30. Sesso, Droga e Tarantella
Quando aprii gli occhi, quella mattina, la mia mano e quella di Katsuki erano ancora intrecciate. Eravamo fianco a fianco, vicini e sudati a causa delle temperature eccessive.
Avevo promesso a me stesso che non sarebbe successo, e invece eravamo ancora lì. O meglio, ero ancora lì, a tenerlo incatenato ad un futuro troppo stretto per le sue ambizioni.
Il senso di colpa mi pizzicò la gola. Io deglutii a vuoto, e l'aria sapeva, nonostante tutto, di casa.
Era lì, sdraiato supino, con Castagna appollaiato sulla sua pancia e la mano sinistra intrecciata alla mia.
Stava accarezzando il micio con la mano grande, e l'animale rispondeva con sonore fusa.
Non gli aveva dato nemmeno una caramella, quello stronzo, eppure si era già guadagnato il suo affetto.
Bakugo era così.
Entrava silenzioso nel cuore di tutti.
Anche senza volerlo.
Ed anche senza saperlo.
Era un'anima buona, ed io per un attimo mi sentii male nel pensare al mondo all'interno del quale aveva deciso di catapultarsi dentro.
Lui un angelo bianco, in un universo di ombre.
Sorrisi sereno. Aveva la grinta giusta per farcela.
Rimasi a fissarlo per minuti interi, sentendo lo stomaco brontolare per la fame, ma rapito completamente dallo sguardo serio di Bakugo, più virile che mai, intento a coccolare Castagna.
Un vociare scomposto si udì dall'esterno della camera, e fece balzare in aria il povero micio.
"SVEGLIAAAA, SVEGLIAAAAAA! SONO PRONTI I.. com'è che si chiamano, Sero? Ah, giusto, SONO PRONTI I CANNOLI! IN PIEDI!"
Vidi l'espressione di Katsuki accigliarsi.
"TAPPATI QUELLA FOGNA, DANNATA PESCIVEN-"
Io però lo interruppi subito, con gli occhi sgranati e colmo di meraviglia fissi sui suoi. Avevo già la bava alla bocca.
"Baku, sono pronti i cannoli." ripetei come un automa, estasiato, con in testa soltanto il sapore di qualche prelibato dolce italiano.
Il biondo mi rivolse un'occhiataccia.
"Eri sveglio, ah, Capelli di Merda?"
Arrossii completamente, scattando in piedi e strappando via come un cerotto la mia mano dalla sua.
In qualche modo avremmo dovuto staccarci, ed io scelsi il modo più veloce e semplice.
Altrimenti sarebbe stato impossibile.
Come farò a lasciarti andare?
Eravamo sempre più vicini al punto di non ritorno, ed io sapevo che saremmo riusciti a distruggere tutto.
A distruggere il legame più caro che avevo.
Quando misi in bocca il primo cannolo, il resto del mondo scomparve.
La tavola era imbandita dei più disparati dolci, ed io li assaggiai TUTTI, uno dopo l'altro.
Uraraka sembrò più in estasi di me, e decise di accompagnarmi in quell'afrodisiaco viaggio culinario che, per inciso, durò ben cinque giorni e compromise il mio fegato e la mia forma fisica.
"Corbezzoli, assaggia questo, Kirishima-kun, assaggia questo!" ripeteva entusiasta, ed io le davo corda, senza nemmeno ascoltare le correzioni ferree di Bakugo.
"Si dice porca troia, Faccia Tonda, si dice p o r c a t r o i a!"
La colazione fu decisamente piacevole. Eravamo finalmente tutti insieme, spensierati, senza macigni sulle spalle e senza tensioni.
Era la nostra settimana, e l'avremmo sfruttata al massimo per divertirci.
"Dunque, stasera torneo di Poker, giusto?" domandò Mina, addentando un cornetto ripieno e marcando con l'altra mano qualcosa su un taccuino.
"Puoi dirlo forte, sorella!" rispose Denki entusiasta, sorridendo sereno a Jirou, seduta sorridente al suo fianco.
Ero felice.
Confuso, ma felice.
E mi domandai se avessi potuto esserlo mai più di così.
Il mio pensiero volò per un attimo veloce alla mia nonna. Avrei voluto raccontarle tutto, e portarle una vasca stracolma di cannoli. Ero sicuro che li avrebbe apprezzati più di chiunque altro.
Sorrisi sereno di fronte al ricordo.
In quel momento realizzai.
Il passato non faceva più male.
"Quali sono i programmi per la giornata, invece?" intervenne Iida, sistemandosi gli occhiali sul naso con un dito.
"MA ADESSO DOBBIAMO VIVERE TUTTI IN COMPLETA SIMBIOSI PER UNA SETTIMANA, AH, PORCO CAZZO?"
Non riuscii a non intervenire, e mi voltai verso Bakugo, probabilmente con la faccia sporca di panna ed il sorriso compiaciuto di chi si è alzato la mattina per fare scorpacciata di dolci.
"Fì." asserii a bocca piena con un ghigno soddisfatto stampato in faccia.
Lui non rispose.
Di nascosto però lo vidi sorridere.
"Andiamo al mare!" esclamò energica Hakagure ed io fui subito emozionato all'idea di tuffarmi finalmente in quella distesa d'acqua cristallina e salata.
"Okay, quindi oggi spiaggia, e stasera poker?" domandò Momo con un taccuino in mano, ottenendo numerose conferme da parte degli altri.
In poco tempo si dileguarono tutti, dandosi appuntamento di lì ad una manciata di minuti più tardi. Nella gigantesca sala da pranzo rimanemmo soltanto io, Bakugo, Denki e Sero.
"Uhm, ragazzi?" esordì il corvino, rivolgendosi a noialtri.
Katsuki alzò gli occhi al cielo sbuffando. Probabilmente aveva già capito.
Si sistemò la maglietta rossa con disegnato il logo Spider-Man prima di parlare nuovamente.
"Mi.. ehm.. Accompagnereste in giardino?"
L'odore di nitroglicerina iniziò a farsi sentire.
"E vuoi pure che ti reggiamo l'uccello mentre pisci, dannat-"
Lo fermai tempestivamente, poggiandogli una mano indurita sulla bocca, che lui si premurò ovviamente di prendere a morsi.
"Mi serve un po' di coraggio." aggiunse lui, vacillando intimorito di fronte ai nostri occhi. Ed io non capii a che cosa si riferisse. Perché diamine aveva bisogno di coraggio per andare in giardino?
Io e Denki ci fissammo interrogativi, perdendoci vicendevolmente l'uno nei dubbi dell'altro.
A quel punto, fu proprio Bakugo ad alzarsi per primo, senza chiedere ulteriori spiegazioni.
"Meh, andiamo. Razza di rompicazzo".
Era fatto così, Katsuki.
Non avrebbe mai negato per davvero la mano ad un amico.
Io e Denki lo imitammo, ancora ignari di tutto quello che stava succedendo.
Guidò il gruppo Bakugo, dirigendosi verso il giardino.
Alle sue spalle noi 3 deficienti. Uno in evidente stato d'ansia, e gli altri due in evidente stato confusionale.
"Devo ancora capire dove cazzo ho firmato per diventare il badante di tre ritardati".
