20. Più di Crimson Riot

Quella mattina aprii gli occhi prima del solito. Avvertii subito un terribile mal di testa, che mi destabilizzò completamente.

I ricordi della notte appena trascorsa erano tutti sfocati nella mia mente, eppure, concentrandomi, riuscii a recuperare tutto l'essenziale. Bakugo che ballava con me, Bakugo che mi infilava un fiore tra i capelli, Bakugo che mi sfilava i vestiti di dosso nel bel mezzo della mia camera.

Santo cielo.

Iniziai a sentire caldo al solo pensiero.

Soltanto in quel momento mi accorsi di non essere appoggiato al solito cuscino. Alzai il viso lentamente, scoprendo niente meno che Katsuki, intento a giocare con il telefono. Sembrava tutto sommato a suo agio.

Ero appoggiato sulle sue gambe.
Da quanto tempo mi trovavo lì?

La sua camicia era completamente sbottonata, ma cercai di non guardare troppo e di concentrarmi a recuperare qualche altro prezioso ricordo della sera precedente.

Appena mi mossi, Bakugo distolse lo sguardo dallo schermo.

"Finalmente ti sei svegliato, Testa di Merda." ringhiò cupo.

Balzai in piedi come un soldato, portandomi però le mani alle tempie, che pulsavano doloranti.

"B-buongiorno, Katsuki!" esclamai imbarazzato, confuso, e decisamente ancora stanco, sul punto di franare a terra sotto la spinta dei giramenti di testa.

Quello grugnì in risposta, alzandosi dal mio letto e sistemandosi i pantaloni eleganti stropicciati, riabbottonando poi con calma la camicia.

Non era scappato.

Eccola, me l'aveva sbattuta violentemente in faccia, la sostanziale differenza tra me e lui.

Era rimasto lì, fino al mio risveglio, senza muovere un cazzo di dito, senza darsela a gambe come il sottoscritto.

Sospirai irritato dal mal di testa, cercando di allontanare i pensieri negativi. Non avevo le forze per quelli.

"Hai dormito scomodo?" domandai dispiaciuto, rivolto al biondo, passandomi una mano tra i capelli, nel tentativo di sistemarli.

"Meh. Tu che dici?" rispose indicandosi vistosamente i vestiti della notte precedente.

Ghignai appena in risposta, nonostante non fossi particolarmente entusiasta di avergli arrecato fastidio. Ai miei occhi apparì comunque come un fottuto, dolcissimo pagliaccio.

Raccolse da terra la sua cravatta e si rimise le scarpe ai piedi, dirigendosi silenzioso e in poco tempo verso la porta.
Probabilmente non aspettava altro che andare via. Lo avevo costretto a sopportarmi fon troppo, e lui aveva accettato sommessamente, senza farmi saltare in aria.
Katsuki aveva un animo gentile, io lo sapevo, lo sapevo meglio di tutti.

"Oggi è il mio turno di pulizie." farfugliò evidentemente seccato, infilandosi il telefono nella tasca destra dei pantaloni.

Me ne ero completamente dimenticato. Da quando avevo cominciato il tirocinio, ero completamente esente dai turni di cucina e di pulizia.

"Vuoi che ti dia una mano?"
Fat Gum aveva concesso a me e Tamaki il weekend libero, perciò avrei potuto oziare tutta la domenica.

Il mio pensiero volò repentino al Senpai. Chissà come era trascorsa la sua serata. La curiosità si accese in me come la fiamma di una candela.

Quello intanto scosse il capo lentamente, declinando silenzioso la mia offerta.
"Non ho voglia di vedere il fottuto MerDeku." continuò stringendo impercettibilmente i pugni.

Mi ero dimenticato anche del fatto che sarebbe toccato a loro due il turno. E che probabilmente soltanto uno sarebbe sopravvissuto.

Era una confessione?

Difficilmente, o forse addirittura mai, vidi Bakugo parlare a cuore aperto di ciò che provava.
Conservai dunque quel momento per me con estrema gelosia, ignaro di tutto il casino che sarebbe scoppiato di lì a poche ore.

Sorrisi beffardo, alzando le spalle in risposta.
"Suvvia Baku, potresti anche fare uno sforzo!Midoriya non è poi così male."

Quello però tergiversò immediatamente.
"Voglio mangiare. Dunque piscio, mi lavo, e sono fuori dalla camera tra mezz'ora." concluse, sbattendo poi la porta e lasciandomi solo con i miei dubbi.

Voleva fare colazione con me?

Era ancora troppo presto per mettere in moto il cervello, perciò supposi che fosse davvero così, ed evitai addirittura di pensare che sarebbe stato meglio rimanere lontano da Bakugo, dal momento in cui avevo deciso di dimenticarmi di lui e delle sue labbra morbide.

Agguantai delle asciugamani pulite nell'armadio, e mi diressi con la testa dolorante e pensante verso le docce. L'acqua bollente forse mi avrebbe dato una mano a riordinare i pensieri.

Ovviamente non fu così, perché riuscii ad addormentarmi letteralmente sotto il getto d'acqua calda, risvegliandomi soltanto venti minuti dopo, in ritardo come sempre.

Mentre correvo a rotta di collo verso la mia stanza, avvolto ancora nell'accappatoio rosso fiammante, mi imbattei, normale amministrazione, in Katsuki, puntuale, pulito, e con la tuta della UA addosso, che mi stava aspettando fuori dalla sua porta.

Non appena mi vide, strabuzzò gli occhi.
Conoscevo bene la sua ira, perciò capii in pochi secondi che avrei fatto meglio a fuggire lontano da lui, il più lontano possibile.

