25. L'altra metà della mela
"E poi mi ha preso le mani e me le ha strette forte, così, guardate!"
Il fottuto Pikachu stava continuando a farneticare con i suoi racconti, gesticolando come un dannato epilettico davanti a me e agli altri due insolenti rincoglioniti.
"Ecco, mi ha stretto le mani e mi ha detto: 'Denki, sei l'uomo più sexy che io abbia mai visto!'. Vi assicuro che è tutto vero!"
I loro discorsi non mi interessavano, e nemmeno i cazzo di disgustosissimi cornetti al lampone che avevano portato quando si erano intrufolati in camera mia per 'parlarmi di una cosa'.
Tutti i miei pensieri erano rivolti alla lettera di quel fottuto petardo cagasotto.
Chissà cosa cazzo stava facendo, in quel preciso momento.
Avrei dovuto pensare e ragionare bene sulle parole scritte su quel foglio, ma quei tre non me lo permisero, occupando tutta la mia cazzo di testa con inutili chiacchiere.
Scoprii soltanto qualche minuto dopo che il loro intento era soltanto quello di ficcanasare su quanto accaduto con Capelli di Merda il giorno prima, dal momento che ci eravamo assentati senza farne parola con nessuno.
"Senza prove io non ci credo!" balzò in aria Sero, puntando un dito accusatore contro il fulminato.
Accantonai momentaneamente il pensiero del Rosso.
Avrei ragionato sulle sue parole non appena i tre decerebrati si fossero allontanati dalla mia stanza.
Valutai immediatamente l'idea di indurli io a lasciare la mia camera. Utilizzando le maniere opportune, sarebbe stato un gioco da ragazzi.
"Jirou ha veramente il prosciutto sugli occhi, Santo cielo!" esclamò Gommarosa, che nonostante lo scambio di gentilezze di qualche giorno prima aveva osato sfacciatamente varcare la soglia della mia porta come se niente fosse stato.
"Bakugo, tu che ne pensi?" mi interpellò il biondo.
Chiamato in causa ed evidentemente scoglionato, risposi senza minimamente filtrare le parole.
"Mi domando se tutti insieme riuscireste o meno a raggiungere un numero complessivo di neuroni maggiore di 5".
Occhi da Procione sbuffò infastidita, mentre gli altri due risero noncuranti.
"Vabbè, in ogni caso ho finito. Raccontaci tu qualcosa, Bakubro." concluse quello, ficcandosi le mani in tasca e sedendosi sul tappeto.
"Ecco, sì! Dove siete stati ieri con Eiji? Volevamo chiederlo a lui ma stamattina è uscito all'alba!"
Il nome del Rosso mi fece sussultare.
Voglio sapere cosa sta facendo.
"Dovreste farvi un cesto di cazzi vostri." sentenziai secco, sedendomi sulla sedia della scrivania e fissando torvo i tre ficcanaso.
"Suvvia, Bakubro. Siamo soltanto curiosi." protestò Pikachu.
"Non è un problema mio, comparse di merda".
Incrociai le braccia al petto.
Forse, in un altro momento, avrei parlato.
Mai però davanti a Gommarosa.
La sua presenza nel MIO territorio mi fece incazzare in partenza.
"Oh su, un piccolo indizio. Insomma, piccolo così!" aggiunse il corvino, mimando con le mani qualcosa di minuscolo.
"Le vostre cazzate non mi interessano".
Presi un profondo respiro. Decisi di chiarire con quegli idioti una volta per tutte le mie intenzioni.
"Insomma, siete qui per cazzeggiare o per imparare? Io vivo per diventare l'eroe numero uno sulla faccia del pianeta. Il resto è spazzatura e tempo perso." ringhiai secco.
L'Aliena balzò in piedi, raggiungendo in poco tempo la porta. Lessi però nel suo sguardo la sfida. Col cazzo che quella belva avrebbe mollato l'osso.
"Andiamo, ragazzi. Il cane rabbioso qui non è di buonumore. Chiederemo a Kirishima al suo ritorno.
D'altra parte, lui non ha problemi a chiacchierare con noi".
Touché.
L'idea che quel rosso chiacchierone avrebbe potuto spifferare ai tre rincoglioniti quanto accaduto la sera prima mi fece trasalire.