Non avevo ancora dato un'occhiata al giardino, e quando ci misi piede per la prima volta rimasi di stucco. Fiori di tutti i tipi coloravano le aiuole, e fontane spettacolari decoravano l'intera, gigantesca area.
"Bro, secondo te quanto costa la baracca?" domandò Denki, piantandomi un gomito sul costato e sussurrando goliardo.
Io ridacchiai, ancora colmo di meraviglia.
"Più di me e te messi insieme, bro, ne sono sicuro".
Sero non prese però parte alla conversazione, rimanendo qualche passo più avanti insieme a Bakugo. Si stava guardando intorno, alla ricerca di qualcosa.
Blasty si piantò all'improvviso, fissando il corvino torvo, con il broncio stampato in viso e le braccia incrociate sul petto.
"Ecco, siamo arrivati in giardino." asserì, forse alla ricerca di spiegazioni.
Lui non badò alla provocazione, continuando a cercare con lo sguardo, e fermandosi soltanto una volta individuato l'obiettivo.
"Eccola, cazzo, eccola!" esclamò mantenendo basso il tono.
Soltanto in quel momento la notai.
Rosie, la giardiniera che ci aveva accolto il giorno prima, era lì, intenta a travasare un cactus due volte più grande di lei.
Fu allora che compresi tutto.
"Oh." sussurrai.
"Ah." mi seguì Denki.
"Eh." sospirò Sero.
"Tsk." concluse Katsuki.
Quella breve conversazione fu sufficiente.
"Non posso andare da solo, sembrerebbe troppo evidente!"
Kaminari strabuzzò gli occhi.
"Che cazzo, bro, hai invitato Nejire-San al ballo scolastico e adesso hai paura di chiedere a Rosie di unirsi al gruppo?"
Le guance del corvino si colorarono di rosa.
"Nejire-San non aveva la maglietta di Spieder-man.."
Sorrisi intenerito di fronte a quell'affermazione.
"Non possiamo nemmeno andare da lei in 13, si spaventerebbe e direbbe di no." puntualizzò Kaminari, colto da un lampo di lucidità.
"Siamo in 4, non in 13, fulminato." rispose Bakugo acido.
"Scusa se te lo dico, bro, ma tu fai paura per dieci".
Trattenni a stento una risatina di fronte alla faccia sorpresa di Katsuki. Un ghigno soddisfatto si disegnò poi sulle sue labbra. Aveva accolto di buon grado l'insulto.
"Dunque andrete tu e Kiri." continuò Denki, puntando il dito prima su Sero e poi su di me.
Sobbalzai sorpreso.
"P-perché proprio io?"
"Beh, Katsuki fa paura, io sono troppo stupido, perciò non abbiamo molta alternativa. Poi ti basterà sorridere e non potrà rifiutare".
Rimasi per un attimo interdetto.
"Quindi che devo fare?"
"Sorridi, Capelli di Merda. Scotch parla e tu sorridi, non è così difficile".
"Può funzionare." sentenziò Sero, puntandomi gli occhi speranzosi addosso.
Sorrisi fiero, felice di fare nuove conoscenze ed aiutare un amico.
"Beh, che aspettiamo, andiamo!"
Ci avvicinammo senza indugio alla ragazza, ancora intenta nel travaso, con indosso la stessa maglietta del giorno prima, quella che forse rappresentava per lei una sorta di divisa, quella con il logo di Spider-Man, identica a quella di Sero.
"Ehi, ciao!" esordì il corvino, facendo sobbalzare la povera Rosie, che mollò spaventata il cactus gigantesco.
Vidi le sue gote colorarsi di rosa, molto probabilmente investite dall'imbarazzo.
"U-uhm.. ciao!" rispose, rivolgendosi anche a me, che rimasi impalato con il sorriso piantato in faccia, come mi era stato ordinato di fare dal Boss Blasty.
"Vuoi una mano con quel coso?" domandò Hanta facendo riferimento all'enorme bestione spinato che necessitava di un vaso più grande.
"Posso farcela da sola, grazie.." rispose alzando le spalle, piuttosto intimidita.
Avrei voluto intervenire, ma rimasi fedele al mio compito, tenendo i canini in bella mostra e iniziando a sentire la mascella bruciare.
"Uhm, va bene. In caso cambiassi idea, posso spostarlo dove vuoi! Beh, in ogni caso, ti abbiamo vista qui a lavorare tutto il giorno e, insomma, ci farebbe piacere se ti unissi a noi, stiamo andando tutti al mare!"
Le guance della ragazza si colorarono ancora di più.
"M-mi farebbe molto piacere ma io.. Beh, come vedi, ho del lavoro da fare!" rispose abbassando lo sguardo sul cactus gigantesco.
Accentuai il mio sorriso, nel tentativo di rimarcare la mia inutilissima presenza.
"Stai bene? Hai mica un crampo?" domandò rivolgendosi a me.
Copertura saltata.
Rinunciai al mio ruolo di palo della luce felice, passandomi una mano imbarazzata dietro la nuca e ridacchiando.
"Sisi, sto bene! In ogni caso, potremmo aiutarti a finire prima, così poi avrai il tempo per venire con noi! Ti sembra un buon compromesso?" domandai sorridendole, questa volta per davvero.
Lei sembrò pensarci su per qualche secondo, per poi accettare sommessamente la proposta.
Inutile dire che fui io a tirare su quell'affare, e che fu Bakugo, sulle rive della spiaggia, a tirare via ghignando ogni maledetta spina.
Anziché prepararci per l'appuntamento, aiutammo Rosie a finire con il suo lavoro, chiamando anche i rinforzi, e approfittando per presentarci.
In un quarto d'ora il giardino si riempì di alunni, tutti interessati a conoscere ed aiutare la ragazza gentile, che sembrò più imbarazzata che mai, ma tutto sommato curiosa di entrare a far parte della nostra folle combriccola.
"Io sono Mineta, e se ti piacciono gli arbusti dovresti proprio vedere il mio-"
Sero gli tappò la bocca con lo scotch.
"E la regola numero uno è non ascoltare una parola di quello che dice!"
Anche io mi presentai, e convinsi persino Bakugo a farlo.
Fu decisamente divertente, ed io mi feci una cultura circa almeno i tre quarti delle piante grasse esistenti al mondo.
Rosie era una ragazza dolce e riservata, ma sapevamo che nel giro di un pomeriggio sarebbe stata completamente dei nostri.
Sorrisi fiero di fronte agli occhi colmi di gratitudine di Sero, interessato più che mai agli appunti di botanica e alle poche parole che uscivano timide dalla bocca della giardiniera.
Ci sarebbe stato da divertirsi.
Fu così che, con un po' di ritardo rispetto al tabellone di marcia, la trascinammo in spiaggia insieme a noi, pronti più che mai a divertirci e lasciarci alle spalle tutte le brutte esperienze dell'ultimo periodo.
Una volta raggiunta la spiaggia, rimanemmo a bocca asciutta di fronte al lido messo in piedi dalla famiglia di Momo. Sdraio, ombrelloni, salvagenti, canoe, pedalò, bar personale e addirittura campetto da beach volley. Non sapevamo da che punto cominciare.