"P-posso spiegare!" farfugliai tentando di anticiparlo.

Quello però nemmeno mi diede ascolto.
"Razza di fottuto ritardatario, hai finito di giocare con la mia pazienza?!"

"Dieci minuti! Dieci minuti e sono pronto, prometto!" squittii sbattendogli la porta in faccia e preparandomi nel modo più veloce che conoscevo.

Fui sorpreso nel trovarlo ancora lì, un quarto d'ora dopo, appoggiato al muro ad aspettarmi, nonostante il clamoroso ritardo.

"Finalmente ti sei deciso." ringhiò vedendomi, per poi incamminarsi verso la cucina, senza aggiungere altri rimproveri. Io lo seguii sghignazzando. Me le faceva davvero passare tutte.

"Ah, Eijiro?"

Il mio nome pronunciato dalle sue labbra mi diede una prepotente e violenta scossa, talmente tanto che per un attimo dimenticai il male alla testa.

"Dimmi, bro."

Quello tirò fuori il suo ghigno migliore.

"Da ubriaco sei decisamente più intelligente".



Raggiungemmo punzecchiandoci a vicenda la sala comune, e nonostante la sera prima avessero fatto tutti le ore piccole, dalla cucina riuscii ad udire chiaramente il vociare di qualcuno.

"No, Mina, non ti appoggerò in questa follia, mi dispiace".

Non riuscii a distinguere immediatamente quale delle ragazze fosse stata a parlare.

"Perché, dannazione? Insomma, riesci a guardare con occhio critico la situazione e capire che finirà davvero male?"
La voce di Mina, che riconobbi immediatamente.

"Non finirà male, Mina, accipicchia!"

A quel punto Katsuki sbuffò sonoro.
"Faccia Tonda" sussurrò alzando gli occhi.

La ragazza continuò: "Non puoi metterti in mezzo, non ne hai nessun diritto!"

La risposta arrivò immediata, Mina era sempre più su di giri.
"Io invece ho tutti i diritti per farlo! Non posso stare a guardare una delle persone più importanti della mia vita autodistruggersi, non lo posso fare! E anche tu, se davvero avessi un cuore, capiresti che non se lo merita!"

Il rumore fu quello di una mano battuta sul tavolo.
"Dannazione, ma hai il prosciutto davanti agli occhi, Mina?!"

Silenzio. Uraraka proseguì.
"Quei due si appartengono, si appartengono da tempo, ed io non metterò il dito in mezzo ad un amore così genuino!"

"Amore?! Cazzo, Ochako, ma hai capito di chi diamine stiamo parlando?! Secondo te quell'elemento sarebbe capace di uscire dal suo narcisismo e combinare qualcosa di buono?"

I toni erano sempre più duri, sempre più alti.

"Tu non lo conosci! Non hai mai voluto conoscerlo e continuando così non lo conoscerai mai!"

"A me non interessa conoscerlo, non sarebbe mai capace di amare qualcuno al di fuori di sé stesso, e questo mi basta per volerlo tenere lontano dalle persone a cui voglio bene."

Ci furono alcuni attimi di esitazione.

"Impegnati e tira fuori tutto quello che hai, Mina, ti faccio un gigantesco in bocca al lupo." sussurrò Ochako, abbassando nettamente il tono.

Si udì un sonoro sospiro.
La ragazza continuò.

"Potrai scagliare contro di loro anche l'esercito intero, ma quell'amore, prima o poi, farà ricredere persino te."

"Santo cielo, Uraraka, davvero credi sia innamorato? Tra loro non esiste un fico secco di niente, solo una cotta unidirezionale che finirà nel peggiore dei modi se non interveniamo al più presto."

Mi sentii ancora più confuso.
Portai lo sguardo dalla porta della cucina al volto di Katsuki, senza ottenere nessuna informazione in più.

"Mina, loro non sanno ancora quello che realmente provano, te ne rendi conto? Lasciali fare e vedrai. Il loro è un legame antico, spirituale, qualcosa che noi non possiamo comprendere, né tu né io. Dagli una possibilità prima di metterti in mezzo".

Attimi di esitazione riempirono l'aria.

"Stanno litigando?" sussurrai avvicinando le labbra all'orecchio di Bakugo.

Quello alzò le spalle.

"Forse, ma non sono cazzi nostri".

Iniziai a sentire un fuoco ardere dentro al petto.
Fu più forte di me.

"Dobbiamo assolutamente aiutarl-"

"N-O." setenziò lui secco in risposta, completamente irremovibile.

"Ma stanno litigando per qualcuno, Baku, dobbiamo intervenire!"

Il biondo si voltò verso di me, piantando gli occhi funesti sui miei.

"Ascolta, Capelli di Merda, adesso ti darò uno dei migliori consigli che potrai mai ricevere nella vita".

L'idea di ricevere un prezioso e virile insegnamento da Bakugo mi ringalluzzì.

"Quando non sei chiamato in causa, DEVI FARTI I CAZZI TUOI".

Rimasi spiazzato. Per un secondo, solo un secondo, avevo addirittura preso sul serio il suo discorso.

"Ma non vuoi sapere di chi stanno parlando?"

"No."

"Nemmeno un po'?"

"Probabilmente di qualche altra oca del cazzo con il suo fidanzatino di merda".

Sbuffai.
Non mi sentii affatto bene all'idea di lasciare due amiche da sole in cucina a litigare.

"Dunque hai intenzione di andartene?" domandai accigliato, senza sapere ancora con precisione quello che avrei fatto.