Forse proprio per quello agii d'istinto, vuotando il sacco alla velocità della luce.
Era una prova di forza, la nostra.
E quella cazzo di volta vinse l'Aliena fottuta.
"Abbiamo fatto una passeggiata." ringhiai, messo alle strette.
"UUUU, e dove?" domandò Scotch, poggiando il mento sullo schienale della sedia, sopra la quale era seduto al contrario.
La Rosa fece marcia indietro, sorridendomi sorniona e tronfia.
Pallone gonfiato di merda.
"A casa mia. Poi a casa sua".
Fu in quel momento che i tre si bloccarono.
Il sorriso scomparve dagli occhi di Gommarosa. Se non altro fui felice di averglielo tolto io.
"A casa sua?" balbettò quella, sgranando i grandi occhi neri.
"Ma non c'è suo padre adesso, lì?" aggiunse Kaminari.
"Seh".
Silenzio.
"E lui è andato comunque?" domandò il corvino.
"Hanno chiarito." bofonchiai alzando gli occhi. Avevo addosso l'attenzione completa dei tre. Ero sicuro che non conoscessero il motivo di contrasto tra Eijiro e suo padre, ma sapevo bene quanto tenessero al fatto che i due si confrontassero.
Non ero solito sbilanciarmi o parlare dei fatti altrui, ma decisi di fare un'eccezione. Volevano innegabilmente bene a Capelli di Merda, e la loro curiosità era soltanto motivata da forse un pizzico di preoccupazione.
"Loro.. cosa?" bisbigliò Gommarosa, totalmente incredula.
"Hanno chiarito, befana, l'ho appena detto e non lo ripeterò. L'ho portato nella sua cazzo di casa, gli ho sbattuto davanti il fatto che è un deficiente infantile, e stamattina si è deciso a comportarsi da uomo. Questo è quanto".
Silenzio.
"Ci sono altre domande, ficcanaso di merda?"
Soltanto il fulminato ebbe il coraggio di ribattere.
"Io veramente ne avrei una.."
"Ah?"
"Come cazzo hai fatto, bro?" domandò grattandosi il lieve accenno di barba che gli punzecchiava il mento.
"Ce l'ho trascinato." ringhiai alzando gli occhi al cielo, come se avessi detto qualcosa di estremamente ovvio.
"Cazzo, chapeau." ammiccò il nero, ancora colmo di stupore fottuto.
Occhi da Procione rimase in silenzio ancora.
Lessi nel suo sguardo qualcosa che non mi importò di decifrare.
"Ed è andata bene? Intendo, ora è tranquillo?"
Alzai le spalle, ficcandomi le mani nelle tasche della tuta.
"Che cazzo ne so, penso di sì".
"Che dire, Bakubro, hai fatto un lavoro esemplare. Noi stiamo tentando di farlo da tipo sei mesi." intervenne nuovamente Sero, stampandosi in faccia un sorriso soddisfatto.
Non seppi bene come rispondere.
Perché si è lasciato aiutare soltanto da me?
Molto probabilmente era la stessa domanda che si stava ponendo in quel momento la Rosa.
"Adesso avete finito di scartavetrarmi i coglioni? Tra poco cominciano gli allenamenti, vorrei concentrarmi".
Ma non ci fu nulla da fare. Quei tre avevano deciso di passare il sabato mattina da me, e non si sarebbero mossi di lì.
L'argomento iniziò però ad essere di mio interesse in poco tempo.
"Cammina sempre in punta di piedi, Kirishima." balbettò il fulminato.
Quel dannato coglione riusciva sempre a far valere il suo briciolo di intelligenza nel momento esatto in cui cominciavo a darla per spacciata.
"Che intendi, bro?" gli chiese Sero, volgendo a lui lo sguardo.
Rispose Ashimerda al suo posto.
"Intende che, nonostante si faccia sempre trascinare in mezzo al bordello, cerca sempre di dare meno fastidio possibile".
Hanno ragione.
Ed era davvero così.
Quel coglione avrebbe sacrificato il suo volere per accontentare gli altri.
Non aveva un briciolo di fottuta autostima.
Non che me ne fregasse qualcosa.
D'altro canto, io ero Katsuki Bakugo, il Re delle Esplosioni Mortali, e non mi importava di un cazzo di nessuno.
Nemmeno di Capelli di Merda.