Iida-kun lo sapeva però meglio di noi, e ci raggiunse in fretta e furia con le mani colme di tubetti di crema solare.
"La crema! Ragazzi, mettetevi la crema! Bakugo, anche tu dovresti mettere l-"
"ESPELLO DALLA PELLE IL CAZZO DI FUOCO E SECONDO TE DOVREI IMBRATTARMI CON QUELLA MERDA, AH, QUATTROCCHI DEL CAZZO?"
Io non riuscii ad essere altrettanto autoritario, piegandomi così al volere del capoclasse.
Spalmandomi addosso la lozione, a cuor leggero e senza alcuna malizia, mi voltai di spalle verso il rappresentante, dando inizio a quello che sarebbe stato il disastro.
Ma io non lo sapevo.
"Ehi, Iida-kun, riusciresti a passarmela sulle spalle, per cortesia?"
E lui, con altrettanta naturalezza, acconsentì sorridente.
"Hai delle spalle enormi, Kirishima-kun, che tipo di allenamento segui?"
"Incasso le esplosioni di Bakugo tutte le sere, non è vero, bro?"
Ma il bro non era più seduto nel lettino di fianco al mio.
Decisi però di rimanere fedele alle mie promesse, resistendo all'impulso di andare a vedere dove si fosse cacciato.
Ricomparve da solo soltanto poco tempo dopo, con l'espressione più accigliata del solito.
Ridacchiai divertito, pensando bene di levargli quel broncio dalla faccia con un ghiacciolo all'amarena comprato al chiosco, che accettò e sgranocchiò suo malgrado.
Le lezioni di nuoto di Tokoyami furono una delle attività più divertenti della giornata.
Impiegammo più di tre ore a convincerlo ad entrare in acqua, ed altrettante a farlo restare a galla.
"Non posso farcela. Io e l'acqua siamo nemici naturali. Sono gli abissi a risucchiarmi verso il centro della terra, lo capite?"
Divenne in poco tempo una gara, che vinse ovviamente la piccola Tsuyu. Con tutta la pazienza del mondo, in un paio di giorni riuscì infatti ad Insegnare a Tokoyami a nuotare.
Riuscimmo a tenerci impegnati sotto il sole cocente per tutta la giornata, dedicandoci a mille attività differenti, all'interno delle quali riuscii a trascinare anche Bakugo, che oppose meno resistenza del solito.
"Buttiamoci dalla scogliera." propose ad un certo punto Denki, sorseggiando la sua lattina di coca ghiacciata seduto sotto l'ombrellone.
Sorrisi elettrizzato di fronte all'idea.
"Da dove cazzo ti escono questi lampi di genio, bro, cosa stiamo aspettando?" domandò in risposta Sero, al fianco del quale era seduta Rosie. Quella ragazza, dopo un pomeriggio in compagnia della squad, non era ancora fuggita a gambe levate. Tutt'altro anzi, sembrava sbellicarsi dalle risate.
Impiegammo un bel po' di tempo a trovare Deku per trascinarlo con noi sulla scogliera. Quel poverino si era fatto incastrare da un venditore ambulante e aveva acquistato 3 chili esatti di cocco, al quale per altro era anche allergico.
"C-continuava a ripetere COCCO BELLO! e io n-non ho saputo dire di no!" si giustificò a testa bassa.
"Dannazione, MerDeku, tappati quella cazzo di bocca. Abbassi il Qi medio di tutta la spiaggia!"
Tra una battuta e l'altra la giornata volò via, e noi ci ritrovammo in un battito di ciglia in camera a prepararci per la cena.
Inutile dire che non c'era un lembo di pelle di Bakugo non ustionato.
"Espelli fuoco dalla cazzo di pelle, bro, come hai fatto a bruciarti così?" lo canzonai io, dando l'ultima passata di gel sui capelli.
"Taci, fottuto petardo!" rispose lui specchiandosi al mio fianco, e premendo un dito sull'epidermide abbrustolita.
Non riuscii a resistere all'impulso, e piazzai la mia mano indurita e dispettosa sulla sua pelle, facendolo sobbalzare dal dolore.
"Maledetto idiota!" strillò esasperato.
Ed io risi di gusto, come ogni dannata volta che mi trovavo al suo fianco.
La cena fu squisita, ed in un batter d'occhio ci ritrovammo tutti seduti attorno al tavolo per l'attesissima mega partita di poker.
Ancora non sapevo tutto quello che quella serata avrebbe causato.
"Mettiamo un po' di musica!" propose Jirou, adocchiando uno stereo lussuoso posto all'angolo della stanza.
"A poker si gioca in silenzio." puntualizzò Tokoyami, ma la ragazza sembrò infischiarsene, procedendo a passo spedito verso l'apparecchio.
Rovistò tra i cd, storcendo un po' il naso.
"Qui c'è solo tarantella. Cosa diamine è la tarantella?"
A quel punto Rosie, che per inciso avevamo trascinato con noi anche quella sera, scoppiò in una fragorosa risata.
"Una melodia tradizionale." spiegò sghignazzando.
Jirou alzò le spalle, scegliendo un cd a caso e infilandolo curiosa nello stereo.
Inutile dire che, non appena partì, iniziammo tutti a fare eco alle risate di Rosie.
Non mi piaceva per niente.
La tarantella.
Ma c'è da dire che faceva davvero ridere.
La lasciammo suonare per pigrizia, lasciando che facesse da colonna sonora per tutto il resto della nottata, dal momento in cui ci dimenticammo di spegnere lo stereo a partita conclusa.
Fu così che tutti, fasciati nelle nostre camicie bianche scelte appositamente per l'occasione, stabilimmo le regole.
"In palio ci sono soldi veri?" domandò schietto Todoroki, porgendo con gentilezza a Iida-kun la scatola con le fiche.
"Non mi sembra un'idea saggia." puntualizzò il rappresentante, estraendo uno ad uno i gettoni colorati e suddividendoli.
"E allora cosa cazzo giochiamo a fare?" ringhiò Bakugo seduto al mio fianco, storcendo il naso bruciato e appuntito.
"Ha ragione. Senza piatti ricchi il poker non ha senso." intervenne Mina assottigliando lo sguardo malizioso.
"Scommettiamo del cibo. E poi lo utilizziamo per un rinfresco." propose Sato.
"OGNI FICHE VALE UN MOCHI!" esclamò a quel punto Uraraka, scattando in piedi con gli occhi brillanti.
"Risparmia le tue fantasie erotiche per la pasticceria, Kirby." la frenò acido Katsuki, suscitando le risate della ragazza.
"Scommettiamo turni di pulizie. Mi sembra ragionevole." propose Yaoyorozu sorniona.
"Io mi tiro indietro, fratelli. Conoscendo la mia fortuna finirei col passare il resto della mia vita a pulire i corridoi della scuola." sentenziò Kaminari ridacchiando e grattandosi l'accenno di barba bionda che gli puntellava il mento.
Intanto la tarantella continuava a suonare, ma noi eravamo completamente assorti nello stabilire il regolamento.
"L'UNICA SOLUZIONE È LO STRIP POKER!" urlò a quel punto Mineta, incapace di trattenersi.
"Sta scherzando!" esclamò Sero rivolto verso Rosie, tappando tempestivamente la bocca al compagno con un velo di scotch.