"Col cazzo. Io mangio, loro possono pure continuare, se vogliono." pronunciò, riprendendo immediatamente la marcia verso la cucina, noncurante del battibecco tra le due, che intanto proseguì.

Lo seguii a ruota, con le tempie ancora pulsanti e la testa pesante.

"Mina, ho detto no, è davvero un'idea del cazzo!" esclamò Uraraka, per poi voltarsi di scatto di fronte alla nostra entrata nella stanza, paonazza in viso.

"Accipicchia, ho detto una parolaccia, merda!" esclamò agitando in aria un pugno, stizzita.

"Ora ne hai dette due, Faccia Tonda." esordì Katsuki, al posto del buongiorno, ghignando compiaciuto e andando dritto verso i fornelli.

La ragazza si agitò ancora di più. Puntò adirata il dito contro Bakugo.

"È colpa tua, mi hai influenzata, cazzarola!"
Al pronunciare l'ultima parola, si coprì immediatamente la bocca con una mano.

Katsuki continuò a ghignare, sotto il mio sguardo divertito, e quello inspiegabilmente torvo di Mina.

"Suvvia, cazzarola non è una parolaccia, Kirby".
Apparve ancora più compiaciuto.

"Adesso, come autopunizione, non mangerò più dolci per una settimana." farfugliò lei in risposta, gonfiando le guance rosse dall'imbarazzo.

"Non essere così dura con te stessa, Uraraka-chan!" intervenni io sorridendo.

Bakugo però parlo di nuovo.
"Se mandi a fanculo Capelli di Merda ti regalo una fornitura di mochi a vita".

La ragazza puntò gli occhi sul biondo.
"S-sei proprio un filibustiere, Bakugo-kun!"

"Si dice bastardo".

Non riuscii a trattenere le risate.
Mi avvicinai con un lungo passo a lui, lanciandogli sulla nuca un lieve scappellotto.
"Smettila, la metti in imbarazzo." lo rimproverai divertito.

Quello mi lanciò contro il solito broncio adirato.
"Passami il latte, Capelli di Merda".

Ubbidii sorridendo e sentendo inspiegabilmente addosso lo sguardo di entrambe le ragazze.

"Katsuki, io però non lo bevo bollente come te." affermai rivolgendomi al biondo, intento a scaldare il latte.

"Lo so, coglione."

Bakugo si voltò torvo verso Mina e Uraraka.
"Voi due oche?" domandò, indicando con un cenno del capo il pentolino sul fuoco.

"Detesto il latte." sbuffò Mina, rimasta in silenzio fino a quel momento.

"Per me no, Bakugo-kun, grazie. Mi farò una spremuta." rispose Uraraka sorridendo.

Mi avvicinai alla macchinetta del caffè, preparandone una tazza da aggiungere al nostro latte.

L'atmosfera avrebbe potuto tagliarsi con un coltello. L'unico perfettamente a suo agio sembrò proprio Katsuki, intento ad esercitare le sue doti da donna di mezz'età alle prese con la sfiancante vita da casalinga.

"Che programmi hai per oggi, Kiri?" pronunciò Mina rompendo il silenzio.

"Penso che darò una mano a Baku e Midoriya con le pulizie. Non ho niente da fare." risposi agguantando lo zucchero e mettendomi in mano due tovagliette per la colazione.

"Avrei bisogno di una mano con inglese.." farfugliò lei melliflua.

Me la cavavo con le lingue straniere, forse perché ero stato abituato sin da piccolo a parlarle.

Uraraka parve ancora più rigida.
"Non c'è bisogno di disturbare Kirishima-kun, posso aiutarti io." sussurrò scura in viso, piantando gli occhi su quelli dell'amica.

Per un momento ebbi l'impressione che il litigio non fosse terminato con il nostro arrivo. Ed in parte avevo ragione, stavano continuando con il loro braccio di ferro, sotto i nostri occhi ignari.

"So che sei impegnata oggi, Ochako, mentre Eijiro, come ha appena detto, non ha niente da fare".

Le due sembrarono volersi scannare con il solo sguardo.

"Adesso basta, ragazze." asserii secco.
"Aiuterò Mina molto volentieri, ma voi piantatela di punzecchiarvi. Cosa diamine è success-"

Un biscotto intero entrò alla velocità della luce dentro la mia bocca.

Al mio fianco, Katsuki, con due tazze fumanti in una mano ed il pacco di biscotti nell'altra.

"Fatti i cazzi tuoi, Testa di Merda, e andiamo a mangiare." ringhiò severo, avviandosi verso la vicina sala da pranzo, senza aggiungere altro.

Io lo seguii un po' scocciato, in mano il necessario per apparecchiare, il caffè, ed il biscotto ancora in bocca.
Rivolsi un'ultima occhiata alle due ragazze e farfugliai un: "Non è bello vedervi litigare, insomma, cercate di chiarire!"

Poi mi allontanai silenzioso, raggiungendo Katsuki, divorato dalla curiosità, ma accettando per una volta il fatto di dover pensare esclusivamente agli affari miei.

In realtà, gli affari miei erano quelli che avrei voluto evitare più di tutto il resto.

La colazione, e soprattutto il caffè, placarono fortunatamente una buona parte del mio terribile male alla testa. In poco tempo fummo raggiunti da qualche altro compagno, e le cose filarono lisce come sempre.

Tutto nella norma.

O almeno, così credevo.

La fatidica richiesta di aiuto di Mina mi tenne lontano da Katsuki e Deku quel giorno, e ancora oggi non so decidere se si fosse trattato, tutto sommato, di una benedizione o di una catastrofe.