Rimasi comunque in silenzio, ad ascoltare quella futile conversazione, che non mi riguardava.
"Quando questa sera sarà di ritorno potremmo organizzare un torneo di carte." propose sorridendo Denki.
"È un'idea fantastica!" esclamò l'Aliena balzando in aria.
"Sei dei nostri, Bakubro?" si rivolse a me Sero.
Scossi il capo.
"Col cazzo".
Fu proprio a quel punto che Pikachu decise di mettere in pericolo la sua intera esistenza.
"Senti, Bakugo, ma tu non ce l'hai proprio una ragazza? Intendo, esiste qualcuno che ti piace o che ti garba? Chessò, un compagno delle scuole medie, una tenda da cucina, una marionetta, un pupaz.. Ehi, ma quello non è l'orsetto di Kirishima?"
Per un momento sudai freddo.
Tutti e tre si voltarono incuriositi verso Teddy Riot.
Maledetti ficcanaso.
L'odore di nitroglicerina si sparse nell'aria.
Iniziai ad incazzarmi.
"Si chiama Teddy Riot." ringhiai indicandolo. Mi diede fastidio sentirlo chiamare 'orsetto'. Quel peluche valeva molto di più. "Il coglione lo ha dimenticato qui ieri." aggiunsi.
"Ah, okay." se la bevve Kaminari. Poi continuo a far montare la mia rabbia come panna da cucina.
"Quindi? Non ti interessa nessuno?"
Scattai come una molla.
Non riuscii più a trattenermi.
"CERTO CHE NO, RAZZA DI COMPARSE! IO NON PERDO TEMPO CON QUESTE INUTILI CAZZATE!"
I tre non si scomposero di un millimetro. Forse se lo aspettavano.
Stavo cominciando a perdere di credibilità all'interno di quella maledetta sezione.
Decisi dunque in quel momento che, durante la pausa pranzo, avrei immotivatamente attaccato briga col Bastardo a Metà e pestato a sangue MerDeku, in modo da ristabilire le gerarchie.
"Che palle, bro, insomma, non c'è nemmeno nessuno con cui ti vorresti divertire una sera?" mi punzecchiò il corvino.
Fu in quell'istante che mi passarono per la mente le immagini della sera prima, ed io non riuscii a muovere un muscolo.
Perché avevo il petto in subbuglio?
Perché tutte le cazzo di dannatissime strade conducevano sempre a lui?
Non riuscii a darmi pace, e proprio per questo accantonai, ancora una volta, Capelli di Merda e la sua cazzo di lettera nel dimenticatoio, lontano da me e da tutte le mie intoccabili ed assolute ambizioni.
Non avrei permesso a nessuno di strapparmi via dai miei obiettivi.
Io dovevo diventare l'eroe numero uno.
Il resto era soltanto contorno.
E a me, del contorno, non era mai fregato un cazzo di niente.
Risposi con troppa calma, dovuta forse al fatto che le immagini di Kirishima mi rabbuiarono in un nanosecondo.
"Scoperei soltanto con me stesso. Voialtri mi avete rotto il cazzo".
Denki e Sero scoppiarono in una risatina infantile, decisamente prevedibile.
"Questo si chiama narcisismo." sputò l'Aliena, inacidita più che mai, più del solito.
"Chiamalo come cazzo ti pare, non mi interessa." bofonchiai.
"Adesso piantatela con queste dannate domande, siete fastidiosi." grugnii frugando nello zaino ed estraendo il libro di algebra.
"Sai, fanno così gli amici, Bakubro. Ogni tanto si incontrano, chiacchierano, bevono del té.. A proposito, ne vuoi un po'? L'abbiamo preso alle macchinette!"
"Tieniti pure il tuo piscio imbottigliato. E, no, io non ho nessun amico." ringhiai serio.
"Grazie, bro, anche noi ti vogliamo bene." Rispose Denki, fingendo commozione insieme all'altro coglione dai capelli neri.
"Uh, quasi dimenticavo, volete vedere la foto della mia cagnolina, Polpetta? Adesso è incinta, sta aspettando dei cucc-"
"Hai chiamato il tuo cane Polpetta?" domandai rivolto verso Scotch, sempre più allibito.
Quello alzò le spalle.
"Sì. Il fidanzato si chiama Pasticcino." rispose fiero.
