21. Carrellologia?
Quando trillò la cazzo di sveglia mi resi conto subito di non essere nella mia stanza, e che quello non era il maledetto suono al quale ero abituato.
Agguantai con rabbia la fonte del fastidio ed inarcai il braccio, pronto a sfracellarla contro il muro.
Il mio corpo era completamente dolorante, e al petto stringevo qualcosa di morbido e profumato. Le scene della sera prima mi si ripresentarono davanti, e mi regalarono un immediato conato di vomito.
Deku e All Might, quei due pezzi di bastardi.
"Fermati Bakubro, ho solo quello di telefono!"
La sua inconfondibile voce mi trascinò via dalla mia nuvola d'ira, riportandomi di fronte alla cazzo di maledetta realtà.
Improvvisamente rammentai quello che successe dopo la lite con MerDeku.
Aprii di scatto gli occhi, terrorizzato di fronte al fatto che potesse essersi trattato della pura verità, e non di un fottutissimo sogno.
E infatti, così fu.
Davanti a me c'era il petto muscoloso di Capelli di Merda, inginocchiato al bordo del letto, già in tiro nel suo costume da Hero, con in mano qualche benda e del disinfettante, intento ad armeggiare con il mio braccio. Con l'altra mano stringevo a me un peluche bizzarro, morbido, dall'odore di lavanda, che scaraventai all'angolo del letto, cercando di non dare troppo nell'occhio.
Per un attimo, solo un attimo, fui soffocato dall'imbarazzo nel vederlo.
Mille volte, forse anche di più, lo vidi con il suo costume addosso.
Che mi stava prendendo dunque?
Spostai lo sguardo assottigliato e furente a ciò che stava combinando il rosso: ancora le dannate medicazioni.
"Cosa cazzo stai facendo?" ringhiai a bassa voce, dimenandomi e lasciando cadere sul letto il telefono di Kirishima, che se non fosse stato per il suo intervento sarebbe andato in mille pezzi sul pavimento.
Era un'ora insolita per lui. Mi fece quasi impressione vederlo lì, già pronto, molto prima di me. Aveva preso davvero seriamente quel dannato tirocinio.
Mi rivolse un sorriso sereno, mostrandomi i canini appuntiti da squalo.
"Buongiorno, Bakubro".
Per un momento pensai di ricambiare, ma fortunatamente ricordai all'improvviso di non essere una fottuta mammoletta del cazzo come lui.
Ribadii il concetto, puntando gli occhi simili a fessure sulle sue mani, intente a fasciarmi un polso.
"Cosa cazzo stai facendo, Capelli di Merda".
Quello sbuffò sonoramente, per poi recuperare il maledetto, fastidioso sorriso.
"Quello che tu non faresti, dannata testa dura".
Il suo ammonimento mi colpì. Da un lato fui immensamente grato di averlo ritrovato al mio fianco e non sotto di me, nella stessa posizione in cui mi ero addormentato la notte prima.
Quanto aveva dormito?
O meglio, aveva dormito?
Mi divincolai dalla sua presa con un gesto.
"Ho fatto bene a farlo mentre dormivi." asserì lui, ghignando soddisfatto e richiudendo la boccetta di alcol. Si alzò in piedi, aggiustandosi i pantaloni con un gesto.
Lo squadrai ancora dalla testa ai piedi.
Era dannatamente muscoloso, molto più di quanto ricordassi.
Mi aveva disinfettato ogni ferita, mentre ancora dormivo. Maledetto.
Cercai di non pensare alla pessima figura della notte precedente. Eppure dovetti frugare tra quei ricordi per ripescare le frasi che mi sarebbero state utili ad alzarmi dal letto quella mattina.
Sono già l'eroe numero uno. Non ho bisogno di nient'altro. Nemmeno di All Might.
Capelli di Merda mi indicò con un dito il comodino.
Voltai la testa incuriosito, abbandonandomi alle spalle le scene della sera prima.
Nessuno mi aveva mai visto piangere, nessuno. Strinsi i pugni con forza al disgustoso pensiero di essermi comportato in quel cazzo di modo.
Stavo diventando debole, giorno dopo giorno, sempre di più.
Puntai gli occhi sul piatto adagiato sul comodino che mi stava indicando Kirishima. Era pieno di fette biscottate ricoperte di burro e marmellata.
Improvvisamente sentii l'acquolina in bocca. Adoravo quella merda.
"Ti ho preparato la colazione!" esclamò allargando quel cazzo di sorriso e strizzandomi un occhio.
"Come cazzo sai che mi piacciono?"
Quello alzò le spalle, senza rispondere. Per un attimo ebbi la sensazione che stesse cercando di farmi meno confidenza possibile.
Ripose le bende ed il disinfettante all'interno di un cassetto, o meglio, li lanciò confusionariamente dentro, chiudendo lo sportello con la punta dell'alluce.
Mi incazzai soltanto a guardarlo.