Squassi sicuramente aveva capito anche lei però che quelli di Mineta molto probabilmente non erano scherzi.
A quel punto Mina si schiarì la gola, pronta a mettere sul tavolo la roulette russa rosa shock che avrebbe fatto preferite a tutti scommettere del denaro vero.
"Miei cari.." ghignò maliziosa facendo schioccare la lingua sul palato.
"C'è solo una cosa che fa più gola del denaro e dei mochi.."
"LE POPP-"
Altro scotch si arrotolò attorno alla bocca di Mineta.
"No, mio piccolo amico perverso. Parlo di qualcosa di molto più nobile".
La ragazza catturò l'attenzione di tutti. Attese un po' prima di parlare, facendo calare sul tavolo sempre più suspense.
"I segreti".
Il suo ghigno fece intendere che nessuno sarebbe uscito illeso da quella partita, ma a quanto pare alla UA c'erano molti più autolesionisti di quello che credessi.
"I segreti?" le fece eco Denki confuso.
"Oh sì. Un segreto ogni 10 fiche. Qualcosa che non sa nessuno, qualcosa che mai pensereste di rivelare in pubblico".
L'idea era allettante.
Tremendamente distruttiva, certo, ma pur sempre allettante.
"Ci sto!" esclamai carico, e tutti gli altri, chi più titubante e chi meno, mi vennero immancabilmente dietro.
"Dunque è deciso." affermò il rappresentante, iniziando a distribuire i gettoni.
"Scommetteremo segreti".
"Ci serve un croupier però!" intervenne Hakagure con la voce squillante.
"Uhm, potrei farlo io!" propose Rosie sorridendo e sistemandosi la camicia bianca che le ragazze le avevano rifilato.
Acconsentirono tutti, passando dunque i mazzi di carte alla ragazza, che cominciò a mescolarli abilmente.
In quella lussuosissima sala, attorno ad un tavolo rotondo in ciliegio, stavo per sancire l'inizio del disastro.
"Che lusso tutto questo, ragazzi." sghignazzò Denki, riferendosi molto probabilmente all'ambiente circostante.
"Manca solo la cocaina." gli fece eco gagliardo Sero.
"E le squillo di lusso." aggiunse Rosie, piantando lo sguardo divertito su quello del moro.
"Sesso, droga e Rock & Roll!" esclamò Mineta, alzando indice e mignolo e sorridendo sornione.
"Sesso, droga e tarantella, vorrai dire." lo riprese Jirou ridendo.
"Hai ragione sorella. Sesso, droga e tarantella".
Che poi faceva davvero ridere.
La tarantella.
E così, dopo aver ribadito le regole, cominciammo con il più delirante dei deliri.
Rosie distribuì le carte, e la prima manche ebbe inizio.
Silenzi, attese, ansia. Il poker era un gioco formidabile e ci tenne incollati al tavolo per ore ed ore.
Scommesse, puntate, vincite e perdite, nessuno ne uscì indenne.
Me la cavai discretamente, ma niente in confronto allo strabiliante talento di Uraraka. La ragazza padroneggiò il banco intero, sottraendo con infima astuzia fiche a tutti i giocatori.
Deku sembrò quello più in difficoltà, totalmente incapace di mentire e bluffare.
Le ore trascorsero, ed io riuscii a mantenere quasi in pari il mio bilancio di gettoni. Impresa ardua, ma non avevo intenzione di confessare pubblicamente i miei segreti.
"Parla chi ha aperto." sentenziò Rosie, che si dimostrò molto più esperta di noi in fatto di carte.
"Punto 20 fiche." ringhiò Bakugo serio più che mai.
La sua espressione concentrata e accigliata mi regalò un violento brivido lungo la schiena.
Rilassato, con le gote bruciate e le lentiggini sulla punta del naso.
Era la persona più bella che io avessi mai incontrato.
Distolsi però in fretta lo sguardo, evitando di far intendere a tutti il mio più grande segreto ancor prima di scommettere fiche.
"R-rilancio di 30." si oppose Midoriya, tutt'altro che sicuro.
Era una sfida tra loro due. Gli altri avevano abbandonato la manche senza carte soddisfacenti.
"Dannato MerDeku. Vedo."
Entrambi scoprirono il mazzo.
E Deku aveva il punto più alto.
In quel momento le urla del biondo sovrastarono la tarantella.
"HAI DECISO DI CAPIRE COME SI GIOCA PROPRIO ADESSO, FOTTUTA COMPARSA, AH, ACCIDERBOLI?"
In quel momento, opportuna e maliziosa, intervenne tempestiva Uraraka.
"Si dice p o r c a t r o i a, Bakugo-kun".
Ed io risi di gusto, poggiandogli una mano amica sulla spalla per farlo smettere di sbraitare.
A fine partita arrivò il momento di tirare le somme e di scoprire quanti danni effettivi avesse fatto la subdola proposta di Mina.
Uraraka si trasse in salvo completamente indenne, avendo guadagnato più di tutti quanti, mantenendo intatta la sua dignità.
Non si potè dire lo stesso per Deku e Denki, entrambi sotto di un numero spropositato di segreti.
Io ero in debito di due, mentre Katsuki riuscì a tirarsi in salvo insieme a Yaoyorozu.
"Che i perdenti inizino a cantare." ghignò Mina maliziosa, accendendo la torcia dello smartphone e puntandola contro i malcapitati.
Lei aveva racimolato un dignitoso gruzzoletto.
Secondo quanto stabilito a inizio partita, i vincitori avrebbero potuto chiedere i segreti ai perdenti, in maniera proporzionale al numero di gettoni guadagnati.
"Inizio io." cominciò diabolica la Rosa, che per tutta la sera non aveva aspettato altro che quel momento.
"Hakagure, hai mai usato il tuo quirk per spiare le conversazioni dei tuoi compagni di classe?" domandò assottigliando lo sguardo.
La compagna sobbalzò e sono sicuro che il suo viso fosse più rosso del solito.
"N-no! Sono una persona integra, io!"
"LA VERITÀ!" tuonò Mina imperscrutabile.
"B-beh, un paio di volte magari.. M-ma niente di esagerato, ecco!"
La roulette russa andò avanti, sempre più imbarazzante, scoprendo ad ogni giro un nuovo altarino.
Mineta, che inaspettatamente era seduto dal lato dei vincitori, si rivolse a me, interpellandomi per la prima volta.
Era l'inizio della fine.
"Eijiro. Dicci con quale ragazza in questa stanza preferiresti uscire." sentenziò maligno, e al contempo inconsapevole.
Vidi Mina allarmarsi più del dovuto, lanciando occhiate di puro terrore a Kaminari e Sero.
Era arrivato davvero il momento?
Davvero in quel modo, davanti a tutti, con naturalezza?
Decisi di farlo.
Raccolsi una manciata di coraggio, deglutendo a vuoto.
Fu più facile del previsto.
Sotto gli occhi interessati di tutta la classe, risposi pacato.
"Con nessuna, bro." sorrisi divertito ed imbarazzato allo stesso tempo. Il mio cuore scalpitava impazzito.
"Ehi! Non vale questa risposta! Insomma, dicci qualcosa di più, Kiri, non ti sbilanci mai!" ribatté il Viola.
