32. Calabroni e promesse
La notte del vaso rovesciato nella vasca fu una delle più belle e serene di tutta una vita.
Fortunatamente Momo non chiese alcun tipo risarcimento per lo scarico otturato e la pianta danneggiata, perciò mi ritenni più che soddisfatto.
Il pensiero dell'invito di Katsuki di pochi minuti prima mi ronzò nella testa a lungo ma evitai il più possibile di pensarci, dal momento in cui tutti i compagni erano ancora nella stanza ad aiutarci a pulire e rimediare al mio disastro.
Quando mandai Bakugo nel ripostiglio immaginai che avrebbe attirato l'attenzione di tutti, perciò feci in tempo a rivestirmi e a non destare alcun sospetto. Sarebbe stato imbarazzante se mi fossi fatto trovare nudo, nella vasca, ricoperto di terra e di vergogna, senza saper come aggiustare la situazione.
Al termine delle pulizie si congedarono quasi tutti, io e Bakugo ci ripulimmo, e restammo nella stanza insieme a Mina, Sero, Denki, Rosie e Jirou.
"Insomma, secondo me c'è del tenero. Sono sempre appiccicati!" esclamò la Rosa, riferendosi a Tsuyu e Tokoyami.
"Avete rotto il cazzo tutti voi, stipati nella MIA stanza e riempiendola con le vostre stronzate".
Mi piaceva, mi piaceva dannatamente quando si lamentava. Mai e poi mai sarei riuscito a trattenere le risate di fronte al suo irresistibile broncio.
La verità è che Katsuki si divertiva ad averli intorno, si divertiva come un bambino. Mai e poi mai avrebbe però avuto il coraggio di ammetterlo.
"Anche noi siamo felici di essere qui, Bakubro, e ti vogliamo bene".
La risposta arrivò secca e ancora più divertente.
"NON È COSÌ CHE FUNZIONA, RAZZA DI FULMINATO, TI HO APPENA INSULTATO".
Risi ancora insieme agli altri, passando lo sguardo da uno dei miei amici all'altro e pensando a quanto davvero fossero importanti per me.
"Suvvia, Bakugo, il gossip è il nostro pane quotidiano. Non è possibile che non ti interessi niente di nessuno." protestò Mina maliziosa.
"Invece è possibile, razza di racchia, io ho altre priorità".
"Tipo fare il bagno nella terra." incalzò ridacchiando Denki.
Bakugo si infiammò subito.
"Se non la pianti ti faccio saltare in aria, Pikachu".
"Ma come diavolo hai fatto a rovesciare in acqua il vaso?" domandò Rosie, picchiettandosi pensierosa un dito sul mento.
Non poteva dire che ero stato io, Altrimenti avrebbe ammesso che eravamo nella stessa vasca, a fare il bagno insieme, e ad assaggiare il burro di cacao al gusto ciliegia.
"N-non l'ho visto e l'ho rovesciato, ma non sono cazzi tuoi, Figlia dei Fiori".
A quanto pare, anche Rosie era entrata nelle grazie del Re delle Esplosioni Mortali.
Era difficile da comprendere, Katsuki. Non per me, ma sicuramente per tutto il resto del mondo.
Non era abituato ad esprimere l'affetto in modo convenzionale, e a me faceva impazzire così, in tutta la sua virilità.
Ciò che mi rese felice fu però che anche gli altri cominciarono a comprenderlo e ad apprezzarlo.
Bakugo Katsuki pieno di amici mi riempiva il cuore di gioia.
"Non hai visto un cazzo di vaso più grosso della mia faccia, bro!" commentò Sero sghignazzando e suscitando l'ilarità anche di noialtri.
"CI TENETE ALLA VITA SÌ O NO, FOTTUTE COMPARSE?!" strillò quello alterato, ringhiando come un cane impazzito.
Mina gli contornò le spalle con un braccio, sghignazzando allegra.
Da quando quei due avevano cominciato ad andare d'accordo?
"Suvvia, bro, sai che ti adoriamo e che faremmo di tutto per te".
Oramai prenderlo in giro era diventata la loro attività preferita.
Il suo broncio silenzioso ed irritato fu in ogni caso ancora più divertente.
"Anche l'omicidio, BakuBro, te lo possiamo giurare!" aggiunse Kaminari beffardo.
Il biondo allora ringalluzzì, sfoderando un becero ghigno.
"Beh, in effetti MerDeku mi sta decisamente sul cazzo.."
"Non ammazzeremo Deku-kun, Bakugo." lo riprese Jirou, sospirando sonoramente.
"Peccato, Orecchie di Buddha. E dire che mi sembravi la più intelligente del gruppo".
Risi ancora, godendomi tutta la serenità e la pace di quel momento.
"Ma poi li ammazza davvero o sbraita e basta?" intervenne ancora Rosie, rivolta verso Sero, e decisamente troppo vicina a lui.
Altre risate si alzarono nella stanza.
"Li ammazzo davvero. Ma nemmeno il Demonio li vuole E ME LI RIMANDA INDIETRO OGNI CAZZO DI VOLTA, PORCA DI QUELLA TROIA!"
Inutile dire che risi ancora e ancora, e che alla fine di quella serata arrivai con il male alla pancia.
Non feci altro che pregare che quel momento non finisse mai più.
Cullato dal baccano del nostro chiacchiericcio, Bakugo si addormentò serenamente, rivelando di fronte a noi un po' delle sue fragilità, quelle che io avevo già conosciuto ed imparato ad amare alla follia.