Certo è che nulla mi avrebbe mai preparato a ciò che sarebbe successo durante la notte.

Dopo pranzo racimolai qualche secondo per portare in lavanderia i panni sporchi, e in seguito raggiunsi la stanza di Mina. Il pasto fu allegro, e l'entusiasmo del ballo era ancora vivo e frizzante nell'aria. Mi allontanai sereno, lasciandomi alle spalle i racconti delle peripezie dei miei compagni e Katsuki che sbraitava, intimando di consegnare a lui 'la cazzo di spazzatura e non al fottuto MerDeku'.

Tutto ciò che riguardò la notte del mio ballo decisi di tenerlo per me.
Era il mio tesoro, e lo stipai silenzioso tra le pagine del dizionario di inglese, insieme al fiore color turchese che Bakugo mi regalò quella sera, e che avrei conservato per tutta la vita.

Oramai ero sicuro di dover dire addio a quella testa calda, lo avevo accettato. Nulla mi impedì però di collezionare ogni ricordo prezioso, ogni ricordo che profumava di muschio bianco, felicità, e nitroglicerina.

Bussai tre volte alla porta di Ashido prima di entrare.

"Ti avevo detto di non strillare, adesso cosa cazzo raccontiamo ad Aizawa?"
Riconobbi chiaramente la voce di Sero dall'interno della stanza.

"C-chi è?" urlò Mina dall'altra parte della porta.

"Sono Kirishima, cosa state combinando?"

"Ah, è Kiri! Entra, bro!" riconobbi anche Denki.

Insospettito, entrai.

I tre erano ammassati sopra la scrivania di Mina, in piedi, pallidi come cenci.
Rimasi sconcertato di fronte a quella scena, ma non riuscii a trattenere una sonora risata.

"Cosa state facendo voi tre là sopra?" tentai di domandare soffocando le risa.

"Beh? Adesso non possiamo nemmeno decidere dove stare?" rispose Mina impettita. I due al suo fianco annuirono con fermezza. I loro sguardi continuavano però a correre veloci da un battiscopa all'altro, alla ricerca di qualcosa.

In quel momento compresi.
"Dov'è il ragno?"

"Ascolta bro, se lo sapessimo non saremmo qui." asserì Kaminari, confermando le mie teorie.

"Dunque voi dovreste combattere il crimine?" domandai ridacchiando e chiudendomi la porta alle spalle, inginocchiandomi poi a terra alla ricerca dell'animale.

"Se ti morde quella bestia sei fottuto, bro." sussurrò Sero, rosicchiandosi la punta dell'unghia dell'indice.

Continuai a cercare il ragno, chinandomi per guardare sotto al letto.

"Ti incoroneremo eroe alla fine di tutto questo." farfugliò Kaminari.

Un agghiacciante urlo interruppe la mia risposta.

"È LÌ, ODDIO È LÌ, LÌ SOTTO, PORCA TROIA!"
balzai in aria terrorizzato, più dagli strilli di Mina che dalla presenza del ragno.

"Non urlare diamine!" la riprese Sero, fasciandole tempestivamente la bocca con un pezzo di scotch.

Io seguii le indicazioni e mi voltai, trovando all'angolo della parete l'oggetto di cotanto terrore.
Era un ammasso di peli nero, terrorizzato dal tremendo baccano che probabilmente quei tre avevano fatto prima del mio arrivo.

Indurii la mano destra, per poi afferrarlo delicatamente tra due dita.

"CHE CAZZO FAI, SE TI PUNGE MUORI, INCOSCIENTE!" mi ammonì Denki, puntandomi l'indice contro.

Osservai intenerito la presunta macchina da guerra, tenendola al sicuro nella mia mano.

"Durante il tirocinio ho respinto un proiettile, penso che riuscirò a sopravvivere a lui." risposi sghignazzando.

"Dove lo metto?"

Fu Mina a rispondere.
"LONTANO DA QUI! BRUCIALO, BRUCIAMO TUTTO QUESTO CAZZO DI DORMITORIO!"

Ridacchiai ancora, allontanandomi dalla stanza per portare fuori la bestiolina. Raggiunsi nuovamente quei tre subito dopo.

Tirai un sospiro di sollievo nel trovarli finalmente seduti sul tappeto, come persone normali.

Mi sedetti accanto a loro, sfoggiando il migliore dei miei sorrisi.

Kaminari poggiò un braccio sulla mia spalla, e Sero lo imitò.
"Finalmente sei tornato, bro!" esclamò il biondo.

L'affermazione mi diede una certa scossa. Mi ricordò quanto fossi stato cretino a scappare dalle mie responsabilità, buttando nel tirocinio tutto il tempo che avevo, tutto ciò che potevo.

"Sono state settimane difficili!" sghignazzai deviando il discorso, di fronte all'imperscrutabile sguardo di Mina, che conosceva la verità.

"Ehi, c'erano delle caramelle alla liquirizia sulla scrivania, chi le ha prese?" domandò inarcando un sopracciglio.

"Io no!" risuonarono all'unisono i due compagni.

"E che cosa cazzo hai in quella tasca, Kaminari?" ribattè La Rosa, indicando il rigonfiamento nella tasca sinistra del biondo.

"Droga".

Sero si rivolse a me mentre la belva si lanciò sul ragazzo, ficcandogli le mani in tasca ed estraendo una ad una ogni rotella di liquirizia.

"Come è andato il ballo?"

Al suonare della domanda, persino Mina smise di torturare Denki, prestando attenzione alla conversazione.

Sentii la gola prosciugarsi, e per un momento mi sembrò di avvertire il contatto provocato dai polpastrelli di Katsuki sulla pelle.