A quel punto alzai le spalle, abbozzando un sorrisetto e passandomi una mano imbarazzata dietro la nuca.
"Io sarei gay, in realtà.."
Ecco, l'ho detto.
Si levò il silenzio sull'intera stanza.
Il mio sguardo corse veloce su quello di Katsuki. Lessi nei suoi occhi dello stupore, ma non disse nulla.
"Oh cazzo.." rispose Mineta coprendosi la bocca con le mani, evidentemente a disagio per aver posto la domanda di poco tempo prima.
Scorsi l'immenso affetto negli sguardi di Mina, Kaminari e Sero. Erano fieri di me.
E forse anche io un po' lo ero, fiero di me, e del mio percorso.
Non avevo più paura.
E non ne avrei avuta mai più.
I compagni dal canto loro accettarono con naturalezza la rivelazione, regalandomi nient'altro più che la sicurezza che stavo cercando.
La roulette proseguì impassibile, mietendo sempre più vittime.
Domanda dopo domanda, tutti i compagni si misero a nudo.
"TodoMerda, hai mai copiato un compito?"
"Tokoyami, hai mai fatto le cosacce con una delle persone presenti in questa stanza?"
Inutile dire il putiferio che si scatenò quando il ragazzo rispose affermativamente.
Ma l'apice non era ancora stato raggiunto.
Eravamo agli sgoccioli quando venni interpellato da Aoyama, per pagare il mio secondo e ultimo segreto.
"Kiri-kun, mon amie! Data la tua recente rivelazione, non avrai problemi a dirci chi per te è il garçon più... virile della classe!"
Allarme rosso.
Panico più totale.
Che cosa rispondo, adesso?
Spostai lo sguardo impaurito verso Mina, alla ricerca di un fugace consiglio. Quando la vidi più allarmata di me capii che avrei dovuto arrangiarmela da solo.
Non osare fare il nome di Katsuki.
Andai in panico per qualche secondo.
Pensa, Eijiro, pensa.
Cercai di frugare nella mia mente alla ricerca di una soluzione sensata.
Quella, dopo qualche secondo, mi si propinò davanti.
Quello con più muscoli, di' quello con più muscoli!
Soddisfatto della mia geniale trovata, abbozzai un ghigno compiaciuto.
"Uhm, beh, direi Iida-Kun! È il rappresentante più virile e tosto della scuola!" esclamai completamente a corto di malizia alcuna.
Il ragazzo accolse di buon grado l'affermazione.
"Così mi commuovi, Kirishima!" rispose ridendo.
La questione passò così in sordina, e i compagni divertiti proseguirono con il loro gioco.
Io però lo sentii chiaro e pesante.
L'odore della nitroglicerina.
Bakugo rimase impassibile per il resto della serata, ed anche quando ci congedammo alle tre del mattino passate, non disse una parola.
Tutti i compagni raggiunsero allegri e stanchi le loro stanze, appagati dalla sfiancante nottata di gioco ed emozionati di fronte alla prospettiva della successiva.
Io e Katsuki arrivammo in silenzio alla nostra porta, seguiti da Castagna, l'ospite fisso del nostro soggiorno.
Fece entrare me per primo, per poi varcare la soglia della nostra stanza e chiudersi la porta alle spalle.
È arrabbiato per il coming out?
Il rumore della serratura che scattò violenta mi fece sussultare.
Aveva appena chiuso la porta a chiave.
La nitroglicerina si fece sentire più pesante del solito ed io mi sentii perso per un attimo.
Non compresi il motivo della sua rabbia, né quello del suo silenzio.
"B-Baku, ho per caso detto qualcosa che-"
Non mi diede nemmeno il tempo di parlare.
Si avvicinò fulmineo a me, afferrandomi per la camicia e stringendo sempre di più la presa.
"Chi è il più virile della classe, ah?" domandò a denti stretti, piantando il suo sguardo accusatore su di me.
Mi sentii piccolo, piccolo e completamente spaesato.
Che cosa stava facendo?
Il mio cuore cominciò ad accelerare sempre di più e l'ossigeno abbandonò completamente i miei polmoni.
Bakugo era ad un palmo da me, e trasudava rabbia pura per chissà quale motivo.
Dannato lunatico.
"Ripetimelo adesso." ringhiò secco. La sua voce roca levò altro ossigeno ai mei polmoni e la sua mano ferrea stretta sulla camicia mi stava bruciando la pelle.
Rimasi in silenzio assoluto, incapace di proferire parola alcuna. Avevo il cuore a mille e non seppi più come reagire a quella tempesta di emozioni che mi travolse completamente, facendomi addirittura male a tratti.
"Ripetilo, se hai le palle, Eijiro." sussurrò lento, straripante di rabbia, avvicinando pericolosamente il viso al mio. Una rabbia per me incomprensibile, la sua, che mi fece soltanto battere più forte il cuore e che mi confuse terribilmente.
Cosa cazzo glie era preso?
"No." Asserii serio, decidendo che non era più il momento di farsi mettere i piedi in testa da Bakugo e dai suoi sbalzi d'umore. Ingoiai la mia emozione, tenendo gli occhi fissi sui suoi, sempre più furiosi.
La mia risposta fu benzina sul fuoco, quel fuoco rovente che era Bakugo Katsuki, il mio chiodo fisso.
La sua mano libera si strinse attorno alla mia mandibola, ed in quel momento accadde l'irreparabile.
Vorace come non mai, Bakugo si fiondò sulle mie labbra, saziando finalmente la sete che mi ero portato dietro da settimane a quella parte.
Il mio cuore continuò ad accelerare sempre di più ed io caddi in preda a tremori e fremiti, dovuti forse alla troppa emozione, forse alla sorpresa, o forse alla voglia di non lasciare mai più andare la sua bocca carnosa e calda.
Mi baciò con prepotenza, assaggiando ogni millimetro delle mie labbra, come se fosse stata acqua fresca dopo giorni di sete in mezzo al deserto.
Ancora.
Ti voglio dannatamente.
Mi sciolsi in quel bacio, dimenticando per un attimo l'intera causa, la rabbia, lo sconcerto.
Era quello che volevo, quello che più desideravo al mondo.
Proprio in quell'istante il biondo decise però di staccarsi da me, ancora, come tutte le cazzo di volte.
Mi tenne stretto per la canottiera ed il suo sguardo rimase fisso su di me.
Parlò ancora, con la voce sempre più roca, sempre più virile.
I nostri respiri pesanti si addensarono l'uno sull'altro in quel frangente di tempo che sembrò infinito e fulmineo allo stesso tempo.
"Dimmelo in faccia, Capelli di Merda, dimmi ancora chi cazzo è l'eroe più virile della maledetta scuola".
Indugiai ancora, rapito dal tono della sua voce, cercando di forzare l'ossigeno ad entrare nei miei polmoni e le mie labbra a non supplicare un'altra volta il calore di quelle di Katsuki.
Come un disco incantato, ribadii con fermezza il concetto.
"Non ti dico un cazzo di niente, Katsuki." ringhiai a fiato corto, pungendomi il labbro inferiore con la punta dei canini.