"Sta davvero dormendo?" domandò Jirou incuriosita.
"No, bellezza, si finge morto sperando che ce ne andiamo, come gli opossum con i predatori".
Fu Rosie a commentare per prima seriamente.
"Quel ragazzo è strabiliante. Esiste qualcosa che non sappia fare?"
Hanta scosse il capo, con una punta di orgoglio negli occhi, come se si fosse trattato del suo bambino.
"Secondo me non sa baciare." asserì Mina a quel punto, rigirandosi un boccolo tra le dita affusolate.
Fu proprio in quel momento.
Soprappensiero, ignaro della sua malizia, completamente per errore.
"No, sa fare dannatamente bene anche quello".
Calò il silenzio.
Ed io non mi resi conto nemmeno allora di ciò che avevo appena detto.
"Che cosa?"
La domanda di Denki mi destò dal mio stato di assoluto trance e distaccamento.
Sgranai gli occhi cedendo lentamente al panico.
Cosa ho appena detto?
Provai tempestivamente a rimediare.
"Cioè, intendo secondo me sa fare bene anche quello!"
Il mio panico assoluto fece ghignare maliziosa Mina ancora di più.
Ero caduto nella sua trappola con tutte le scarpe.
Non abboccò nessuno al mio tentativo di salvezza.
Controllai più volte che il biondo fosse davvero addormentato. Forse avrei potuto salvarmi, se avessero tutti tenuto la bocca chiusa.
"Hai baciato Bakugo?" domandò secco e diretto Kaminari, ancora più allarmato di me e completamente in preda allo sbalordimento.
"Deficiente, abbassa quella voce!" lo rimproverò tempestivamente Jirou, anche lei evidentemente sotto choc.
E adesso cosa cazzo racconto?
"Sì, no, forse, cioè, la prima volta è stato lui a baciare me, io non ho fatto assoluta-"
"LO HAI BACIATO PIÙ DI UNA VOLTA?"
Porca troia.
"N-no.. n-nono! Cazzo!"
Mi sentii avvampare.
Avevo appena combinato un danno di proporzioni inimmaginabili. Gigantesche. Inimmagintesche.
Lo stupore dipinto sulle facce dei miei compagni fu impagabile.
In un altro momento, probabilmente, sarei scoppiato a ridere.
Allora però calai soltanto nell'assoluto terrore.
"Ma baciato con le labbra, Kirishima? Baciato-baciato? Baciato in QUEL senso?"
Non ebbi il coraggio di rispondere. Forse perché nemmeno io avrei saputo farlo.
Ci eravamo baciati in QUEL senso?
La parola passatempo tornò a viaggiare fulminea nella mia mente.
Ero stato solo un divertimento?
Sospirai sonoramente, coprendomi il viso paonazzo con la mano indurita.
"Ragazzi, piano, lo state mettendo a disagio!" li ammonì Rosie, degna spalla di Jirou, con la quale strinse un legame di tenero affetto durante il corso della vacanza.
Mina, notando il mio disagio, cercò di mettere una pezza, con sempre il sorriso malizioso stampato sulle labbra.
"Adesso vi calmate TUTTI. Il nostro Kiri berrà un sorso d'acqua e ci darà le adeguate spiegazioni".
Arrossii ancora, travolto dall'imbarazzo.
"I-io non devo spiegazioni proprio a nessuno".
Kaminari si sistemò meglio sul tappeto, rivolgendomi tutta la sua preziosa attenzione.
"Porco cazzo se ce le devi. Hai firmato un patto con il Diavolo scegliendoci come migliori amici, lo sai".
Eccome se lo sapevo.
E sapevo anche che avrei dovuto vuotare il sacco, altrimenti non mi avrebbero in alcun modo lasciato andare.
Ci misi un po' per formulare le frasi giuste, per raccontare nella maniera corretta.
Mai pensai che sarei arrivato a quel punto. Che quelle avventure soltanto nostre prima o poi avrebbero trovato il modo di spiccare il volo. O di venire al pettine, di tornare a galla.
Parlai di ogni cosa. Il nostro primo bacio, le notti passate insieme, gli abbracci, le strette di mano, la sera sul prato, le lucciole, i ghiaccioli, le tazze di té e le giornate intere in ospedale.
Fu soltanto allora, parlando a ruota libera, che mi accorsi di quanto Katsuki fosse diventato il centro esatto del mio universo.
I miei amici ascoltavano completamente attoniti, ed io, rosso in viso e colmo di imbarazzo, continuai per la mia strada, rimanendo in silenzio una volta aver terminato con i miei lunghi racconti.
"Kirishima, giurami sul maledetto culo di Crimson Riot che è tutto vero." asserì Sero, lasciando che lo stupore e l'incredulità parlassero per lui.
La malizia era scomparsa dal volto di Mina. Probabilmente nemmeno lei si aspettava delle confessioni simili.
"Lo giuro." sussurrai abbassando il capo, sentendomi decisamente osservato, in imbarazzo, ma decisamente molto più leggero.
"Io non riesco a crederci." sussurrò la piccola Jirou, ancora sconvolta dai retroscena.
Finalmente mi ero confidato con qualcuno.
"Bro ma... a te piace?" domandò secco a quel punto Kaminari, facendo piombare la sua domanda fulminea al centro esatto del mio cervello.