"Non ho davvero parole.." s'intromise Ashido scuotendo il capo.
Per una volta eravamo d'accordo su qualcosa.
Ad interrompere quel momento fu il rumore di passi spedito nel corridoio. Improvvisamente, la mia porta si spalancò.
Il quattrocchi era sull'uscio, pallido in viso più che mai, con gli occhi sgranati da quello che sembrò essere vero e proprio terrore.
Rimanemmo tutti pietrificati.
Io, preso dall'istinto, balzai in piedi fulmineo.
Compresi immediatamente che qualcosa non andava.
"Ragazzi!" urlò con il fiato pesante.
Una sensazione di nausea iniziò a prendere il sopravvento sul mio stomaco.
L'odore di nitroglicerina si fece più fitto.
"C'è Aizawa-Sensei in salotto, sbrigatevi. Kirishima-"
Ma non fece in tempo a finire.
Io ero già al piano di sotto.
Quante volte avevo ripreso quella testa di cazzo per aver lasciato la porta della camera aperta.
Quel giorno però fui io a farlo.
Rimase così, spalancata, in balia di chiunque.
E non me ne fregò un cazzo di niente.
Gli altri quattro mi seguirono, e in una frazione di secondo furono al piano inferiore.
Erano tutti lì. Mancavano soltanto Capelli di Merda e MerDeku.
Iniziai a sudare freddo. Stavo perdendo la calma, e non ne compresi la motivazione.
I miei occhi schizzarono sul sensei, di fronte a tutte le fottute comparse, con il viso più teso del solito. Notai un rivolo di sangue scendere dal suo indice affusolato, morso fino alla carne.
"Ragazzi, sedetevi." ordinò rivolto ad Ashido, Sero, e Kaminari, supponendo che sarebbero stati loro quelli incapaci di reggere il colpo.
Aveva sbagliato i conti.
Il mio corpo prese a tremare.
Non era mai successo.
Che cazzo ti prende, Katsuki?
"Cosa succede, sensei?" domandò Denki, più allarmato che mai.
"L'operazione di cattura di Overhaul, quella che ha coinvolto alcuni dei vostri compagni, è andata a buon fine." affermò pacatamente. Troppo pacatamente.
"Dov'è Kirishima?" domandai secco. Non avevo tempo per i preamboli.
Non avevo tempo per i giochini.
Non ero un bambino, a me lo zucchero per inghiottire la pillola non serviva.
I tremori cominciarono a farsi sempre più vividi, sempre più reali.
Non mi resi conto di avere addosso gli occhi sgranati di tutta la classe.
Sembrava un incubo, un fottuto incubo dal quale non riuscivo a svegliarmi.
"I vostri compagni Midoriya e Kirishima sono rimasti offesi." proseguì l'uomo.
"Deku sta bene, è soltanto fermo a letto, perciò non preoccupatevi".
La rabbia cominciò a prendere il sopravvento, e a viaggiare pari passo con il terrore.
Per la prima volta, eccolo lì, in tutta la sua devastante potenza: il terrore.
"Dove cazzo è Kirishima?" urlai battendo con forza un piede a terra. Mi ci volle qualche secondo per recuperare l'ossigeno necessario a parlare.
Ero in completa apnea.
Dovevo saperlo.
Dovevo saperlo in quell'istante.
"Siediti, Bakugo." intimò l'uomo.
Ma io non ubbidii. Rimasi lì, impalato come un coglione, a puntare gli occhi, quasi fuori dalle orbite dalla rabbia, sul pezzo di merda dai capelli neri.
"È in ospedale".
Calò il gelo.
Ashido Mina impallidì completamente. La vidi, per la prima volta, totalmente in preda al panico.
Ebbe però il coraggio di porre la domanda che stavo aspettando.
"E come sta?"
L'insegnante ispirò profondamente.
Present Mic, fino a quel momento rimasto sull'uscio, avanzò a passo spedito, poggiando una mano sulla spalla del collega.
"È grave".
Fu il tilt più totale.
Non volli sentire altro.
Di quell'istante ricordo soltanto i conati di vomito, la rabbia, il battito impazzito del cuore, e la totale confusione.
Schizzai come un cane rabbioso fuori dal dormitorio. Ero diretto da lui.