"Beh, me la sono spassata!" sviai fulmineo.

"Alla fine sei entrato con Tamaki-Senpai, giusto?" domandò il nero, sforzandosi di ricordare.

Annuii sorridendo.

"Nessuna ragazza ti ha detto di sì, bro?" chiese Kaminari.

Vidi gli occhi di Mina spalancarsi davanti alla terribile gaffe.

Tutto sommato, a me divertì. Come avrebbero potuto immaginarlo, dopotutto?

"Non ho invitato nessuna ragazza, Denki", risposi secco.

In me si accese l'istantanea voglia di levarmi di dosso un gran peso.

L'espressione di Mina in quel momento urlava soltanto una cosa: NON FARLO.
Eppure io sono sempre stato un asso nel tradire le aspettative.

Vidi con la coda dell'occhio Sero raddrizzarsi improvvisamente.

"Cazzo, bro, avresti potuto dirmelo! Insomma ti avrei dato qualche consiglio, ti avrei aiutato a cercare qualcuno!"

L'espressione di Mina cedeva sempre di più al panico, mentre quella di Sero alla confusione.

Io, dal canto mio, avevo soltanto voglia di ridere, e soprattutto di smetterla con i teatrini e le maschere.
Erano i miei migliori amici, quelli che sarebbero rimasti al mio fianco tutta la vita.

"Bro, non volevo nessuna ragazza!" continuai sghignazzando, senza andare dritto al sodo perché la situazione era tremendamente divertente.
Mai mi sarei aspettato che il coming out potesse essere divertente.

Ashido terrorizzata, Denki confuso, e Sero vicino all'epifania, erano veramente buffi.

Avevo finalmente la forza per farlo.
In quel momento mi sentii tremendamente pronto. Tremendamente invincibile.

"Quella che ti interessa era già occupata?"

"Denki.." provò a stopparlo Sero, il quale molto probabilmente aveva già compreso tutto.
Lo fermai con un cenno della mano.

Presi un profondo respiro.

Posso farcela.

Devo farcela.

"Denki, sono gay".

Calò il silenzio.
Riuscii a contare leggero i secondi passare, respirando a pieni polmoni la libertà di poter finalmente vivere in pace con me stesso.

Vidi Kaminari inclinare la testa da un lato, ed assumere progressivamente il colore dei miei capelli. Si portò lentamente la mano davanti alla bocca spalancata. In quel momento, sono sicuro, avrebbe voluto strapparsela via.

Scoppiai in una fragorosa risata, sotto gli occhi increduli di tutti, Mina compresa.

"Non potevi saperlo, bro! Non preoccuparti!" esclamai divertito.

"Sono un coglione, bro, perdonami".

Ma io sorrisi ancora.
Non c'era nulla da perdonare.

Sono libero.

"Non.. Non lo avevate mai immaginato?" domandai dubbioso, un po' incredulo di fronte alla loro sorpresa.

"In realtà, no." rispose Sero, incurvando un sopracciglio, evidentemente soprappensiero.

"Cioè, ero convinto avessi un debole per Mina!" aggiunse battendosi una mano sulla fronte.

"Che Dio me ne scampi!" rispose lei prontamente, mostrandomi la lingua divertita.

Scoppiai a ridere al solo pensiero.

Kaminari rimase in silenzio. Troppo strano, conoscendo il personaggio.
"Bro, tutto okay?" domandai. In me si fece per un attimo spazio il timore che Denki avesse cambiato opinione su di me.

"Mi sento in colpa." farfugliò in risposta.

Quando affermai che Kaminari fosse puro d'animo come acqua di fonte, era la verità.

"Insomma, ho sempre dato per scontato ti piacessero le ragazze, fatto battute di pessimo gusto sulle poppe di Yaoyorozu al tuo fianco, ti ho persino combinato un appuntamento con la sorella di TetsuTetsu, sono un vero coglione!"

Ripensai a quella volta in cui Kaminari chiuse me e la sorella di TetsuTetsu nel ripostiglio della palestra, sostenendo si trattasse di 'un'esercitazione anticlaustrofobia'.

"Era un appuntamento al buio quello?" domandai realizzando solo in quel momento, ghignando sempre più divertito.

"Kirishima, non sto scherzando. Mi dispiace, sono davvero una testa di cazzo, un amico pessimo".

Sentii il cuore stringersi dentro al petto.

Forse ero io l'unico pessimo amico, che aveva rimandato quel momento per timore di essere giudicato e non compreso.

"Ha ragione Denki. Siamo stati due deficienti." aggiunse sommessamente Sero.

In quel frangente tornai serio. Le lacrime mi inumidirono gli occhi, ma cercai di essere forte.

"Non avete motivo di scusarvi. L'ho capito anche io di recente, e voi siete gli amici migliore che io possa desiderare", sussurrai cercando di nascondere il magone.

"Bro, cazzo, così mi commuovi." singhiozzò Denki.

"Anche Sero sta piangendo." aggiunse Mina, indicandolo sorniona e dispettosa.

"Mi è entrata della polvere nell'occhio".

Sorrisi, lasciando scendere dalla mia guancia una lacrima prepotente, che vinse tutte le mie difese.

"Venite qui, razza di ammassi di muscoli e stupidaggine", farfugliò Mina, allargando le braccia affusolate.

Denki le si precipitò addosso con la delicatezza di un rinoceronte, facendola franare per terra.
Io e Sero lo imitammo subito dopo, concedendoci un poco composto, lunghissimo abbraccio, che mi restituì un'enorme fetta di felicità.