Mentire non aveva più alcun senso.
I miei occhi corsero veloci alla figura dell'angelo biondo addormentato poco più distante da loro.
Un sorriso genuino mi si dipinse a quel punto spontaneo sul volto.
"Io.. Io penso di amarlo".
Ecco, lo hai detto.
Altro silenzio ed altro stupore calarono sulla stanza.
"Kiri, credo che sia lo stesso per lui." suggerì a quel punto Mina, con un'espressione talmente carica di dolcezza che a stento riconobbi la mia migliore amica, solitamente maliziosa e frizzante.
Gli altri la scrutarono increduli.
L'oblò sul mio Bakugo Vaniglia doveva averli scioccati e non poco.
"Porco cazzo, Bro.. Cioè proprio Bakubro.. Tu e Bakubro... Insomma, parliamo della stessa persona?" domandò a quel punto il biondo, passando lo sguardo incredulo da me a Katsuki.
Alzai le spalle sorridendo. Ero imbarazzato, ma comprendevo anche il loro punto di vista.
Bakugo Vaniglia lo avevo conosciuto solo e soltanto io, dopotutto.
"È più fragile e dolce di quello che sembra.." sussurrai fissandolo dormire beato, con una nota di dolcezza di troppo nella voce.
Sero e Denki si fissarono esterrefatti a vicenda.
"Tu ci credi, bro?"
"No, cazzo".
Ridacchiai ancora, lasciando scemare il più possibile il mio disagio.
Non ero solito parlar di sentimenti, perciò fu davvero complicato per me.
"Questi due stanno facendo i pagliacci, Kiri, ma in realtà abbiamo notato tutti un cambiamento in Bakugo. Ultimamente è sempre di compagnia, non si isola più come i primi tempi. Di certo non mi sarei mai aspettata una cosa simile. Credevo foste tipo migliori amici, ecco, non di certo un racconto simile." intervenne a quel punto Jirou, giocando teneramente con la punta delle sue orecchie.
Sorrisi di fronte alle sue parole.
"Non vi dirà mai che vi vuole bene, ma sappiate che è così. A modo suo si prende cura delle persone che gli stanno a cuore. È solo.. difficile da capire, tutto qui." risposi, controllando per l'ennesima volta che stesse dormendo.
"Dici che vuole bene anche a me?" domandò Kaminari, grattandosi la punta del mento e ghignando.
A quel punto ghignai ancora, annuendo con convinzione.
"Ho bisogno di vedere con i miei occhi QUEL Bakugo".
Si chiama Bakugo Vaniglia.
Sul volto di Sero si dipinse un ghigno.
"E non ci fermeremo finché non ammetterà di volerci bene".
Quella storia non sarebbe finita bene.
Ed io con i presentimenti non mi sono mai sbagliato.
"Smettetela di architettare stronzate!" tergiversò Mina, tornando come un carro armato fucsia sul discorso di prima.
"Quindi lo hai baciato tre dannatissime volte? Insomma, come è stato? Dicci di più!"
Fu Rosie a scattare in piedi a quel punto, con il dito affusolato puntato sul quadrante del piccolo orologio nero.
"È l'ora che noi seccatori alziamo le chiappe e lasciamo Kirishima respirare".
Di sottecchi mi lanciò un occhiolino alleato, ed io gliene fui per sempre grato.
Avevo già parlato troppo quella sera e se Katsuki lo avesse scoperto mi avrebbe fatto saltare in aria la boccaccia.
"Ma uffa, noi volevamo i dettagli!" protestò Mina ridacchiando, alzandosi dalla sedia controvoglia ed appropinquandosi ad uscire insieme agli altri.
"I dettagli sono affari loro!" la riprese Jirou, afferrandola da una mano e tirandola via.
Kaminari e Denki rimasero troppo in silenzio per i miei gusti di fronte all'imposizione di Rosie ed io capii subito che avevano qualcosa in mente.
Scoprii però che cosa soltanto al momento del fatto.
Chi controvoglia e chi per pietà, alla fine si congedarono tutti ed io rimasi da solo, con il mio Bakugo Vaniglia teneramente addormentato.
Come aveva fatto a prendere sonno da seduto, appoggiato con le braccia soltanto al letto?
Quella posizione sembrava dannatamente scomoda.
"Ehi, Katsuki." sussurrai, nel tentativo di svegliarlo.
Non rispose.
Mi soffermai ad ammirare i suoi lineamenti da Dio dell'Olimpo. Era bello, bellissimo, ed io avrei fatto carte false per lui.
Con il dito scostai delicatamente i capelli ribelli che ricadevano sul suo viso.
Come avevo fatto ad entrare nel cuore di pietra di Bakugo?
Come avevo fatto ad essere accettato da lui?
Come avevo fatto a farmi volere bene?
Doveva essere pazzo.
Ma a me sarebbe andato bene anche folle.
Mi sarebbe andata bene ogni cosa di lui, che era l'unica persona perfetta per me.
L'unica casa.
L'unico profumo di felicità.
Dal momento in cui non rispose ai miei richiami, decisi di alzarlo io da terra, indurendo le braccia e tirandolo su dal pavimento con tutta la delicatezza possibile.
Non si svegliò, strano ma vero, ed io lo adagiai sul letto, il nostro letto, quello con la finestra grande a fianco.
Dormiva sereno, e a me piaceva dannatamente, la sua serenità.