Fu una delle maledette bende del sensei a riportarmi dentro, a rinchiudermi, ancora, in quella cazzo di scuola maledetta.
"Bakugo, non puoi muoverti di qua." sentenziò l'uomo, provando ad immobilizzarmi.
Ringhiai con forza, deglutendo più volte per evitare di rimettere di fronte a tutte le comparse del cazzo, e dimenandomi il più possibile.
L'odore di nitroglicerina era oramai insopportabile.
"Mi lasci immediatamente! Io devo andare, razza di mummia del cazzo, mi liberi IN QUESTO DANNATO ISTANTE!"
Dalla mia bocca stava uscendo soltanto veleno.
"Bakugo, è troppo pericoloso. Ci sono dei Villain in città e voi dovete rimanere sotto la nostra supervisione. Dobbiamo aspettare che si calmino le acque".
La rabbia mi infiammò completamente il cervello. Cominciai a caricare una potente esplosione, fuori da ogni mio controllo.
"ME NE SBATTO IL CAZZO! SE NON MI LIBERA
ADESSO, BUTTERÒ GIÙ CON LA FORZA OGNI SINGOLO MATTONE DI QUESTA STUPIDA SCUOLA, MI HA SENTITO BENE?!"
Le sue bende si strinsero con forza attorno al mio corpo.
"Bakugo, adesso devi assolutamente calmarti".
Fu in quel momento che rilasciai l'esplosione, incenerendo ogni benda, una dopo l'altra.
Approfittai del momento per sgattaiolare via, ma fui nuovamente trattenuto dalle comparse, che mi seguirono fuori insieme ai docenti.
"Katsuki Bakugo, ancora un passo o una parola di troppo e sarai espulso dalla scuola." intimò
Aizawa, piantandomi gli occhi neri addosso. Era serio più che mai.
Ma io lo ero più di lui.
"Senza questo diploma, non potrai mai diventare un eroe".
Povero illuso.
Non aveva capito un cazzo di niente di me.
Assottigliai lo sguardo, ed in un istante mi sfilai la felpa della scuola, lasciandola cadere sul prato.
"NON ME NE FREGA UN CAZZO DEL DIPLOMA, DI LEI, DELLA FOTTUTA SCUOLA,
E DI DIVENTARE UN DANNATISSIMO EROE! INIZI PURE A PREPARARE I DOCUMENTI D'ESPULSIONE." gridai con tutto il fiato che avevo in corpo, scalciando come un cavallo impazzito.
L'intera classe rimase pietrificata. Ashido Mina più di tutti. Non che mi importasse di loro, in ogni caso.
Ribadii quel concetto a voce ancora più alta, forse più per me stesso che per gli altri.
"NON ME NE FREGA UN CAZZO DI DIVENTARE UN MALEDETTO EROE!"
Poi schizzai via, più veloce del vento.
E nessuno più riuscì a fermarmi.
Capelli di Merda, sto arrivando.
Resisti.
Quel giorno compresi quanto davvero fossi stato dannatamente un'esima testa di cazzo.
E compresi anche di aver sbagliato tutto.
Giunsi al maledetto ospedale in pochi minuti, con il cuore in gola e la sensazione di nausea premuta sullo stomaco.
Mi feci accompagnare nel reparto corretto da un'infermiera di passaggio.
Terapia intensiva.
Dovetti prendermi qualche secondo per forzare l'ossigeno ad entrare nei polmoni.
"Non le è concesso entrare qui, signore." sussurrò amareggiata di fronte alla sua porta.
Eravamo separati soltanto da una fottuta parete.
"Io faccio il cazzo che mi pare, lo ha capito?" intimai, cercando di non risultare aggressivo.
La donna mi squadrò impaurita, scuotendo il capo lentamente.
"Non può vedere nessuno al momento, il signor Kirishima".
Nel bel mezzo del mio delirio, compresi di dover cambiare strategia. Mi abbassai a quei livelli, senza pensarci nemmeno per un secondo. Non l'avevo mai fatto per nessuno.
"La prego. Ho il dannato bisogno di entrare in quella cazzo di stanza".
L'infermiera tentennò. Non so se per il mio fiato corto, gli occhi da animale selvatico terrorizzato, o i tremori delle mie mani.
"Non toccare niente, hai capito?"