L'incazzatura durò però soltanto qualche misero secondo, perché poi tornai a soffermarmi sulla sua schiena nuda, e forse anche su qualcos'altro, fortunatamente coperto dai pantaloni.
Cosa cazzo stai facendo, Bakugo?
Scrollai violentemente la testa.
Stavo senza dubbiodiventando un rammollito come MerDeku.
"Allora, come ti senti oggi, Katsuki?" domandò il rosso, agguantando il solito gel e dando gli ultimi ritocchi si suoi capelli già acconciati.
Non ero abituato a quel tipo di domanda.
Mi ficcai una fetta biscottata in bocca, prestando particolare attenzione a non sbriciolare sulle lenzuola.
"Sto benissimo." farfugliai secco.
Gli angoli della bocca di Kirishima si alzarono ancora di più.
Si sedette con un tonfo al mio fianco, agguantando una fetta biscottata dal piatto e spezzandola con i denti appuntiti.
Quel momento, quel preciso momento, noi due seduti sul letto di Capelli di Merda a sbriciolare sulle lenzuola, con poche ore di sonno alle spalle e le luci dell'alba che illuminavano la stanza e il suo fottuto sorriso, ecco, quel momento rimase impresso nella mia mente per sempre.
Inspirai dalle narici attimi di pura serenità.
Forse era proprio quella che avrei potuto avere, se avessi preso una decisione. Se avessi scelto lui.
Allontanai il pensiero dalla mia mente, focalizzandomi sul gusto dolce della marmellata di ciliegie e del burro caldo a contatto con la mia lingua e le mie papille gustative.
"Dunque, oggi fai vedere a tutti di che pasta sei fatto!" esclamò il rosso, battendomi un lieve pugno sul braccio.
Ghignai tronfio di fronte a quelle parole. La sera precedente era acqua passata, e giurai a me stesso che non sarebbe più dovuto accadere.
Nessuno può permettersi di abbattere il Re delle Esplosioni Mortali. Nemmeno All Might. Nemmeno il Demonio in persona.
"Puoi scommetterci, Testa di Merda".
Alla mia risposta si alzò dal letto fiero. Aveva mangiato poco rispetto al solito. Soltanto in quel momento mi resi conto che aveva pronunciato quelle parole soltanto per sondare il terreno e assicurarsi che andasse tutto davvero bene. Si stava ancora preoccupando per me. Come se non avesse passato tutta la cazzo di notte a tenermi tra le sue braccia. Rabbrividii dal disgusto.
Come cazzo ho potuto permettergli una cosa simile?
Imprecai mentalmente cercando un'escamotage per fuggire dai miei cazzo di pensieri di quella mattina.
Il mio sguardo si posò sul peluche ambiguo, quello che mi ero trovato spiaccicato contro la guancia al risveglio.
Era un fottuto orsacchiotto di colore rosso, ovviamente. Fastidioso e pieno di peli, con una cresta voluminosa sparata in aria.
Non lo avevo mai notato prima in camera del rosso.
"Si chiama Teddy Riot." sghignazzò Kirishima afferrandolo e rigirandoselo con una strana delicatezza tra le mani.
"Il tuo è un chiodo fisso allora." risposi sarcastico, riferendomi al nome.
Quello rispose a suo modo alla mia provocazione, pungendomi sul vivo.
"Lo hai abbracciato tutta la mattina".
Pregai che quel bastardo non mi avesse visto assumere il colore dell'orsacchiotto di merda. Se avesse raccontato ad anima viva, e morta, gli ultimi avvenimenti, lo avrei scotennato.
Rise divertito alla mia reazione.
"Sai, è importante per me." farfugliò a basso tono.
"Me lo regalò la mia nonna quando avevo soltanto tre anni!".
Sempre sua nonna. Quel ragazzo non parlava d'altro che di quella donna. Mai lo sentii menzionare il padre o la madre, se non in rare occasioni.
"È comodo." risposi alzando le spalle e tentando di giustificare in quel modo il motivo per il quale avevo dormito abbracciato a quel coso tutta la mattina.
Kirishima mi regalò un'altra scrosciante risata.
All'improvviso passò lo sguardo sull'orologio.
"Cazzo, sono in ritardo! Devo scappare, Katsuki!" esclamò spalancando i grandi occhi rossi.
Niente di nuovo, dopotutto.
Mi lanciò in mano l'orsetto, precipitandosi poi di fronte a me.
Lasciò cadere la mano ruvida tra i miei capelli, con leggerezza inaudita.
"Prenditi cura di Teddy, chiudi la porta a chiave quando esci e, mi raccomando, niente colpi di testa, Blasty. Sei il migliore eroe del pianeta, non dimenticarlo!"
Rimasi di sasso, con Teddy Cazzo Riot in mano e le guance fottutamente rosse.
Aveva osato toccarmi i capelli.
Anzi, peggio, mi aveva trattato come un bambino, ancora.
