Capitolo 28
Emma
Giro trascinando il carrellino per il supermercato. È la terza volta che passo per il reparto detersivi e io non ho intenzione di comprare detersivi.
La verità è che ho la testa piena di pensieri: Luca e Alberto, io e Enrico e infine... e infine Sergio che in una settimana ha fatto capitolare Luca.
Come posso concentrarmi sulla spesa, il ragazzo che posiziona la merce sugli scaffali mi sorride dispiaciuto per me. Starà pensando che nonostante sia giovane abbia qualche problema visto che sono nuovamente davanti gli ammorbidenti.
Non posso credere che Alberto si sia comportato così. Sembrava davvero innamorato del mio amico. Come abbiamo fatto io e Rosi e non vedere che non era sincero. Non riesco a perdonarmelo.
E poi, cazzo, perché ieri non sono riuscita a baciare Enrico. Era tutto così perfetto a ogni tentativo. Batto i piedi indispettita davanti gli spaghetti e i soliti occhi marroni mi guardano perplessi. Che c'è? Gli vorrei dire. Sei tu che mi segui. Sono nel reparto giusto, ora. Che avrà da ridere.
Lascio stare lui e il mio malumore, metto la pasta nel carrello e proseguo verso il reparto verdura. Sempre se mai lo troverò. Odio andare nei supermercati che non conosco. Non trovo mai niente.
Quando alla cassa passo il bancomat il mio telefono inizia il suo motivetto musicale. Mi affretto a prenderlo prima di rimettere la borsa in spalla e il sacchetto in mano. Mi avvio verso le porte scorrevoli e finalmente guardo chi chiama. Mi blocco fra le porte che mi si chiudono addosso.
«Attenta!» Urla qualcuno risvegliadomi dalla trappola dove mi ero cacciata. Abbasso la testa sperando di non tornare presto in quel luogo e proseguo in strada rispondendo al telefono.
«Pronto.» Non mi aspettavo certo una sua chiamata.
«Ciao, Emma.» Sergio sembra un po' imbarazzato. «Scusa se ti disturbo.»
«No, tranquillo. Ti serve qualcosa?» Cerco di incoraggiarlo.
«In realtà ti chiamo per sapere come sta Luca. Non ho il suo numero e quindi...» Mi colpisce la sua premura.
«Meglio, molto meglio.» Mi sembra di sentirlo sospirare.
«Ne sono felice.» È sollevato. Sono quasi arrivata al portone del mio amico. Cerco le chiavi in tasca, le ho rubate dall'ingresso per non suonare.
«Siamo da lui io e Rosi. Perché non vieni, penso gli farà piacere.» Vorrei avere l'occasione di parlare con lui e ringraziarlo per quello che ha fatto.
«Non so se sia il caso...» Spingo la porta a vetri con troppa forza rischiando di romperla contro il muro. Vorrei che lui accettasse.
«Sergio. Sei riuscito a farlo parlare di Alberto, e ieri sera è venuto da te. Penso sia certo che non gli dispiace.» È la verità, averlo vicino gli farà piacere.
«Beh, okay. Tra un'ora finisco di lavorare e arrivo. Sono in tempo?» Mi stupisce che possa lavorare anche di sabato. Non mi sembra proprio il tipo. Ma in fondo che ne so io di che tipo è.
«Si, certo. Troverai tutto pronto per pranzo.» Sorride e io stringo il telefono.
«Mandami la posizione allora. Ci vediamo dopo.» Improvvisamente la sua voce è coperta da una musica assordante. Non ho il tempo di chiedergli niente che ha già attaccato. Come farà a concentrarsi con quel caos.
Quando arrivo a casa di Luca è Rosi ad aiutarmi. Il nostro amico si è appisolato sul divano, lo guardo con affetto per poi portare tutto in cucina.
«Avresti mai immaginato che fosse accaduto questo?» Scuoto la testa a Rosi mentre inizio a posare gli ingredienti che ho comprato sul tavolo. «Neanche io. Secondo te perché ha agito così?» Ancora una volta non so cosa rispondere.
«Non lo so, Rosi, più ci penso e più mi sembra assurdo.» Mi lavo le mani per poi riempire una pentola per preparare il condimento per la pasta che voglio fare.
«Già.» La mia amica si siede alle mie spalle, con la gamba piegata sulla seduta e il mento posato sul ginocchio.
Praticamente passiamo l'ora seguente a ipotizzare le motivazioni dell'ex di Luca senza però trovare una risposta valida. Quando Rosi cambia discorso.
«E invece tu e Enrico. Qualcosa di piccante da raccontare?» Rischio di tagliarmi un dito e sbuffo indispettita.
«Un bel niente.» Si nota molto il mio fastidio.
«Non ci credo.» La sua voce subdola cerca di farmi confessare qualcosa che entrambe speravamo.
«Ci siamo arrivati quasi. Mancava un niente.» Sospiro e mi volto a guardarla. «Ma ogni volta e ti giuro che sono state più occasioni, qualcosa ci ha impedito il contatto.» Le racconto della bella serata e poi dell'orribile vigile.
«No!» Rosi incredula si copre il sorriso spontaneo che le si forma sulle labbra con la mano.