"Mina, tu non ti scusi con Kiri?" domandò Kaminari a un certo punto.

"Io sapevo già tutto, deficienti".

Impiegammo il restante tempo a ripassare inglese, come da programma.
Riempimmo le brevi pause con le rotelle di liquirizia e alcuni aneddoti sul ballo che mi ero perso per strada.

"Comunque, devo ricredermi. Tamaki-Senpai non fa proprio per te." asserì Ashido, con la bocca piena di liquirizia.

Sorrisi di fronte all'affermazione.
"Te l'ho sempre detto che era soltanto un amico".

Soltanto in quel momento mi venne in mente un dettaglio fondamentale, che avevo tralasciato.

"Ragazzi.." esordii rivolgendomi verso i due compagni.
"Voi tre siete gli unici a saperlo ed io.. beh.."

"Hai bisogno del tuo tempo." sorrise Sero concludendo la frase al posto mio.

Kaminari mimò con il dito la chiusura della bocca-cerniera.
"Muti come Koda".

"A proposito.." aggiunse.
"Vorrei mettere in palio 100 yen e scommettere su chi riuscirà a farlo parlare per primo".

"Ci sto!" gridò Ashido scattando in piedi.

La migliore delle squad era di nuovo riunita. Ed io mi sentii completamente, immancabilmente felice e libero.




Quella sera mi diressi verso la mensa con flemma indecente. Non avevo ancora smaltito del tutto il post sbornia e la mia testa sembrava essere sotto il peso di 40 palazzi in cemento armato.

Di fronte all'entrata incrociai casualmente lo sguardo di Bakugo.

"Bro! Come è andata?" domandai riferendomi al pomeriggio di pulizie con Midoriya.

Quello alzò le spalle, ringhiando sommessamente ed indicando il broccoletto con il pollice.

Deku era pochi passi dietro di lui, e si passò imbarazzato una mano sulla nuca.

"Sono ancora vivo, Kirishima-kun!" farfugliò sospirando.

Scuola intera e nessun cadavere di Izuku. Tutto sommato, non sarebbe potuta andare meglio.

O almeno, così credevo.


Dopo cena filai silenzioso in camera mia. L'indomani avrei dovuto prepararmi per il tirocinio, e necessitavo di tempo per riprendermi. Puntai una ventina di sveglie per la mattina dopo e cominciai a tirare qualche pugno al sacco di boxe che penzolava nella mia camera.

Quella sera Katsuki era impegnato con le pulizie, e non avremmo potuto allenarci insieme.

Quando mi coricai erano soltanto le 10:00, ma ero stanco abbastanza da riuscire ad addormentarmi in poco tempo, con la mente libera da ogni cattivo pensiero.

Un ticchettio proveniente dalla mia porta mi destò improvvisamente. Mi domandai come avevo fatto a sentirlo, data la pesantezza del mio solito sonno.

Diedi un'occhiata alla sveglia: le 2:45.
Balzai fulmineo in piedi, terrorizzato da quello che avrei potuto trovare al di là dell'uscio.

La mia maglia stracciata a mezze maniche e i miei boxer rossi come l'inferno non erano pronti al terrificante spettacolo che mi si sarebbe parato di fronte agli occhi di lì a qualche secondo.

"Chi è?" sussurrai con un groppo in gola.

"Io".
La voce inconfondibile di Katsuki.

Spalancai la porta lentamente, sempre più incredulo, sempre più esterrefatto.

Bakugo era lì, impalato di fronte a me, completamente livido. Il sangue scorreva da numerosi graffi lungo il suo corpo, dal suo naso, dagli angoli della sua bocca.

Mi mancò l'aria, sentii le gambe completamente molli e pregai silenziosamente perché non cedessero di fronte a lui.

"B-Baku che cosa.."

"Posso entrare?"

Il suo tono era talmente basso, che a stento lo riconobbi.

Aveva le guance livide e gli occhi gonfi.
Mi scostai immediatamente per farlo entrare, precipitandomi alla velocità della luce a prendere
le medicazioni che custodivo disordinatamente sul fondo di qualche cassetto.

In un lampo fui di nuovo da lui.

"Cosa diamine è successo Baku? Chi ti ha fatto del male?"
Ero completamente in preda al panico.

"Taci."

La risposta mi gelò il sangue. Eppure non mi arresi.

"Ci sono dei Villain, Bakugo? Sono stati loro?"

Il biondo scosse il capo, sedendosi goffamente sul bordo del mio letto. Sembrava stanco, esausto, non solo fisicamente.

Il mio cuore scalciava contro il petto come un cavallo imbizzarrito, e per un momento credetti che non sarei stato capace di gestire tutto quel panico, tutta quella preoccupazione.

Inumidii il cotone con del disinfettante, chinandomi sulle ginocchia di fronte a Katsuki. Raccolsi tutta la mia delicatezza per poggiare il batuffolo sulle sue ferite. Non appena se ne accorse, ritirò stizzoso il braccio.

"Non osare toccarmi".

Il suo rifiuto mi scalfì appena.
Rimasi chino sulle ginocchia, alla ricerca del suo sguardo.

"Baku, chi è stato? Cosa ti è successo?"

Quello rimase immobile, senza emettere un fiato. Mi accorsi soltanto in quel momento che, impercettibilmente, stava tremando, tremando come una foglia.

Non seppi più che cosa fare.
Ero completamente sconvolto di fronte a lui ridotto in quello stato, di fronte al sangue sul suo viso, di fronte al suo silenzioso turbamento.

Avrebbe potuto sbriciolarsi di lì a qualche secondo, di fronte ai miei occhi spalancati e al mio corpo pietrificato.