Mi rendeva felice, e forse anche un po' soddisfatto.
Mi sedetti al suo fianco, continuando a contemplarlo e godendomi quegli attimi di serenità.
Ero convinto che sarebbero durati poco.
Che cosa sarebbe successo una volta rientrati alla UA?
Che cosa avremmo risolto parlando insieme?
In quel momento, soltanto allora, decisi che glielo avrei detto.
Avrei confessato a Bakugo tutti i miei sentimenti, gli avrei urlato addosso che lo amavo e mi sarei fatto carico di tutte le conseguenze.
Lo avrei terrorizzato con le mie parole e lui sarebbe andato via. Lo sapevo, ne ero certo, lo sentivo in ogni parte del mio corpo.
Ma avevo necessità di farlo.
Amare in silenzio era stato faticoso, ma non avrei più potuto continuare.
Non così, non con lui.
Non se l'amore della mia vita era Bakugo Katsuki.
Sarebbe finito tutto.
Sperai soltanto in modo pacifico e amichevole.
Tutte le probabilità urlavano al suicidio.
Ma io non sono mai stato bravo in matematica, e un po' mi lanciai a capofitto nella vasca degli squali.
Senza sapere quello che sarebbe successo.
Di certo avevamo ancora qualche giorno da trascorrere insieme, a cui io non avrei assolutamente rinunciato.
"Oi, Capelli di Merda".
La voce del biondo mi destò dai miei pensieri.
Gli sorrisi in risposta, aspettando che continuasse.
"Dove cazzo sono tutti?"
"Sono andati via, Baku".
"Ah".
Ridacchiai di fronte al suo sguardo confuso e alle sopracciglia aggrottate.
Con il pollice sfiorai lento le sue guance, accarezzandole con dolcezza.
Inaspettatamente, il Re delle Esplosioni Mortali piegò la testa al mio tocco, lasciandosi coccolare e senza protestare.
"Oi".
"Dimmi, Baku".
"Stenditi di fianco a me. Detesto essere guardato dall'alto al basso".
Inutile dire che avvampai e ridacchiai allo stesso tempo.
Non mi sarei aspettato niente di meno da lui.
Anche se la mia era soltanto una carezza e non un giudizio.
Ero comunque stato colto in flagrante ad ammirarlo.
Mi sdraiai come tutte le notti al suo fianco, sorridendogli divertito.
I nostri occhi si incontrarono e lui, ancora assonnato e decisamente privo di ogni difesa, continuò a fissarmi silenzioso.
Lo vidi lentamente arrossire ed aggrottare le sopracciglia, senza dire una parola.
Che gli è preso?
"A che pensi, Blasty?"
Quello mise su un broncio momentaneo, scegliendo accuratamente e con estrema attenzione le parole da utilizzare.
"Sono cazzi miei".
Ridacchiai, soffermandomi sul colore delle sue labbra e sulla forma appuntita del suo naso.
"Sei tutto rosso".
"Fa caldo in questo cazzo di posto, non te ne sei accorto, ah?"
Risi ancora, riprendendo con l'indice indurito ad accarezzare il suo viso.
"Torna a dormire, Blasty, è tardi per te." lo ammonii divertito ancora di più.
Quello continuò con il suo broncio, fissandomi rosso in viso e corrucciato, come se fosse stato in attesa di qualcosa.
In quel momento compresi, aprendo le braccia verso di lui.
Lentamente e fingendo indifferenza, il biondo poggiò il capo sul mio petto, rivolgendomi un ultimo, virilissimo broncio.
"Io dormo quando cazzo voglio." ringhiò cupo, ed in una frazione di secondo tornò a dormire, al caldo del mio petto.
Io invece lo accarezzai per gran parte della notte.
I restanti giorni di vacanza filarono lisci e divertenti, e furono i migliori di tutta la mia esistenza.
Tutti noi della UA mangiammo, scherzammo e ci godemmo del meritato riposo.
Io e Bakugo trascorremmo ogni notte insieme, stretti l'uno tra le braccia dell'altro.
Eravamo pieni di cose da dire, ma le tenemmo da parte per il nostro ritorno a casa.
Con qualche chilo in più, fuori allenamento e molto più abbronzati, arrivammo in un battito di ciglia agli sgoccioli e la nostra partenza divenne oramai più che imminente.
Per l'ultima serata italiana avevamo organizzato un falò in riva al mare, e tutti eravamo immersi fino al collo nei preparativi.
Avevamo però davanti ancora l'intera giornata prima del tramonto.
Ma ad intrattenerci pensarono Kaminari e Sero.
Avevamo appena finito la colazione quando un messaggio del biondo sul gruppo della classe destò tutta la nostra attenzione.
Abbiamo i vostri compagni. Se volete riaverli indietro sani e salvi recatevi con il riscatto in fondo alle grotte.
Il cuore mi balzò immediatamente in gola.
Volsi lo sguardo verso Bakugo, ma lui era già schizzato come una palla di cannone verso il luogo indicato.
Sulla spiaggia era presente davvero una grotta, ma non eravamo mai entrati al suo interno, un po' per pigrizia e un po' forse per paura.
Nessuno d'altra parte avrebbe davvero avuto voglia di infilarsi davvero là dentro. Escluso Tokoyami, ovviamente.
Feci fatica a correre dietro Bakugo, talmente a perdifiato che nemmeno mi accorsi quanti compagni mancassero all'appello.