Lo guardai agguantare il borsone rosso e schizzare via dalla stanza, rivolgendomi un ultimo luminoso sorriso ed un saluto.
"A stasera, Katsuki!"
Agitai involontariamente una mano a mezz'aria e guardai il più virile degli eroi allontanarsi, lasciandomi solo nella sua merda di stanza.
Cosa cazzo sto facendo?
Cosa cazzo stiamo facendo?
Ero rimasto solo, seduto sul letto di Kirishima, con il suo orsacchiotto in mano e la merda di consapevolezza che stavo irrimediabilmente mandando a puttane il mio orgoglio e la mia vita.
Uscii furtivo dalla stanza del rosso, con i vestiti ancora stracciati del giorno prima, serrando la porta come mi era stato chiesto di fare, ed infilando la chiave nella tasca della giacca. Gliel'avrei restituita al suo ritorno.
Involontariamente mi accorsi di stringere ancora nella mano sinistra il fottuto Teddy Riot.
"PORCO CAZZO, TEDDY!" esclamai rivolto al cazzo di pupazzo e frugando nella tasca per recuperare la chiave e lasciarlo nella camera del demente.
"Okay, tutto questo sì che è davvero strano".
La familiare e urticante voce di Pikachu mi fece voltare il capo lentamente. Per un attimo giurai di aver fatto un impercettibile balzo dallo spavento.
Il rincoglionito era lì, impalato di fronte a me, con un succo di frutta alla disgustosissima pera in mano, la cannuccia stretta tra le labbra e le sopracciglia aggrottate.
Inspirai aria bollente.
"Non sono cazzi tuoi." farfugliai cercando di non dare troppo in escandescenza e beccarmi un'ulteriore punizione, oltre a quella che mi era già stata affibbiata per aver, giustamente, sacconato di botte il broccolo bastardo nella palestra della scuola. Avrebbero dovuto assegnarmi una medaglia al valore per essere riuscito a non ammazzarlo, altro che punizione.
"Ti senti bene, bro? Stai urlando davanti alla porta di Kiribro conciato come un barbone, tumefatto abbestia, e con un orsetto ambiguo in mano".
Le parole di Kirishima risuonarono nella mia mente.
Niente colpi di testa, Blasty.
Inspirai ancora, sventolando di fronte al cazzo di fulminato l'orsetto.
"Si chiama Teddy Riot, razza di coglione." ringhiai, per poi rinunciare momentaneamente a riportarlo nella stanza del rosso e dirigendomi verso la mia.
Il biondo alzò le spalle, ancora confuso di fronte alla scena alla quale aveva assistito.
"Io quello non lo capisco proprio." farfugliò grattandosi la nuca, parlocchiando tra sé e sé.
"E QUANDO MAI ACCADE CHE CAPISCI QUALCOSA, MEH?"
Mi morsi forte la lingua dopo quella risposta, ficcandomi dentro la camera e preparandomi per andare a lezione.
Sotto il getto d'acqua bollente della doccia ragionai a lungo su quanto accaduto durante la notte prima, ma nemmeno il mio cazzo di orgoglio mi impedì di pensare che grazie alle sue parole io mi sentissi di nuovo bene.
Scagliai un violento pugno contro le mattonelle della doccia.
"Che cosa cazzo sto facendo?" bisbigliai rivolto a me stesso e ai miei comportamenti nei confronti del rosso degli ultimi tempi.
Perché?
Perché mi ritrovo sempre a cercare il suo cazzo di merdoso sorriso?
Mi strofinai con violenza i capelli coperti di shampoo, tentando poi di sciacquare via dalla mia testa anche i pensieri nocivi.
Da un lato non capii perché non riuscissi mai a fermarmi quando si trattava di lui. Dall'altro, invece, una nuova terrificante domanda iniziò a prendere forma, tormentandomi più del dovuto.
Perché cazzo tutto questo non mi basta più?
Entrai in classe al solito orario, semplicemente più addolcito dal sapore delle fette biscottate e carico di malinconia a causa della chiacchierata con me stesso sotto la doccia.
In poco tempo l'aula cominciò a riempirsi e, come da qualche mese a quella parte, nessun ritardatario di merda rosso cremisi interruppe con il suo goffo arrivo la lezione.
I miei lividi e quelli di MerDeku attirarono molta attenzione e molte domande, ma fortunatamente pensò la mezza calzetta a dare tutte le dovute spiegazioni.
Il Quattrocchi bastardo si sentì in dovere di rifilarci una patetica ramanzina, che mi entrò da un orecchio e uscì tale e quale dall'altro.
Rivolsi uno sguardo fugace alle mie medicazioni.
Per tutta la notte, quel coglione si era preso cura di me.
Aizawa fece il suo ingresso accompagnato da una donna di mezz'età, alta, con indosso un paio di occhiali rotondi e un vestitino a fiori decisamente stucchevole.
Quale cazzo è la novità di oggi?