La scena allora si ripropose, con però ancora più rabbia, più passione. Il biondo si gettò nuovamente sulle mie labbra, divorandole voracemente, accendendo in me soltanto la voglia di non lasciarle mai più.
Si staccò di qualche millimetro, senza nemmeno più premurarsi di trattenere i caldi sospiri.
I nostri corpi bollenti erano vicinissimi e la sua mano rovente si strinse ancora attorno alla mia mandibola tremante.
"Dimmelo, cazzo." sussurrò gutturale sulle mie labbra, faticando a respirare quasi quanto me.
Avevo il cuore a mille ed il petto in subbuglio, e non riuscii a pensare ad altro se non quelle maledette labbra, che volevo addosso ancora.
"Sei geloso?" ringhiai secco, a tono ancora più impercettibile.
La sua mano sulla mia mandibola si strinse più forte, e Bakugo non mi degnò di una risposta.
Tirò fuori con lentezza inaudita la lingua calda, passandola lieve sul mio labbro inferiore, per poi baciarlo ancora, sempre più affamato.
Un gemito strozzato uscì impercettibile dalla mia bocca. Non avrei retto ancora a lungo in quel modo. Lo volevo, ogni cellula del mio corpo lo voleva e quello snervante giochino mi stava stancando. Sentii i pantaloni sempre più stretti ed il mio fiato appesantirsi.
"Non sono geloso della mia roba." ringhiò ancora, allungando un pollice sulle mie labbra ed accarezzandole lentamente.
Da quando ero diventato roba sua?
"Io non appartengo a nessuno." sussurrai mordendo lieve quel polpastrello che mi stava letteralmente mandando fuori di testa.
Lui sorvolò, fissandomi dritto negli occhi e continuando a passare il suo pollice sulle mie labbra.
"Non ti crede un cazzo di nessuno, Eijiro." ringhiò avvicinandosi al mio orecchio e regalandomi un fascio di brividi lungo tutta la schiena.
"Non me ne frega niente." risposi raccogliendo tutto il mio coraggio, allungando le mani sulla schiena del Biondo e stringendo con forza la sua camicia.
Quello sì incendiò ancora di più, allontanando il pollice dalle mie labbra e baciandole ancora con forza.
Mi sciolsi in quel maledetto ed umido bacio bollente.
Le nostre lingue si incontrarono per un istante, prima che Bakugo si allontanasse di nuovo, lasciandomi in preda al fiatone e ai tremolii.
Il mio cuore scalciava come un cavallo imbizzarrito e per un dannato istante non riuscii a pensare ad altro che a Bakugo e a quanto lo volessi dannatamente.
Lo volevo, e non riuscii a farne a meno.
"Chi è l'eroe più virile, eh, Eijiro?" ringhiò ancora, anche lui al limite della sopportazione, con le gote rosse e le labbra umide.
Ero stanco di quel gioco. Non so cosa mi prese in quell'istante, ma afferrai saldamente il Biondo per i fianchi, spingendolo sul letto e mettendomi su di lui. Vidi della sorpresa attraversargli gli occhi, ma non disse niente. I nostri corpi erano appiccicati, ed il mio unico pensiero erano le sue labbra rosse.
Mi avvicinai pericolosamente alla sua bocca, mordendo con forza il mio labbro inferiore per non cedere ai gemiti.
La mia mano si insinuò tra i suoi capelli, stringendone qualche ciocca.
"Sei tu l'eroe più virile, maledetto idiota." ringhiai, mettendo fine a quella tortura e precipitandomi finalmente sulle sue labbra magnetiche.
Quel bacio non ebbe niente a che vedere con tutti gli altri. Fu un umido e lento viaggio nella passione assoluta, ed io ne assaporai ogni istante.
Le nostre labbra si accarezzavano voraci tra loro, dando vita ad una danza impossibile da spiegare a parole. Avevo il cuore a mille ma non mi fermai, nemmeno per prendere ossigeno, nemmeno per pensare a che cosa sarebbe stato giusto fare.
Il mio desiderio più grande era proprio lì, davanti a me, ed io non potevo più tirarmi indietro.
Ti voglio.
Ti voglio più di ogni altra cosa.
Le mie dita corsero fulminee alla sua camicia, sfilandola lenta, bottone dopo bottone. Avevo bisogno di passare i polpastrelli sul suo petto, di sentirlo incollato al mio ardere come lava vulcanica.
Katsuki strappò con foga inaudita il mio indumento, ed io non feci minimamente caso ai bottoni che schizzarono chissà dove sul pavimento di quella stanza.
Mi chinai nuovamente vorace su di lui, baciandolo ancora e ancora, chiedendo con la lingua l'accesso alla sua bocca.
Lui, con un inaspettato gemito, me lo concesse, ed io non riuscii a provare nient'altro che voglia e passione.
Bakugo era lì, tremante sotto di me, ed i nostri corpi roventi erano avvinghiati l'uno all'altro.
L'avrei baciato fino a consumarlo, fino a farlo diventare completamente mio.
Soltanto in quell'istante mi resi però conto di quello che stava succedendo, del casino immane all'interno del quale mi stavo cacciando.
Non potevo permettermi di perdere il Biondo, per nessuna ragione al mondo.
Decisi che non poteva andare così. Non ancora, non un'altra volta.
Non potevo più, in nessun caso sarei riuscito a reggerlo.
Lo allontanai lentamente da me con estrema fatica, supplicando il mio corpo e le mie labbra di lasciarlo andare. Fu l'impresa più ardua di tutta la mia esistenza.
Lo fissai, con gli occhi sgranati puntati sui suoi e le dita delle mani sul suo petto.
Era il momento di prendere coraggio.
Per la prima volta.
Per il bene di entrambi.
Inspirai profondamente.
"N-non posso.." sussurrai a denti stretti, mordendomi con forza il labbro inferiore e mascherando il mio fiato corto e tutta la voglia che avevo di continuare a divorare le sue labbra.
"Non possiamo più, Bakugo." aggiunsi di fronte al suo totale sconcerto.
Non mi sarei mai aspettato la sua reazione.
Le sue mani si strinsero attorno ai miei fianchi. Sotto di me, con le guance arrossate e gli occhi spalancati, Bakugo sembrò un vero e proprio bambino impaurito.
"Perché no, porco cazzo?"
Respirai a fondo, cercando di non dar peso ai pantaloni sempre più stretti e al mio petto impazzito.
Coraggio, puoi farcela.
"Perché rovineremo tutto, Katsuki. Ed io non voglio giocare a perderti, non lo voglio fare. Non posso".
Ecco, lo hai detto.
Deglutii a vuoto.
Rimase interdetto per un attimo di fronte alle mie parole. Oramai il dado era tratto, ed io non potevo più tirarmi indietro.
"O tutto o niente, Bakugo. Devi scegliere e devi farlo adesso".
Inspirai profondamente, pronto alla batosta che mi sarebbe sicuramente piombata sulle spalle.
Meglio così.
Avevo evitato che accadesse l'irreparabile.
Avevo messo un freno a tutto quello che mi avrebbe allontanato da Bakugo per sempre.
La sua voce mi risvegliò dai miei pensieri, costringendomi ad alzare lo sguardo.
"Scelgo tutto".
Sobbalzai incredulo.
Che cosa?
Il mio cuore perse un battito.