Ci precipitammo all'interno della grotta, ed il primo
ad arrivare fu Bakugo, con me e Midoriya alle costole.
Un attacco dei Villains era l'ultima delle cose di cui avevamo davvero bisogno.
L'ansia crebbe in me sempre di più mentre cadevamo come sacchi di patate in preda dello scherzo.
Una volta arrivati, un raggiante Kaminari fece scattare il bottone di un cronometro.
"QUINDICI SECONDI E MEZZO!" esclamò esterrefatto, rivolto verso Bakugo. L'odore di nitroglicerina iniziò subito ad essere insopportabile.
Sero sghignazzò, contornando pericolosamente le spalle di Katsuki con un braccio e proseguendo con le dovute spiegazioni.
"Allora è proprio vero che ci vuoi bene! Sei stato il primo ad arrivare".
Al contrario di quello che mi aspettassi, il biondo si voltò verso di me. I suoi occhi socchiusi sui miei.
"Io adesso li ammazzerò. E tu non muoverai un dito per fermarmi. È chiaro, Capelli di Merda?"
I due indietreggiarono spaventati.
"Meglio fuggire, bro".
Fu Iida però ad intromettersi, aggiustandosi gli occhiali sulla punta del naso, ancora con il fiatone.
"È uno scherzo di pessimo gusto, ragazzi, come può esservi venuta in mente un'idiozia simile?"
Il corvino scattò immediato sulla difensiva.
"Era una questione di vita o di morte!" esclamò passandosi una mano dietro alla nuca.
"Farci morire di infarto?" li ammonì Yaoyorozu, facendosi avanti.
Io intanto continuavo a tenere d'occhio Blasty, intento a calmare invano il suo eccesso d'ira funesta.
"No, verificare quanto Bakubro tiene a noi!"
Quello si morse le labbra violentemente. Era incazzato nero.
"VI VENDEREI PER 4 CAMMELLI, MALEDETTI IDIOTI! SICURAMENTE MI DAREBBERO MENO PROBLEMI!"
A quel punto, nonostante lo spavento, cominciai ridere.
"SIETE IL DANNATO ESEMPIO DELLA STORIA DEL CALABRONE!" sbraitò al limite della pazienza, cercando di inseguire i due.
"La storia del calabrone?" domandò Uraraka confusa.
La conoscevo bene, ma non ricordavo dove l'avessi letta.
Fu Deku però a parlare per primo, metodico e preparato come sempre.
"Si dice che il calabrone, in base alla sua struttura alare, non sia fisicamente adatto al volo. Lui però non lo sa e vola lo stesso".
Bakugo parlò, continuando a cercare di acciuffare i due fuggitivi terrorizzati.
"Ben detto, MerDeku. Proprio come questi due. In base al loro quoziente intellettivo dovrebbero essere rinchiusi in un manicomio. Ma loro non sanno di essere rincoglioniti, e tediano i normodotati lo stesso!"
"Ma alla fine ci vuoi bene o no?" domandò Kaminari continuando a ridere di fronte agli insulti e a scappare.
"Prima ricordami il tuo nome, fottuta Comparsa, così poi vedo se sono in grado di risponderti! Vieni qui che non ti faccio niente!"
Inutile dire che ci pensarono da soli ad uscire dalla grotta e che noi li seguimmo, rassegnati e divertiti allo stesso tempo.
La sera fece presto ad arrivare e noi tutti eravamo già pronti con il barbecue, il falò da accendere e la chitarra di Jirou da suonare.
La nostra ultima sera prima di ritornare a rincorrere il sogno di diventare degli eroi.
Mi posizionai di fronte alle griglie insieme a Sato, cercando di dare una mano il più possibile e tendendo le orecchie verso Rosie e Todoroki, intenti a scambiarsi segreti dal sapore tutto italiano.
"Hai capito come si fa, Shoto?"
"Uhm, credo di sì".
"Prendi la pasta, la scoli nel modo in cui ti ho detto e la immergi nell'olio che hai preparato, chiaro?"
Il ragazzo annuì.
"Ho scritto tutto".
La ragazza sorrise intenerita.
La malinconia la stava già assalendo.
Cosa diavolo avrebbe fatto in quel residence da sola per tutto il resto dell'anno?
"In ogni caso, ho insegnato a farla anche a Bakugo. Perciò chiedi a lui se hai bisogno".
Quello sclerato scattò però subito sulla difensiva.
"Col cazzo che cucino pasta aglio, olio e peperoncino al Bastardo Diviso a Metà. Dovrete passare sui miei coglioni".
"Come non detto. Ripetiamo insieme la ricetta, Shoto".
Il sole cominciò a tramontare e quasi tutti, chi prima e chi dopo, si coprirono le spalle con qualche vecchia camicia o un colorato pareo.
L'odore di carne cominciò a spargersi nell'aria e di fronte al mare ci ritrovammo tutti a sedere di fronte al rovente falò.
Eravamo tutti lì, sani e salvi, sorridenti.
Katsuki, con la macchina fotografica stretta tra le dita scattava qualche foto di tanto in tanto al panorama.
Da quando gliela regalai non smise di usarla nemmeno per un giorno.
Fu in quel momento che intervenne Mina, maliziosa più che mai, levando dalle mani di Bakugo l'apparecchio.
"Vi faccio una foto, coraggio! Sorridete!" esclamò sorniona, scomparendo dietro l'obiettivo.