Fui comunque sollevato di non aver visto quella portasfiga di Recovery Girl. Se non altro, nessuno si sarebbe fatto male quel giorno.
Il sensei presentò la sconosciuta: Mira Nakamura, avrebbe fatto parte del corpo docenti per un trimestre.
Si trattava della più grande esperta di psicologia di tutti i tempi. Persino io, che con i suoi mille studi mi sarei volentieri pulito il culo, la conoscevo.
"Lei sarà la vostra psicologa".
Questa scuola mi ha proprio rotto i coglioni.
Le comparse sembrarono tutte incuriosite, alcune trepidanti di fronte alla celebrità.
"Dati gli ultimi avvenimenti nefasti, e le situazioni nelle quali siete stati costretti a trovarvi, il preside ha ritenuto opportuno inserire un sostegno psicologico per tutti voi".
Non mi ha solo rotto i coglioni, me li ha sfracellati.
"La collega Nakamura farà con voi soltanto la prima ora del lunedì. I restanti giorni la troverete a nel suo studio, a vostra completa disposizione. Lascio comunque nelle sue mani tutto il resto, noi ci vediamo più tardi." concluse il sensei, allontanandosi ed estraendo intanto, dall'interno del suo borsone, il solito sacco a pelo giallo.
Sull'aula scese il silenzio. L'aria era colma di eccitazione. Non mia, ovviamente. Io avevo solo voglia di spaccare la faccia a MerDeku.
La donna saltellò fino alla cattedra, sedendovisi sopra con leggerezza.
Era decisa, forte, sicura. Gli sguardi di totale ammirazione stampati sui disgustosi volti delle Comparse di merda le furono sicuramente d'aiuto.
Quella dannata strega, persino io lo sapevo, possedeva il fottuto quirk in grado di trasportare le menti all'interno del proprio subconscio. Inutile quanto rivoltante.
Grazie al cazzo che sei diventata psicologa.
"Buongiorno a tutti. Come vi ha già anticipato Aizawa, io sono Mira Nakamura, e sarò la vostra sensei per qualche mese. Sono onorata di fare la vostra conoscenza".
Il suo caldo sorriso mi ricordò per un momento quello di Kirishima.
"Dunque, ho fretta di conoscervi e d'iniziare la lezione, perciò comincerò subito elencando i tre motivi fondamentali che spiegano la mia attuale presenza tra voi. Punto primo: tutti gli heroes hanno bisogno di un sostegno psicologico, a partire dagli esordi, ed è per questo che sono qui. La morale non è una faccenda trascurabile, nemmeno per voi, dunque aspettatevi lezioni inerenti soprattutto a questo.
Punto secondo: mi è stato riferito che la vostra sezione ha avuto precocemente a che fare con la Lega dei Villains, e alcuni di voi sono rimasti coinvolti in prima persona. Sappiate che, in separata sede, sono sempre disponibile per un consulto in merito. Punto terzo: sono completamente al vostro servizio. Per qualsiasi motivo, per qualsiasi problema, potrete trovarmi nel mio studio. Si trova al secondo piano, vicino a quello della professoressa Midnight. Non sottovalutate nulla, ragazzi. La vostra mente importa esattamente tanto quanto il vostro fisico".
Che puttanata.
Ma le puttanate, quella mattina, erano appena cominciate.
Subito dopo le merdose presentazioni infatti, diede inizio alla sua fottuta, maledetta lezione, che mise dentro alle mie scarpe non uno, non due, ma almeno cinquecento sassolini fastidiosi di merda.
"Oggi parleremo di.."
"Educazione sessuale, fa' che sia educazione sessuale!" pregò il cazzo di nano viola sussurrando. Ovviamente lo udirono tutti.
"Carrellologia".
Carrellologia?
"Carrelloloche?" squittì il fulminato, posandosi un indice sul mento.
"Ma è possibile che una squilibrata debba insegnarmi a fare la spesa?!" farfugliai irritato.
"Bakugo-kun! Hai idea di chi sia quella che hai appena chiamato squilibrata?" mi riprese fulmineo il Quattrocchi di merda.
"Non mi interessa".
Quella ignorò bellamente il nostro battibecco, scrivendo a caratteri cubitali la terrificante parola alla lavagna.
"Se si parla di alimentazione, sono decisamente spacciato." intervenne Sero, sorridendo imbarazzato.
"Puoi dirlo forte, bro. Nel tuo cazzo di carrello ci ficcheresti anche i ratti in salamoia." rispose Pikachu ghignando.
Se avessero saputo tutte le schifezze che Capelli di Merda nascondeva nell'armadio, la pietra dello scandalo sarebbe senza dubbio diventata lui.
Smettila di pensare a Kirishima.
Sotto la parola CARRELLOLOGIA scritta a caratteri cubitali sulla lavagna, si aggiunse un sottotitolo ancora più ambiguo.
'Uccideresti l'uomo grasso'?
Yaoyoricca storse lo striminzito nasino appuntito, alzando la mano.