"Eh?"
Il suo tono si abbassò ancora, somigliando ad una genuina, roca ed eccitante supplica.
"Prenditi tutto, Capelli di Merda".
Inspirò profondamente, per poi ribadire il concetto, mordendosi con forza il labbro inferiore.
"Prenditi tutto".
Gemeva sotto il mio corpo, ed io persi definitivamente il controllo di fronte ai suoi occhi da bambino spaventato ed alla sua maschera da Re indiscusso di tutto il pianeta.
Non risposi più delle mie azioni e non lasciai spazio ad altre parole.
(⚠️ ❗️SMUT PESANTE❗️⚠️ )
Mi chinai vorace su di lui, liberandomi definitivamente della camicia e chiedendo con la lingua nuovamente l'accesso alla sua bocca.
Me lo concesse soltanto dopo un po', dopo avermi baciato a lungo, con foga inaudita.
L'odore di nitroglicerina si sparse dappertutto ed io non potei fare altro che sentirmi irrimediabilmente ed immancabilmente a casa.
Il mio cuore riprese ad accelerare come una moto da corsa all'ultimo rettilineo prima del traguardo. Avevo solamente voglia di continuare a lasciarmi viziare dalle sue labbra, senza staccarmi mai più.
Aveva scelto tutto.
Non mi domandai il perché né il come, e in quel momento non mi importò.
Tutto aveva perso importanza, in quella notte bollente e italiana di fine Agosto.
La tarantella di Rosie continuava a suonare dal piano inferiore, e noi coprimmo ogni suono con l'eco sommesso dei nostri respiri pesanti.
Fui io il primo a cedere all'eccitazione, lasciandomi scivolare un gemito lieve dalle labbra, mentre le nostre lingue danzavano ad un ritmo sconosciuto ed umido, che mai avevo sperimentato prima di quel momento.
La mano di Katsuki era salda sui miei capelli, e mi teneva incollato al suo viso, rendendomi quasi difficile anche prendere respiro.
Io suo corpo era bollente e per un attimo temetti di essere sul punto di prendere completamente fuoco.
Lo liberai dal giogo della camicia, lasciando così che il mio corpo premesse sul suo, vorace più che mai.
Le mie mani si mossero da sole e andarono lente ad esplorare ogni centimetro di epidermide, sfiorandone lievi i pettorali e tutti gli addominali, uno ad uno.
La sua mano sinistra si posò ferrea sul mio fianco, ed io sussultai dal dolore, avvertendo la pelle bruciare sempre di più a contatto con le sue dita.
Fece più bene che male.
Gemetti ancora leggero, lasciando andare le labbra di Bakugo per un fugace istante, il tempo di riprendere fiato.
I nostri respiri si mescolarono l'uno con l'altro, mentre le nostre labbra continuarono a mantenere un minimo, bollente ed eccitante contatto.
Il mio corpo iniziò a chiedere sempre di più, e la mia erezione premeva insistente contro quella del Biondo.
Ti voglio.
Ti voglio ancora.
Ti voglio di più.
La mano di Katsuki mi spinse nuovamente sulle sue labbra ed io mi persi ancora in quel violento bacio, concedendo ai miei fianchi la libertà di muoversi lentamente su quelli di Bakugo.
Fu in quel momento che strappai al biondo il primo, sommesso gemito, che accese in me qualcosa che mai avevo provato prima di allora.
Il desiderio di averlo divenne esigenza ed io non riuscii a fare a meno di continuare a muovermi ritmicamente sul suo corpo bollente, battendo il tempo a suon di lunghi e violenti baci.
Divorai quelle labbra come se non avessi desiderato altro in tutta la vita, e lui fece lo stesso con me.
Eravamo così innocenti, sdraiati su quel letto singolo e stretto, ed io avrei voluto perdermi nelle pozze vitree di Bakugo, annegarci per sempre senza riemergere mai più.
La mia eccitazione crebbe ancora, e le mie mani andarono veloci ad armeggiare con la cerniera dei pantaloni del Biondo, sbottonandola in fretta.
Ero agitato, emozionato, confuso.
Non sapevo quello che avrei dovuto fare.
Ringraziai però silenziosamente il mio corpo per essere riuscito a fare quello che con la mente non avrei mai potuto.
Desiderio, voglia, passione.
Ci pensò il mio istinto a dettar legge, ed io non fui mai più contento di sottostare ad una regola.
Liberai dai jeans stretti la sua virilità, senza smettere di assaporare vorace le sue labbra rosse e di riempirmi i polmoni di ossigeno al profumo dolce di nitroglicerina.
Quando le mie dita si strinsero intorno alla sua erezione, Katsuki mi regalò un altro prezioso gemito, che sarebbe bastato per sempre ad accendere tutte le mie fantasie.
Il Biondo inarcò la schiena sotto il mio tocco, stringendo con forza il mio labbro inferiore tra i suoi denti e torturandoli dolcemente.
Cominciai a muovere la mano in completa apnea, crogiolandomi in ogni singolo, eccitante gemito che cominciò ad uscire soffocato dalla sua bocca.
Fu un climax di emozioni, sempre più forti, sempre più intense.
La schiena inarcata del biondo e la sua lingua calda mi costrinsero ad armeggiare con la mia cintura, liberandomi in pochi gesti della costrizione dei pantaloni.
Eravamo nudi su quel letto, entrambi troppo eccitati per pensare a qualsiasi altra cosa al di fuori dei nostri sospiri.
La mia mano continuava sempre più veloce ad armeggiare con la virilità di Bakugo, che lentamente ed inesorabilmente si stava abbandonando al piacere.
Quella visione mi inebriò completamente, mandandomi fuori di testa.
Il Biondo gemeva ed ansimava sempre più nella mia bocca, cercando invano di trattenersi.
Avrei soltanto voluto dirgli di urlare più forte sotto il mio tocco e di non smettere nemmeno per un secondo.
Sussultai quando le dita calde di Bakugo raggiunsero inaspettatamente la mia erezione, imitando titubanti tutti i miei movimenti.
Quella bomba ad orologeria era sempre più bollente, ed io mi crogiolai tra le sue scottature, tra i suoi morsi e tra le scosse di piacere che quel contatto mi provocò.
Non avevo mai provato prima un piacere ed un'eccitazione simile.
La sua mano prese velocità, muovendosi in sicronia con la mia, e facendomi gemere più del dovuto, più di quanto non riuscissi a trattenere.
"E-Eijiro.." mugulò lui ad un certo punto, mandandomi letteralmente fuori di testa.
Il mio nome tra le sue labbra umide suonò più dolce del miele.
"Dimmi.." sussurrai al suo orecchio, aumentando lentamente la velocità della mia mano, trattenendo a stento i gemiti per riuscire a parlare. I miei denti appuntiti pizzicarono il suo lobo, facendolo sussultare dalla sorpresa e dall'eccitazione. Inarcò ancora la sua splendida schiena, facendo crescere in me la voglia ed il desiderio.
La sua mano sinistra si poggiò ancora sui miei fianchi, bruciandoli nuovamente mentre con la destra continuava a viziarmi, a regalarmi brividi di piacere.
"P-più forte.." ringhiò a tono quasi impercettibile, piantandomi i canini sul labbro pur di non soffocare un nuovo gemito.