Un po' imbarazzato, ostentai sicurezza, cingendogli le spalle e sfoggiando un sorriso.
Lui rimase imbronciato come sempre, ma a me andò davvero bene così.
Quello scatto rimase belle mani del biondo, come tanti altri, dopotutto.
Mangiammo riscaldati dal calore del fuoco carne deliziosa, accompagnati da chiacchiere, canti e segreti che mai e poi mai nella vita dimenticherò.
Rosie si premurò di procurare birre e baileys per tutti, e noi, ignari delle ammonizioni del rappresentante, li trangugiammo senza problemi.
Persino Deku, che a quanto pare non era proprio capace di reggere l'alcol.
Il Verde fece passi da gigante con la piccola Uraraka durante il corso di quell'idilliaca settimana.
Da quello che mi raccontò, trovò il coraggio di invitarla a raccogliere delle conchiglie al tramonto. Mi suonò alquanto familiare come storia, ma a quei tempi ci feci davvero poco caso.
Cullato dal suono delle onde del mare, dalle melodie strimpellate da Jirou e dal profumo dei marshmallow arrostiti, mi sentii per la prima volta completo.
Denki e Sero divertirono tutti con le loro barzellette, persino il nostro Todoroki, che per la prima volta vidi ridere a crepapelle.
Fu proprio in quel momento.
Nel silenzioso baccano.
Immerso nell'odore della nitroglicerina, quello che più amavo.
Sentii la mano di Bakugo, seduto al mio fianco, poggiarsi sulla mia.
I nostri compagni avrebbero potuto vederci, ma a lui non importò niente, ed il mio cuore perse improvvisamente a battere sempre più forte.
Il calore della sua mano era la cosa che più bramavo al mondo e mai avrei potuto chiedere di più in quel momento.
Katsuki che cercava il mio contatto, che stringeva le mie dita tra le sue, sotto un cielo pieno di stelle, illuminato dai sogni di tutti noi, immersi fino al collo in un'avventura che celava soltanto tanta magia.
Al caldo del fuoco si stava davvero bene.
Come non lo ero mai stato.
Insieme ai miei migliori amici e con la mano incastrata a quella della persona che avrei voluto al mio fianco per sempre.
Fu Sero a catturare però tutta la nostra attenzione,
Alzandosi in piedi e facendo con le dita un lieve cenno a Jirou, che cominciò a strimpellare una melodia smielata e romantica. La conoscevo, ma non riuscii in alcun modo a richiamare il titolo della canzone alla mente.
Il corvino si schiarì la voce, passandosi una mano tra i capelli ed inspirando profondamente. Infine parlò.
"Ebbene, ragazzi, vorrei dire qui davanti a tutti qualcosa di molto importante".
Rimasi interdetto.
Che cosa aveva in mente?
"Le poppe di Yaoyorozu sono le più belle della sc-"
Uno scappellotto invisibile colpì immediatamente la nuca di Mineta.
"E taci un po', per una santa volta!" lo ammonì Hakagure.
Sero riprese con il suo discorso. Pareva teso, più che mai. I suoi occhi celavano una luce che non avevo mai visto.
"Bene. Questi ultimi giorni sono stati davvero speciali per me. Speciali come non mai".
Qualche attimo di silenzio sancì una breve pausa.
"Perché proprio in questo posto, io ho conosciuto la persona più speciale di tutte".
Bakugo mi rivolse una faccia colma di disgusto. Impiegai tutto il mio impegno per non scoppiare a ridergli in faccia.
"Sta per dichiararsi?" bofonchiò vicino al mio orecchio.
Io inclinai il capo interrogativo.
"E a chi?" risposi innocente.
Fu proprio Sero a chiarire tutti i dubbi.
"Parlo di te, Rosie-chan." asserì, rivolgendosi alla giardiniera, che avvampò nel giro di 4 secondi.
"S-Sero, che diavolo stai facendo?" provò ad ammonirlo colma di imbarazzo, ma lui non si fermò.
"Ti sto dicendo che ho completamente perso la testa per te, Rosie. Che non voglio in alcun modo lasciarti andare e che potremmo fare di tutto, e intendo davvero di tutto, per portarti con noi in Giappone".
Vedemmo la ragazza sobbalzare in preda alla sorpresa, alla felicità, alla vergogna e a chissà quale altro sentimento scomodo.
"C-che stai dicendo, bro, i-io.."
Mina lo spalleggiò in un baleno.
"Sì, Rosie, che diavolo farai qui tutta da sola? Alla UA c'è sicuramente posto anche per te. Nella sezione C hanno bisogno del tuo estro e delle tue capacità".
In effetti era un buon piano. Ed anche una buona dichiarazione.
Fu Bakugo a rompere il momentaneo silenzio, rivolgendosi a Deku con un ghigno maligno e sornione stampato sulle labbra.
"Visto? Così si fa, razza di rammollito di merda".
Il broccoletto prese il colore dei miei capelli, stringendo i pugni.
"P-pensa per te, K-Kacchan!" rispose esibendo la lingua, e raccogliendo tutto il suo coraggio per farlo.
Per la prima volta vidi Bakugo Katsuki rimettersi al proprio posto.
A chi diavolo avrebbe dovuto pensare?
Fortunatamente Sero richiamò ancora la nostra attenzione.
"Che ne dici, Rosie, ti va di venire con noi?"
