Capitolo 17

Emma

Okay, posso farcela. Solo un passo dietro l'altro. Cammino lungo il marciapiede con ancora le sensazioni che quell'affascinante uomo mi scatena e quando giunta all'ingresso incontro il mio esasperante collega lo oltrepasso velocemente alzando una mano e farfugliando uno "scusa". Non sono proprio in vena per i suoi approcci.

Giunta davanti la porta della mia stanza il primo appuntamento mi attende seduto sulle poltrone della sala d'attesa. Avrei voluto qualche minuto per riprendermi ma alla fine meglio così visto che Flavio, incurante di ciò che gli ho detto, mi ha seguita fino a qui.

Con soddisfazione gli richiudo la porta in faccia dopo aver fatto accomodare il signor Bianchi. Inclino la testa come a dire "mi spiace" a quell'appiccicoso che si blocca e sbuffa prima di andare via.

«Mi scusi, dobbiamo aspettare che si accenda il computer.» Mi giustifico con il cliente per la perdita di tempo e ne approfitto per mandare un messaggio nella chat dei miei amici.

"Sono venuta in ufficio con Enrico!" Vorrei battere le mani come una bimba felice.

"Oh mio Dio!" Rosi è su di giri come le faccine che seguono quella esclamazione.

"Lo dicevo io che il ragazzo ha scelto la sua preda. Dimmi che gli hai mostrato un po' di tette." L'emoticon sorridente di Luca è abbastanza esplicita.

"Ma che dici idiota, sei impazzito. Sono solo le otto e mezza." Vorrei sbattermi una mano in fronte ma resisto e sono certa di essere rossa come un pomodoro mentre abbozzo un sorriso al signore davanti a me.

"Ogni ora è quella giusta per l'amore e per fare l'amore." Luca continua senza ritegno e Rosi se la ride.

"Ma perché ho scritto anche a te." mi dispero senza speranza. "Comunque, mi riporta anche a casa." Confesso tutto.

"Anche la sera è il momento giusto per mostrarsi senza riserve o veli." Insiste il mio amico senza ritegno.

"Hai bisogno di uscire Lù." Sono d'accordo con Rosi.

"Forse ho bisogno di fare tutto ciò che suggerisco. Non mi aspettate questa sera." Mando un'immagine disperata per poi riposare il telefono sulla cassettiera sotto al tavolo e faccio un cenno imbarazzato al signore dinanzi a me.

La giornata è frenetica come tutti i lunedì e quando alle cinque e mezza il mio telefono suona salto in aria facendo cadere la penna che tenevo in mano. Afferro l'oggetto speranzosa che possa essere lui e quando a lampeggiare è il nome "mamma" la mia libido scende a terra.

«Pronto!» Cerco di camuffare la delusione.

«Ciao, tesoro.» Dal suo tono dolce so già cosa vuole sapere.

«Ciao, mamma.» Resto neutra attendendo il suo attacco.

«Non ci siamo sentite ieri. Hai più rivisto Enrico e Sergio.» Era ovvio che fosse per questa ragione la chiamata.

«Bene. Sai, poi hanno mangiato da me sabato sera e anche ieri, siamo stati insieme tutto il giorno.» Lo dico con finta voce sognante e il silenzio che segue le mie parole mi fa temere possa essere svenuta. «Mamma. Mamma!» Mi sembra di sentir tirare su con il naso. «Mamma, ci sei?»

«Sono così felice tesoro.» Sono davvero in uno stato così pietoso da far emozionare mia madre per una cena con due uomini. «Vedrai che sono quelli giusti.» Tutti e due?

«Hai ragione mamma, lo penso anche io e poi sono due.» Si accorgerà di cosa mi ha suggerito.

«Eh sì.» Davvero? «Anzi no no, ma che dici figlia mia devi scegliere.» Forse comincia a ragionare.

«Ma mamma, come faccio?» Mi lamento scuotendo la testa. Non so come fare con lei.

«Tesoro, non si può. Due uomini... non è possibile.» Ci ha creduto veramente.

«Sta tranquilla mamma, sono simpatici ma siamo soltanto amici. Devi smetterla di mettermi pressione.» Lo capirà mai.

«Amici... va bene, c'è tempo, c'è tempo.» Guardo l'ora e sono ormai le sei, sarà bene che cominci ad avviarmi.