"Ai tuoi ordini, Blasty.." sussurrai roco ancora, senza nemmeno provare a trattenere il lussurioso gemito che accompagnò le mie parole.
Aumentai sempre più il ritmo, godendo della visione celestiale di un Bakugo Vaniglia immerso nel piacere totale, causato dal movimento della mia mano.
I suoi fianchi spingevano vogliosi contro le mie dita ed altrettanto fecero i miei. Ero al massimo del piacere e non avrei potuto resistere ancora per molto.
"D-devo venire, Katsuki." sussurrai sommessamente, cedendo sempre più ai tremori del piacere assoluto.
Devo fermarmi.
Ma, ovviamente, non lo feci.
"Vieni con me, Capelli di Merda.." mugolò lui in risposta, con le gote rosse ed il corpo perfetto maledettamente bollente. Non riuscì a trattenere il profondo e roco gemito, che gli sfuggì soave dalle labbra.
Quelle parole mi lanciarono dritto verso l'apice.
"Dio, vengo.." sussurrai al massimo del piacere, cedendo definitivamente ad un profondo e dolcissimo orgasmo.
"C-cazzo, sì.." gemette intanto il Biondo, precipitando anche lui tremante nel baratro del piacere.
I miei e i suoi umori si riversarono caldi sui nostri addomi ed i nostri gemiti gutturali si persero in un altro, bollentissimo bacio, accompagnato da un misto di tremori, dolcezza e nitroglicerina.
(⚠️❗️ fine SMUT ❗️⚠️)
Impiegai qualche secondo a regalare ai miei polmoni l'ossigeno necessario per muovermi. Il mio cuore batteva all'impazzata e l'imbarazzo più totale cominciò a prendere interamente possesso di me.
Cosa cazzo abbiamo appena fatto?
Feci per allontanarmi da lui, ma il biondo reagì con un gesto improvviso, impedendomelo.
Le sue mani si avvolsero attorno ai miei fianchi, costringendomi in un caldissimo, stretto abbraccio.
Mi sta abbracciando?
Continuai ad ansimare ad un palmo dal suo viso, spostandolo poi imbarazzato nell'incavo del suo collo, crogiolandomi nella vergogna e nel profumo della nitroglicerina.
Quella stretta fu la cura, la semplice cura, di ogni mia più profonda ferita.
Niente faceva più male in quel momento.
Trascorsi infiniti minuti nascosto in quell'angolino sicuro, arrossendo sempre di più Di fronte alla realtà ed alla consapevolezza.
Katsuki impiegò un po' di tempo per smettere di tremare e per regolarizzare il respiro. Mi tenne stretto come mai aveva fatto prima di quel momento.
Sarei rimasto lì per sempre. Avrei voluto crogiolarmi in quella sicurezza fino alla fine di tutti i miei giorni.
Bakugo Katsuki era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Era l'ultimo rosso ed esplosivo tassello del mio puzzle.
Le sue labbra si avvicinarono roventi alla mia fronte, appoggiandovisi sopra con estrema delicatezza.
Sentii le mie gote prendere sempre più fuoco, ed il mio cuore accelerare ancora e ancora, imbizzarrito completamente.
Ci misi un po' a trovare il coraggio necessario a proferire parola.
Ero in totale confusione.
Non sapevo più che cosa diavolo aspettarmi.
Alzai lento lo sguardo, incontrando gli occhi lucidi di Bakugo Vaniglia, ancora tutto per me.
"E a-adesso?" sussurrai a corto di fiato, terrorizzato dalla risposta del Biondo.
Quello, inaspettatamente, mi sorrise.
Le sue labbra incurvate, lo giuro, furono il regalo migliore di tutta la mia esistenza. Il mio cuore tremò di fronte a quella limpida e genuina luce.
Fui grato al cielo di aver avuto il privilegio di ricevere una simile dolcezza.
Bakugo, il Re delle Esplosioni Mortali, non era altro che un bambino orgoglioso e dolce ed io non avrei mai potuto separarmi da lui.
Era fatto solo e soltanto per me.
Un pensiero si fece vivido nella mia testa, quasi come un lontano ricordo, sfocato e sconnesso.
Tu sei l'altra metà della mela.
Il Biondo allungò paonazzo una mano verso il comodino, porgendomi con inaspettato garbo un fazzoletto. Decise di prendere in mano le redini della situazione, affidando alle leggi del buon Kaminari l'esito della serata.
Quando il gioco si fa duro, gli stupidì entrano in campo, dopotutto.
"Adesso droga e rock & roll, Capelli di Merda." sussurrò divertito.
Non riuscii ad evitare di lasciarmi sfuggire un risolino, utilizzando il fazzoletto che mi porse Katsuki per pulire entrambi con delicatezza.
"Abbiamo la tarantella al posto del rock." puntualizzai senza smettere di ridacchiare, osservando con la coda dell'occhio le guance del Biondo arrossarsi ancora.
"Ho le caramelle al limone, se valgono come droga." aggiunse lui, allargando il suo sincero sorriso.
Per un attimo rimasi rapito dalla sua luce.
Chi diavolo era la persona tranquilla e solare che avevo davanti?
Si era palesato di fronte a me, il vero Bakugo Katsuki. E quel giorno di fronte ai miei occhi cadde l'ultima barriera che aveva costruito per tenere lontano chiunque. Chiunque al di fuori di me.
Mi stava regalando la parte più intima di sé, quella che nessuno mai avrebbe avuto il privilegio di incontrare.
La mia mano libera si mosse fugace, andando a posarsi sui suoi capelli e scompigliandoli con affetto.
"Eccome se valgono".
Non sapevamo dove quell'avventura ci avrebbe portato.
Ma per qualche inutile sera ci riservammo il lusso di non pensarci.
Mi alzai lento dal suo corpo, recuperando da terra la mia biancheria e lanciandogli addosso divertito la sua, evitando di mostrare spudoratamente le mie gote rosse.
"Oi, Capelli di Merda." sussurrò infilandosi i boxer e squadrandomi seduto sul letto.
"Mh?"
"Prendi le caramelle e torna qui".
Avvampai ancora di fronte a quella richiesta.
La stanza era un macello e qualcuno avrebbe dovuto risistemarla, eliminando la fonte primaria di imbarazzo assoluto.
"Penseremo a tutto domani." aggiunse rassicurandomi e facendomi posto sul letto.
Non ci volle molto a convincermi. Infilai le mani nel suo solito zaino e con la refurtiva mi sedetti nuovamente al suo fianco, con addosso soltanto i boxer e nessuna dignità.
Quello ammiccò, più rosso in viso dei miei capelli. Mise una mano nel sacchetto, estraendo due caramelle al limone e ficcandosele in bocca.
"Sesso, droga e tarantella." ridacchiai io, pensando ad alta voce.
Quello sorrise divertito, mentre io mi rannicchiai senza rendermene conto al suo fianco.
Delicato come sempre, posò le due dita sulle mie guance, sfiorandole appena.
Nei suoi occhi brillava una luce che non avevo mai visto.
"Sì, Capelli di Merda, Sesso, Droga e Tarantella".
Che poi, a dirla tutta, non era poi così male.
La tarantella.
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