"Se posso permettermi, sensei, che cosa significa tutto questo?"
"Io penso che non riuscirei ad uccidere proprio nessuno.." farfugliò MerDeku, evidentemente in panico.
A quanto pare non ho colpito abbastanza la sua cazzo di bocca.
"Posso mettere la soba nel mio carrello?" domandò il Bastardo diviso a Metà rivolto verso Deku.
"Io nel mio carrello ficcherò soltanto una montagna di preserv-"
Una scarpa raggiunse la nuca del nano bastardo in una frazione di secondo.
"Li riusciresti ad usare soltanto per farci dei palloncini, squilibrato!" lo rimproverò Jirou, saltellando a lato dell'aula per recuperare la calzatura.
Orecchie di Buddha non mi deludeva mai.
"L'uomo grasso penso di essere io, se continuo a mettere nel carrello Mochi e merendine!" intervenne Faccia Tonda imbarazzata.
"L'uomo grasso si uccide da solo se mette troppe schifezze nel carrello, giusto?" domandò Casper evidentemente emozionata di fronte a quella puttanata.
La squilibrata decise finalmente di porre fine alla suspance ed al delirio dei deficienti.
"La carrellologia non c'entra niente con i carrelli, né tantomeno con il fare la spesa." sghignazzò divertita.
Ci sta prendendo per il culo.
"La carrelologia è un dilemma etico-filosofico".
"Non ho capito un cazzo." bisbigliò il fulminato.
Non avevo dubbi.
"Entriamo più nel vivo." continuò la sensei.
"Immaginate di essere sopra un cavalcavia affacciato sul binario di una ferrovia. Di fianco a voi c'è un uomo grasso".
"Se fiata o si fa i cazzi miei, lo uccido. Semplice. Fine del dilemma." intervenni io, seccato da tutta quella rottura di cazzo.
La psicologa però mi ignorò, proseguendo con il dilemma.
"All'improvviso, vi rendete conto che sui binari sono legate ben 5 persone e che è in arrivo un carrello ferroviario impazzito il quale, se non fermato, ucciderà tutti".
Sull'aula calò il silenzio.
"Buttando giù dal cavalcavia l'uomo grasso, la sua massa sui binari riuscirebbe a fermare il carrello impazzito".
Stavo iniziando a capire dove volesse andare a parare.
"Dunque, uccidereste l'uomo grasso per salvare la vita a 5 persone?"
Rimasero tutti di sasso.
Un ghigno si disegnò sulla faccia della psicologa davanti al nostro silenzio.
Io, però, non ebbi nessun dubbio.
"A MORTE IL CICCIONE!" sbraitai sbattendo una mano iraconda sul banco.
Dal punto di vista utilitaristico si trattava semplicemente di scegliere il male minore: spingere il grassone innocente per salvare 5 persone altrettanto innocenti.
Vidi MerDeku alzarsi di scatto, puntandomi un dito contro.
"Come puoi p-pensare una cosa simile, K-Kacchan?" domandò alquanto alterato.
Quel coglioncello non aveva proprio capito che per un bel po' avrebbe fatto meglio a restarmi lontano.
Non risposi alla sua velata accusa, morsicandomi gli interni delle guance per non ricominciare a sbraitare e massacrarlo di botte.
Da quando mi impegnavo per mantenere un buon temperamento?
"Tu non sei nessuno p-per scegliere di sacrificare l-l'uomo grasso!" continuò quello.
Mi spazientii.
"Una vita per risparmiarne cinque. Tu li guarderesti morire tutti, eh, MerDeku?"
"La fai dannatamente facile, Bakugo." Intervenne Occhi da Procione, incrociando le braccia affusolate sul petto e facendo schiocchiare la lingua sul palato.
"Se al posto dell'uomo grasso ci fosse qualcuno di tua conoscenza, un amico di infanzia, per esempio. Ecco, che faresti se l'uomo grasso fosse Midoriya?"
Una crescente risata partì dall'angolo più remoto del mio stomaco.
"Se l'uomo grasso è MerDeku, il problema non mi si pone neanche".
"È vero, K-Kacchan mi lancerebbe dal cavalcavia anche senza il carrello impazzito." confermò il verde, passandosi una mano dietro alla nuca.
"Corretto. A MORTE LO SMIDOLLATO!"
A quel punto intervenne la Sensei.
"Esatto, ragazzi, avete centrato in pieno il secondo step. Se l'uomo grasso fosse una persona cara, la situazione cambierebbe? O se fosse tra le 5 persone legate, allora continuereste a non voler intervenire?"
La donna mi rivolse uno sguardo immediatamente dopo.
"Insomma, Bakugo, è così che ti chiami, vero? La risposta sarebbe così scontata anche se l'uomo grasso fosse tua mamma?"
Feci finta di riflettere per qualche secondo.
"A MORTE LA VECCHIA BEFANA!"
Il rappresentante si passò sconcertato una mano sul viso.
