla testa ai piedi. «E sei sicura di voler uscire così?» Mi indica come se indossassi stracci.
«Dai Rò, andiamo.» Afferro la borsa e il telefono e la tiro via.
Saliamo le scale a ritmi diversi. Lei praticamente è già arrivata mentre io sono appena al quinto scalino. Mi prende in giro prima di suonare alla porta. Non vedo ancora Sergio ma al solo suono della sua voce ho già la pelle d'oca.
«Ciao Rosi, accomodati. Emma?» Scoppia a ridere quindi capisco che gli avrà mormorato qualche battuta su di me. Certo che ho proprio amici che mi aiutano a superare il disagio senza portare complicazioni.
«Sto arrivando.» Protesto senza però avere intenzione di accelerare. È solo una serata Emma puoi farcela. Hai bisogno di una pausa da entrambi. Forza, mangi e subito a letto.
«Ce l'hai fatta.» E poi lui è lì. Appoggiato allo stipite con le braccia incrociate che gli gonfiano i muscoli e io... e io mi perdo.
Non ce la farai mai Emma.
Ma quando è accaduto tutto questo? Ho mai smesso?
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