Annuii da bravo soldato, per poi precipitarmi dentro quella maledetta stanza, quella fottuta porta affacciata sull'incubo più vivido della mia esistenza, senza nemmeno ringraziare la donna che aveva fatto per me uno strappo alla regola.
Quando fui dentro mi mancò l'aria nei polmoni.
Capelli di merda era lì, da solo.
Fasciato dalla testa ai piedi, con una mascherina e qualche flebo attaccata al corpo.
Il senso di vomito crebbe in me sempre più, quasi fino a farmi soffocare.
Non ero pronto.
Non ero pronto a quel momento
E non lo sarei stato nemmeno se mi fossi allenato per anni.
Mi precipitai al suo fianco, squadrandolo sempre di più mentre giaceva inerme sul fottuto lettino, tumefatto come mai mi sarei aspettato di vederlo in vita mia.
Avrei dato tutto, qualsiasi cosa in mio possesso, per vederlo esattamente come lo avevo lasciato il giorno prima, vispo e in piedi sulle sue cazzo di gambe.
"Oi, Capelli di Merda.." sussurrai al limite della lucidità, sperando invano in una cazzo di risposta.
Era lì, immobile davanti a me, e quella visione cominciò a recidere tutto il mio autocontrollo.
"Capelli di Merda.." riprovai, portando istintivamente una mano sulla sua, l'unica sua parte del corpo rimasta libera dalle bende.
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime.
Non osare piangere.
Ma non riuscii a farne a meno.
"Oi, Capelli di Merda, che cosa hai combinato?" continuai ancora, trattenendo i singhiozzi e tirando su con il naso.
Fortunatamente ero da solo in quella cazzo di stanza, e i miei deliri da fottuto idiota sarebbero rimasti tra quelle quattro mura.
O almeno, così credevo.
Seduto su una sedia, nell'angolo più lontano, c'era infatti niente meno che All Might.
Eppure io non lo vidi, e sarebbe passato un bel po' prima che mi accorgessi della sua presenza.
Eijiro in quelle condizioni fu il colpo più duro di tutta la mia vita.
Non capii perché, e non riuscii nemmeno a domandarmelo.
Sentivo soltanto un profondo dolore, che partiva dalla punta dei miei alluci e si irradiava fino al cuoio capelluto.
Faticai a respirare. La vista si appannò, e le mie lacrime presero a bagnarmi le guance. Erano fredde. O forse ero semplicemente io sul punto di prendere fuoco.
Mi sentii perso.
Mi sentii solo.
Mi sentii al centro esatto di un universo buio, inghiottito soltanto da un vortice di dolore e incredulità.
Non poteva essere vero.
Quello non era Kirishima.
Il mio Kirishima.
"Kiri, cazzo, svegliati! Voglio un fottuto ghiacciolo, dobbiamo andare al chiosco!"
La rabbia ricominciò a prendere il sopravvento.
Quel coglione continuava a non rispondermi.
Come diavolo aveva fatto a ridursi in quel modo?
Le parole scritte su quella cazzo di lettera non erano un'esagerazione.
E mentre lui ribolliva nell'ansia, io stavo dormendo beato.
Se solo lo avessi aspettato.
Se soltanto gli avessi fatto fare tardi quella mattina, tenendolo incollato al mio letto per più tempo del dovuto.
Non l'avevo salvato.
Lui, che mi proteggeva sempre tra le sue braccia forti e indurite.
Lui, che mi diceva sempre di non temere, perché in sua presenza nessuno mi avrebbe mai torto un capello.
Lui, che profumava di casa, sicurezza, salvezza.
Io non l'avevo salvato.
Strinsi i pugni con più forza che mai, conficcando le unghie nella carne e lasciandole lì.
"Capelli di Merda, lo giuro, se becco chi ti ha ridotto in questo stato lo ammazzo! E poi ammazzo anche te, mi hai capito, fottuto coglione!?"
Continuavo a piangere e a singhiozzare come un bambino.
Non poteva succedere.
Perché proprio lui?
Perché tra tutte le persone del fottutissimo mondo, lui?!
Presi ad agitarmi ancora di più. Ero carico di terrore, di ansie.
In un attimo caddi in ginocchio, poggiando anche la fronte sulla mano ruvida e tumefatta del Rosso. Proprio quella che mi strinse i capelli nemmeno un giorno prima sul prato di casa sua.
