Capitolo 30

Emma

Non appena Luca si veste pronto ad andare io e Rosi corriamo a casa a cambiarci. Siamo entrambe in ansia per il nostro amico, come lo sarebbero dei genitori.

Sergio è andato via prima, aveva ancora del lavoro da fare ma ci siamo dati appuntamento per stasera, verrà anche lui a mangiare una pizza con Rosi e Enrico.

Infilo le calze non molto velate in realtà, questa sera di novembre è particolarmente fredda e non ho intenzione di morire congelata nonostante mi senta rimbombare la voce di Luca nelle orecchie che mi dice che sembro sua nonna conciata così.

Infine indosso una gonna in pelle nera a sigaretta e per far felice il mio amico, anche se non ci sarà, una camicia viola in chiffon, praticamente la mia brasier in pizzo dello stesso colore è in piena vista. Sto ancora tirando i bordi della camicia come se la colpa fosse della scollatura e non della stoffa.

Lascio i capelli lunghi un po' ondulati e completo il tutto con un trucco leggero ma scuro sugli occhi. Mentre mi guardo allo specchio non mi riconosco neanche. Indosso i tacchi e prendo il cappotto e la borsa in fretta, pronta a uscire di casa prima di pentirmi di questa audacia e decida di entrare nella mia solita confort zone.

La verità è che sono felice che Enrico mi abbia cercata dopo ieri. Okay, non abbiamo concluso e quindi è anche normale, ma mi ha fatto piacere e voglio sentirmi speciale. Andremo in una pizzeria gourmet con pochi tavoli e sono pronta a una bella serata.

Apro la porta che inizia a suonare proprio quando arrivo nella zona giorno. Accelero il passo per aprire in fretta la porta, spero già possa essere lui.

Una Rosi, altrettanto sexy, mi guarda con la bocca aperta contornata di rosso accesso. «Oh cavolo!» alzo gli occhi al cielo e torno indietro, non andando da lei. «Ti prego tesoro, fatti fare una foto per Luca, non mi crederà mai quando gli racconterò che ti sei vestita così tutta da sola.» Non posso credere che stia davvero cercando il telefono.

«Ma la pianti.» Mi volto a darle le spalle.

«Wow, sei sexy anche da dietro, con quei tacchi a spillo poi.» Sento il rumore fastidioso che emettono i cellulari quando scattano le foto.

«L'hai fatta davvero?» lei annuisce senza preoccuparsi del mio tono arrabbiato. «E dai Rosi piantala. Sai che sono nervosa sia perché sono conciata così, sia per il motivo per cui mi sono conciata così.» Mi segue imperterrita sempre con quel coso in mano.

«Solo un'altra da davanti, gli farà piacere a Luca ricere queste foto e lo tranquillizzerà. Dai, fallo per lui.» Praticamente mi blocca al muro.

«E della mia tranquillità non ti preoccupi.» Le metto le mani davanti il mirino.

«Su, collabora.» Mi implora.

«Ehi, Emma, ci sei?» la voce maschile arriva dalla soglia.

«Ma hai lasciato la porta aperta?» mi raddrizzo e così fa anche Rosi, ormai interessata ad altro.

«Vieni Sergio, sono in salotto!» cerco di aggiustarmi, con quell'inseguimento mezza camicia è uscita fuori dalla gonna.

«Ciao, che stavate facendo?» il suo sopracciglio si alza e solo ora mi accorgo che Rosi è salita sulla poltrona per farmi la foto.

«Niente, volevo farle uno scatto ma non è collaborativa. Non trovi sia fantastica?» un paio di occhi divertiti si posano sopra di me. Le iride nere incrociano prima i miei occhi catturando la mia attenzione. Potrei dire che tutto sia sparito da questa stanza mentre lui mantiene questo contatto che mi coglie di sorpresa. Inaspettatamente non mi squadra volgarmente da capo a piedi, né lo fa con scherzo, semplicemente mi sta chiedendo il permesso e io mi accorgo di desiderare che lui lo faccia.

Alzo il mento come a sfidarlo ma non è altro che un gesto per darmi coraggio, e noto una lieve piega incupire i suoi lineamenti. Legge perfettamente il mio disagio e sta per lasciare stare, lo vedo bene il suo tirarsi indietro in quella smorfia impercettibile che cambia la sua espressione.

Dovrei esserne felice. Odio farmi guardare. Mi vergogno del mio corpo ma... ma io voglio che lui lo faccia. E ancora una volta lui legge dentro di me. I suoi occhi tornano seri e profondi, così intensi che sento formicolare già la mia pelle.

Mi sento sfiorare l'anima da quanto mi studiano attenti e quasi sospiro alleggerita quando lasciano stare i miei occhi per iniziare l'esplorazione della mia immagine. Sento ogni centimetro del mio corpo che sfiorano. Ne percepisco ogni lieve carezza e incertezza come quando tentati si soffermano maggiormente sul mio seno.

Come se stesse vedendo un quadro di un'artista famoso noto ogni suo cambiamento e resto incantata dall'effetto che gli fa quella scoperta di me. Il viaggio dura un attimo o una vita intera, non lo so. So solo che quando le sue iridi nere sono di nuovo incastrate con le mie il mio respiro è inesistente e il mio corpo sembra sensibile anche alla stoffa che percepisco più ruvida, meno necessaria.