"È successo qualcosa con Deku?" insistetti.
I suoi pugni strinsero rabbiosi il mio lenzuolo.

"Ho detto taci!" sbraitò a pieni polmoni, facendomi sobbalzare dalla paura e dalla sorpresa.

Perché sei qui?

Perché se venuto da me?

Agguantai silenzioso l'acqua che tenevo di scorta sotto al letto.
"Bevi un po'", sussurrai stappando la bottiglietta e portandogliela a un palmo dal naso.

Quello me la strappò dalle mani, sgolandola tutta in una frazione di secondo.

Ansimava carico di rabbia, ma lessi nel fondo dei suoi occhi qualcosa di più: delusione? Sconforto?

Avvicinai di nuovo il batuffolo ti cotone al suo braccio, provando per l'ennesima volta a disinfettargli qualche ferita.

La visione del suo corpo livido mi fece rabbrividire, gettandomi nella preoccupazione totale. Non riuscivo a vederlo ridotto in quello stato. Katsuki, il mio Katsuki, sconvolto, spaventato, ad un palmo dal mio naso. Ero completamente impotente davanti al suo dolore. Chissà quanto cazzo ne stava provando.

Poggiò la bottiglietta vuota sul letto, rimanendo fortunatamente impassibile di fronte al mio medicamento, e tenendo lo sguardo fisso a terra.

Impiegai tutta l'attenzione possibile a non ferirlo più del dovuto, a passare il cotone su ogni lembo di pelle scalfito.
Sentii il cuore stringersi più del dovuto.
Respiravo a malapena.

Chi cazzo è stato a farti del male?

Per un momento fui pervaso da un sentimento d'ira. Avrei voluto sbriciolare in mille pezzi chiunque lo avesse ridotto in quello stato.

Insistere non sarebbe servito a nulla. Perciò attesi, attesi a lungo un suo cenno.

Con il batuffolo di cotone arrivai al suo viso.

Katsuki voltò però il capo dall'altro lato, evidentemente contrariato.

"Baku, ti prego, stai sanguinando.." sussurrai chino sulle ginocchia di fronte a lui, di fronte al suo incomprensibile dolore.

Non rispose.

Indurii la mano sinistra e la utilizzai per afferrare il suo viso tra due dita, voltandolo lievemente verso di me. Con il batuffolo iniziai a sfiorare ogni centimetro di pelle lesa e lui, di nuovo, mi lasciò fare in silenzio.

Mi stava permettendo di prendermi cura di lui.
Ringraziai tutti i cieli e gli antenati per quel privilegio.

Quando terminai, constatando che nessuna ferita fosse realmente grave, mi tranquillizzai un po'.

Il suo sguardo era basso, e i tremolii non erano cessati nemmeno per un secondo.

La punta del mio indice si mosse da sola verso la sua guancia, quella meno livida.
Lo accarezzai lento, pronto ad essere respinto.
Quello rimase però immobile, ed io continuai lieve con la mia carezza.

"Cosa è successo?" sussurrai ancora, tentando in tutti i modi di capire.
Il mio stomaco era completamente sottosopra. Se non fosse stata una situazione critica, probabilmente sarei corso in bagno a rigettare nel water tutta la cena.

Il biondo si infilò le mani tra i capelli, stringendoli con forza, e lasciandomi completamente di stucco.
Le domande cominciarono a farsi pesanti nel mio cervello, ed io non riuscii a comprende più nulla.

Perché sei qui da me?

Di fronte all'ennesima non risposta, decisi di sedermi al suo fianco, sul letto, in attesa di qualche cenno, che ovviamente non arrivò.

Forse aveva bisogno del silenzio, dello spazio giusto. Mi allontanai così lentamente, stendendomi sul letto supino ed osservando il soffitto.

Nel bianco del muro cercavo disperato un qualche suggerimento divino.

"Kirishima.." sussurrò in quel momento, in tono flebile e impercettibile, rompendo il doloroso silenzio.

"Dimmi." risposi sicuro, senza muovere un muscolo, sdraiato al suo fianco.

"Cosa cazzo non va in me?" sussurrò voltando finalmente il capo, e puntando gli occhi carichi di dolore sui miei.

Soltanto allora, capii.
Molte volte mi ero posto quel quesito, e non avevo ancora trovato risposta.

Allargai lentamente le braccia, forzando un sorriso sicuro. Se solo avesse saputo che in realtà era una sicurezza finta, una sicurezza ostentata, e che l'unico sentimento che in quel momento mi apparteneva era quello della paura.

"Vieni", sussurrai rivolto verso di lui.

Al contrario di tutte le mie aspettative, Katsuki ubbidì.
Si avvicinò lento a me, poggiando con rassegnazione la sola fronte sul mio petto.

Afferrai un lembo della sua maglietta stracciata, tirandolo delicatamente verso di me.
Sotto la forza della mia spinta, il suo corpo cadde sul mio, e tra di noi non ci fu più alcuna distanza.

Bakugo era steso su di me, con il viso nascosto nel mio petto, e le mani grandi appoggiate su quest'ultimo.
Tremava, tremava come una foglia. Strinse con forza la mia maglia, lasciandomi sempre più perplesso,
Sempre più turbato.

Cosa diavolo era successo?

"Chi ti ha fatto del male, Baku?"

Sentii la maglietta inumidirsi lentamente. In quel momento fui colto dalla sorpresa.
Alzando gli occhi, per la prima volta, lo vidi: Bakugo stava piangendo.

Le lacrime sgorgavano a fiotti dai suoi occhi, cadendo numerose ed umide sul mio petto.