"Vuoi parlare di sentimenti, razza di coglione?! Va bene, svegliati e parliamone, cagasotto. Abbi il coraggio di svegliarti e parliamo del cazzo che ti pare." sussurrai tra i singhiozzi.
In quel momento compresi l'importanza di Eijiro Kirishima all'interno della mia vita.
Non potevo permettermi di perderlo.
Che cosa diavolo sarei stato senza di lui?
Forse un sacco vuoto.
Un inutile sacco vuoto.
Quello che entrò alla U.A. convinto di poter conquistare il mondo, e che adesso si trovava ai piedi di un lettino di merda, rischiando di perderlo, il mondo intero, tutto in una volta sola.
"Non puoi farmi questo, lo capisci, palla di merda? Ho bisogno di te, dannato petardo! Tu sei.."
Mi bloccai alla ricerca di un termine di paragone non offensivo. Le mie lacrime continuarono a bagnare il lettino e la mano di Kirishima.
Il cesto di frutta adagiato sul comodino fece al caso mio.
"Sei l'altra metà della mela, Capelli di Merda".
La mancanza d'aria mi costrinse a fermarmi per qualche secondo.
"Senza di te io qui faccio un casino, lo capisci? Distruggo tutto, Eijiro, le cose, le persone, le situazioni. Io senza di te faccio saltare in aria tutto!"
Ripresi a scaldarmi più del dovuto.
Il pianto non mi permise di andare oltre.
Cercai soltanto di respirare, anelando ad un po' di ossigeno, che il dolore rubava sadico ai miei polmoni.
Che cosa gli sarebbe successo?
Resisti, Capelli di Merda.
Resisti.
Resisti per me.
Una mano sulla spalla mi fece sobbalzare.
"Ragazzo.."
Era All Might. Striminzito e serio più che mai.
Rimasi impietrito davanti alla sua presenza.
Da quanto tempo era lì?
Non mi importò nemmeno più di tanto.
In quel momento, a dir la verità, non m'importava di un cazzo di niente.
Avrei fatto i conti con me stesso soltanto qualche tempo dopo.
"Non ci torno nella fottuta scuola, se lo ficchi in testa!" sbraitai.
Lui mi interruppe subito.
"Non sono qui per riportarti a scuola, Bakugo. Alzati da terra però, prendi un bicchiere d'acqua, forza." sussurrò pacato, allungandomi il bicchiere.
Rifiutai con un gesto, ma lui insistette.
Decisi così di assecondarlo, trangugiando frettolosamente tutto il bicchiere d'acqua, lasciando forse cadere qualche lacrima al suo interno.
"Come sta?" domandai rivolto verso il pro hero.
Quello scosse il capo.
"Ha quasi tutte le ossa rotte. Due emorragie interne, non può ancora respirare in autonomia".
Quelle parole mi logorarono dentro, facendo aumentare ancor di più il peso sul mio petto.
"Sensei.." sussurrai lentamente, completamente perso.
"Dimmi".
"Non posso perdere Capelli di Merda.."
Non so perché pronunciai quelle parole.
Non so nemmeno perché proprio davanti a lui.
Da quel momento in poi ricordo però solo l'abbraccio dell'uomo, i miei pugni stretti, e i singhiozzi che riempirono l'intera stanza.
Volevo urlare, con tutto il fiato che mi era rimasto in gola, ma dalla mia bocca uscirono solo gemiti sconnessi, carichi di dolore, pregni di un sentimento che non avevo mai provato.
Dopo una decina di minuti cominciai a recuperare un po' di lucidità e di autocontrollo, il necessario per riuscire a pronunciare qualche parola.
"Bakugo, questo è il momento in cui devi essere il più forte possibile, lo capisci?"
Mi sforzai dunque di capire, e di agire di conseguenza.
Avrei dovuto essere forte nel momento esatto in cui ero rimasto completamente senza forze?
Che cazzo di controsenso.
Il dolore impedì ogni mio movimento.
Riuscii a stento a liberarmi dalla presa di All Might, tornando sulla mano di Capelli di Merda e fissandolo.
Il suo petto si abbassava e alzava ritmicamente. Ma quello non era il solito ritmo che seguiva il suo respiro. Io lo conoscevo bene, l'avevo sentito tante volte, e lo avrei potuto riconoscere tra un milione.