"Sei un caso disperato, Bakugo-kun".
"Suvvia, davvero non esiste una persona al mondo che ti farebbe quanto meno mettere in discussione per qualche secondo la tua irremovibile scelta, kero?" intervenne la rana incuriosita.
"No".
"Nessuna-nessuna?" mi punzecchiò Pikachu.
"Ho detto no. Una vita per salvarne cinque. È più che logico".
Le Comparse non capirono che quella questione mi avrebbe regalato una nottata completamente in bianco.
"Mi scusi, sensei, ma siamo davvero certi che uccidere l'uomo grasso assicuri al 100% l'arresto del carrello?" domandò il Bastardo Diviso a Metà.
"Ben detto, Shoto. Questo è il terzo step del dilemma. Non c'è alcuna sicurezza, perciò potrebbe anche morire invano. Lo buttereste comunque?"
Da quel momento in poi mi interessai sempre meno alla conversazione.
Molto probabilmente avrei preferito parlare di che cazzo mettessi abitudinariamente nel carrello della spesa.
Non mi interessava la filosofia, nemmeno la morale, nemmeno l'etica. A darmi il tormento fu soltanto quel fottuto, sconnesso quesito:
Esiste una persona al mondo che salverei a qualsiasi costo?
Poggiai rumoroso la testa sul banco, ringhiando contro la cazzo di vita che mi aveva intrappolato in quella situazione.
"Ebbene, non esiste una risposta corretta. È soltanto filosofia, ragazzi, ma vi pone davanti a delle scelte. Proprio così, da questo momento in poi, la vostra vita e quella degli altri dipenderà dalle vostre scelte." spiegò la donna recuperando il proprio borsone e risvegliandomi dai miei pensieri.
Si avvicinò all'uscio della porta, lasciandoci con quella maledettissima frase:
"Dunque, Heroes, che farete? Ammazzerete l'uomo grasso?"
Nel momento esatto in cui pronunciò l'ultima o, fummo liberati dal suono della campanella.
La sensei fece un cenno di saluto, allontanandosi a passo spedito, con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra.
Si è divertita a giocare con la nostra mente.
Nell'aula regnava il silenzio, ed ogni fottuta comparsa era impegnata a ravanare come una talpa impazzita nei propri pensieri.
Nel momento esatto in cui rientrò Aizawa, gli si disegnò in faccia un certo sgomento.
Non stava volando una singola, maledettissima, mosca in classe, evento decisamente degno di nota.
"Se avessi saputo che l'effetto sarebbe stato questo, l'avrei chiamata molto prima." ghignò tronfio, iniziando a cancellare le frasi scritte dalla sensei alla lavagna.
"Chi diavolo è l'uomo grasso?" domandò incuriosito.
"La mamma di Bakugo, sensei." tagliò corto Kaminari.
E dopo quella battuta, mi guadagnai altri due pomeriggi di punizione.
Quando rientrai in camera dopo la pausa pranzo, cominciai ad accusare le conseguenze della notte precedente. Ero dannatamente stanco, e avrei voluto soltanto dormire ancora un po'.
Il mio sguardo cadde furtivo sul dannato Teddy Riot. Avrei fatto meglio a riportalo in camera del rosso il prima possibile.
Mi avvicinai al letto, attirato dal materasso più di quanto non lo fossi mai stato in vita mia.
Con un tonfo mi lasciai cadere, felice di sprofondare la testa finalmente nel mio cazzo dì cuscino e non sulla testiera del letto duro di Kirishima, o sul petto muscoloso di Kirishima.
Maledetto Kirishima, sempre lui.
Agguantai l'orsacchiotto, stringendolo forte al mio viso e inalando il profumo di lavanda e gel per capelli.
Aveva il suo odore.
La carrellofottutalogia cominciò a spaccarmi i coglioni un'altra volta.
Esiste una persona che salverei ad ogni costo?
Esiste una persona alla quale non riuscirei a rinunciare?
Per un momento, nell'afa di quel caldo pomeriggio di Luglio, il viso di Kirishima ritornò a bussare alle porte della mia mente.
Cosa cazzo vado a pensare.
"Butterei giù anche lui, senza esitazione." ringhiai appiccicato a Teddy Riot.
Non era vero.
Non era vero per un cazzo di niente.
Ma quel giorno ebbi fottutamente paura di ammetterlo, e probabilmente anche quelli seguenti.
Ho imparato a mie spese che l'orgoglio, spesso, non regala altro che terra bruciata; e quando arriva il momento della verità, è ormai troppo tardi.
Ormai troppo tardi.
"Dannata carrellologia." imprecai, per poi scivolare lento nel sonno, cullato dal profumo di Capelli di Merda e dal rancore immotivato che nutrivo nei suoi confronti, che forse non era rancore, ma io non riuscii a riconoscerlo.