Il suo pianto mi fece male, tremendamente male. Ma era il mio turno di essere forte, quello. Katsuki aveva bisogno di me, aveva bisogno della mia presenza, non dei miei vuoti.
Ogni sua lacrima faceva male come una coltellata. Il suo pianto mi turbò tremendamente, riaccendendo in me un sentimento di dolore che da tempo non provavo.

"Katsuki, va tutto bene, ora sei al sicuro, sei qui con me.." sussurrai, forse nel tentativo di calmare me stesso.

Lo avvolsi tra le mie braccia, insinuando una mano leggera tra i suoi capelli, i suoi morbidissimi capelli chiari.

"Cosa è successo?" chiesi nuovamente, senza smettere di stringere il suo corpo carico di dolore, tremante, bollente.

"D-Deku.." bisbigliò lui contro il mio petto, fermandosi subito dopo essersi reso conto di essere in preda ai violenti singhiozzi.

Lo strinsi più forte, portando le labbra lente sulla sua fronte. Stavo tremando anche io, forse più di lui.
"Non aver paura di me." sussurrai senza lasciarlo, nemmeno per un secondo.

Piangeva, piangeva come un bambino. Tutte le sue difese crollarono davanti a me, e rimase soltanto lui, completamente a nudo, tra le mie braccia insicure, che non lo avrebbero però lasciato andare per nessun motivo al mondo.

"All Might.." continuò quello cercando di trattenere il pianto, stringendo i pugni e la mia maglietta tra le mani.

Rimasi in attesa, in attesa del suo racconto. Arrivò dopo un po', lacrima dopo lacrima, singhiozzo dopo singhiozzo. In preda al tremore ed alla rabbia, Bakugo mi confidò tutto. La lite con Deku, la questione di One for All, la scelta di All Might, non tralasciò nulla.

Continuò a piangere a dirotto, anche alla fine del racconto, anche quando non c'era oramai più nulla da aggiungere.
A rompere il fitto ed assordante silenzio della notte, c'era soltanto la sua disperazione.
Persino io rimasi muto per un po'. Aveva bisogno di sfogare tutta la tempesta che si era portato dentro per troppo tempo.

Ero sconvolto dalla notizia, ma ancora di più ero sconvolto dalle sue lacrime, dal suo pianto, dal fatto che mi stesse mostrando in tutto e per tutto le sue cicatrici più profonde.

Con la punta dell'indice destro iniziai ad asciugare ogni singola lacrima che accennava a rigare il suo splendido viso.

"Ssh.. adesso basta, Baku.." sussurrai dopo un po', iniziando a cullarlo lento, con il cuore che batteva all'impazzate ed il terrore di dire la cosa sbagliata e vederlo andare in mille pezzi di fronte a me.

I singhiozzi aumentarono.
"Perché.. perché cazzo non ha scelto me?!"
I suoi pugni strinsero la mia maglia con ancora più forza.

Continuai lento a stringere Katsuki, ad asciugare le sue lacrime, respirando lento per paura di potergli fare male con il mio solo respiro.

Lì, in quel momento, sul punto di crollare, così indifeso, stretto tra le mie braccia, apparve ai miei occhi come un tesoro inestimabile, più fragile del cristallo, che avrei protetto a qualunque costo.

"Perché sei già il numero uno, Katsuki, non hai mai avuto bisogno di altro per essere il migliore." affermai a tono basso, con le labbra vicine al suo orecchio, tenendo stretto il suo corpo al mio.

Non rispose.

"Splendi più del sole, Baku.. Sei l'eroe più straordinario che io conosca."

Quello alzò lieve il capo, puntandomi gli occhi socchiusi e pieni di lacrime addosso.

Il rossore sulla punta del suo naso mi intenerì.

"Più di Crimson Riot?"

"Più di Crimson Riot".

Le sue mani strinsero più forte la mia maglia, ed il suo viso tornò ad albergare sul mio petto.

Per un momento, un solo fottuto momento, credetti che fosse proprio quello l'unico posto giusto per lui.

I suoi singhiozzi continuarono a lungo, ma suonarono sempre più lievi, sempre più rari.
Non aggiunse più altra parola, e l'unico rumore che riempì la stanza fu l'eco leggero delle mie labbra che scoccavano delicate sopra tutte le ferite sul viso del biondo.

In quel momento, per la prima volta, su quel letto troppo stretto per due persone, alle prime luci dell'alba, mi accorsi che non ci sarei mai riuscito. Mai e poi mai.

Non si poteva smettere di amare Bakugo Katsuki.

La sua voce mi trascinò via dai miei pensieri.

"Se lo racconti a qualcuno, ti ammazzo".

Sghignazzai intenerito, tenendo stretto Blasty e continuando a cullarlo tra le mie braccia.

"Lo prometto".

E lentamente, al suono delle mie promesse, Katsuki scivolò nel sonno.

Quella notte non chiusi occhio. Passai tutto il tempo a tenere Bakugo al sicuro tra le mie braccia, baciando ogni sua ferita, accarezzando la sua testa, ed assicurandomi che il suo respiro fosse regolare come sempre.

"Va tutto bene adesso.." sussurravo di tanto in tanto, convinto che in qualche modo potesse sentirmi.

Mi addormentai soltanto a un paio d'ore dal suono della sveglia.

Prima di farlo, rivolsi però un ultimo sguardo al poster di Crimson Riot, che mi squadrava offeso e risentito dall'altro capo della stanza.

"Suvvia, non te la prendere!" farfugliai rivolto al pezzo di carta.

"È stata solo una bugia a fin di bene!"

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top