"Non mi muoverò di qui." sentenziai, puntando gli occhi lucidi sull'uomo, il quale provò a ribattere.
"Non le ho mai chiesto un cazzo di niente, sensei. Questo è tutto ciò che le domando. Me lo deve. Lei me lo deve".
Soltanto da morto sarei uscito da quella fottuta camera.
"Va bene, ragazzo.." si rassegnò l'uomo, abbassando il capo e fissandosi la punta delle scarpe.
Molto probabilmente, quella scena, aveva turbato anche lui.
Ma io ero troppo fuori di me per rendermene conto.
"Rimango fuori, in caso si presentasse qualcuno. Se hai bisogno di un cambio, fatti vivo.." sussurrò, allontanandosi a passo spedito.
In quel momento misi in pratica uno degli insegnamenti di Capelli di Merda.
Poco prima che uscisse, con il poco fiato che mi era
rimasto, pronunciai quella parola.
"Grazie, sensei".
Rinunciai all'idea di insultare Kirishima.
Non si sarebbe svegliato.
Rimasi dunque con la fronte poggiata sulla sua mano, a lasciar scivolare qualche lacrima sul lettino di tanto in tanto, e a fissare i suoi occhi chiusi, in attesa che si spalancassero da un momento all'altro.
Trascorsi così il pomeriggio. Tra un conato e un altro, in attesa di non so bene che cosa.
Quando la porta verde si spalancò, mi voltai a rilento. Erano i suoi genitori.
Soltanto in quel momento mi alzai.
Entrambi si precipitarono ai bordi del lettino, ed io mi feci silenziosamente da parte, sfregandomi gli occhi per nascondere ogni traccia di pianto.
"Non allontanarti, Bakugo. Puoi restare tutto il tempo che vuoi." tuonò l'uomo, con la voce rotta e le mani tremanti.
Pensai però che fosse giusto lasciar loro un po' di spazio, così annuii e ringraziai.
"Prendo una boccata d'aria e torno subito." sussurrai, allontanandomi dalla stanza, e raggiungendo la saletta d'attesa.
Mi sentii completamente impotente, vuoto.
Proprio come durante la sconfitta di All Might.
Bruciò però ancora di più.
Perché Capelli di Merda, io avrei potuto proteggerlo.
Avrei voluto disintegrare tutto, ogni fottuto angolo di quel posto di merda. Farlo esplodere e saltare in aria in un cazzo di secondo.
Una volta entrato in saletta di attesa, mi accorsi che tutti, proprio tutti, i fottuti compagni della UA erano lì. E con loro anche Aizawa e Present Mic.
Il fitto silenzio rimbombò per la stanza, e mi sentii addosso gli occhi di ciascuna Comparsa.
Mi accasciai su una delle panche a caso, proprio al fianco di Faccia Tonda.
Non perse un attimo a circondarmi le spalle con un braccio, decisamente più invadente del solito.
Io la lasciai fare, estremamente noncurante del mondo esterno.
"Come sta?" domandò Ashido Mina, piantandomi addosso le pozze nere.
Alzai le spalle, ficcandomi le mani in tasca.
Non riuscii a rispondere.
Se lo avessi fatto, non sarei riuscito a trattenere il pianto.
Di quel giorno ricordo il silenzio, il vuoto, il ticchettio delle lancette, e l'attesa infinita.
Tornai dopo un po' dentro quella stanza, realizzando per la prima volta che tutte quelle persone erano lì soltanto per Kirishima, dalla prima all'ultima.
Era fatto così, Capelli di Merda. Entrava nel cuore di qualunque persona lo conoscesse.
Non gli mancava nulla.
Era circondato d'affetto, tutto quello che meritava.
Soltanto allora compresi che io, Katsuki Bakugo, per entrare nella vita di quel maledetto Rosso avrei dovuto soltanto arricchirlo.
Non spegnerlo.
"Passatempo un paio di cazzi." ringhiai battendo un piede furente a terra, e passando la mano leggera tra le sue dita.
"Sei l'altra metà della mela, hai capito?".
Meravigliosa tavola realizzata dal mio cuoricino rosiecactuss , che sa sempre come farmi piangere.
Grazie ancora per lo splendido disegno. ❤️
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