I morsi dalla fame mi risvegliarono a un passo dalla cena. Allontanai dalla faccia il cazzo Di Teddy Riot, precipitandomi in bagno per pisciare e recuperare un po' di lucidità. Avevo dormito come un poppante. Non lo facevo dall'asilo di merda.
Avevo però finalmente recuperato qualche ora di preziosissimo sonno.
Mentre ero chiuso nel cazzo di cesso a pisciare, sentii delle voci provenire dal bagno, ed il rumore di due rubinetti aprirsi.
"Nemmeno io so che cazzo fare, bro, te lo giuro." riconobbi immediatamente il fottuto Pikachu.
"Dovremmo parlarne direttamente con Kirishima e trovare insieme una soluzione".
L'altro era sicuramente Scotch Ambulante.
Drizzai immediatamente le orecchie al suono di quel nome.
Di cosa avrebbero dovuto parlare con Capelli di Merda?
"Non mi sembra il caso di aggiungere altro stress sulle sue spalle, Sero. Insomma, lo stai vedendo ultimamente, sempre con la testa tra le nuvole, distrutto dal tirocinio. Mi sembra quasi più corretto far finta di niente".
Sentii uno dei due rubinetti chiudersi.
"E dovremmo continuare a fingere con Kirishima e nascondergli che siamo in contatto con lui? Ho parlato con Mina, e a quanto pare sta continuando a chiamare anche lei".
Lui?
Di chi cazzo stavano parlando?
"No lo so, bro, davvero. Mi esplode il cervello ogni volta che ci penso. Non so nemmeno da quale lato stia la ragione. Eiji non si è mai sbilanciato su di lui, è sempre rimasto sulle sue, e se gli chiedo qualcosa devia immediatamente il discorso." farfugliò il biondo, chiudendo a sua volta il rubinetto rimasto aperto.
"Direi di aspettare ancora un paio di giorni, Denki".
"A che scopo?"
"Se smetterà di farsi sentire, terremo la bocca chiusa. Altrimenti avviseremo Kirishima, in un momento di tranquillità, davanti a una tazza di té." sospirò il corvino.
"Mi sembra una buona idea." acconsentì l'altro.
"Adesso sbrighiamoci, sto veramente morendo di fame".
Ed insieme si allontanarono, lasciandomi da solo, chiuso in quel maledetto cesso, con le orecchie tese e il bazooka ancora in mano.
Chi era lui?
Cosa cazzo c'entrava con Kirishima?
Per la prima volta nella vita, fui assalito dalla necessità di conoscere un affare altrui. E non seppi farci un bel niente.
Avrei scoperto a tutti i costi che cosa cazzo stava succedendo.
Un pizzicorio si accese in fondo alla mia gola.
Ero infastidito?
Arrabbiato?
Per un momento mi ricordò la sensazione che provavo ogni qualvolta mi trovassi davanti quel cazzo di Tamaki-Senpai.
Quando arrivai a mensa, al solito orario, puntuale come una merda di orologio svizzero, rimasi sorpreso nel trovare Kirishima seduto al tavolo con i soliti deficienti.
A lasciarmi perplesso furono i suoi abiti: non indossava più il costume da hero. Lo squadrai bene e mi resi conto che stava sfoggiando una tuta che, ad occhio e croce, somigliava molto a quella indossata qualche giorno fa dal Quattrocchi di merda.
La sensazione di pizzicorio in fondo alla gola mi invase ancora.
Perché sta indossando i vestiti di quel deficiente?
Istintivamente portai una mano in tasca, ricordandomi di avere io la chiave della stanza di Capelli di merda.
Non appena mi vide, allargò il suo luminoso sorriso, facendomi un cenno con la mano.
Ebbi l'impeto di cambiare direzione, ma i miei piedi si mossero da soli, ed in poco tempo fui seduto al suo fianco, in attesa della cena.
"Non ho ancora capito perché non sei riuscito ad entrare in camera, Kirishima." farfugliò Orecchie Lunghe alzando un sopracciglio.
"Credo di aver perso la chiave durante il tirocinio. L'avevo in tasca ma ora non c'è più!" rispose il mentecatto passandosi una mano imbarazzato dietro la nuca.
Stava mentendo per evitare di mettermi in imbarazzo. Probabilmente aveva tentato di bussare alla mia porta per riavere la chiave, ma mi ero addormentato come un perfetto coglione.
Irritato dalle sue bugie, che iniziavano giorno dopo giorno a diventare sempre più credibili, frugai tra le tasche, estraendo sotto al tavolo la fantomatica chiave.
Premetti con forza la punta del pezzo di ottone sulla coscia di Kirishima, che sobbalzò sorpreso dal dolore, per poi trattenere una risatina. Sentii la sua pelle indurirsi lievemente sotto al mio incessante dispetto. Con quel cazzo di quirk aveva già vinto.
O forse no.
Abbandonai l'idea di infastidirlo con la chiave, mentre con la punta dell'indice iniziai a sfiorare la sua coscia indurita.
Assottigliai lo sguardo e lo fissai indispettito.