La stessa lussuria la leggo in lui per la prima volta in questi sette giorni. Per la prima volta mi permette di vedere in quel pozzo scuro qualcosa che non riesco a comprendere. Le mie labbra si schiudono mentre le sue si stringono in contemporanea.

Un colpo alla porta dissolve il nostro momento. Il suo viso si gira e la sua mano sale a quel ciuffo nero che era scivolato sui suoi occhi. Credo di vederlo tremare ma non lo saprò mai perché di quell'attimo non è rimasto niente. La sua espressione è ora divertita mentre invita il suo amico a entrare.

«Vieni avanti, siamo qui.» Cerco di tornare a un respiro regolare e per farlo mi nascondo di corsa in cucina a prendere un bicchiere d'acqua.

«Ciao Enrico.» La voce di Rosi mi sembra particolarmente squillante e solo ora rifletto sul fatto che ha visto tutto. Che avrà pensato lei.

In fretta mi ricompongo e torno dagli altri.

«Ciao Enrico.» Il suo capo si volta al suono della mia voce e un sorriso tentatore gli si disegna in viso non appena mi vede.

«Emma, sei bellissima.» A passo deciso mi si avvicina per salutarmi con un bacio sulla guancia. Un contatto lieve che in quel momento mi tranquillizza, nonostante, senza volerlo, i miei occhi cerchino lui.

Delusa lo vedo girato di spalle mentre parla con la mia amica e allora imbarazzata torno a concentrarmi su Enrico.

«Peccato che non siamo soli.» È affascinante come sempre e il suo gioco da seduttore mi lusinga riportandomi alla realtà.

«La serata è lunga.» La volontà di giocare mi fa rispondere con audacia. Batto le ciglia tentatrice e vengo ricompensata dalla sua mano che stringe il mio fianco mostrandomi così il suo desiderio.

«Allora, andiamo, ho fame!» Rosi si lamenta e io mi stacco dall'uomo accanto a me.

«Si, andiamo.» Riprendo il cappotto che infilo con mani tremanti e stringo la borsa e le chiavi per chiudere casa cercando di non far vedere quanto sono agitata.

I ragazzi si avviano. «Allora, io vado con Emma e voi con l'altra auto?»

Enrico praticamente parla con il suo migliore amico che non mi ha più rivolto neanche un'occhiata. Sono lusingata da quella proposta e mi infastidisce quando Sergio acconsente.

«Rosi, da questa parte.» Li osservo camminare vicini, lui è totalmente concentrato su di lei e rivedo in quei gesti l'inesperto seduttore quindicenne che ha fatto strada. La mia amica gli sorride civettuola e lui ricambia con apprezzamento.

Sussulto alla mano di Enrico sulla mia schiena. «Andiamo?» Annuisco e lo seguo fino al posteggio.

«Spero di non essere stato troppo sfacciato.» Gli sorrido decisa a cancellare l'inizio di quella serata.

«No, fa piacere anche a me.» Mi apre la portiera dell'auto e mi lascio avvolgere dal suo profumo tornando con piacere alla sera precedente.

«Comunque, se non fossi stato chiaro: sei davvero bellissima.» I suoi occhi verdi sono luminosi e carezzevoli. Abbasso le palpebre timida.

«Grazie.» Lui annuisce soddisfatto della mia reazione per poi richiudere lo sportello e fare il giro dell'auto da davanti.

Ammiro il suo completo sportivo blu e grigio, i capelli corti sul capo e il suo scherzare per tutto il viaggio su una delle sue sorelle che arriverà fra un paio di settimane.

«Adoro sentire le vicende familiari.» Non riesco a smettere di ridere.

«E io adoro la tua risata.» Mi blocco di colpo e mi giro a guardarlo. Siamo fermi a un semaforo e i suoi occhi sono su di me.

«Così esageri però, non sei più credibile. Troppi complimenti.» Il verde del semaforo lo fa girare ma non mi sfugge il suo sguardo furbo.

«Ammetto la mia colpa di aver esagerato, ma è la verità signor giudice.» Finge di essere in tribunale alleggerendo ancora di più l'atmosfera. Io torno a rilassarmi almeno fino a quando non torna a parlare della sorella.

«Rachele è infatuata di Sergio e ha deciso di sfidare la mia volontà quando verrà a casa e tentare con il mio amico.» Resto senza parole.

«Lei... lei lo ama e lui?» La mia domanda sembra molto divertente dalla sua reazione.

«Sergio non è tipo da innamorarsi. Ha troppi casini. Lui sta bene così.» Ne parla come se fosse chiaro a tutti cosa vuole dire ma non è così per me. «Mi aiuterai con lei. Magari potresti parlarle e farle capire che non si può cambiare una persona, neanche per amore.» Mi giro verso il finestrino.

Su quell'argomento sono ben informata. «Sì, se posso, lo farò.» Non si può assolutamente.

«Grazie.» Inaspettatamente prende la mano che tenevo sul grembo e se la porta alle labbra. Il bacio sensuale fa reagire subito il mio corpo.

Il brutto momento fatto di ricordi viene dimenticato ora ho solo quel contatto in mente e anche lui.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top