«Per non parlare del nostro amico, la bionda e Sergio.» Certo a ricordare la situazione mi viene da ridere anche a me.
«La bionda?» Annuisco e torno a tagliare.
«Si c'era pure una bionda con loro.» Inizio il racconto ma il mio telefono sul tavolo suona e il viso di Rosi si illumina di un sorriso furbo.
«Oh oh oh guarda un po' chi ti chiama.» Mi allunga il cellulare sul palmo inclinando la testa e chiedendomi informazioni silenziose ma non ho che dire, non sono fatti miei cosa fa Sergio.
«Abbiamo iniziato a parlare e mi sono scordata di dirti che l'ho invitato.» La sua bocca si spalanca stupita e io mi giro a rispondere per evitare che mi faccia fare la figura della stupida.
«Sergio.» Lo chiamo subito per nome.
«Sono qui sotto ma non so dove suonare.» Un certo sfarfallio a quella notizia mi fa portare una mano allo stomaco, ma lascio stare, sarà fame e da ieri sera che non mangio.
Rosi mi si para davanti e io le intimo di fare silenzio con l'indice sulle mie labbra e lo sguardo omicida. Lei mi da la soddisfazione di saltellare verso la porta quando dico a Sergio che sto per aprire e che deve salire al terzo piano.
Lascio che se ne occupi lei e non capisco proprio a cosa vuole alludere. Continuo la mia preparazione che è ormai ultimata. Spaghetti in crema di zucchine e pancetta.
Le voci di Sergio e Rosi anticipano il loro arrivo.
Alzo il capo verso la porta della cucina mentre inizio a impiattare.
«C'è un profumino delizioso.» Sergio e il primo a entrare seguito dalla mia amica che batte le ciglia come un'oca.
«Ciao.» Lo saluto semplicemente per poi fulminare l'oca che se la ride dietro le spalle dell'ignaro ragazzo.
«Vado a svegliare Luca.» Si defila così, mentre il nuovo arrivato mi si avvicina. Lo sfarfallio aumenta di intensità prima di morire di attese disilluse quando la sua mano aziona l'acqua del lavandino per lavare le mani. «Hai fame?» Meglio non pensare, non ci sto molto con la testa oggi, tutta colpa di Rosi.
«Come posso aiutarti.» Ancora una volta si propone come mio aiutante e io gli indico il cassetto con dentro le posate da mettere a tavola.
«Hai trovato subito la casa?» Non so cosa dire, in realtà, penso a quanto vorrei ringraziarlo ma non mi sembra il momento così dal nulla e poi Luca potrebbe entrare da un momento all'altro.
«In realtà si. Per fortuna non era molto lontano da dove mi trovavo.» Ha finito con le posate e ora è intento a posizionare i bicchieri. Io spengo il fuoco e gli occhi mi scivolano sul suo corpo atletico. La sua solita tuta, questa volta nera e gialla, cerca di trattenere i bicipiti gonfi delle braccia.
Non dovrei guardarlo così, ma quando una cosa è bella bisogna apprezzarla e Sergio lo è.
«Hai finito di fissarmi?» Quando mi sveglio dalle mie fantasie non certo caste, lui è davanti a me con le mani sui fianchi. Batto le palpebre. I pantaloni leggermente scivolati sono molto sexy. «Emma.» Oh cavolo beccata ancora.
Alzo gli occhi fingendomi interessata al suo abbigliamento. «Eri a lavorare in tuta?» lui sembra non capire i giri mentali del mio cervello e mi osserva stranito. Ma non ho tempo di continuare che Luca e Rosi entrano in stanza.
«Sergio, benvenuto.» Luca si avvicina al ragazzo stringendolo in un abbraccio.
«Vedo che stai meglio?» Si guardano con affetto e poi tutti e quattro ci sediamo a mangiare.
Non riesco a non sorridere quando Sergio imita la disperazione di Luca al suo arrivo a casa sua, per non parlare di quando Luca e la bionda hanno iniziato a bere.
Tra una forchettata e l'altra guardo i due ragazzi scherzare fra loro e mi sento così in famiglia che i miei occhi si posano su Sergio. Ascolta Luca e Rosi battibeccare e sorride divertito. Forse percependo il mio sguardo si gira leggermente verso di me incontrando subito i miei occhi. In silenzio lo sto ringraziando, la sua iride si accende in uno scambio silenzioso. Resto immobile sotto il suo sguardo poi lui inclina leggermente il capo e sembra dire che non ha fatto niente. Lento il momento passa come la sua attenzione che ora è verso Luca che gli ha fatto una domanda.
Mi ritrovo a fissare il mio piatto con una leggera aritmia e un qualcosa che delicatamente si affaccia nella mia mente. È come un raggio di sole in una giornata uggiosa, dalla finestra ti scalda senza che tu te ne renda conto. Quel dolce tepore è talmente piacevole da invogliarti a guardare verso di lui ma quando lo fai, è già scomparso e anche se ora non lo vedi più sai che era lì, ed è così anche per me.
Ho dimenticato di cosa si trattasse nell'esatto momento in cui quell'idea è comparsa, troppo silenziosa per poterla ascoltare, troppo calda per non notarla.
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