La ragazza si scostò i capelli biondo cenere dal viso, passando lo sguardo esterrefatto da Sero a noi e stringendo una bottiglia di birra semivuota tra le dita sottili e tremanti.
"C-come posso lasciare tutto? Ho un contratto qui, e probabilmente non ci sarà posto in accademia per me e Castagna, e-"
Sero prese posto al suo fianco, sfoggiando un sorriso sicuro.
"Penseremo a tutto, lo prometto. Tu però vieni via con me. Vieni via con noi, Rosie".
I miei occhi si illuminarono. Fu un attimo carico di emozione.
E le sorprese, per quella sera, non erano ancora finite.
"P-posso p-provarci." balbettò colma di imbarazzo e a quel punto esultammo davvero tutti.
Fui sicuro di aver visto anche Bakugo accennare un sorriso.
Aveva appena detto sì.
A quel punto, forse provocato da Deku, o chissà che altro, fu proprio Katsuki ad alzarsi.
Non ebbe bisogno di richiamare su di lui l'attenzione, perché i compagni gliela concessero automaticamente.
"Anche io devo dire delle cose." bofonchiò ficcandosi le mani in tasca.
"Ora sì che ho davvero paura." bisbigliò Kaminari, facendosi però involontariamente sentire da tutti.
"Quando sono entrato in questa scuola di merda, ho pensato sin da subito che mi sareste tutti stati sul cazzo." esordì fiero, ghignando sornione.
"Il mio obiettivo è sempre stato chiaro, e voi non avete fatto altro che ficcarvi in mezzo con le vostre infinite distrazioni e rotture di coglioni".
Cosa diamine sta dicendo?
È ubriaco?
Il Biondo lasciò spazio ad attimi di esitazione.
"Con il passare del tempo, non avete smesso di rompere il cazzo, nemmeno quando ho minacciato e talvolta provato ad eliminarvi. Insomma, sono stanco della vostra invadenza".
Deku sghignazzò, sventolando una mano in aria.
"È tutto qui, Kacchan?"
Uraraka lo riprese fulminea.
"Fallo finire, Deku-kun! Coraggio, Bakugo, sei tutti noi!"
Aveva capito prima di me.
"Beh, insieme alle rotture di coglioni, avete portato nella mia vita anche i maledetti debiti. Mi avete dato, senza pretendere nulla in cambio. Vi ringrazio, ma sappiate che non voglio rimanere indietro, perciò cercate di farmi una lista e di dirmi una volta per tutte quello che cazzo volete da me".
In quel momento compresi.
Katsuki stava ringraziando i compagni di classe per tutto il sostegno e la vicinanza degli ultimi tempi.
Non era un miraggio.
Lo stava facendo per davvero.
Davanti ai miei occhi brillava la sua splendida metamorfosi.
Proprio come la storia del calabrone.
Bakugo Katsuki non era fatto per l'amore e per i sentimenti.
Ma lui se ne battè le palle, ed imparò a volere bene lo stesso.
Il biondo puntò due dita verso Denki e Sero, con un broncio stampato in viso più evidente che mai.
"Volevate sentirlo, razza di idioti? Aprite bene le orecchie allora".
Attimo di esitazione.
"Mi state un po' meno sul cazzo del resto del mondo".
Eccolo lì.
Proprio in quel momento.
Bakugo Katsuki aveva appena ammesso pubblicamente il proprio bene nei confronti dei suoi amici.
Mi sentii parte di quel discorso e fui illuminato dal calore dei suoi sentimenti.
Non pensai ad altro, se non a quanto fossi fiero e a quanto avessi voluto vedere Katsuki raggiungere giorno dopo giorno tutto i suoi obiettivi e diventare ad ogni passo sempre più grande, sempre più virile.
Quando tornò a sedersi al mio fianco, ammonì il resto della classe.
"Che cazzo avete da guardare, ah?"
Tornarono così tutti a fingere indifferenza, ingollare marshmallow e cantare.
C'era ancora più armonia nell'aria, ed io ero felice come un bambino di fronte a un sacchetto colmo di caramelle.
Fissai il mio Bakugk Vaniglia, constatando quanto i raggi della luna e la luce del falò illuminassero bene i suoi lineamenti angelici.
La sua mano tornò calda sulla mia ed io non distolsi lo sguardo dal suo, nemmeno per un momento.
Avrei voluto averlo al mio fianco per sempre.
Rimani con me, Bakugo.
Resta con me per sempre.
Giurami che non fuggirai lontano da me.
"Non guardarmi con quei cazzo di occhi." bisbigliò nel bel mezzo del baccano.
Mi sfuggì una risatina. Solo io riuscii ad udire le sue parole.
"Che?"
Non avevo afferrato il suo discorso.
"Non c'è niente di più fragile e labile di una promessa, Eijiro".
Che cosa diavolo c'entrano le promesse adesso?
Continuai a sorridere, annegando nella sue parole serie e cullato dal profumo dolce di muschio bianco, nitroglicerina, e casa.
"E allora?"
"Allora non te ne farò nemmeno una, Capelli di Merda, nemmeno adesso".
Sorrisi ancora. Avevo imparato a conoscere la dolcezza di Bakugo, ed intesi quelle parole come ciò che realmente erano: zucchero e miele.
"Questo suona però come una promessa, Blasty." lo provocai beffardo, continuando a fissarlo negli occhi e scaldato dal calore del fuoco.