Le sue guance presero il colore di un pomodoro. Giurai addirittura di averlo sentito deglutire a vuoto.
Salii lentamente, sempre di più, lungo la sua gamba. Stavo iniziando a divertirmi, e l'evidente difficoltà stampata sul suo viso mi regalò un brivido di eccitazione.
Fremevo all'idea di toccare il suo corpo, e nulla mi trattenne.
Hai perso la chiave?
Eccola qui, Eijiro, prendila.
Ignorai bellamente la voce razionale dentro la mia testa che mi intimò di fermarmi: col cazzo che l'avrei fatto. Mi stavo dilettando dannatamente.
Salii sempre di più, fino ad arrivare al punto di non ritorno. Fremevo dall'eccitazione. Avrei potuto continuare, salire ancora più su, e sfiorare con le dita quello che nemmeno la mia mente ebbe il coraggio di immaginare. Per un momento rimasi immobile a riflettere.
Kirishima approfittò di quell'attimo di esitazione per agguantare silenzioso la chiave, ficcandosela in tasca e spostandosi imbarazzato qualche centimetro più in là. Il suo viso era ancora rosso, e con quei maledetti denti a punta si stava torturando il labbro inferiore.
Soltanto in quel momento compresi.
Cosa cazzo avevo appena fatto?
Fui per un attimo assalito dal panico, e la mia mente cominciò a scagliarsi contro di me e le mie cazzo di azioni.
Perché lo avevo fatto?
Perché?
La cena fu carica di parole, ma io non ne ascoltai manco una. I cazzi miei erano più importanti, e decisamente più rumorosi.
"Io non butterei l'uomo grasso." asserì Capelli di Merda, una volta dopo aver ascoltato il racconto delle comparse sulla lezione di carrellologiammerda.
"Dunque lasceresti morire i 5 innocenti?" domandò il Quattrocchi.
"Non lo so, cazzo, ragazzi. Sono in difficoltà! Forse mi butterei io!" rispose il Rosso.
Per un momento immaginai la scena.
Un fascio di brividi percorse violentemente la mia schiena. Capelli di Merda morto non sarei riuscito ad immaginarlo nemmeno impegnandomi.
L'avrei afferrato ad ogni costo, pur di non farlo cadere da quel cavalcavia, proprio come lui aveva fatto con me, per tirarmi via dalla merda in cui mi ero cacciato.
Ed eccola lì, la risposta al quesito.
Ecco chi era il Bastardo di merda che non sarei mai riuscito a buttare giù. Quello a cui non avrei mai saputo rinunciare.
Finita la cena se la filò come un coniglio codardo. Lo rincorsi rabbioso, credendo che non avrebbe avuto il coraggio di affrontarmi.
Quando, davanti alla sua porta, chiamai il suo nome, quello però si voltò con naturalezza, proprio come se sotto al tavolo non avessi sfiorato ogni centimetro della sua gamba come un cazzo di fottuto idiota.
"Dimmi, Katsuki." rispose, esibendo il solito sorriso appuntito.
"Devo ridarti il merda di orso. Per sbaglio l'ho portato da me e non sono riuscito a rip-"
Fui immediatamente interrotto.
"Tienilo, Baku".
Cosa?
"Che cazzo stai dicendo, Capelli di Merda".
Quello rise di gusto, facendo scattare la serratura e aprendo la porta della sua stanza.
"Oggi sono entrato in camera tua per venire a riprendere la chiave, avevi lasciato aperto, e ti ho visto mentre dormivi".
Maledetto bastardo.
"Fottuto idio-"
Mi interruppe ancora.
"Penso che quell'orsetto sia più felice tra le tue braccia, Baku." continuò sorridendo.
Era un oggetto di valore per lui, non avrei potuto accettare. Poi cosa cazzo me ne sarei fatto di Teddy Fottuto Riot?
"Kirishima, vieni a prenderti il cazzo di orso".
Quello rise ancora, sempre più divertito.
"Nah. Prenditi cura di Teddy Riot. Ogni tanto passerò a salutarlo".
Non seppi che fare.
La sua gentilezza, come al solito, mi aveva lasciato spiazzato.
Ma forse quella non era soltanto semplice gentilezza.
"Dunque si batte la fiacca stasera? Niente allenamento?" ghignò lui strappandomi via dai miei pensieri e tergiversando.
Proprio quello che volevo sentire.
"Non presentarti con quella cazzo di tuta." asserii entrando nella mia camera ed indicando con un cenno del capo i vestiti di Iida che aveva indosso il rosso.
"Perché?"
"Ti sta larga, coglione".
Inspirai profondamente chiudendomi la porta alle spalle. Era stata una giornata sfiancante.
Maledetto Kirishima.
Maledetto Quattrocchi.
Maledetto me.
Maledetta questa scuola del cazzo.
Maledetti MerDeku e All Might.
Ma soprattutto,
Maledetta carrelologia.
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