«Mamma, ora devo andare. Ci sentiamo dopo.» Mi abbasso per spegnere il computer.

«Sei sempre di fretta, non riusciamo mai a parlare.» Si lamenta. «Salutami i ragazzi e Sergio.»

«Lo farò. Ciao.» Velocemente raccolgo le mie cose, metto tutto dentro la borsa e mi avvio al posteggio dove abbiamo lasciato l'auto questa mattina.

Esco dal palazzo e il gelo mi fa arrossare il naso. Guardo a destra e a sinistra le persone camminare a passo veloce sul marciapiede, è una zona pedonale e a quell'ora c'è lo stesso traffico che in tangenziale. Cercando di non farmi investire mi immettono nel fiume umano che va verso la mia sinistra.

Le luci dei negozi cominciano a colorarsi di natale, manca più o meno un mese al venticinque ma l'aria comincia già a essere natalizia e non mi dispiace affatto, mi piacciono le feste di natale nonostante l'affetto asfissiante dei parenti.

Il telefono suona nuovamente nella mia borsa, lo sento a malapena e mi affretto a rispondere sperando ancora una volta che possa essere lui. E questa volta é proprio così. Non faccio in tempo a rispondere ma arriva subito un messaggio da parte sua. Apro la sua chat emozionata, è un nuovo passo, ovviamente mi informa che è già ad aspettarmi e io sento il mio passo accelerare. Digito velocemente che fra cinque minuti sarò la e rimetto tutto in borsa.

Lo scorgo quasi subito non appena giro l'angolo, è appoggiato allo sportello mentre fissa lo schermo fra le sue mani. Il vestito è ancora impeccabile come se per lui non fossero state quasi dieci ore di lavoro.

Mi stiro il cappotto e porto i capelli indietro nella speranza di non sembrare un cucciolo di cane, perché mi sento stanca e non vedo l'ora di togliere i vestiti di dosso. Il pensiero di lui che me li sfila fa arrestare la mia corsa.

«Tutta colpa di quell'idiota.» Il sorriso furbo di Luca mi infastidisce anche nei pensieri. Mi rimetto in moto.

«Ciao.» Lo saluto non appena sono a pochi passi da lui.

Enrico alza il viso e non appena mi vede le sue labbra si stendono ammaliatrici. «Emma.» Si rimette in piedi per poi avvicinarsi di un passo. «Sei pronta ad andare?»

«Sì, in realtà non vedo l'ora.» Inclino la testa e lui si sporge verso di me per poi tornare al suo posto.

«Bene, allora si va.» Apre premendo la chiave e le luci dell'auto si illuminano come anche le frecce, poi, come anche questa mattina, apre il mio sportello per farmi accomodare.

Lo guardo ancora una volta stupita dal suo gesto e lentamente scivolo sui sedili che profumano di pelle.

Non appena lui si mette al volante mi chiede come è andata la mia giornata e lo stesso faccio io con lui. È piacevole sentirlo raccontare del suo lavoro e allo stesso tempo mi sorprendo a raccontargli del mio.

I suoi commenti mi fanno piacere e quindi la strada di ritorno sembra più breve dell'andata.

Quando ormai siamo quasi arrivati, il suo telefono suona ed è il nome di Sergio quello che saluta dopo aver risposto.

«Enrì, sono ancora a lavoro. Volevo dirti che arriverò più tardi del solito.» Ha il fiatone e in sottofondo sento una musica ritmica e ne sono stranita. Di solito negli uffici non si ascolta la radio a tutto volume.

«Okay, io sono in auto con Emma...» il suo capo si volta verso di me solo per un attimo e poi torna a guardare la strada illuminata dai lampioni gialli.

«Sei con Emma.» Lo interrompe e non mi sbaglio a pensare che il suo tono non sembra felice da questa scoperta.

«Già, abbiamo scoperto di lavorare vicini e quindi ne abbiamo approfittato.» Enrico sembra non notare il fastidio dell'amico e continua a parlare con entusiasmo. «Spero lo rifaremo anche domani.» Si volta verso di me in attesa della mia risposta. Lo guardo a bocca aperta e alla fine decido di accettare e il suo sorriso è il mio premio.

«Vabbè, io devo lasciarvi. A dopo. Ciao.» Il silenzio cala nell'abitacolo ma non è pieno di imbarazzo e solo dettato dalla consapevolezza che forse qualcosa sta accadendo.

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