"Ho detto niente promesse. Esistono solo per essere infrante".
Continuò con la sua serietà, motivo per il quale insistetti con la mia provocazione.
"Niente promesse è una promessa".
"Fottiti, Capelli di Merda." bofonchiò, passandomi lento una mano tra i capelli e scompigliandoli, infischiandosene dell'eventuale sguardo indiscreto degli altri compagni.
Quel contatto visivo mi regalò un fascio di brividi lungo la spina dorsale.
Ti amo, Bakugo Katsuki.
"Dunque niente promesse?" domandai, allungando verso di lui il mignolo e sorridendo beffardo.
Lui rimase interdetto di fronte al gesto. Molto probabilmente non lo aveva mai fatto in vita sua, e lo considerava più infantile del gioco del pampano.
Vidi le sue guance imporporare appena, ed il Biondo girare il capo da un lato, colmo di imbarazzo.
Agganciò con un gesto fulmineo il mignolo al mio, intrappolandolo nella sua morsa.
"N-niente promesse." sussurrò, suggellando così quello che io, allora non compresi, era il patto d'amore più intimo, genuino e travolgente della mia intera esistenza.
Le promesse facevano un rumore pazzesco.
Ma noi oramai l'avevamo capito, e preferimmo rimanere in silenzio in mezzo al baccano di quella serata di festa, amore e allegria.
D'altra parte, l'amore parla a voce bassa.
Sciolsi l'intreccio con il mignolo, ma non lasciai andare la mano di Katsuki, che strinsi forte.
Quello che stavo facendo, il modo in cui mi stavo comportando era un completo atto suicida.
Non mi importò però nulla. Al ritorno avrei vuotato il sacco davanti a lui, dichiarando tutti i miei sentimenti.
Aveva scelto lui di percorrere quella strada, e io lo accettai sommessamente.
Mi avrebbe rotto il cuore, ma durante il corso di quella settimana lo aveva guarito, come mai nessuno prima di quel momento.
Non seppi nemmeno come diavolo ero riuscito ad infilarmi in quel casino.
Innamorato di Bakugo Katsuki, il Re delle Esplosioni mortali.
Il ragazzo che avrei voluto al mio fianco per sempre.
Ma Bakugo non stringeva promesse, e non aveva tempo per l'amore.
Quella fu una vacanza appagante.
Ma non avrei dovuto aspettarmi niente.
Niente di niente.
"Perché quel muso lungo?" domandò ad un certo punto, strappandomi via dai miei pensieri.
Non seppi in quale modo sarebbe stato meglio rispondere.
Optai per una mezza verità.
"Non mi va di ritornare".
Non mi va di dire addio a tutto questo.
Lui però strinse più forte la mia mano, rivolgendomi uno sguardo sicuro.
"Abbiamo un sacco di cose da fare, smidollato. Non possiamo restare coi coglioni a bagno tutta la vita".
E aveva dannatamente ragione.
Nel frattempo mi accontentai del rassicurante uso del plurale.
Mi preoccupavo eccessivamente.
Dopotutto, in qualche modo, ero sempre riuscito a cavarmela.
"Oi, Capelli di Merda." sbuffò interrompendo nuovamente il nostro silenzio e abbassando ancora di più il tono.
"Dimmi."
La musica suonata da Jirou riempì le nostre orecchie, ed era tutto dannatamente magico e perfetto.
Proprio in quel momento, il nostro discorso fu interrotto da uno spaventoso boato.
Nel cielo esplose un coloratissimo fuoco d'artificio, che catturò l'attenzione di tutti.
Era stata Momo ad organizzare lo spettacolo pirotecnico, che riempì il cuore di ogni mio compagno.
Io però avevo di meglio da osservare.
Dopo qualche secondo tornai con gli occhi sul biondo, che scoprii rivolto verso di me.
"Dicevi?" sussurrai avvicinandomi a lui.
Lui mi rivolse un pacato sorriso, assicurandosi di non avere addosso gli occhi di qualcuno.
Non parlò. Mi rispose in maniera diversa, completamente inaspettata.
Con un gesto mi strinse delicato il mento tra due dita e avvicinò il suo viso al mio.
Mentre ero occupato a fare i conti con i battiti del mio cuore, Bakugo, alle spalle di tutti, mi baciò dolcemente.
Ed io mi sciolsi in quella dolce, deliziosa, promessa.
Quella sera, illuminato dalla luce dei fuochi d'artificino e del falò, Bakugo Katsuki mi baciò senza chiedere il permesso.
Ed io lo lasciai fare, rosso e tremante, perché non aspettavo altro che la magia di quel momento.
Inutile dire che quella notte, una volta tornati in camera, lontano da occhi indiscreti, ci baciammo ancora e ancora, bandendo dalla stanza ogni parola superflua. E lasciando che la notte scrivesse quello che fu uno dei miei ricordi più cari.
Rimase posto soltanto per i patti silenziosi e per le nostre labbra intrecciate.
Accadde l'impossibile in quell'afosa a notte di fine Agosto.
Per la prima volta nella vita, ringraziai il mio corpo e me stesso per essere nient'altro che me. Soltanto me.
Proprio come la storia del calabrone.
Io ero Eijiro Kirishima, e non ero proprio fatto per amare me stesso.
Eppure, trasportato dalle labbra e dalle implicite promesse di Bakugo, me ne infischiai.
E silenziosamente cominciai ad amarmi lo stesso.
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